Giuditta Turista per Cibo a Termeno!
Lungo la strada del vino dell’Alto Adige che si snoda da Nalles, percorrendo i 18 comuni del comprensorio dell’Oltradige, fino a Salorno, tra frutteti e vigneti lussureggianti, a Termeno (famosa per aver dato il nome al Traminer-vitigno altoatesino), ci imbattiamo in una moderna struttura che rivela, già al primo sguardo, un’attenzione ed una cura dei particolari che aumentano il nostro interesse. Siamo arrivati a destinazione: oggi, 13 maggio 2011, si inaugura la nuova Distilleria Psenner. L’insolita forma tubolare, le bolle sulla facciata e l’ampia vetrata, con un gigantesco marchio, ci danno l’idea di una sorta di segnale di ampie dimensioni. Scopriremo che gli Architetti Freissinger ed Elzenbaumer, da qualche anno occupati nei lavori di restyling dell’azienda, hanno voluto dare, anche dal punto di vista estetico, un’identità visiva, lasciando trasparire quanto avviene all’interno della distilleria. L’accoglienza degli ospiti è deliziosa; lo show room ci colpisce per la sua luminosità, resa più intensa da un sapiente e ben congegnato gioco di luci. Anche la materia prima utilizzata per gli arredi è simbolica: la quercia rappresenta la tradizione, l’onice il futuro. Le bottiglie dei distillati di frutta, dei liquori e delle grappe sono le protagoniste indiscusse e sfilano, in un arcobaleno di colori, quasi consapevoli del loro fondamentale ruolo di rappresentanza.
La Distilleria Psenner oggi guidata da Werner Psenner (terza generazione) in collaborazione con zio, madre, fratello e cugine, è stata fondata, nel 1947 da Nonno Ludwig. Il quale ad appena 27 anni, installando il primo alambicco a bagnomaria, intraprese un percorso che lo avrebbe portato a diventare uno dei Mastri Distillatori più autorevoli, artefice del primo disciplinare della distillazione della grappa, in Italia. Si deve a Nonno Ludwig la prima idea di distillazione della frutta, oltre che delle vinacce. Il progetto fu sviluppato in collaborazione con un’azienda svizzera. Il frutto scelto per l’esperimento fu la pera Williams, all’epoca molto presente nei frutteti del territorio. La Famiglia Psenner acquistò 70 ettari di terreno agricolo, trasformati in frutteti proprio per garantire la qualità della materia prima. Oggi gli alberi di pero sono stati soppiantati quasi tutti da alberi di melo e le pere, in parte, arrivano dall’Emilia Romagna. Grande fu il successo locale del distillato, che poi fu apprezzato nel resto d’Italia e dell’Europa. I distillati e i liquori di frutta costituiscono la produzione più consistente, che deriva da una grande passione, dalla cura delle materie prime e dal supporto di alta tecnologia. Molto interessanti e raffinate le grappe di monovitigno, autoctoni (Traminer, Schiava, per la grappa riserva, St.Magdalena, Lagrein, Pinot nero) ed internazionali (Sauvignon, Chardonnay, Cabernet ).
Ma torniamo al distillato di pera con il frutto in bottiglia. L’idea geniale di Ludwig Psenner, ancora oggi mantenuta dalla Distilleria Psenner, è stata quella di far crescere la pera nella bottiglia, il cui fondo e collo sono stati accuratamente progettati per mantenere l’ambiente interno il più sano possibile e limitare al massimo le perdite. Nelle prime due settimane di maggio, con un alacre lavoro nei frutteti, si tenta di infilare circa 30.000 bottiglie nei rami, scegliendo le piccole pere più belle. Il periodo di maturazione va dal 15 maggio al 15 settembre, circa. Tutta la lavorazione successiva, avviene all’interno della distilleria dove sono gli impianti di distillazione: due a ciclo continuo, con colonne orizzontali e verticali ed uno discontinuo, con quattro alambicchi a bagnomaria che hanno la supervisione del Mastro Distillatore, ormai parte integrante dell’impianto e della famiglia, vista la sua pluridecennale esperienza.
La distilleria Psenner utilizza l’impianto continuo per il Distillato di Pera Williams e gli altri alla frutta. Il sistema è veloce e consente di ottenere prodotti molto “puliti”. Tutte le vinacce vengono preventivamente conservate a temperatura controllata per evitare muffe. Per le Grappe (nome con cui si definisce il distillato ottenuto da vinacce ottenute da uve prodotte e vinificate in Italia), si utilizza l’antico impianto con quattro alambicchi a bagnomaria. Nella sala di affinamento troviamo le cisterne in cui i distillati riposano per una anno, circa. Sono poste in un ambiente esterno perché l’escursione termica “aiuta” a raggiungere migliori risultati organolettici. L’affinamento in legno, per alcuni prodotti, dura dai 9 ai 15 mesi, sempre in fusti nuovi, barriques e tonneaux. Le botti nuove rilasciano profumi più delicati ed equilibrati che incontrano il gusto di molti estimatori, anche all’estero. Molto elegante al naso e al gusto è la neonata Grappa Tonneaux.
L’imbottigliamento dei distillati avviene per caduta, evitando, in tal modo, la perdita di profumi. Naturalmente anche le bottiglie dopo un’accurata analisi semiotica, sono state scelte per valorizzare, al meglio, dal punto di vista visivo, le grappe, i distillati ed i liquori della Distilleria Psenner. Per completare l’offerta la Famiglia Psenner produce anche vini, col marchio Selig, parola vuol dire benessere, gioia… in parte provenienti da vigneti di famiglia. Muller Thurgau- Gewuztraminer-Chardonnay-Pinot Grigio-Sauvignon- St. Magdalener-Lagrein-Pinot Nero, tutti della DOC Alto Adige.
La Nuova Distilleria Psenner sarà un punto di riferimento per gli appassionati e gli intenditori che potranno ritrovarsi durante le varie iniziative ed attività che saranno organizzate per informare ma soprattutto formare. E’ questo, infatti, uno dei progetti che stanno più a cuore alla Famiglia Psenner, pronto per decollare: il Brand Ambassador. “E’ necessario, per evitare l’estremizzazione del virtuale, ritrovare il piacere della comunicazione relazionale – come ci ha spiegato il Prof. Luigi Odello, Presidente del Centro Studi Assaggiatori. – Le prime esperienze di una sorta di “evangelizzazione” al piacere del bere e della degustazione, sono nate negli Stati Uniti. L’obiettivo è mantenere vivo il canale cinestesico che con il virtuale viene a mancare.” Tre sono le tipologie dei Psenner Ambassadors: – gli appassionati che si avvicinano all’Acquavite per conoscerla e gustarla; – i Professional Ambassadors che sono l’anello di congiunzione tra azienda ed operatori del settore; – i Senior Ambassadors, cultori di una nuova disciplina che veda i degustatori protagonisti in una sorta di formazione istruttiva ma divertente, al contempo, attraverso l’ideazione di “giochi per degustare ed imparare con leggerezza.
Si farà il possibile per coinvolgere i giovani e avvicinarli al ricco e variegato mondo dei distillati.
I presenti hanno avuto modo di testare personalmente vini e distillati Psenner, in abbinamento a superbi piatti, preparati dallo Chef stellato Herbert Hintner e dallo staff del Ristorante “Zur Rose” di Appiano. Sia per il Lunch, durante il quale sono stati serviti: Insalata di asparagi con rotolo di prosciutto con salsa bolzanina e Tiramisù di fragole con gelatina di grappa, che per la Cena di Gala in cui siamo stati deliziati con Gamberi in pasta fillo con carpaccio di cavolo rapa e sorbetto ai peperoni; Cannelloni ripieni di asparagi verdi e prosciutto rosolato; Sella di vitello con tartufo nero su letto di sedano; Praline allo spumante su tartare di fragole e gelatina di grappe. Alta cucina e creatività con materie prime scelte secondo la territorialità e la stagionalità, come ci ha raccontato lo stesso Hintner.
A completamento di una giornata sicuramente memorabile e per ritemprare anche lo spirito, non è mancata un’escursione culturale. Tappa interessantissima del nostro mini tour è stato il Messner Mountain Museum, ospitato all’interno delle antiche mura di Castel Firmiano – non lontano dal Lago di Caldaro. Il Museo, riaperto dopo lunghi anni, è stato ristrutturato con moderni impianti in acciaio e ferro. Lungo un itinerario da percorrere in senso orario, che attraversa torri, sale, antri e cortili si possono ammirare opere, reperti, naturali, quadri, statue scelte da Reinhold Messner a narrazione dell’affascinante rapporto tra l’uomo e la montagna. La particolare conformazione del Castello obbliga a continui saliscendi ed il visitatore, dall’ammirazione della magnifica vista di vigneti e montagne, si ritrova in caverne che inducono ad un silenzioso rispetto e contemplazione della Natura, magica, nelle sue mille sfaccettature.
Un’esperienza molto rilassante che ferma, per qualche ora il turbinio dei pensieri e trascina in epoche e luoghi remoti.
Una giornata, dunque, che ha sicuramente arricchito il nostro patrimonio gustolfattivo e le nostre conoscenze storico-naturalistiche. Ancora una volta, la dimostrazione di quanto il nostro Paese, da nord a sud, sia una miniera inesauribile di sapere, di profumi, di sapori che la mano sapiente dell’uomo con il conforto di una generosa Natura (riusciremo a proteggerla di più) potrebbe rendere davvero unico.
Giuditta Lagonigro