Nba Texas tour

La passione per il basket Nba ci porta nel triangolo texano (Houston, Dallas, San Antonio) per vedere i San Antonio Spurs, i Dallas Mavericks e i Cleveland Cavaliers
Scritto da: Debora e Luca
nba texas tour
Partenza il: 07/03/2015
Ritorno il: 16/03/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Possiamo sembrare un po’ pazzoidi ma perché non unire due passioni, quella dei viaggi con quella per le partite di basket NBA? C’è chi gira l’Europa per vedere i concerti del BOSS, chi va a New York per i siti dei telefilm americani, noi andiamo in Texas per San Antonio – Cleveland, passando per il Toyota Center di Houston e finendo per vedere, fuori programma, anche Dallas – Cleveland aggiungendo la città di J.R.Ewing solo all’ultimo momento.

SABATO 7 MARZO

Verona-Monaco-Houston. Con un po’ di esperienza alle spalle e grazie a ben 272 film in visione sull’aereo della United, 11 ore e 25 di volo non ci spaventano. Preleviamo la ns. Ford Focus prenotata con Avis e depositiamo le valigie al Days Inn sulla North Freeway in perfetto orario per arrivare al Toyota Center quando … ha chiuso da poco! A quell’ora non c’è più nulla di aperto (ore 18) e Houston, come tante città americane, non ha un centro storico da visitare a piedi, quindi non ci resta che The Gallery, un enorme centro commerciale a più livelli, nei confronti del quale la nostra Grande Mela Shoppingland a Verona sembra un negozio di quartiere. Cibo, lusso e abbigliamento vario distinguono i tre livelli.

DOMENICA 8

Le attività all’aria aperta non sono indicate vista la minaccia di pioggia e quindi ci dedichiamo al NASA Space Center, senza troppe aspettative viste le recensioni non entusiastiche di Tripadvisor. A noi invece è piaciuto molto. Abbiamo scelto il biglietto combo per accedere a tutte le attrazioni e gli show, che sono davvero tanti, con filmati e riproduzioni degli eventi significativi di storia americana in campo spaziale. Molto utile l’audioguida (l’italiano non esiste) per capire i modi di vita all’interno delle navicelle, la storia di Saturno 5, il più grande missile costruito negli States. Come non emozionarsi poi di fronte alla gigantografia di Armstrong, Aldrin e Collins nello sbarco sulla Luna con la missione Apollo 11. E poi “Houston we have a problem” e la mente corre a Tom Hanks in Apollo 13. Bello, proprio bello!

Azzeccatissima la scelta per cena alla Saltgrass steack house, attaccata al Motel 6. Nella patria del BBQ non si resiste alla prime rib.

LUNEDì 9

La giornata dedicata al Rodeo si apre con pioggia battente ed è per questo che, grazie alle perfette previsioni meteo, abbiamo deciso di restare a dormire vicino alla Nasa così siamo subito pronti per l’outlet … bisogna pure passare il tempo! All’una siamo di ritorno in città e facciamo il ns. ingresso all’NRG PARK per il Rodeo Live Stock equipaggiati con il poncho protettivo. L’NRG Center è pieno di stand tutti legati al mondo del cavallo e del bestiame in generale; questa infatti è la più grande fiera al mondo del settore, con sezioni dedicate a pecore, maiali, conigli, pulcini, mucche, tra le quali le Longhorne. Nella main arena si esibiscono shows diversi con elezione della pecora più bella, del vitello più grasso. Fuori, un immenso NRG Carnival (alias luna park) e lunghi capannoni di stand culinari tex-mex, dove alle 16 addentiamo sausage and turkey leg, un enorme cosciotto di tacchino, meravigliosamente saporito. Alle 18:45 tutti dentro all’NRG Stadium per le semifinali del Rodeo ed il concerto di Justin Moore. Lo stadio è molto bello, grande, pulito, con il tetto retrattile che consente di stare all’asciutto. Siamo ovviamente al terzo anello, su su, per fortuna aiutati dai maxi schermi centrali che ci faranno apprezzare i movimenti dei cowboys, i rallenty e pure i loro guadagni in carriera. Cifre incredibili (per noi), fino a 2,5 milioni di dollari per restare in sella 8 secondi ad un cavallo imbizzarrito o per prendere al lazo collo e zampe di un vitellino scalciante.

La parata iniziale è uno spettacolo in stile U.S.A. con il solito spirito patriottico che noi purtroppo, popolo italiano, non ci sogniamo nemmeno. Luci spente, super gnocca bionda a cavallo con sfavillante abito a stelle e strisce che porta la bandiera sventolante, inno nazionale, fuochi d’artificio sparati dalla terra rossa su cui corrono i cavalli e banner pubblicitari che fanno scorrere i colori bianco, rosso e blu. Quasi da mano sul cuore! Spaccando il minuto iniziano i vari rounds delle diverse competizioni fino alle 21 quando il rodeo termina con l’invasione di ca. 50 ragazzi e ragazze che rincorrono i vitellini prendendoli per testa, coda e zampe, salendo in groppa per farlo proprio e vincere il trofeo tra le risate generali del pubblico per le cadute goliardiche e le lacrime della vincitrice che finirà sul TG nazionale il giorno dopo.

In un quarto d’ora i pickup a bordo campo trascinano un mega palco rotante sul quale sale l’idolo country del pubblico in jeans, stivali, cinturone e cappellone bianco e via con gli effetti speciali, in un gioco continuo di luci. Ancora una volta ribadisco, come già scritto in altri racconti, che partecipare ad eventi tipici del posto, non fatti per turisti, regala ad una vacanza emozioni speciali, impareggiabili. In un viaggio fai da te, un’attenta organizzazione con lo studio di fiere, concerti, manifestazioni trasforma il viaggio e lascia un segno indelebile.

MARTEDì 10

Destinazione di oggi Dallas, American Airline Center per comprare i biglietti per la partita di questa sera che non era nei ns. programmi. Tra traffico e incidenti arriviamo alle 12 in tempo per farci dire che l’Arena is full per la gara. Capienza 18.500 persone! There’s only one ticket … ma noi siamo in due! Ci scostiamo di poco dal back office con la faccia sconsolata di due bambini che trovano il vasetto della Nutella vuoto. Ci stiamo dando degli stupidi per non aver preso i biglietti on line due giorni prima quando abbiamo deciso di venire a Dallas e all’improvviso una voce dice: Ehi guys e la manina fa cenno di avvicinarsi, si apre la finestra del box e un addetto a bassa voce ci dice: ok two tickets sector 303? It’s ok? E noi siiii. Non abbiamo capito cosa sia successo ma ci è andata di lusso! Per il pomeriggio esaudiamo un mio desiderio: visitare il luogo dell’assassinio di Kennedy, Dealey Plaza. Il Sixth Floor Museum si rivela all’altezza delle aspettative. La ricostruzione degli eventi è molto curata con foto, articoli di giornale, alternati a video storici e voci dei protagonisti, ascoltabili con l’audioguida. Alla famosa finestra del 6° piano i video fanno capire esattamente la traiettoria dei tre proiettili sparati da Lee Oswald ed il perché della scelta proprio di quella finestra. Tutto molto interessante.

Alle 18 facciamo il ns. ingresso all’A.A.Center, dove sorge spontaneo il confronto con il ns. Palaolimpia, come già fatto tra NRG Stadium ed il Bentegodi. Tutto enorme, pavimenti in marmo, porte che si aprono su veri e propri salottini per le poltrone vip. Noi siamo in piccionaia ma ugualmente contenti. Sulle poltrone il cartellone Go Mavs. Alle 19:30 si spengono le luci e parte la presentazione dei giocatori di casa in perfetto american style. Fin qui tutto bello poi la delusione. Il tifo è molto composto, solo qualche tamburo, nessun canto, nessun incitamento, neanche finchè i Mavs sono in partita con i Cavs (poi il risultato dilagherà). Alcune azioni si svolgono quasi in silenzio, interrotto solo dall’applauso per il canestro. Senza andare agli eccessi del tifo calcistico dell’Hellas qualche bel coro a sostegno della squadra di casa a noi piace decisamente di più. Usciamo per le 22 e ceniamo nel primo locale nei pressi dell’Arena, al Dixie, con una insapore texan fried steack.

MERCOLEDì 11

Oggi dobbiamo fare i conti con lavori stradali e incidenti che ci fanno arrivare a Fort Worth solo alle due. Scopriremo poi che il pomeriggio è sufficiente per la visita degli Stockyards, la zona della città rimasta stile old west, con la vecchia stazione, il Coliseum dove il fine settimana si svolge il rodeo, qualche museo di rievocazione storica ed il giro delle longhorn condotte da cowboys and cowgirls, penosamente destinato a turisti e bambini. 2$ li investiamo per entrare da Bobby’s, un enorme granaio trasformato in sala da ballo, biliardo, arena con spalti per rodeo, bar, gift shop e chi più ne più ne metta! I like!

Dato che nelle vicinanze troviamo un’altra Saltgrass Steackhouse, non abbiamo dubbi: New York prime rib con merlot californiano.

GIOVEDì 12

Oggi tocca il trasferimento più lungo, verso San Antonio, ca. 4 ore di auto. Per interrompere il lungo viaggio ci sta una sosta al premium Outlet, dove facciamo qualche altro piccolo danno. Sosta hotel per deposito bagaglio al Pinn Road , dove troviamo un indiano gentilissimo e prodigo di indicazioni stradali per l’At&T Center dove alle 20:30 va in scena San Antonio Spurs- Cleveland. La struttura del palazzo è ben diversa da quella di Dallas, molto più spartana ed il tifo ben più caloroso. Questa è l’atmosfera che ci piace. Tutti vestono la casacca del loro idolo ed il palazzo è tutto bianco grigio e nero. Tra ballerine e show vari si esce quasi a mezzanotte dopo esserci gustati anche l’overtime con la vittoria finale di Cleveland ed il record di punti di Irving: 57! Questa serata merita I like! tre volte.

VENERDì 13

Partiamo da downtown e dal simbolo di San Antonio: Alamo ed il Riverwalk. La file per entrare nel primo è chilometrica e quindi desistiamo gironzolando nei giardini e soffermandoci per la lettura dei cartelli, poi scendiamo dalle scale che da ogni punto del centro conducono alla passeggiata lungo il fiume. Le prime ore della giornata sono le più belle, si riesce a camminare rilassati, godendosi gli scorci caratteristici, fotografando locali e persone, prendendo la barca per il giro dell’anello, senza rischiare il bagno in fiume. Troviamo infatti molto strano che non esista alcuna protezione e, vista la ressa che accalca la passeggiata nelle ore serali, il rischio è molto alto. Alle 18 nell’Arena della Villita si esibisce un gruppo di ispanici per balli e canti folkloristici, allegri e colorati vista l’influenza messicana. Con un grosso colpo di c. troviamo un tavolo sul balcone del Lone Star per la solita dose di carne e patate.

SABATO 14

Un nostro viaggio in cui fili tutto liscio è impensabile e così ci chiediamo cosa potrà succedere visto che siamo quasi al termine. Le prenotazioni degli hotel le facciamo di sera in sera grazie al wifi sempre disponibile negli hotel o negli Starbuks di cui anche il Texas è disseminato e che sono la cosa più utile in una vacanza negli States -wifi libero, buon caffè e bagni sempre puliti). Come previsto San Antonio, durante il fine settimana, si riempie di turisti ed il prezzo degli hotel sale alle stelle, anche quello delle catene di medio livello. Per Bandera ci sono poche possibilità e così prendiamo una camera all’interno di una grande casa per 60$. Prima di arrivarci ci fermiamo alla Missione di San Josè, inserita nel circuito dei National Parks, la meglio conservata delle quattro esistenti, edificata nel 1780 ed in parte restaurata ad inizio novecento. All’interno arrivavano a vivere fino a 300 missionari autosufficienti. Merita la visita. Alle 10 si parte per Bandera, capitale mondiale dei cowboys e della musica country. In estate ci sono rodei continui e alcune recensioni erano entusiastiche. Siamo ancora in primavera ed al posto del rodeo, troviamo la tredicesima edizione del Wild Hog Exibition, dove abitanti del loco, e volendo anche turisti, danno la caccia a mani libere a dei maiali incustoditi in un recinto. Non ci pare una cosa entusiasmante…

A differenza di Forth Worth per i turisti c’è davvero poco, è una cittadina di 1200 persone con 4 saloon dove cowboy del luogo ascoltano musica e motociclistici di una certa età sfoggiano i meravigliosi giubbotti delle Harley i cui motori romano perennemente sulla main road. All’Arkey Blues si ascolta musica live con birra e noccioline. Indecisi su come passare il resto del pomeriggio, depositiamo il bagaglio nella stanza 7 della guest house, aiutati da due australiane in giro per il Texas per due mesi, a trovare le chiavi depositate nella cassetta della posta! Chiudendoci la porta alle spalle sentiamo un tonfo e, rientrando, vediamo che un pannello del ribassamento del soffitto è crollato insieme con l’isolante intriso di acqua emanando un odore di marciume insopportabile. Per farla breve la proprietaria non ha altre stanze, ci promette di ridarci i nostri soldi attraverso la carta di credito e ci lascia “col cerino in mano”. Considerata la doppia delusione, camera e città, torniamo a S.A. per un’altra passeggiata. Il centro è colorato di verde per il San Patrick day e le cornamuse risuonano ovunque. La quantità di gente che riempie anche alle 5 del pomeriggio qualsiasi locale dove ci sia qualcosa di commestibile è impressionante; qui si mangia e si beve di tutto a qualsiasi ora. Alle 7 l’attesa per un tavolo alla Saltgras varia dalle due ore alle due e mezza. Follia. Saliamo in Alamo Plaza alla ricerca di un locale un po’ defilato per l’ultimo hamburger della vacanza.

I prezzi alti degli hotel ci fanno decidere di spostarci già verso Houston e cercare un posto lungo la I-10 east. Tutto pieno fino a Flatonia quando alle 23 ci salva un Best Western.

DOMENICA 15

In un’ora e mezza siamo a Houston al Butterfly Garden all’interno del Museo di Scienze naturali per trascorrere l’ultima mezza giornata con una moltitudine di farfalle svolazzanti, dai colori meno sgargianti di quelli del Conservatory di Niagara ma ugualmente piacevoli.

Il volo United parte puntuale alle 17:30. Nota positiva: check in completamente automatico compreso l’imbarco bagagli, wifi free perfettamente funzionante ovunque, cosa che non possiamo dire di quello dell’aeroporto di Monaco… in Europa c’è ancora del lavoro da fare.

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Rodeo a houston

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Alamo san antonio

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Space center houston

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Omaggio al nostro belinelli partita san antonio cleveland



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