Giò della grotta magica

Intervista di Eloisa Parto per un viaggio lungo. Lo devo intervistare e la cosa mi mette un poco in agitazione. Il personaggio è molto interessante ed incuriosisce molti di noi da mesi ormai. Al telefono la sua voce era molto ferma e sicura, bassa e vibrante di una testardaggine di buona qualità. Mentre corro verso la meta del nostro...
eloisa_v, 07 Gen 2003
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Parto per un viaggio lungo. Lo devo intervistare e la cosa mi mette un poco in agitazione.

Il personaggio è molto interessante ed incuriosisce molti di noi da mesi ormai. Al telefono la sua voce era molto ferma e sicura, bassa e vibrante di una testardaggine di buona qualità. Mentre corro verso la meta del nostro incontro, un castello ottogonale fa breccia nei miei ricordi di ragazzina accompagnato da un’immagine di sposi che corrono felici fuori da una chiesa mentre una vecchierella sulla soglia pressa con il pollice piccoli pezzi di pasta di grano duro per farne delle bellissime piccole orecchiette. Cosa c’è di più bello e pugliese delle orecchiette? Sanno di terra e di sole. Le Puglie. Quanti anni sono passati da quell’estate lontana? Era il 1982, e gli azzurri vinsero i mondiali. Mi ricordo le partite al bar fra la gente urlante, le bandiere e mio padre che rideva di cuore con me.

Sono arrivata. É ora di cominciare a cercarlo.

Un nome femminile. É l’unica traccia che ho. Sarà il nome di una donna? Di una barca? Di una chiesa? Di una piazza? Ci provo. Mi dirigo decisa verso un vecchierello con il berretto calato quasi con rabbia sulle orecchie. Se ne sta seduto su di un muretto giocando con la sua dentiera e fissa la campagna.

‘Mi scusi, sa dove posso trovare Zinzulusa?’ ‘A crutta?’ Rimango li con le labbra a penzoloni. Una grotta? Eh beh, potrebbe essere, perchè no? ‘si, la grotta’.

‘Chiù nanzi, te taritta tocca scindi sotta li scoij, poi qunadu rrivi ndra sutta sìì rrivata allu mare te nfili menzu li scoij, te trovi te nanzi, c’è beddra la Zinzulusa’ (Più avanti, sulla destra. Devi scendere lungo le rocce, poi arrivata al mare ti infili tra gli scogli. Dovresti arrivare facilmente. É bella, la Zinzulusa) Scendo. Il rumore della risacca si fa sempre più forte. Ad un tratto la Zinzulusa mi appare davanti enorme, antica: una grandiosa cattedrale disegnata dai secoli. Sembra la bocca spalancata di chissà quale mostro marino degno delle avventure dei più grandi Pinocchio. Non c’è traccia di lui. Il luogo è deserto.

Sento un fruscio strano; viene da dietro uno scoglio poco lontano.

Ma… Non è possibile! L’aria di mare mi dà le traveggole…

Una creatura minuta e bellissima mi sta osservando. I suoi movimenti sembrano creare musica. La melodia mi comunica il suo stato d’animo, e cioè diffidenza. Un custode dei segreti del mondo. Ed è qui di fronte a me.

Lo osservo. Le mani sono minute e le dita sembrano lunghissime e flessuose. La creatura emette melodie a volte discordanti, sintomo di un certo disagio da parte sua.

Parrebbe un elfo. L’abito è interamente costituito da foglie intrecciate che scintillano al sole, bagnate dall’acqua di mare.

Ora ho capito tutto.

‘Scusami, creatura della libertà e della musica, conosci per caso Giò?’ Come tutta risposta la sua espressione cambia e si allarga in un grande sorriso mentre mi giungono suoni di cardellino e di cinciallegra. Mi fa cenno di seguirlo.

All’interno della grotta il paesaggio è meraviglioso, millenario, intatto.

Ecco lì Giò.

é seduto tra le rocce, mentre alcune fate gli svolazzano delicatamente intorno tentando di stendere una tovaglia di muschio intrecciato su di un tavolino improvvisato. Il nostro amico di tante chiacchiere mi saluta calorosamente e da buon Cavaliere si scusa per avermi dato appuntamento in quel posto così particolare.

‘ Era indispensabile che tu conoscessi i miei ‘piccoli amici’. Loro hanno paura di farsi vedere dagli uomini, per questo di giorno si rifugiano nella Zinzulusa, per uscire solo a notte fonda quando gli umani dormono.’ Mentre lui mi serve del vino non resisto alla tentazione e gli butto lì la prima domanda: Mi sembra di capire, caro Giò che tu condivida le convinzioni del piccolo popolo. Anche tu trovi che l’equilibrio con la natura vada rispettato? E come credi ci si potrà arrivare? Rispettando tutte le creature che vivono sul nostro pianeta, il grande poeta Turco Nazim Hikmet diceva: ‘Non vivere su questa terra come un inquilino, vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre, credi al grano al mare alla terra, senti la tristezza del ramo che si secca, del pianeta che si spegne, dell’animale infermo…’ Vedi Eloisa, anche una semplice formica ha diritto alla sua dignità di creatura, così come un comune filo d’erba.

Con questo non voglio dire che dobbiamo vivere d’aria e contemplazione, l’uomo ha quindi il diritto di difendere il proprio lavoro dai nemici e dai parassiti, ma lo può fare arrecando il minor danno possibile alla natura e rispettando la stragrande maggioranza degli esseri viventi che certamente sono incolpevoli o spesso nostri alleati.

Il mio mestiere mi permette di passare tutte le mie giornate in campagna e consiste nel combattere nemici potenti ed invisibili, che sono insetti, virus, batteri, nematodi, spesso introdotti da terre lontane e in grado di distruggere rapidamente migliaia di piante arboree di pregio come agrumi, olivi secolari, meli, peri, cotogni, ecc. Assolutamente impreparati ed inermi nei confronti di questi potenti nemici. Il mio è un serio impegno per una agricoltura ecocompatibile ed ecologica, finalizzata ad ottenere produzioni vegetali prive di residui i pesticidi, per offrire ai consumatori prodotti sani e genuini. Quello che mi trovo davanti è un TPC sempre immerso nella natura, dalla mattina alla sera. E che ama profondamente tutto ciò che lo circonda.

Tendo una mano ed una fatina mi si posa sul palmo. É bellissima. I lunghi capelli biondi le scendono lungo tutta la sua minuscola schiena ed il suo abito sembra fatto di seta. Probabilmente il prodotto di un abile ragno. Sui seni, due piccoli petali di viola. Mi sorride e poi spicca il volo in una nube scintillante.

Parlami ora della tua terra, caro Giò. Le Puglie. Quali sono secondo te le più grandi qualità di questa regione? Dicci perchè mai e poi mai la lasceresti per andare a vivere altrove.

Credo di vivere in un posto fantastico e quello che stai vedendo lo dimostra.

Ti immagini i nostri piccoli amici verdi,vestiti di foglie e seta di ragno, in giro a Milano per Viale Certosa? A proposito, devi sapere che qualche volta mi accompagnano. Anche sott’acqua e in un paio di volte mi hanno anche salvato la vita, riportandomi in superficie mezzo svenuto ma salvo. Ma ritorniamo a parlare della mia terra.

Questo è un posto dove anche d’inverno, puoi passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia. O dove puoi salutare per primo il sole che esce dal mare adriatico e a sera, lo puoi ammirare mentre incendia il cielo di rosso e si tuffa nello Jonio.

Prima che tu faccia rientro nella tua terra ti porterò nei dedali, lindi e misteriosi di Otranto, ove il tempo si è arrestato, oppure andremo alla cala di Porto Badisco, dove Enea, vero antesignano dei moderni profughi d’oltre mare, si rifugiò da Troia. Ammireremo a Gallipoli le antiche mura sulle quali passeggiò il poeta D’Annunzio, andremo all’Isola S.Andrea ad osservare una colonia di Gabbiani Corsi con le loro ali bianche e maestose e infine andremo a Leuca La mitica ‘Finibus Terrae’ dei latini, scaleremo i trecento gradini del faro, per ammirare il punto preciso dove il mare Jonio si sposa e si congiunge con l’Adriatico. E queste sono solo alcune perle di questo orientale lembo di terra che non finisce mai di sorprenderti.

Come ami passare il tuo tempo libero? Fai dei piccoli o lunghi viaggi ogni tanto?, e dove? C’è un luogo, al di fuori della tua terra che è davvero bellissima, che ti ha colpito in particolar modo? E perchè? Il mio lavoro non mi permette di prendermi lunghi periodi di ferie, i miei viaggi sono quindi brevi ma intensi. Più che gironzolare in lungo e in largo, o recarmi in luoghi lontanissimi, preferisco soggiornare per un paio di settimane nella vecchia Europa, magari in un piccolo villaggio del Baden Wuttemberg o dell’Irlanda e vivere e mangiare come se fossi un abitante del luogo. E’ un sistema valido per comprendere intimamente gli usi e le abitudini del vecchio continente. Con questo spirito sono stato in Andalusia, a Caeen in Normandia nel giorno esatto in cui si festeggiava l’anniversario dello sbarco alleato e ho avuto modo di svegliarmi all’alba e scrutare l’orizzonte, come fecero le terrorizzate vedette tedesche la mattina dello sbarco alleato. Sono stato a Knittlingen in Germania a osservare l’antro in cui il Dott. Faust barattò la sua anima con il diavolo e dove eseguiva i suoi esperimenti per inventare la pietra filosofale, che tutto doveva trasformare in oro. Oppure mi sono perso nei meandri del famoso monastero del ‘il nome della rosa’ (evitando di toccare con le dita le antiche pergamene, non si sa mai…) La vacanza che più mi ha colpito è quella trascorsa in una fattoria di Valdesi, a GrosVilar, ai confini tra Francia e Germania, i cui abitanti, tutti con caratteri somatici italianissimi, furono ingiustamente scacciati dal Piemonte per la loro fede, e nonostante questo ancora conservano della nostra Italia un immeritato e mal riposto affetto, tanto che tutte le vie del villaggio sono dedicate alle città piemontesi.

E poi ho visitato tanti altri posti, ma finisco qua perchè altrimenti rischierei di annoiare te e i nostri amici che, come vedi, sono impazienti.

Il sole sta calando sul mare pugliese. Il luccichio dell’acqua si riflette sulle formazioni saline della grotta. Gli elfi mi invitano a seguirli con una musica mai sentita prima. Giò sorride e si alza pure lui. Gli elfi e le fatine ci vogliono guidare alla visita della grotta. Dimmi Giò, mi puoi aiutare? Che cosa dicono? Fammi da guida.

Eloisa, devi sapere che questa grotta è stata sempre magica. All’interno le pareti sono disseminate di impronte di mani ottenute spruzzando dell’ocra rossa. Sono delle immagini in negativo e riproducono mani di ogni misura, da quelle grandi e forti Dei guerrieri, a quelle delicate e piccole dei bimbi. In questa cattedrale del neolitico avvenivano dei riti misteriosi, e forse si praticavano anche dei sacrifici umani, ma di questo il piccolo popolo è restio a parlare…

Lo vedi ? I nostri minuscoli ospiti ridacchiando ci salutano con le piccole mani e saltellando spariscono nel profondo della Zinzulusa, lasciandoci increduli a chiedersi se li abbiamo visti davvero o se abbiamo sognato tutto.

é giunta l’ora di lasciare questo luogo meraviglioso ed il nostro Giò.

Lasciandomi alle spalle questa grotta con i suoi segni magici, il suo popolo commovente ed un TPC dalle relazioni davvero speciali, mi sento leggera e felice. Quando natura e bellezza sono così forti insieme davvero non si può non pensare che un luogo simile non sia stato ‘sacro’ per nessuno.

Per Giò credo proprio lo sia. Questi luoghi si trasformano con il ritmo lento della terra e del clima, ubbidendo solo ad una sola ed unica legge. Passare del tempo in questi luoghi così calmi ed immensamente belli ti ricarica le batterie. Ti ringrazio, caro Giò, per avermi permesso di violare il mistero che ti accompagna e grazie per avermi offerto queste immagini di mare e di gioia.



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