Guide per Caso in primo piano: Paolo ci racconta la vera Sydney, vissuta dagli australiani
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Passeggiata lungo la costa a Sydney, dalla spiaggia di Coogee a quella di Bondi
La prima cosa che mi ha colpito di Sydney, è stato il cielo. Enorme, azzurro di un azzurro che non conoscevo, troppo chiaro e brillante e pulito, mi dicevo, per coprire una città di 4 milioni di abitanti, con tutto quello che ne consegue. Eppure questo cielo continua ad essere così, vicino quasi da poterlo toccare, enorme e di tanto in tanto “sporcato” da qualche nuvola, anch’essa bianca e immensa. Dopo alcuni mesi di vita in Australia, ancora è uno degli spettacoli della natura che, insieme all’oceano mi rilassano e mi mettono di buon umore.
Naturalmente ogni tanto piove anche qua e allora il cielo diventa grigio, ma sempre molto diverso da quello che un romagnolo come me ha imparato a conoscere.
Come dicevo, vivo a Sydney da qualche mese con intenzioni piuttosto definitive e così, dopo i primi giorni turistici, City, Opera House, Harbour Bridge, etc… Ho cominciato a scoprire luoghi meno battuti, anche se spesso segnalati.
Oggi voglio suggerire una passeggiata, lungo costa, tra la spiaggia di Coogee e quella certamente più famosa di Bondi. Questa passeggiata, lunga alcuni chilometri, è caratterizzata dal fatto che collegando queste 2 spiaggie, ne tocca altre 2, più piccole e meno note, quella di Bronte e quella di Tamarama. E’ di media difficoltà, considerando i saliscendi della costa, così che anche una persona non troppo allenata riesce nell’impresa.
Consiglio una scorta di acqua, anche se si incontrano fontane pubbliche e di evitare in estate gli orari più caldi, quando il sole australiano è davvero micidiale, basti dire che in Australia non sono in vendita creme solari con fattore di protezione inferiore al 30.
La passeggiata può essere iniziata indifferentemente da Bondi verso Coogee o al contrario, in questo caso vi descrivo il percorso partendo da Bondi, famosa per i surfisti, lo shopping, le ragazze e la vita giovane in riva al mare di Sydney.
Iniziando il percorso, si procede verso sud, tenendo l’oceano alla sinistra e subito si incontrano, lasciando la sabbia, le rocce della costa, dove le onde si infrangono senza sosta, creando un panorama visivo e sonoro, incredibile. La nostra camminata è molto battuta dagli abitanti della zona, a passeggio con i cani, mentre fanno jogging o semplicemente camminano con le cuffie dell’Ipod rigorosamente nelle orecchie. Su questo tratto di costa non ci sono accessi diretti al mare, troppo pericoloso per le onde e le rocce sottostanti.
Essendo un tratto molto bello per la sua coreografia naturale, alla fine del mese di ottobre viene organizzata una esposizione all’aperto di opere d’arte ispirate al mare, chiamata Sculpture by the sea, che permette di vedere come l’oceano possa essere davvero fonte di creazione artistica.
Il cammino non risparmia salite e discese, qualche scalinata ma anche spazi verdi dove potersi riposare ammirando il mare.
La prima tappa è Tamarama Beach, una piccola insenatura di sabbia tra le rocce, dove si può sostare per un caffè oppure dare un’occhiata al Club del Tamarama Surf Life Saving, una organizzazione di salvataggio con oltre 100 anni di storia, che sorveglia i surfisti e i bagnanti in questo tratto di costa. Ogni spiaggia a Sydney ha la sua organizzazione di Salvataggio, quasi tutte con quasi e oltre un secolo di storia sulle spalle.
In questa sede appollaiata sulla roccia sovrastante la spiaggia, oltre al deposito dei surf c’è una grande sala che viene usata spesso per lezioni di joga aperte a tutti, direttamente sul mare. Decisamente rilassante.
Tra Tamarama Beach e la successiva, Bronte Beach, è necessario prendere un pezzo di strada asfaltata, per poi arrivare direttamente in spiaggia. Questa è più grande della precedente, con alle spalle il Bronte Park, un ampio prato verde disseminato di piccole casette e tavolini per il picnic, oltre a un paio di batterie di barbeque pubblici.
In qualsiasi giorno della settimana, è possibile andare con il proprio cibo e cucinarlo su questi barbeque semplicemente premendo il pulsante di accensione. Tutto gratuito e disponibile in base alla gente in attesa, perciò molto difficile usufruirne nel weekend, salvo accettare lunghe code o arrivare molto presto. Occorre portare cibo e bevande, magari un set da picnic molto diffuso da queste parti e scegliere una zona del prato. In caso di maltempo è possibile ripararsi sotto una delle casette con panche e tavoli.
Dopo essersi rifocillati, si può ripartire verso l’ultima e finale spiaggia, quella di Coogee e qui il percorso si fa interessante perché tutto sull’oceano, sopra gli scogli seguendo il percorso che ci farà attraversare perfino un cimitero a picco sul mare.
Giunti a Coogee Beach troveremo una grande spiaggia delimitata ai due lati da pareti altissime. Anche qui come a Bronte possiamo fare il bagno dentro le piscine naturali, scavate nella roccia a pochi metri dal mare e alimentate dalle onde che ne garantiscono il ricambio d’acqua. A Coogee c’è anche la piscina per sole donne.
Chi vorrà invece fare un meritato tuffo, dopo la lunga passeggiata, deve ricordare che qui come in ogni spiaggia pubblica, i ragazzi del salvataggio, i Lifeguard, mettono bandiere gialle e rosse vicino al bagnasciuga, che delimitano la zona all’interno della quale si può fare il bagno in sicurezza. Le forti correnti, le onde, i surfisti, fanno sì che non tutto il tratto davanti alla spiaggia sia utilizzabile, quindi conviene seguire le indicazioni, pena una serie di chiamate con il fischietto, finché il bagnante indisciplinato non rientra nella zona prescritta. Altrimenti è anche possibile semplicente starsene per un po’ a gustarsi lo spettacolo che la natura ha regalato a questa città e sarà una giornata da mettere nel cassetto dei propri ricordi australiani.
Una serata al Sydney Festival
Ogni anno, dai primi di gennaio per un paio di settimane, si celebra il Sydney Festival, una manifestazione culturale che si snoda tra musei, teatri e soprattutto all’aperto mettendo in scena concerti ed eventi di varia natura. Soprattutto all’aperto perché questa città sembra costruita in mezzo alla natura ed è possibile incontrare, girato l’angolo di un edificio della City, un’enorme parco pubblico circondato dai grattacieli, una sorta di skyline al contrario, dal cuore stesso della città. Il Domaine, un parco appendice del Botanic Garden, delimitato da un lato dal Sydney Hospital e dall’altro dalla freeway, una strada di comunicazione veloce. Qui alcune migliaia di persone attendono l’inizio del concerto di musica gitana. E’ un’attesa strana per le nostre abitudini. Persone di ogni età, famiglie con passeggini e senza, gruppi di amici, stendono le coperte da picnic sul prato, molti hanno con loro le sedie pieghevoli e cibo e bevande in quantità.
Il servizio d’ordine è massiccio ma discreto, controlla soprattutto che le persone lascino liberi i passaggi pedonali e le invitano a stare sull’erba. A Sydney non esistono cartelli di divieto di calpestare l’erba. I parchi, le aiuole, il verde in quanto pubblico è usato e vissuto dai cittadini in questo modo, sedendocisi sopra, camminandoci e consumando il loro picnic.
Poco prima delle 20, l’orario fissato per l’inizio del concerto, una nube di pipistrelli, le volpi volanti, si alzano dai loro rami in coincidenza dell’imbrunire e volteggiano innocui sulla folla. Intanto gli spettatori mangiano, chiacchierano tra loro, bevono e fanno la fila ai chioschi oppure alle numerosissime toilette chimiche, fanno la fila per tutto, ordinatamente, con un senso di rispetto degli altri che spesso, almeno in Italia è purtroppo dimenticato. Iniziato il concerto, la musica diventa un sottofondo che non disturba e mi appare chiaro che il vero evento è lo stare insieme, il pretesto è il concerto ma il vero motivo è ritrovarsi. Osservo compiaciuto che i gruppi di persone più numerosi sono in circolo fra loro, socializzano con un bicchiere di vino in mano e qualche stuzzichino, parlano liberamente. La maggior parte di loro si muove sul prato a piedi nudi, altro atteggiamento questo piuttosto comune in città. Appena si può e a volte anche quando non è troppo consigliato, per strada ad esempio, l’abitante di Sydney si libera di scarpe o ciabatte e cammina scalzo. Mi appare, soprattutto qui, sull’erba, ad un evento culturale, un segno di grande libertà e di contatto cercato e voluto con la natura. C’è molto di informale in questo modo di vivere il proprio tempo, c’è l’informalità dell’abbigliamento, c’è l’informalità degli atteggiamenti poiché qualcuno balla, qualcuno ascolta concentrato e qualcun altro continua a fare le proprie chiacchiere con gli amici. C’è soprattutto l’informalità dei piedi nudi.
Non credo sia scarso rispetto per la cultura, a Sydney ci sono numerosissime occasioni anche al di fuori del festival e sono sempre sold out. Qui è frequentissimo incontrare per strada, sull’autobus o sedute a sorseggiare un caffè, persone con un libro in mano. Altra attrazione di questo Festival è la presenza in numerose parti della città di pianoforti. Pianoforti con un cartello che recita: “suonami io sono tuo”. Chiunque può sedersi e suonarlo, come vuole e quello che vuole a dispetto dei puristi della musica, qui anche il principiante strimpellatore come il virtuoso dei tasti bianco-neri, ha la sua occasione. La gente passa, si ferma ad ascoltare, sorride alle imperfezioni e applaude ai bravi pianisti e gli altri, se lo trovano occupato si mettono in fila ad aspettare il proprio turno.
Con pazienza.
Paolo Trabatti Guida per Caso di Sydney