15 Novembre: Golosi per Caso
Senza perdere altro tempo ve diamo un assaggio in anteprima esclusiva, prima però segnatevi queste date: Martino, Pat e Syusy incontrano la stampa il 15 novembre stesso a Roma (all’Enoteca Regionale Palatium di via Frattina, ore 17.00), il 16 a Bologna (Nell’Antica salsamenteria bolognese Tamburini, in via Caprarie alle 17.00) e il 17 a Milano (al Peck Italian Bar di Via Hugo, alle 16.30). Le presentazioni aperte al pubblico invece sono nelle librerie Feltrinelli, il 16 a Bologna in Piazza Ravegnana (alle 18.30) e il 17 a Milano in Corso Buenos Aires (sempre alle 18.30).
Ecco l’introduzione del libro:
Nel settembre del 1972 ho preso il trenino da Mantova per Bologna, ho suonato alla porta dell’appartamento in cui un amico mi aveva procurato un posto-letto, e mi ha aperto Martino Ragusa, la prima persona che ho conosciuto a Bologna, anche lui studente fuori-sede. E la prima cosa che mi ha fatto fare Martino è stata quella di mettermi in mano una nota della spesa e mandarmi giù, al mercato di Via Ugo Bassi. Gli servivano gli ingredienti per fare il brodo.Arrivato di fronte al macellaio, ho dato un’occhiata alla nota e ho avuto un momento di panico puro. Già a Bologna i macellai sono diversi da quelli di Mantova, mettono in soggezione: a Bologna il macellaio è una Istituzione, una Autorità (non per niente ad un certo punto ne hanno fatto uno sindaco). Il Macellaio è un Giudice severo che ti taglia (letteralmente) i panni addosso e valuta ad occhio la tua abilità di cuoco dalla tua capacità di ordinare la spesa. In più la nota scritta da Martino era una follia, una roba esagerata. Ho pensato lì per lì ad uno scherzo goliardico ai danni della matricola, ma lo sguardo del macellaio era impaziente, e ho dovuto per forza cominciare a leggere, timidamente… “Vorrei un pezzo di… Reale.” “Ah…” fa il macellaio.
“E poi… Della punta di petto … E della copertina… ” Ero convinto che mi avrebbe mandato a quel paese. Invece si è limitato a fissarmi.
“… Poi mi serve un po’ di polpa di spalla, dello scamone, un po’ di fianchetto… E un pezzetto di campanello…” Dopo aver letto tutta d’un fiato la prima parte della nota non osavo alzare lo sguardo, per paura di essere deriso o insultato. Ma era invece il Macellaio, a questo punto, a sembrare emozionato.
Sbrodolava addirittura le parole: “Ma lei vuole fare un brodo alla bolognese! Ma lei è un vero intenditore! Ma lo sa che non se ne trova più di giovani che se ne intendono davvero di cucina… Ecco… Guardi… Va bene così?… E poi? Poi come posso servirla? Che tagli con l’osso vuole?” “Mi dia del bianco costato di pancia,del geretto,non importa se anteriore o posteriore, e un paio di ossi con midollo.Poi vorrei anche un po’ di lingua, coda e mezza gallina!” Ormai recitavo la nota come se fosse una esoterica parola d’ordine per entrare a far parte di una Setta di Eletti.
Da quel giorno il Macellaio mi ha sempre trattato benissimo! Quella fu la prima delle sorprese che, in 33 anni di amicizia, mi cucinò (in tutti sensi) Martino Ragusa, che fin da piccolo era gastronomo non per caso, appassionato delle cucine regionali, studioso di ricette e di tradizioni culinarie tanto da saper recitare a memoria, a vent’anni, la lista della carne da brodo declinata in tutte le lingue e i dialetti d’Italia! Martino era venuto a Bologna dalla Sicilia per prendere una laurea in medicina, alla quale sarebbe seguita una specializzazione in psichiatria.
Ma nell’appartamento studentesco più che il ruolo del dottore Martino interpretò da sempre quello della “mamma”, una specie di Biancaneve che cucinava per tutti e sette i Nani. Infatti in quella casa di quattro stanze ci abitavamo in otto, tutti maschi. Di lì a poco sarebbe venuta ad abitare con noi anche Syusy, unica donna, che però si guadagnò ben presto la nostra stima comportandosi esattamente come noi, e cioè evitando accuratamente di lavare i piatti o di pulire il bagno. Martino mandava uno di noi a fare la spesa, un altro gli serviva da sguattero per pelare o tritare o pulire, mentre ad un altro ancora, a turno, sarebbero toccati i piatti. Lui si spogliava, si metteva su una gamba sola come un trampoliere (l’altra ripiegata come un fachiro) davanti ai fornelli, e cucinava in modo divino.
Una volta all’anno, all’inizio dell’estate, si sbrinava il frigo che, essendo usato, ghiacciava troppo e male, e dal disgelo del ghiacciao-freezer (come le mummie degli alpini della guerra del 15-18) rispuntavano gli avanzi di quello che ci aveva cucinato mesi prima, e ancora ci veniva l’acquolina in bocca. Negli anni passati ad ascoltare le disgrazie degli altri in qualità di psichiatra Martino continuò a coltivare molte passioni, la prima era la cucina assieme alla musica lirica. Ma poi, ad un tratto, stufo di stare ad ascoltare, decise di esprimersi lui in prima persona: divenne scrittore, romanziere, giornalista. Io fui il correttore di bozze del suo primo libro di ricette (Giovedì gnocchi, Sabato Trippa, Sperling & Kupfler) nel senso che l’ho letto in anteprima costringendolo a “spiegare le ricette al popolo”, cioè a renderle comprensibili anche a chi – come me – non sapeva fare due uova al tegame e quindi non sapeva cosa volesse dire “lardellare” o “friggere all’onda”. Dopodiché Martino, che con la mano sinistra era diventato anche il Redattore Unico del nostro sito web turistipercaso, è diventato enogastronomo a tempo pieno e consulente di trasmissioni televisive dedicate al cibo. E ha cominciato a scrivere di cucina, di prodotti e di produttori, ed è riuscito a proiettare in questa sua nuova dimensione professionale tutte le sfumature derivanti dalle sue “incarnazioni” precedenti: nel suo approccio c’è l’impronta salutista del medico, i personaggi sono tratteggiati con la capacità introspettiva dello psichiatra, il paesaggio e il contesto sono pennellati col colore del romanziere. È lui il protagonista di questo libro, per redigere il quale si è letteralmente girato l’Italia in treno e corriera sulle tracce dei prodotti tipici, mandando a me e a Syusy delle lettere alle quali ben volentieri abbiamo risposto, raccontando a nostra volta le nostre avventure gastronomiche in giro per il Mondo. È così, con la familiarità che ci portiamo dietro da quando siamo dei ragazzini, che ha preso vita questo Epistolario Gastronomico, questo Diario di viaggio incrociato. I Sapori dell’Italia confrontati ai Sapori del Mondo, raccontati da tre Golosi per Caso. Percaso nel senso che, ancora una volta, non vogliamo né giudicare né pontificare, vogliamo solo raccontare. Raccontare i nostri percorsi personali e soggettivi, ricostruire i nostri itinerari, per dare qualche spunto a quelli del lettore. Buon appetito e buon viaggio Patrizio Roversi
Le sorprese non sono finite: pubblichiamo anche due lettere inedite in versione integrale scelte per voi sfogliando le 462 pagine di “Golosi per Caso”: andate a leggerle! Se questo non vi basta potete trovare altri due capitoli in esclusiva sul sito di Velisti per Caso.
Buona lettura La Redazione