In Nepal c’è un’antichissima festa dove tra digiuni e offerte si celebrano la distruzione e il rinnovamento

La tradizione del Maha Shivaratrij, la festa millenaria che libera dai peccati e segna il rinnovamento
Claudia Giammatteo, 27 Mar 2024
in nepal c'è un'antichissima festa dove tra digiuni e offerte si celebrano la distruzione e il rinnovamento

Chiamato anche Maheshvara (il Signore supremo), Shiva rappresenta il Dio della natura indomita, della distruzione, dell’ascesi dalla “forza creatrice” dal potere distruttivo che si distacca dal mondo: a lui è dedicata una festività indù che cade, solitamente, tra febbraio e marzo. In realtà, la festività è celebrata durante tutto l’anno, ad ogni luna nuova, ma quello di questo periodo è sicuramente il Shivaratris più importante: precisamente si celebra la notte che precede il giorno di luna nuova tra febbraio e marzo, la quale coincide con il mese di Phalguna nel sistema astrologico indiano.

Ma cosa succede in Nepal (e in India) durante la festa di Maha Shivaratrij e quali sono le origini di questa tradizione?

La festa di Maha Shivaratrij tra storia e mito

Le origini e il significato di questa festività tradizionale si confondono tra storia e mito: sembra che resoconti e cronache compaiano già in testi medievali e ad essa sono collegate diverse leggende come quella dello Shivaismo (corrente interna dell’Induismo), la quale narra che questa è la notte in cui Shiva compie la sua danza celeste di creazione, conservazione e distruzione. 

Secondo un’altra leggenda, la notte che viene celebrata e ricordata è quella cui Shiva e la dea Parvati si sono sposati, quindi celebrerebbe la loro sacra unione. Un’altra leggenda racconta che l’offerta di icone di Shiva, come il Lingam, sia un’occasione per liberarsi dai peccati del passato, per ricominciare su un sentiero virtuoso e raggiungere così il Monte Kailasha e la liberazione.

Ma la leggenda che, forse, è la più popolare racconta che nel giorno del Maha Shivaratri, dei e demoni si unirono per estrarre dall’oceano l’Amrita, il nettare dell’immortalità: ne uscì un piatto di Halahala, un veleno in grado di distruggere l’universo. I Deva e gli Ashuras non potendo gestire questo veleno così potente,  chiesero aiuto a Brahma, che si rivolse a Vishnu, il quale dichiarò che solo Shiva avrebbe potuto digerire il veleno eliminandone l’effetto distruttivo.

Fu così che Shiva bevve l’Halahala, ma il veleno era così potente che il collo diventò blu: ecco perché la divinità viene rappresentata con questo colore!

La tradizione della festa Maha Shivaratrij in Nepal e in India

In India e in Nepal, nel giorno che precede la festa, viene osservato un rigoroso digiuno e ci si immerge nelle acque sacre come rito propiziatorio; durante la notte si veglia e prega, adorando il Lingam, il simbolo fallico con il quale è raffigurato il dio Shiva e la tradizione vuole che ogni tre ore venga bagnato con urina, sterco, latte, burro e latte acido, ovvero le cinque sacre offerte delle vacche. Durante la notte viene anche intonato il mantra sacro di Shiva ‘Om Namah Shivaya’ e si fanno offerte di fiori, frutta e dolci alla divinità. Grazie a questi rituali, il dio libererà i peccatori dai loro peccati.

Anche la giornata stessa della festa di Maha Shivaratrij viene trascorsa digiunando, facendo Yoga e meditando; sono moltissimi i fedeli in India che si infliggono delle penitenze per purificarsi dai peccati. In particolare, sono vari i templi che si riempiono di fedeli, tra i quali ricordiamo  Kashi Vishwanath a Varanasi (Uttar Pradesh), Kedarnath nell’omonima cittadina e Baidyanath a Deoghar (Jharkhand).



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