Alghero: i turistipercaso raccontano la loro città
di Gavino P.
Ma Alghero soprattutto offre il suo romantico borgo, cinto da possenti bastioni aragonesi, e che si insinua sul suo mare come la prua di una nave.
Offre un centro color giallo-ocra pieno di vicoletti ombrosi che danno tregua alla calura estiva, offre gioielli architettonici quali la cattedrale con il suo campanile di forma ottogonale o il chiostro di San Francesco, offre stradine ostili ai tacchi a spillo, formate da lastre e ‘ginchettas’ (una sorta di sampietrini), offre localini di tutti i tipi, da pub a piano bar, da baretti notturni sulla spiaggia a discoteche, da enoteche a ristoranti, dove si può gustare una cucina contaminata dai gusti dell’entroterra sardo (agnello e porcetto) e dalle tradizioni catalane (paella e aragosta alla catalana, “la migliore del mondo”), il tutto irrorato da bianchi strutturati forse troppo facili a bersi e quindi traditori (vermentini di 12/13 gradi che vanno giù che è una bellezza con retrogusti di ginepro o di frutta). Eppoi Alghero offre una posizione invidiabile per visitare la Nurra, è a 50 km dalla mitica Stintino (meraviglia purtroppo deturpata da troppo cemento), a 45 da Bosa (centro veramente delizioso), a pochi chilometri da centri archeologici di una certa importanza (complessi nuragici di Palmavera e Torralba, necropoli di Anghelu Ruiu), ma soprattutto, dal 2001, da la possibilità di visitare con partenza da Stintino e Porto Torres la magnifica ed incontaminata isola dell’Asinara, con una flora ed una fauna molto ricche (cinghiali, mufloni, asini albini) e calette dove fare un bagno indimenticabile.
Ultimo, ma non per importanza, il Maestrale: un vento a volte dispettoso, a volte agognato, odiato quando si prende il sole sulle leggere spiagge coralline di Alghero, amato dai surfisti, da velisti e da tutti coloro che possono, alla sera, trovare un po’ di refrigerio dopo una lunga giornata calda; un vento che trasforma le dune e che porta, nelle nari del turista il profumo antico e selvatico della Sardegna, profumo di ginepro e di mirto, di fiori selvatici e macchia mediterranea e a volte, purtroppo, di terra bruciata, profumi ed odori che colpiscono i sensi come schegge di vetro, lasciando ricordi indelebili ed un male diffuso e contagioso fra i visitatori della mia terra : il mal di Sardegna.
Gavino P.
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