Cose dell’altro mondo: Plin Plin

"Plin Plin", "L'Albero" e "Grazie": altri tre racconti da Licia, Paolo e Marianna dalle Hawaii
Turisti Per Caso.it, 22 Apr 2010
cose dell'altro mondo: plin plin

Anaheim, California.

Quanto è bello essere a Disneyland! Ci stiamo divertendo tanto e ci siamo fatti catturare dal vortice delle attrazioni, dello shopping e degli incontri con i personaggi delle favole. C’è da perdere la testa e siamo ritornati bambini! Siamo nell’area di Adventureland, lungo il camminamento che porta in cima allo “Swiss family treehouse” (l’albero-casa della famiglia svizzera). E’ un’attrazione che fa riferimento ad una storia vera dalla quale sono stati tratti anche un film ed un cartone animato.

– “Ma quanta gente è in fila con noi!”

Trovare lunghe code a Disneyland è una cosa molto comune ma per noi non è un problema perché inganniamo il tempo scattando foto e facendo riprese con la telecamera, guardando il viavai della gente e chiacchierando un po’. Non è possibile spazientirsi o annoiarsi!

Ancora pochi metri e poi raggiungeremo la sommità del grande albero e visiteremo la riproduzione della casa in cui visse per un certo tempo una famiglia di naufraghi svizzeri. Volgo lo sguardo a 360 gradi per osservare l’area sottostante.

Come spesso accade in queste situazioni, il mio sguardo s’incrocia con quello di una signora che è davanti a noi e ci scambiamo un sorriso. Lei poi si rigira per continuare l’ascesa e parla con il marito. Poco dopo si rivolge a me con il suo spiccato accento americano: – “Are you Italian ? “Siete italiani ?” – “Yes”, “Si”, rispondo. – “Do you live here or are you here on vacation ? “Abitate qui o siete in vacanza?” – “We are on vacation and we are touring the South Western States”. “Siamo in vacanza e stiamo facendo un tour negli stati del Sud Ovest.”

La conversazione s’interrompe perché siamo arrivati in cima all’albero; con attenzione ascoltiamo l’incaricato della Disney che ci racconta la storia della casa poi iniziamo il percorso in discesa che ci porterà all’uscita. Un bel ragazzo dai tratti nordici, che già avevamo notato alle nostre spalle, ora ci affianca e si rivolge a noi in un inglese chiaramente non madre lingua. Comincia a parlare delle bellezze dell’Italia e di quanto gli piacerebbe essere ospitato per un po’ di tempo presso una famiglia italiana… A zero spese! Ha capito che siamo italiani; le sue intenzioni sono chiare ma, purtroppo per lui, la cosa non è proprio possibile. Non vogliamo essere maleducati ma vorremmo interrompere la conversazione anche perché ormai siamo arrivati a terra.

Paolo si volta verso di me e mi parla nel nostro dialetto romagnolo:

“A n’ho piò voja d’sintil” (“Non ho più voglia di ascoltarlo”)

Guardo Paolo e sto per commentare ma non faccio in tempo perché la signora americana davanti a noi si rivolge al ragazzo ed esclama a voce piuttosto alta:

“Sta un po’ zet!” (“Sta un po’ zitto!”)

Il giovane spalanca gli occhi e ammutolisce; deve aver colto il senso del messaggio senza aver capito le parole. Vogliamo comunque chiudere il discorso con il ragazzo perciò mi rivolgo a lui con un sorriso e pronuncio un tenue:

– “Scusa, non possiamo aiutarti. Ciao”

Siamo grati alla signora per l’efficacia dell’intervento ma siamo, a dir poco, sorpresi per l’utilizzo del nostro dialetto. Chiediamo:

– “Come fa a conoscere il dialetto romagnolo?” – “In tanti anni di vacanze in Italia l’abbiamo imparato un po’ al mare a Milano Marittima e un po’ a casa dei nostri amici” risponde. – “Dove abitano i vostri amici?” chiediamo noi. – “Prendiamo come riferimento Ravenna”. Dice la signora. “La conoscete?” – “I nostri amici abitano a Russi, un tranquillo paesino a pochi chilometri di distanza” è l’immediata puntualizzazione del marito che fino ad ora non ha mai parlato. – “Non abbiamo difficoltà a localizzare Russi” rispondo io ridacchiando un po’ meno di quanto stia già facendo Paolo. – “Come mai?” – “Perché anche noi abitiamo a Russi !!!!!!! E’ incredibile!”

Proseguiamo la conversazione e scopriamo che i loro cari amici sono persone che conosciamo e che gestiscono un esercizio commerciale del quale ci siamo serviti spesso. Visto che poco distante, sempre all’interno di Disneyland, c’è la bella attrazione denominata “It’s a small world” (“Il mondo è piccolo”), mi viene spontaneo ribadire: – “Il mondo è proprio piccolo!” In questa circostanza la mia affermazione è stata certamente appropriata ma altrettanto appropriato e sicuramente più simpatico è stato il saluto rivoltoci dalla signora americana al termine di questo incontro decisamente fuori dal comune:

“A s’avden a Ross!” (“Ci vediamo a Russi!”)



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