Il disastro nell’oceano Indiano

Solo qualche mese fa Adriatica era a Phuket, dove Gigi, Irene, Cino, Syusy hanno conosciuto un sacco di amici. Poi la barca è partita con a bordo Claudio Amendola e ha attraversato proprio l’Indiano, dalla Tahilandia alle Maldive. Dove sono stato anche io, una manciata di mesi fa. Proprio adesso stiamo montando le puntate. Mi viene in mente...
Turisti Per Caso.it, 02 Gen 2005
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Solo qualche mese fa Adriatica era a Phuket, dove Gigi, Irene, Cino, Syusy hanno conosciuto un sacco di amici. Poi la barca è partita con a bordo Claudio Amendola e ha attraversato proprio l’Indiano, dalla Tahilandia alle Maldive. Dove sono stato anche io, una manciata di mesi fa. Proprio adesso stiamo montando le puntate. Mi viene in mente Giorgia, del Consolato italiano, che sta a Malè a due metri dal mare. E Claudio che vive sulla sua barca, lo Shadas. E gli amici del Villaggio di Madoogali, e Max che si era costruito una casa, Enzo e Marta che fanno i sub e altri ancora…

Abbiamo mandato delle mail, aspettiamo risposte. Leggendo i giornali sembra che dalle Maldive arrivino notizie relativamente rassicuranti, non così dalla Tahilandia. E’ prestissimo per fare commenti, anche se qualche idea non riesco a ricacciarla dalla mente. Stavolta il disastro immane non è colpa dell’uomo, ma certo che l’uomo, con le sue scelte, ha comunque delle pesanti responsabilità. Il fatto che non ci fosse un sistema di allarme, il fatto che per mancanza di attenzione, di infrastrutture e di strumenti di comunicazione e di controllo non si sia riuscito a lanciare un segnale tempestivo. Se paragoniamo questa mancata scelta strategica ai milioni di dollari buttati in armamenti dementi, da parte di tutti (anche dei paesi del terzo mondo) vien da pensare male della specie umana. Tra i morti, moltissimi coloro che dalla miseria erano costretti ad accamparsi sull’acqua, ai margini delle spiagge: altra situazione oggettivamente dettata dagli squilibri socio-economici.

Adesso c’è la grandissima emergenza. Ma tra due, tre mesi, quando l’emergenza sarà passata, cerchiamo di capire cosa è andato distrutto e cosa no. Cerchiamo di placare il senso di panico che ci assale oggi. Cerchiamo di non colpire questa gente con un altro pregiudizio: io sono stato da poco anche a Bali e in Vietnam. Oppure in Yemen. A Bali il turismo è ancora in gravissima crisi, dopo la bomba di più di due anni fa. Eppure il terrorismo non c’è. In Vietnam non ci va nessuno per paura della Sars, che è passata da un pezzo. In Yemen si ha paura ad andare per i rapimenti, che non ci sono più perché le condizioni sono mutate. Adesso, per quanti anni non andremo più in Indonesia, andremo più in Thailandia, Sri Lanka e Maldive?! Pare che le multinazionali abbiano deciso di spostare i loro investimenti, dall’area colpita, in Cina. Se anche noi rinunciamo al piacere, al diritto di andare in quei posti come turisti-viaggiatori toglieremo loro un’ultima speranza, e ci negheremo un enorme piacere di scambio.

Patrizio



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