C’è una piccola Pisa anche in Sardegna: Santa Giusta è una delle chiese più incredibili dell’isola

Leonardo Anchesi, 28 Dic 2023
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Una giovane incatenata in una segreta, una madre arcigna e una comunità empia che sprofonda negli abissi della laguna: sembrerebbero tutti gli elementi per un racconto fantasy ma, in realtà, si tratta della leggenda legata alla cattedrale di Santa Giusta, considerata a gran voce la madre di tutte gli edifici sacri in stile romanico pisano in Sardegna. La sua storia affonda le radici nell’antichità e, più precisamente, nell’XI secolo, quando venne istituita la diocesi di Santa Giusta, suffraganea dell’archidiocesi di Arborea; a questo prestigioso riconoscimento seguì la necessità di costruire una chiesa adeguata. La data di inizio del cantiere resta avvolta dal mistero; tuttavia, grazie ad alcuni confronti con altre strutture analoghe e dalla datazione certa, è possibile circoscrivere l’arco temporale dei lavori di costruzione fra la fine dell’XI secolo e il 1130. Ma prima di scoprire questa magnifica chiesa e tutti i suoi segreti, vi racconterò la storia di santa Giusta, la giovane martire che sacrificò la propria vita in nome di Gesù e del suo credo.

La leggenda di santa Giusta, la bambina incatenata

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Siamo agli inizi del II secolo, un tempo in cui il cristianesimo era agli albori ma già le autorità romane contrastavano la rapida diffusione di questa religione tanto nuova quanto sovversiva. La piccola Giusta era nata a Eaden, una piccola cittadina costruita sulle rive dello stagno alle spalle della costa del Sinis. La giovane, all’età di 12 anni, si era segretamente convertita al cristianesimo, senza il consenso della madre, fervente pagana. Come nelle migliori tradizioni, Giusta era bellissima e, per questo, veniva chiesta in sposa da molti uomini ma ella, fedele a Cristo, rifiutava tutti i pretendenti. Uno di questi, particolarmente pervicace, la rapì cercando di indurla con la forza al matrimonio. Ma Giusta non cedette mai, nonostante vi fosse anche lo zampino del Demonio sotto false sembianze e nonostante la madre la tenesse spesso incatenata (un metodo educativo alquanto discutibile!). Si narra che l’ira del Signore si abbatté quindi su tutta la comunità di Eaden che, giudicata empia, venne fatta sprofondare negli abissi dello stagno. Anche Giusta morì invocando il nome del Signore. Il corpo della giovane venne sepolto nel punto ove era stata carcerata dalla madre. Oggi il culto di santa Giusta è particolarmente diffuso nell’oristanese e in diverse zone della Sardegna.

Anatomia di una cattedrale

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Situata nell’omonimo centro abitato, vicino a Oristano, la cattedrale di Santa Giusta vi accoglie all’ingresso del paese, come un silente vigilante che, attraverso i secoli, sorveglia il passaggio dei viandanti. La grande scalinata che porta al livello del sagrato risale al XIX secolo e contribuisce ad aumentare il grande effetto scenico della struttura. L’edificio è a pianta longitudinale, a tre navate e senza transetto; la struttura poggia su un alto stilobate (leggasi zoccolo in pietra). La facciata è in pura trachite, una pietra locale tendente al colore ocra (al sole sembra brillare di luce propria); le decorazioni sono poche e permettono di apprezzare al meglio la purezza del materiale. L’interno si guadagna salendo una breve scalinata; le navate sono in perenne penombra, come si addice agli edifici di stile romanico, quando le tecniche architettoniche ancora non permettevano di aprire grandi finestre. I muri non sono decorati e questo aumenta l’austerità complessiva. Sotto l’abside è presente una cripta dove, in un ambiente tanto piccolo quanto buio, sono custodite le reliquie della Santa. Ah, non ditelo a nessuno: il campanile non è medievale, ma risale agli inizi del XX secolo.

Sì, scusate, mi sono lasciato prendere dalla descrizione, ora vi mollo, promesso. Ma prima, lasciatemi ancora raccontare una cosa: le colonne non sono state costruite per questa struttura ma sono state rubate. Ora, non vi scandalizzate, anche perché il reato, dopo nove secoli, è decisamente prescritto! Comunque, in storia dell’arte ci siamo inventati un termine per rendere figo anche il furto: noi, infatti, lo chiamiamo reimpiego. Cos’è? Ve lo spiego subito: in tempi antichi, si andava nei numerosi siti dove sorgevano rovine romane (principalmente) e si portava via quello che serviva per realizzare le nuove costruzioni. Se quello che portavano via era utile ma di poco valore artistico si parla di reimpiego economico; se invece il reperto reimpiegato aveva anche un valore artistico importante si parla di reimpiego antiquario. In ogni caso, sempre di furto parliamo!

santa_giusta_5L’interno e le colonne “rubate”

Romanico pisano in Sardegna: storia di antiche alleanze

santa_giusta_4Nell’abside si trovano elementi di richiamo al Duomo di Pisa

Ma perché parliamo di romanico pisano se ci troviamo al centro della Sardegna? Il motivo è da cercare nella storia e nella storia dell’arte. Cominciamo dicendo che fra Pisa e la Sardegna, in particolare Cagliari, c’è stata un strettissima alleanza (se non dipendenza) sin dagli inizi dell’XI secolo. Tant’è vero che moltissimi cittadini di Pisa, al tempo potentissima Repubblica marinara, abitavano in Sardegna. E nel 1063 a Pisa avevano iniziato a costruire il mastodontico Duomo e, di conseguenza, diverse chiese costruite in Sardegna da quel momento in avanti sono ispirate al Duomo pisano, anche se caratterizzate da diverse particolarità locali. Di tutte queste, Santa Giusta è la prima, colei che, a gran voce, viene considerata la capostipite di uno stile che si diffuse in tutta l’Isola: San Pietro di Sorres, San Pietro del Crocefisso di Bulzi, Saccargia sono solo alcune delle chiese sarde che afferiscono a questo stile, ognuna però con una propria identità ben definita.

Un colle solo, tanti culti

Ma quante ne potrebbe raccontare quel colle se potesse parlare? Ma, in effetti, ci ha parlato grazie all’archeologia e ci ha raccontato una storia fantastica. Sembra infatti che quel piccolo promontorio abbia avuto un valore speciale ben prima della cattedrale e del cristianesimo stesso. Pensate che persino le popolazioni nuragiche, le originarie popolazioni sarde preistoriche, sembra che praticassero qui i propri culti. E poi anche i cartaginesi e, ancora dopo, i romani, proprio su questa collina avevano costruito diversi templi pagani. E anche in epoca cristiana è possibile che qui sorgesse una chiesa anche prima della costruzione della grande cattedrale. In buona sostanza, per motivi a noi sostanzialmente sconosciuti, quest’area, attraverso i millenni, è sempre stata ammantata da una particolare aura sacra. Oh, ma ditemi la verità, quant’è avvincente la storia dell’arte?



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