Ai Musei Capitolini la mostra su Maria Barosso, l’archeologa che ha rivoluzionato gli studi sull’Antica Roma attraverso l’arte

Stefano Maria Meconi, 17 Ott 2025
ai musei capitolini la mostra su maria barosso, l'archeologa che ha rivoluzionato gli studi sull'antica roma attraverso l'arte

Quella di Maria Barosso è una figura che si perde nei meandri della storia, gli stessi a cui ha dedicato la sua intera vita professionale e artistica. Perché lei è stata una pioniera in entrambi i settori, l’arte e l’archeologia, in cui si è cimentata nei primi anni del Novecento. Fu infatti lei la prima donna a divenire funzionario della Direzione Generale Antichità e Belle Arti di Roma, addirittura nel 1905, quando ancora moltissimi italiani, donne e non, non avevano accesso al diritto di voto, alle carriere pubbliche e a molti corsi universitari. Con intraprendenza, determinazione  e preparazione, però, la Barosso lavorò insieme a Giacomo Boni, direttore degli scavi del Foro Romano, e portò avanti un percorso fatto di accuratezza filologica, rigore scientifico e sensibilità estetica, che rivive nelle sue opere artistiche che parlano della Roma di inizio XX secolo attraverso la forza delle immagini. Le stesse che saranno, dal 17 ottobre e fino a fine febbraio, al centro di una importante mostra nella Capitale.

Maria Barosso, artista e archeologa nella Roma in trasformazione

Apre al pubblico venerdì 17 ottobre nella cornice post-industriale della Centrale Montemartini (parte integrante dei Musei Capitolini) l’esposizione Maria Barosso, artista e archeologa nella Roma in trasformazione” . Un lavoro che si pone, come obiettivo primario, quello di celebrare l’importante contributo documentario dell’archeologa nella Roma che fu. La mostra intende da un lato restituire al grande pubblico il profilo poco noto della Barosso e, dall’altro, ripercorrere il suo rapporto sia con la città di Roma che con personaggi e istituzioni di caratura nazionale e internazionale. Il progetto espositivo comprende 137 opere, di cui circa 100 tra stampe, disegni, acquarelli e dipinti realizzati da Maria Barosso. Il nucleo di lavori ha diverse origini, tra cui i depositi della Sovrintendenza Capitolina (Museo di Roma a Palazzo Braschi), diverse collezioni private e altre prestigiose istituzioni, tra cui l’Archivio Storico del Museo Nazionale Romano presso Palazzo Altemps, il Parco Archeologico del Colosseo, il Vicariato di Roma e la Fondazione Camillo Caetani.

L’esposizione ha una importante componente istituzionale, essendo proposta da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e prodotta in collaborazione con Sapienza Università di Roma. A cura di Angela Maria D’Amelio, Maurizio Ficari, Manuela Gianandrea, Ilaria Miarelli Mariani, Domenico Palombi, con la collaborazione di Andrea Grazian ed Eleonora Tosti. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Catalogo edito da De Luca Editori d’Arte.

Il fil rouge che unisce le fasi storiche di Roma 

In apertura della visita, nella prima sala, il visitatore ripercorre le tappe personali e professionali della pittrice e archeologa torinese. Il percorso è articolato in sezioni corrispondenti ai luoghi della Roma in trasformazione, ritratti nelle opere di Barosso, posti in dialogo con fotografie, documenti e manufatti storici. Attraverso l’occhio attento e la mano sicura dell’artista, si ricostruiscono le vicende che dal primo Novecento e per tutto il Ventennio cambiarono per sempre il volto della Capitale: demolizioni radicali, scoperte clamorose, interventi scenografici voluti dal regime fascista. La sua opera non è soltanto testimonianza artistica, ma un archivio prezioso che ci restituisce la complessità di un’epoca in cui, per aprire nuove strade e piazze monumentali, si sacrificavano interi quartieri, chiese e palazzi. Dalla Basilica di Massenzio all’Area Sacra di largo Argentina, le tavole della Barosso raccontano episodi cruciali: lo sbancamento della Velia, collinetta che collegava Palatino ed Esquilino, eliminata per far spazio alla via dell’Impero (attuale via dei Fori Imperiali) e per creare una scenografia celebrativa paragonata alle grandi imprese ingegneristiche dell’antichità; la sorprendente emersione, tra le macerie di largo Argentina, dei quattro templi repubblicani e della Curia di Pompeo, il luogo dove Giulio Cesare trovò la morte; la demolizione di case e chiese medievali lungo la nuova via del Mare, che isolò ed esaltò i templi del Foro Boario e del Foro Olitorio.

Il percorso espositivo ricorda anche episodi meno noti ma emblematici. È il caso delle rappresentazioni del Compitum Acilium, qui esposto per la prima volta, piccolo santuario dedicato ai Lari, rinvenuto nel maggio del 1932 durante lo sterro della Velia. Condannato alla distruzione dalla fretta dei lavori, il monumento sopravvive proprio oggi grazie ai disegni e agli acquerelli di Barosso, che ne fissarono forme e proporzioni con sensibilità artistica e precisione scientifica, trasformando un reperto perduto in memoria viva.

La mostra si snoda lungo altre sezioni che presentano le riproduzioni di affreschi e mosaici collocati in varie chiese romane, oggetto in quegli anni di importanti interventi di restauro, nonché la produzione incisoria e per committenze private, fino a ricordare le collaborazioni nazionali e internazionali dell’artista, a conferma della sua versatilità e della sua statura culturale. Chiude il percorso uno straordinario gruppo di dipinti di artisti contemporanei  Mario Mafai, Eva Quagliotto, Tina Tommasini – che, similmente a Maria Barosso, seppero restituire le tensioni di una città in bilico tra passato e modernità, rappresentando i profondi mutamenti urbanistici che in pochi anni trasformarono in modo irreversibile la secolare immagine di Roma. Queste opere testimoniano la varietà degli sguardi e la ricchezza delle interpretazioni, offrendo al pubblico un’occasione di riflessione sulla trasformazione storica e culturale della Capitale e delle sue conseguenze.

Informazioni utili sulla mostra

La mostra Maria Barosso – Artista e Archeologa nella Roma in trasformazione sarà visitabile dal 17 ottobre 2025 al 22 febbraio 2026 presso i Musei Capitolini – Centrale Montemartini, in Via Ostiense 106. Il complesso sarà accessibile tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00, con ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Il costo d’ingresso è il seguente:

  • Residenti a Roma e città metropolitana di Roma Capitale: biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alla Mostra per l’importo di € 10,00 intero (di cui € 3,50 alla Mostra e € 6,50 al Museo) e di € 9,00 ridotto (di cui € 3,50 alla Mostra e € 5,50 al Museo);
  • Non residenti: biglietto unico comprensivo di ingresso al Museo e alla Mostra per l’importo di € 14,50 intero (di cui € 3,50 alla Mostra e € 11,00 al Museo) e di € 10,00 ridotto  (di cui € 3,50 alla Mostra e € 6,50 al Museo);
  • Categorie previste dalla tariffazione vigente e possessori della MIC Card: gratuito.

Per maggiori informazioni è possibile telefonare ogni giorno dalle 9.30 alle 19.30 al numero 060608 oppure consultare i siti internet www.zetema.it, www.centralemontemartini.it e www.museiincomune.it.



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