Duccio ci scrive da Shangai!
La lettera di Duccio
Cari TpC, Mi spiace non riuscire più a partecipare ai forum di viaggio, ma il ‘Grande Fratello’ qui si fa veramente in quattro per farti passare la voglia: a parte la connessione con l’estero molto più lenta che quella domestica, quest’anno ci hanno oscurato Youtube e Facebook, e anche le ricerche su Google finiscono spesso in ‘pagina attualmente non disponibile’…
Al momento, dopo 5 anni a Tokyo sono ormai 5 anni che sono a Shanghai. Devo dire però che nonostante l’aria probabilmente esotica, qui in realtà si fa una vita parecchio normale: sveglia al mattino, scooter, ufficio dalle 9 alle 18, e poi in piscina, o a cena con amici, o a casa a leggere; e a chi piace la notte, Shanghai offre club/pub di tutti i tipi. Al fine settimana ce la si prende comoda, scrivendo qualche email agli amici lontani, poi pranzo lungo con amici, piscina o parco quando il tempo permette (cioè la bellezza di 5/10 giorni l’anno…), cena lunga con amici e poi a casa (o all’onnipresente pub/club). Io (purtroppo??) non bevo, non fumo e non mi drogo, e il mio rapporto con la musica si limita a suonare/cantare ma non ballare, perciò non mi rimane che fare due chiacchiere in compagnia o leggere qualche tonnellata di libri. In Giappone cucinavo tantissimo, ma qui ho uno spazio un po’ sfortunato e non mi viene quasi mai voglia di mettermi a spignattare.
Il lato ‘esotico’, se proprio vogliamo trovarne uno, potrebbe consistere nei dettagli: – la signora che abita nel gabbiotto biciclette (con tutta la famiglia), e il marito che ogni mattino trovo a pelle di leone in piagiama sulla sella del mio scooter; – il portinaio delle nostre palazzine, che abita in un gabbiotto delle dimensioni di una scrivania e dorme tutta la vita seduto; – il rodeo in scooter fino all’ufficio, con gente che ti si butta in strada da tutti gli angoli (compreso quello che cade giù dai fili della luce e quello che esce dal tombino), auto che fanno inversione ad U improvvisamente e senza guardare, la sciura del negozio che ti getta alla cieca la secchiata di liquami tremendi, la betoniera che scarica cemento fresco alla cavolo in mezzo alla strada, il pesce vivo della pescheria che cerca di attraversare la strada, il bus che ancora non ha capito che nella corsia delle bici non ci sta, i tizi che fanno tai-chi con le spade e le alabarde [spaziali, n.D.R.], il furbone del paese che cerca di lavarsi i denti a gratis aprendo un idrante a martellate (e finisce scaraventato a dieci metri dal getto d’acqua), quello che parcheggia di traverso in mezzo alla strada, quelli che camminano all’indietro dandosi le botte sulle braccia per stimolare la circolazione (e finiscono investiti perché non vedono dove vanno), etc etc etc etc etc etc…; – il cliente che in piena riunione, come niente fosse, ci pianta un bello scatarrone sulla moquette; – la pausa pranzo tranquilla e rilassata con un altro MILIARDO di Cinesi che chiacchierano ad altissima voce tutti assieme; – la cena cinese oggi, italiana domani, thailandese il giorno dopo ancora, giapponese, francese, indonesiana… E la saltuaria cagarella infingarda che comunque non manca mai; – e il finale in bellezza con i vicini che fanno la bisca clandestina fino alle 4 del mattino, o che si mettono a spaccare il pavimento col martello pneumatico all’alba.
Tornando al rodeo in scooter, io il primo anno guidavo con un sacchettino di uova fresche appese al manubrio, che lanciavo a titolo di vendetta psicologica praticamente a tutti quelli sopra menzionati. Assolutamente inutile (e anche costoso, vista la quantità di pedoni poco normali che si aggirano qui), ma mi faceva sentire meglio… Ultimamente però, dopo un Bravo Piaggio, uno scooter a GPL (= una mina a due ruote), e due illegalissimi a benzina, sono passato a fare come loro, che alla fine è altrettanto rilassante: vado dritto per la mia, rallentato di tanto in tanto dallo ‘sciak!’ del tizio che ho schiacciato o dallo ‘skrieeeech’ della fiancata che ho rigato. E in ufficio arrivo anche prima di quando usavo le uova.
Gite fuori porta sono un po’ rare per via delle distanze esagerate, e perché in quanto a posti tranquilli/piacevoli i dintorni di Shanghai sono a dir poco tremendi. Tra taxi, treno, bus, calesse e chi più ne ha più ne metta, ora che arrivi in un posto decente o sei già prosciugato dalla stanchezza… O ci hai messo 10 ore ed è già domenica sera! Anche le vacanze non abbondano, e si finisce per allontanarsi dalla città un paio di volte l’anno soltanto, tranne qualche periodo in cui si decide di obbligarsi ad andar via spesso e a tutti i costi, partendo il venerdì sera con qualche volo low cost per Hong Kong, Manila, Seoul, Fukuoka o qui in Cina.
Nel caso non l’aveste intuito, la vita cittadina qui è un po’ triste… Il lavoro d’altro canto è molto interessante, perché tra la crescita vorticosa e la scarsità di risorse umane un attimo sveglie, le aziende di qui offrono di continuo occasioni per salire di posizione in organizzazioni sempre più complesse e ‘challenging’. Nell’azienda per cui lavoro eravamo in 75 quando mi sono trasferito qui, e il ero il terzo del mio team, mentre ora siamo in 200 di cui 20 nel mio ex-team, e a me hanno cambiato posizione già quattro volte. E challenging anche perché o si lavora per una startup, dove si impara strada facendo (di corsa), o per una multinazionale che impara a convivere con la Cina in perenne cambiamento, o per grosse aziende cinesi che magari sono state privatizzate di recente.
In mezzo a tutto questo, il mio spirito vagabondo di tanto in tanto si fa sentire, e il mio giro in autostop sui monti qua e là non me lo toglie mai nessuno; naturalmente senza bagaglio.
Vabbè… Passo & chiudo.
Buon viaggio!! Duccio