Dalla Malesia: Happy Merdeka!

Tra il mare di Kapas e la giungla Taman Negara
LucAga, 01 Ott 2010
dalla malesia: happy merdeka!
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Tioman, stupenda isola situata nel sud est della Malesia, con le sue bellissime spiaggie bianche, le acque cristalline ed il lento ritmo che regola il trascorrere del tempo, rappresenta un vero paradiso. Qui abbiamo incontrato Paolo, Emily e Giorgio, dei nostri amici che hanno deciso di trascorrere in Malesia le loro vacanze estive. E’ stato fantastico rivederli dopo tre mesi dalla nostra partenza. Io ed Aga non stavamo più nella pelle, avevamo così tante cose da raccontare, specialmente dopo il nostro viaggio in India; credo per loro sia stato un pò pesante ascoltare i nostri aneddoti ad ogni ora del giorno e della notte…scusate ragazzi!! 🙂 Prima di partire ci siamo premurati di fare scorta di tutto quello che poteva servirci e che avrebbe potuto essere difficile reperire sull’isola, come creme protettive, cosmetici in genere e teli mare. Siamo troppo organizzati eh??! Peccato che dopo un paio di giorni trascorsi a rosolarci sulla spiaggia e ad osservare la coloratissima vita nei pressi della barriera corallina, ci siamo tutti accorti di non aver portato abbastanza denaro con noi e si rendeva necessario andare alla ricerca di un bancomat. L’unico bancomat dell’isola si trova a Tekek, ben 10 km a sud del piccolo villaggio di Salang, dove ci trovavamo noi. Ecco, a Tioman non esistono strade; per spostarsi da un villaggio all’altro ci sono due modi: in barca, con dei sea-taxi, oppure a piedi, attraversando la fitta giungla che ricopre la quasi totalità della superficie dell’isola. Noi, ovviamente, abbiamo optato per la seconda soluzione. “La Mission”, come la chiamava Giorgio, era dura ma eravamo fiduciosi di poterla portare agevolmente a termine. Il piano era il seguente: partire presto la mattina per raggiungere una piccola baia a circa 2 km da Salang, lasciare li le ragazze a prendere il sole, per poi proseguire solo noi uomini, e che uomini, alla volta di Tekek, recuperare il malloppo e tornare indietro al nostro villaggio. Nulla di più semplice!!

Dopo un’abbondante colazione ci siamo diretti verso l’ingresso della foresta dove una ripida collina ci dava il benvenuto, intimandoci di tornare sui nostri passi. Niente da fare mia cara, noi si procede!!! Dieci minuti dopo eravamo già tutti stremati e completamente zuppi di sudore, il sentiero era praticamente invisibile e l’umidità insopportabile. Le soste erano frequenti e, dopo un’ora dalla nostra partenza, non avevamo ancora raggiunto la vetta della collina. D’altro canto i suoni, i colori e l’incredibile varietà di piante ed animali presenti nella giungla ripagavano ampiamente le nostre fatiche. Dopo circa due ore abbiamo raggiunto una bellissima spiaggetta isolata, c’eravamo solo noi ed un paio di varani che ci osservavano curiosi. Il posto era incredibilmente bello e, anche se nessuno di noi lo aveva ancora affermato, non appena affondati i piedi nella finissima sabbia bianca, avevamo tutti compreso che la nostra missione era fallita!! Ma il destino è imprevedibile e dietro un fallimento si può nacondere un grande successo…Anche se noi non lo sapevamo ancora, eravamo destinati a grandi cose!!! 🙂 Dopo una decina di minuti abbiamo visto lungo la spiaggia una macchiolina in lontananza avvicinarsi sinuosamente e diventare sempre più grande e nitida; era un piccolo gattino, che doveva essersi smarrito nella giungla sino a raggiungere quella piccola baia isolata, ed era evidentemente denutrito e molto debole. Per tutto il giorno non ha fatto altro che strusciarsi sulle nostre gambe ed elemosinare un pò di attenzione da parte nostra. Non avevamo cibo con noi, solamente delle noccioline ricoperte di cioccolato che non attiravano minimamente la sua attenzione. Una nuova Mission faceva capolino all’orizzonte: dovevamo salvare il povero gattino!!! Ma come portarlo al nostro villaggio lungo il ripido sentiero per oltre due ore di cammino? Metterlo nello zaino..no, troppo stressante per lui. Portarlo in braccio…impossibile, troppo ripido il sentiero in alcuni tratti, ed è necessario avere le mani libere per potersi arrampicare. Proprio mentre eravamo immersi nella discussione, una barchetta si è avvicinata alla piccola spiaggia per far scendere due turisti. Che fortuna, non era passata anima viva da quella zona per tutto il giorno e, proprio quando stavamo per tornare sui nostri passi, ecco spuntare un sea-taxi diretto a Tekek. Abbiamo quindi approfittato del taxi per raggiungere la piccola cittadina e portare con noi Survivor, così avevamo battezzato il nostro nuovo amico…poverino, abbiamo dovuto tenerlo in tre persone per evitare che saltasse fuori dalla barca e si gettasse in mare per la paura che aveva del rumoroso motore e dei salti che la barca faceva incrociando le onde. Una volta raggiunta Tekek, abbiamo mangiato un boccone a casa del tassista che ha poi tenuto il povero naufrago con sè e la sua famiglia. Missione completata!!!

Già che siamo in tema di gatti, sappiate che qui in Malesia è pieno di gatti, sono ovunque. Molti di loro però sembrano avere la coda mozzata o attorcigliata. Come se qualcuno si divertisse a torturarli. Già da Melacca e poi a Kuala Lumpur io e Aga eravamo curiosi di scoprire il motivo di questa particolarità. Ed ecco trovata la risposta, grazie ad una ragazza di Roma in vacanza con il fidanzato a Tioman. Durante una cena, tra una chiacchiera e l’altra, ho domandato se avessero idea del motivo per cui alcuni gatti hanno la coda in quel modo…e la sua risposta ha lasciato tutti di stucco: “Ma si è vero, anche io ne ho visti tanti e c’ho pensato…ma saranno mica gay? Perchè sono diversi…” In un secondo la temperatura da tropicale è diventata polare, è calata una patina di gelo su di noi ed un silenzio quasi surreale…mi è sembrato persino di veder rotolare un covone di fieno e sentir ululare un coyote in lontananza… Nessuno ha replicato ma lo stesso pensiero è passato nella mente di tutti noi: “il bello è che ci ha pure pensato su e speso del tempo per tirar fuori questa perla di saggezza!!!” 🙂 Quindi sappiate, la Malesia è un paese gay-cat friendly 🙂 Lasciata Tioman ci siamo diretti verso nord, a Cherating, un piccolo villaggio sulla costa orientale della Malesia. Posto estremamente rilassante e dai ritmi decisamente lenti. L’ideale per chi ama stare ore sdraiato al sole, rilassarsi, leggere libri e fare due chiacchiere con la gente del posto. Molti viaggiatori, infatti, lasciano Cherating il giorno successivo al loro arrivo, delusi. Ma alcuni, invece, ne rimangono rapiti, prolungando la loro permanenza per settimane, se non mesi. Come Maurizio, un simpatico ragazzo di Milano, arrivato a Cherating per fermarsi solo un paio di giorni e stabilizzatosi li per settimane. Quando siamo partiti per la piccola isola di Kapas lui era ancora li… chissà se è tornato a Milano o si è definitivamente trasferito a Cherating. Se penso a come potrebbe essere il Paradiso, lo immagino esattamente come Kapas. Finissima sabbia bianca bagnata da un mare immobile ed acque cristalline, abitata da coloratissimi pesci che trovano rifugio nella vasta barriera corallina che circonda l’isola, piccoli chalet in legno che si affacciano sulla spiaggia, amache tra le palme da cocco, una piccola casetta sull’albero dove potersi rilassare, ed una pace infinita. Unico neo è che non vi sono persone del posto; anche i proprietari della struttura in cui alloggiavamo sono olandesi. Per quanto l’isola sia bellissima, sembrava di essere in un villaggio turistico, confinati nella nostra piccola baia per soli turisti. E anche a Merdeka, la festa d’indipendenza malesiana, non vi è stato nessun tipo di festeggiamento, seppure sia una festa molto sentita in tutta la Malesia. Noi, che avevamo già acquistato bandiere e bandierine per l’occasione, abbiamo festeggiato ugualmente…Happy Merdeka!!! A Kapas, inoltre, sono anche riuscito a vedere uno squalo!! Spettacolare. E’ tutt’altra cosa trovarsene uno a pochi metri di distanza, immerso nel suo ambiente naturale, rispetto ad osservarli in tv o separati dal vetro di un acquario. Non era molto grosso ma superava abbondantemente il metro e mezzo, era lì, ad una paio di metri da me, fiero ed elegante, per poi sparire con un paio di colpi di pinna, lasciandomi lì sul posto, in balia della paura e dell’euforia. E’ stato davvero un incontro indimenticabile. Lasciata Kapas ci siamo diretti verso il Taman Negara, la foresta più antica sulla faccia della terra. Qui abbiamo fatto due giorni di trekking nella giungla, oltre a trascorrere una notte in un rifugio situato a 10 km dal primo centro abitato. Un’esperienza assolutamente fantastica che vorremmo certamente ripetere al più presto. Si dorme all’interno di un capanno in legno senza acqua nè luce e si trascorre la nottata ascoltando i suggestivi suoni della foresta e osservando gli animali che la abitano. Oltre a noi nel rifugio c’erano altri 5 viaggiatori, il che non favoriva l’avvistamento di animali, era infatti praticamente impossibile mantenere il più assoluto silenzio. Così la notte abbiamo acceso un fuoco per cucinare qualcosa e per fare due chiacchiere, eliminando del tutto la possibiltà di qualsiasi tipo di avvistamento. Comunqe sia è sicuramente stata una delle notti più belle che abbiamo trascorso in Malesia e sarà difficile dimenticare le emozioni e le sensazioni vissute in quei due giorni. La giungla in alcuni tratti, specialmente se ci si allonatana dai centri abitati, è davvero opprimente, fitta. L’umidità è molto alta e si accusa facilmente la stanchezza. Quando si è li, circondati da alberi di cui non si riesce a vedere la fine, con radici che superano i due metri di altezza e che si distendono sul terreno per decine di metri, camminando tra piante che arrivano al ginocchio e che potrebbero nascondere chissà quale minaccia, ci si rende conto di non appartenere a quel mondo, di essere del tutto estranei, di non sapere come muoversi, di non conoscere cosa temere e cosa no. Se ci si ferma un attimo a guardarsi intorno ci si rende conto che tutto il resto è, invece, perfettamente a proprio agio e che ogni cosa si muove e ci osserva; pesanti rumori di zoccoli, battere d’ali di grandi uccelli sconosciuti, rumori di rami che accusano l’improvviso peso di scimmie che dall’alto ci guardano sospettose, lo strisciare elegante di serpenti che si allontanano dal sentiero al nostro passaggio, le grida ed i versi di chissà quali animali. E’ difficile spiegarvi a parole cosa si provi esattamente, è una continua dose di adrenalina che lentamente ma costantemente entra in circolo nel corpo, una sorta di tensione che ti spinge a proseguire nel cammino nonostante la stanchezza e la pesantezza delle gambe, con la speranza mista a paura di avvistare i grandi animali selvatici che abitano queste zone. Lasciato il Taman Negara siamo tornati a Kuala Lumpur, questa volta con Emily e Giorgio. Giusto il tempo per visitarla velocemente e goderci il sabato sera in uno dei suoi numerosi locali, prima di tornare a Singapore e partire per la Thailandia. Qui abbiamo ballato musica punjabi fino a tarda notte e conosciuto tantissimi ragazzi malesiani di origine indiana che ci hanno insegnato a ballare quel genere di musica. Serata splendida!! Dopo tutto questo ballare e dopo il trekking dei giorni precedenti abbiamo deciso di concederci un bel massaggio rilassante, ma non un massaggio qualsiasi, bensì uno fatto dai dei piccoli famelici pesciolini che mordicchiano i piedi immersi nell’acqua. Inizialmente è terribile, il solletico è davvero insopportabile, è difficile resistere e praticamente impossibile non scassarsi dal ridere…Aga ed Emily ci hanno messo davvero un bel pezzo prima di abituarsi. Assolutamente divertentissimo e da non perdere se si passa da Kuala Lumpur!!!! Il giorno dopo siamo partiti per Singapore, ospiti nuovamente da Kuni, dove abbiamo speso un giorno e mezzo andando a zonzo per Chinatown e visitando il bellissimo giardino botanico, come suggeritoci da alcuni lettori del blog. Grazie mille per il consiglio, ne vale davvero la pena!! Ci sentiamo presto dalla Thailandia.



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