New York nei giorni della Maratona

Come organizzare un viaggio seguendo le esigenze di un maratoneta e dei suoi accompagnatori-turisti
Scritto da: Gianlu95
new york nei giorni della maratona
Partenza il: 02/11/2018
Ritorno il: 08/11/2018
Viaggiatori: 3
Spesa: 2000 €
Siamo a febbraio quando David, fratello della mia fidanzata Giada nonchè maratoneta amatoriale, decide di provare l’esperienza della New York Marathon, che si sarebbe svolta il 4 novembre. Ecco quindi che all’improvviso ci si presenta l’occasione per visitare una città che quasi tutti sognano di vedere una volta nella vita, riuscendo a spuntare un prezzo vantaggioso. Prenotiamo infatti il tutto attraverso l’agenzia Victory, tour operator specializzata nei pacchetti per le maratone in giro per il mondo, e per poco più di 1000€ abbiamo incluso: aereo diretto a/r, sistemazione in hotel e prima colazione, assicurazione sanitaria e bagaglio, trasporto privato a/r dall’aeroporto all’hotel ed, infine, il trasporto per il corridore al Ponte di Verrazzano, luogo nel quale viene dato il via alla celeberrima corsa. Per poter entrare negli USA bisogna fare l’ESTA, un visto che si può ottenere online a questo sito https://esta.cbp.dhs.gov/esta/ e costa 15$, ovviamente presentando come documento di identità un passaporto in corso di validità.

VENERDI’ 2 NOVEMBRE Seguendo le disposizioni dell’agenzia, ci presentiamo all’aeroporto di Milano Malpensa alle ore 10, tre ore prima della partenza del volo Alitalia diretto al John Fitzgerald Kennedy di New York. Il volo parte puntualissimo e, dopo 9 lunghe ore, atterriamo negli Stati Uniti, dove il fuso orario è di 5 ore in meno rispetto all’Italia (da notare che lo spostamento indietro delle lancette dell’orologio da loro avviene nel primo weekend di novembre, una settimana dopo di noi!); i controlli sono molto precisi e anche lunghi, sia vista la mole di turisti che ogni giorno atterrano al JFK, sia perché ad ognuno vengono prese le impronte digitali di entrambe le mani e viene scansionata la retina. Dopo un’ora siamo finalmente pronti ad uscire dal terminal e troviamo il nostro autista, condividendo il viaggio con altri 4 italiani a New York per lo stesso motivo; il traffico per entrare a Manhattan è davvero incredibile ed infatti ci mettiamo quasi due ore a raggiungere il nostro hotel, l’Holiday Inn Express Manhattan Midtown West, a metà tra la W48 St. e la 10/11 Avenue. La camera è abbastanza piccolina per farci stare 6 valigie, ma è funzionale e perfetta per i giorni in cui staremo in città; l’autista al grido di “It’s New York” chiede una mancia e siamo “costretti” a dargliela dal momento che ogni taxista, autista o cameriere ve la chiederà. Stanchi ma affamati e, lo confesso, per cercare di abituarsi quanto prima al fuso orario, raggiungiamo a piedi il ristorante Ted’s Montana Grill (circa 20 minuti di tragitto), la cui specialità è la carne di bisonte che ci fiondiamo a provare immediatamente…davvero squisita! In seguito ci dirigiamo a Times Square, la piazza più famosa della Grande Mela, che con i pannelli pubblicitari alla luce della sera trasmette subito l’impressione di quale particolare ed unica città sia New York; immancabili sono i gruppi di persone che si affollano agli attraversamenti pedonali e le sirene di ambulanze, vigili del fuoco e poliziotti che tentano di farsi largo tra le macchine bloccate in coda. E’ giunta ormai l’ora di tornare in albergo, ma non prima di aver comprato qualche souvenir nei molti negozi che si affacciano sulla piazza.

SABATO 3 NOVEMBRE Il jet-lag ci gioca brutti scherzi e così all’alba siamo già svegli e, dopo una lauta e buonissima colazione (l’hotel ha pure una macchina che sforna da sola ottimi pancakes) ci dirigiamo alla fermata della metro 50St. dove compriamo le nostre Metrocard, ovvero la carta che permette di usufruire di metropolitana e autobus in tutta la città; consiglio di comprare la versione illimitata da 7 giorni al costo di 32$, perché per raggiungere alcuni luoghi è necessario utilizzare i mezzi di trasporto. La metro di New York ammetto che mi ha lasciato sentimenti contrastanti perché me l’aspettavo innanzitutto meglio segnalata (scordatevi cartelli e segnalazioni in bella vista sparsi per la città) e, soprattutto, non si incrocia molto spesso con le altre linee, se non nei distretti fuori Manhattan, costringendo spesso a lunghi peregrinaggi e saliscendi da una fermata all’altra; inoltre nei weekend le corse vengono drasticamente ridotte. Il trucchetto semplice per capire quale direzione di metro prendere è sapere che, se bisogna raggiungere un posto più in alto di noi sulla cartina la direzione è Uptown, mentre al contrario seguite Downtown. Scendiamo alla Penn Station, per raggiungere a piedi il Javits Convention Center, luogo adibito alla consegna dei pettorali agli iscritti alla Maratona, non senza aver prima fotografato il Madison Square Garden, casa dei New York Knicks di basket appena fuori dalla metro. Terminate le questioni “burocratiche” possiamo finalmente raggiungere l’Empire State Building, dove inaugureremo i nostri New York City Pass; essi, prenotabili online al prezzo di 112€ a questo link https://it.citypass.com/new-york, permettono di poter visitare 6 tra le attrazioni più famose della Grande Mela e di saltare la fila di chi il biglietto lo deve ancora comprare. L’Empire State Building è uno dei grattacieli più famosi di New York, famoso set di molti film tra cui King Kong e una volta il grattacielo più alto del mondo. Il Pass dà diritto ad una salita giornaliera e ad una serale, a patto che ci si fermi all’osservatorio dell’86° piano e che le due salite avvengano lo stesso giorno; il percorso prevede dapprima una salita di 80 piani in pochi secondi, raggiungendo una mostra che descrive la storia della costruzione e i lavori per realizzarla e poi, con un altro ascensore l’arrivo all’osservatorio dell’86° piano, da dove si può ammirare un panorama bellissimo di New York da ogni angolazione possibile (per fortuna la pioggia e le nuvole basse hanno iniziato a diradarsi giusto in tempo per la nostra salita!) In seguito raggiungiamo di nuovo Times Square per vederla alla luce del giorno, passando davanti ai teatri di Broadway ricchi di spettacoli interessanti, a cui purtroppo non potremo partecipare. Ovviamente la piazza ha un fascino maggiore di sera, ma i colori e la folla sono una costante per 24 ore. Dopo aver consumato un veloce pasto a Sbarro, locale self service “italiano” in cui si paga un prezzo fisso a libbra, ci dividiamo, dal momento che David deve presenziare alla riunione tecnica pre-gara, mentre Giada ed io continuiamo le nostre visite, a partire da Bryant Park, una volta soprannominato il “parco delle siringhe” (potete immaginare il perché), oggi area verde ricca di casette di mercatanti già pronte per il Natale, ma soprattutto contorno ideale per la New York Public Library, la biblioteca più antica e grande della città, famosa per la sua sala studio con i banconi e le sedie in legno come una volta; una curiosità: la sala che vi ho appena descritto è la stessa in cui, nel film “The Day After Tomorrow”, i protagonisti si rifugiavano per sopravvivere al freddo pungente. Non molto distante è possibile fotografare il Chrysler Building, altro grattacielo famoso dello skyline newyorchese, dall’inconfondibile guglia formata da sette archi luminosi, sempre più stretti man mano ci si avvicina al cielo. Sulla 5th Avenue, la via che in sostanza divide Manhattan in est e ovest è presente anche l’NBA Store, in cui io entro per comprare una maglietta del mio idolo Manu Ginobili, e in cui ogni tifoso di qualsiasi squadra potrà trovare un souvenir personale della propria squadra del cuore. A pochi passi si trova la Grand Central Terminal, la stazione centrale della città con il soffitto a cielo stellato e il grande orologio centrale; sembra di tuffarsi in una New York di altri tempi, dal momento che, sia le biglietterie che l’ambiente generale sono state lasciate come all’epoca della costruzione, dando una sensazione di un passato glorioso ma sempre attuale. Infine, raggiungiamo l’estremità orientale di Manhattan per fotografare da fuori il famoso palazzo dell’ONU, dove vengono prese le decisioni più importanti per garantire la pace nel mondo. Dopo esserci ricongiunti in hotel con David, visto il bisogno di carboidrati in vista della gara della mattina successiva, ci rechiamo presso il ristorante Don Giovanni, sulla 46th St., un buon ristorante di cucina italiana dalle porzioni abbondanti e dalla pasta tutto sommato buona; volendo provare la cucina americana in tutte le sue forme, non posso esimermi dallo provare gli spaghetti con le polpette, che, a dirla tutta, non sono così malvagi come i puristi della cucina italiana vogliono far passare; i prezzi del ristorante sono molto bassi e questo sicuramente gli dà un punto in più. Infine, per me e Giada c’è ancora tempo per la salita notturna all’Empire State Building, che di notte viene illuminato ogni giorno da una luce diversa, e che permette di vedere, nonostante il freddo pungente dell’86°piano, le migliaia di luci che formano un ritratto meraviglioso della Grande Mela.

DOMENICA 4 NOVEMBRE It’s the Marathon Day! David non lo vediamo neanche, dal momento che il pullman parte all’alba per portarlo al Ponte di Verrazzano, da dove inizierà i 42 km che lo porteranno all’arrivo; per noi invece la sveglia suona un po’ più tardi e, per far passare il tempo in attesa del nostro campione, decidiamo di visitare il Metropolitan Museum of Art, museo di arte dagli Egizi all’Ottocento, incluso nel pass; il museo è molto grande, ma il suo punto di forza è sicuramente rappresentato dalla sezione egizia, in cui spicca la ricostruzione del Tempio di Dendur, che occupa un’intera sala. Visto che il museo si affaccia sul lato orientale di Central Park e, vista la bellissima giornata di sole, decidiamo di andare alla ricerca dei luoghi simbolo del parco, pur con le difficoltà dovute al fatto che la parte finale della maratona attraversa proprio il parco, rendendo difficoltoso ai turisti l’accesso alle strade principali, ricche di divieti di accesso o, nella migliore delle ipotesi, di controlli da parte della polizia di zaini e borse. David dopo 2h e 55′ arriva al traguardo e ci raggiunge alla 72nd St., da cui torniamo in hotel. In seguito mangiamo presso il Bourbon Street Bar & Grille, non molto lontano dal ristorante della sera prima, un vero e proprio pub newyorchese in cui i tifosi si trovano a vedere le partite di football americano e, sicuramente, i 5 schermi con 5 partite diverse aiutano ad attirare persone. Terminato il pranzo ci spostiamo con la metro verso il Barclays Center a Brooklyn, casa dei Brooklyn Nets dell’NBA…non è solo una gita turistica, ma sarà l’inizio di un’esperienza indimenticabile! Da casa infatti abbiamo comprato a 112$ a testa i biglietti per la partita NBA proprio tra Brooklyn Nets vs Philadelphia 76ers; vedere il basket americano è uno spettacolo, con atleti straordinari ed un’organizzazione altrettanto spettacolare, a partire dall’inno nazionale eseguito da un maestro di sassofono, alle dance cam che “costringono” i tifosi a ballare, allo speaker che aizza il palazzetto in un tifo sfrenato per i propri beniamini. La partita termina con una vittoria tanto inaspettata quanto meritata per i Nets e, con questa esperienza, si conclude una giornata dalle fortissime emozioni per tutti e 3 i componenti di questo viaggio.

LUNEDI’ 5 NOVEMBRE I vincoli da maratoneta sono finiti e così in questi due giorni visiteremo tutto ciò che ci manca, a costo anche di compiere altre maratone a piedi per portare a termine il programma. La sera prima, vedendo le previsioni meteo, decidiamo di salire la mattina al Top of The Rock, altro osservatorio incluso nel Pass, la cui entrata si trova all’interno del Rockefeller Center; con stupore scopriamo che la famosa foto degli operai che consumano il loro pranzo seduti nel vuoto su una trave di un grattacielo in costruzione è stata scattata proprio durante i lavori per innalzare questa costruzione. Arrivati al 67° piano la pioggia incessante ci permette solo qualche foto dall’interno dell’osservatorio, ma la vista è emozionante nonostante il piccolo intoppo; da notare che sulla piazza si affaccia anche il Radio City Hall, tempio della musica rock. In seguito visitiamo la St.Patrick Cathedral, la chiesa più importante di New York per il culto cattolico, che, con le sue decorazioni in pietra e marmo dà la sensazione di una maestosità leggera ed elegante nelle sue forme gotiche; l’ingresso è gratuito, ma sono immancabili i controlli a zaini e borse. Nel pomeriggio abbiamo intenzione di visitare insieme Central Park e per fortuna la pioggia ci abbandona, anche se la giornata rimane nuvolosa. All’ingresso sud si staglia l’Hotel Plaza, reso famoso dal film “Mamma ho riperso l’aereo”, in cui si può entrare nella hall per scattare qualche foto. A Central Park alcune tra le attrazioni più famose sono: la Balto Statue, statua dedicata al cane che salvò un intera città dell’Alaska guidando il suo padrone per chilometri sotto una fitta bufera di neve nel tentativo di andare a prendere le medicine indispensabili alla popolazione; la Literary Walk, passeggiata ai cui lati si è “osservati” da alcuni dei letterati più famosi al mondo, come Shakespeare; la Bethesda Fountain con la terrazza da cui si possono scattare foto romantiche, il memoriale dedicato a John Lennon, il Bow Bridge, il famoso ponte bianco, location presa d’assalto da sposi e turisti per la bellezza e il romanticismo che emana ed infine il Belvedere Castle, purtroppo chiuso per resaturi. Sul lato opposto rispetto al Metropolitan, si trova l’American Museum of Natural History, anch’esso incluso nel Pass, ovvero il Museo di Storia Naturale, famoso per le bellissime ricostruzioni di animali e popoli lontani nei loro habitat. Con rammarico, constatiamo che l’enorme scheletro di T-Rex all’entrata sia in restauro ed inoltre i molti personaggi del film “Una Notte al Museo” tra cui Roosevelt, Attila, ecc non sono presenti nel museo; merita comunque una visita, anche se non facciamo a tempo a vedere tutte le sale con attenzione vista la chiusura alle 17:45. Come cena decidiamo di provare la cucina afroamericana nel quartiere nero di Harlem, all’Harlem Tavern, appena fuori dalla stazione della metro 116th St. Il cibo è molto buono anche se forse il vero tocco della cucina soul food non si nota in tutti i piatti…che si sia forse “americanizzato” troppo? Stanchissimi dopo aver camminato tutto il giorno, ci fiondiamo al nostro hotel per riposare in vista del giorno successivo.

MARTEDI’ 6 NOVEMBRE E’ il nostro ultimo giorno completo a New York ed oggi vedremo alcuni dei suoi simboli storici. Dopo aver preso la metro sino alla fermata di High Street, raggiungiamo il quartiere di Dumbo dal quale si possono fare le foto del Brooklyn Bridge, il ponte simbolo che collega Brooklyn a Manhattan, che purtroppo è parzialmente coperto dalla nebbia; successivamente saliamo nella sua parte pedonale e lo percorriamo nella sua interezza, per poi dirigersi, sempre con la metro, al Battery Park, luogo dal quale partono i traghetti diretti alla Statua della Libertà. Una volta riscattati i biglietti per il traghetto inclusi nel Pass, saliamo sul battello e in 20 minuti attracchiamo alla Liberty Island, casa della statua più famosa del mondo; non appena messo piede fuori dal molo una pioggia torrenziale comincia a scendere (alla faccia delle previsioni che avevamo guardato il 4 sera!) e così, con i vestiti fradici, scattiamo qualche foto con la statua dietro le nostre spalle, poichè nei Pass non è compresa la salita al basamento o alla corona. La seconda fermata del traghetto è ad Ellis Island, isola tristemente famosa per essere il luogo in cui gli immigrati venivano lasciati 40 giorni in quarantena prima di poter ricevere il permesso di entrare negli USA; oggi sull’isola è presente il Museo dell’Immigrazione, incluso nel Pass con audioguida, che spiega in maniera interessante e coinvolgente come si dovesse sentire un immigrato che approdava qui cent’anni fa. Finalmente le nuvole smettono di scaricare pioggia sulle nostre teste e, quindi, dal battello per il ritorno riusciamo a fotografare lo skyline di Manhattan e la statua. Da Battery Park raggiungiamo a piedi il World Trade Center, luogo in cui l’11 settembre 2001 due aerei di linea dirottati dai terroristi si schiantarono volutamente contro le Torri Gemelle, provocando poco meno di 3000 vittime. Al posto delle torri è stato costruito il 9/11 Memorial, con due vasche grandi come le fondamenta delle torri, su cui sono stati scolpiti i nomi delle vittime. Nel Pass è compreso anche l’ingresso al 9/11 Museum, che racconta attraverso oggetti simbolo e racconti di testimoni quella tragica giornata; è stata davvero una visita molto toccante, a cui non si può restare indifferenti. Ma New York è una città che non si è arresa e il simbolo della rinascita è il grattacielo One World Trade Center, uno dei più alti del mondo, di cui non si vede la fine se lo si fotografa dal sotto. Appena usciti dal museo la pioggia ricomincia a cadere, così con gli ombrelli aperti arriviamo alla statua del toro simbolo di Wall Street, il cuore finanziario della Grande Mela. Con la metro raggiungiamo di nuovo Times Square dove è presente un ristorante davvero particolare: l’Ellen Stardust Diner, un locale in stile anni 50 dove i camerieri cantano tra una portata e l’altra…sono davvero eccezionali!! ll cibo è buonissimo e anche i dolci meritano la spesa, sia per la grandezza della torta, sia per la bontà. Prima di dormire, essendo l’ultima sera, concludiamo le compere di souvenir da portare a casa nei negozi di Times Square.

MERCOLEDI’ 7 NOVEMBRE Purtroppo la nostra vacanza è finita e nella parte di mattinata che rimane (oltre al danno la beffa: è una giornata di sole limpidissima!) possiamo solo raggiungere il Rockefeller Center per uno shopping culinario di “schifezze” americane, come maccheroni al formaggio, bibite ai gusti più strani, biscotti e dolci, ecc. Alle 13 arriva l’autista privato a prenderci all’hotel e alle 17:45 il volo della Delta Airways parte per Malpensa; da notare che, volando da ovest verso est, le ore di volo si riducono a 7. Il giorno successivo alle 7:45 atterriamo alla Malpensa in perfetto orario e siamo contenti nel notare che, essendo cittadini italiani, non dobbiamo fare code chilometriche per i controlli dei documenti.

CONCLUSIONI New York è una città particolare, che a noi 3 ha lasciato impressioni diverse. Personalmente, posso dire che ha più pregi che difetti, anche se non rappresenta la vera America, forse per via della multiculturalità e della conformazione che la caratterizza. Resta comunque una città affascinante, che emoziona in certi suoi luoghi e in cui sarà un piacere ritornare magari come punto d’appoggio per altri luoghi americani degni di una visita. Per quanto riguarda il budget è chiaro che avendo un pacchetto dedicato ai maratoneti, non posso dare consigli perfettamente validi, ma comunque non è una città economica, anche se con qualche accorgimento si può spendere il giusto. Consiglio sicuramente una visita anche perchè immagino di non essere l’unico ad averla in lista per un viaggio futuro. Prendendo in prestito l’affermazione dell’autista: IT’S NEW YORK!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche