A Frascati la cucina regionale è protagonista: ecco come l’enogastronomia in Italia si trasforma in turismo

I canederli attirano i visitatori in Trentino-Alto Adige tanto quanto le Dolomiti, arancini e cannoli fanno venire voglia di un viaggio in Sicilia tanto quanto le immagini da sogno del mare o del patrimonio culturale dell’isola. Perchè la cucina italiana non è soltanto tradizione gastronomica, ma asset fondamentale per il turismo dei territori.
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L’enogastronomia, asset fondamentale del turismo in Italia
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L’enogastronomia è oggi un motore potentissimo del turismo in Italia: nel 2023 oltre il 50% degli italiani ha compiuto almeno un viaggio con principale motivazione legata al cibo e al vino. Una proporzione in ulteriore crescita nel 2024 (+12% sul 2023), e una percentuale che si fa ancora più alta se si prendono in considerazione i turisti stranieri, che nel quasi 70% dei casi dichiara di venire in Italia per la cucina. Basti pensare che circa il 30-40% del budget di un visitatore viene infatti destinato a ristorazione, degustazioni, prodotti tipici ed esperienze enogastronomiche.
Sono, questi, numeri che raccontano di una scelta culturale prima che edonistica: conoscere l’Italia passando per il piatto. E che al tempo stesso parlano di quella tendenza del mercato turistico che è stata protagonista della tavola rotonda Cucina regionale italiana: il più potente attrattore turistico dei territori – strategie e confronto che giovedì 18 settembre ha aperto l’edizione 2025 di Fiera dei Sapori d’Italia a Frascati. Fiera dei Sapori d’Italia è un format che valorizza l’enogastronomia del Made in Italy sia attraverso momenti di approfondimento che proponendo piatti, vini e sapori provenienti da tutta Italia e che per l’occasione si raccolgono nella splendida cornice di Villa Torlonia. A condurre il confronto uno dei personaggi più amati della televisione italiana, Patrizio Roversi volto della trasmissione cult Turisti per Caso, già autore e conduttore di Linea Verde su Rai Uno e moto-gastro-turista nello Slow Tour Padano, un viaggio fra i prodotti della Pianura Padana. Nel corso del suo intervento Roversi ha condiviso la sua visione, esperienza e competenza con Rocco Corsetti (direttore Associazione “I Borghi più belli d’Italia”), Emiliano D’Andrea (CEO Valica S.p.a), Amato Mercuri (coordinatore Comitato Scientifico Associazione “I Borghi più belli d’Italia”), Ernesto Di Renzo (docente Tor Vergata Antropologia del turismo) e Giuseppe De Righi (presidente SBCR Castelli Romani). La tavola rotonda ha messo in luce le innumerevoli modalità attraverso le quali l’enogastronomia sia motore turistico a 360°. Su scala nazionale, l’onda è evidente: sempre più italiani e stranieri viaggiano per cibo e vino, cercano esperienze immersive e borghi autentici. La forza della cucina italiana come attrattore territoriale sta in diversi elementi che dialogano gli uni con gli altri. Identità certificata: quando un prodotto ottiene una DOP/IGP/DOCG, diventa rassicurazione per chi arriva da lontano e certificazione di qualità, tracciabilità, storie da raccontare. Le strade del vino e gli itinerari enogastronomici costruiti tra natura, storia e gusto, consentono al turista di lasciarsi narrare il contesto in cui si muove in modi inediti e ricchi. Sagre storiche ed eventi enogastronomici creano picchi di attrattività, ideali per vivere un week-end alla scoperta delle tipicità del territorio e per allungare e impreziosire la propria vacanza in Italia. L’Italia – con la sua pluralità di cucine – continua a essere desiderata: perché offre esperienze che non si esauriscono nel piatto. Un itinerario enogastronomico ben pensato tiene insieme musei e mercati, artigiani e chef, cammini e cantine. Si guarda, si ascolta, si tocca, si assaggia.
Il ‘caso’ Castelli Romani
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Il successo della cucina come motore turistico è insomma da ricercare in pochi e semplici concetti, ma che sono cardini imprescindibili. Ad esempio nel legame tra territorio e tipicità enogastronomica: come racconta Patrizio Roversi, nella zona del mantovano di cui lui è originario in cucina tradizionalmente non si usava l’olio ma il burro. Una necessità che nasceva dal territorio, dove in passato non erano diffusi gli uliveti e dove, di conseguenza, non si produceva lo stesso quantitativo di olio d’oliva riscontrabile invece in altri luoghi – e in altre cucine – d’Italia. E nel territorio nascono e si evolvono anche i piatti tipici: rimanendo nella Mantova di Roversi, la ricetta mantovana dei tortelli con la zucca è una ricetta che, con l’incontro inaspettato tra dolce e salato, contiene tutti gli affascinanti contrasti della città e del bagaglio culturale mantovano.
È questo un discorso applicabile a tutte le regioni italiane, e in quei Castelli Romani che con Fiera dei Sapori d’Italia a Frascati diventa palcoscenico ideale per un dibattito di questo tipo. Pochi luoghi sanno essere così vicini a una capitale e così fieramente “di terra”. I Castelli Romani hanno storicamente fatto della tavola un invito al viaggio. Per il viaggiatore goloso, la Strada dei Vini dei Castelli Romani è un insieme di itinerari tra cantine, osterie, agriturismi e borghi nato per accompagnare l’enoturista tra degustazioni e paesaggi. Quello dei Castelli Romani è un territorio vulcanico, e questo si sente nel calice dei suoi vini più famosi. Se la Toscana ha le colline, il Lazio dei Castelli Romani ha i crateri e una storia del vino che affonda nell’antichità, ampiamente documentata a Frascati e dintorni. Nel comprensorio brillano DOC e DOCG storiche capitanate proprio da quella Frascati che nella sua Villa Torlonia anche nel 2025 ospita Fiera dei Sapori d’Italia. Compaiono però anche altre realtà vitivinicole, denominazioni “ombrello” come Castelli Romani DOC e persino la Romanella, il vino delle fraschette simbolo di cultura popolare e convivialità. Sulle tavole delle fraschette non mancano salumi artigianali, formaggi ovini e ciambelline al vino. È la grammatica di una cucina verace che piace ai viaggiatori perché non spettacolarizza, ma accoglie. Le fraschette sono luoghi che ai Castelli Romani – in particolare ad Ariccia che conserva le più celebri e storiche – spiegano più che mai come la cucina locale sia un magnete turistico. Nata come cantina dove si mesceva il vino della casa, la fraschetta è diventata negli anni un’osteria informale, rumorosa e autentica dove ancora si ritrovano le vecchie tavole di legno, osti in sala, piatti semplici e vino a volontà. È un rito identitario prima che gastronomico, e per molti viaggiatori il motivo principale per salire fino ai Castelli Romani partendo da Roma.
Attrattori turistici tout court ai Castelli Romani sono inoltre prodotti che hanno fatto la storia della gastronomia locale. Chi sceglie di vivere un soggiorno enogastronomico in questo angolo della provincia di Roma incontra a tavola specialità come la Porchetta di Ariccia IGP e il Pane Casareccio di Genzano IGP. Trova sagre storiche come la Sagra dell’Uva di Marino che, nata nel 1925, ancora mette in scena il “miracolo” delle fontane che danno vino. A pochi chilometri, Nemi rivendica a giugno la sua lunga tradizione con la Sagra delle Fragole che celebra la fragola simbolo del borgo. Sono casi come questi, che trovano uno specchio in ciascuna delle regioni italiane, a dimostrare che in Italia la cucina non è solo cucina ma si fa paesaggio, mappa per leggere i territori e bussola di viaggio d’eccezione.