Nepal e Tibet, un viaggio sui tetti del mondo

Un viaggio in Nepal e in Tibet con rientro in Nepal via terra
Scritto da: francogigante1953
nepal e tibet, un viaggio sui tetti del mondo
Partenza il: 07/10/2019
Ritorno il: 02/11/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Di seguito fornirò il dettaglio, giorno per giorno, del viaggio che abbiamo effettuato, io e mia moglie, in Nepal e Tibet (27 giorni in tutto, compresi due giorni di viaggio, ripartiti equamente tra i due paesi).

Prima però vorrei fare alcune raccomandazioni/considerazioni di carattere generale. Anzitutto è consigliabile effettuare questo viaggio, in particolare per quanto riguarda il Tibet, in età non troppo avanzata, l’altitudine media dell’altopiano tibetano è sui 4000 mt., con picchi di 5.250 mt. e l’altezza si fa sentire anche tra i più giovani. Il segreto è di non strafare, di non bere bevande alcoliche (neanche birre) e di programmare il viaggio evitando sbalzi troppo alti, si dovrebbe progredire in quota di 500 mt. al giorno circa. Noi siamo stati i primi 5 giorni a Lhasa (3700 mt.) e dintorni e non abbiamo avuto problemi, tranne un paio di sere un leggero mal di testa.

Poi tenete presente che il Nepal si può visitare da soli (noi abbiamo acquistato un piccolo pacchetto in loco solo per andare al Chitwan Park e a Lumbini, dove è nato il Buddha storico); non così per il Tibet; il governo cinese vi dà il visto solo se vi appoggiate ad un’agenzia locale (noi abbiamo scelto un’agenzia tibetana e non un’agenzia cinese per portare un po’ di solidarietà a questo popolo, già duramente colpito dall’occupazione cinese). E qui va fatta un’altra considerazione: se il Tibet non fosse un posto meraviglioso non ci sarei andato, per non portare valuta ai cinesi che hanno instaurato in Tibet una dittatura (ma forse è così anche nel resto della Cina?) umiliando i tibetani con controlli e posti di blocco ovunque; pensate che anche in alcuni monasteri esiste una guarnigione stanziale di soldati cinesi e che ci sono telecamere ovunque, anche nelle cappelle dei monasteri.

Inoltre, nei luoghi di culto principali, specie a Lhasa, ci sono ronde di soldati con fucili e baionette in canna e la censura e la propaganda cinese è veramente opprimente, anche i social network non sono accessibili. Io mi sono dotato di VPN ma dopo due giorni ha smesso di funzionare perché gli esperti informatici del governo cinese cercano di impedirne il funzionamento. Persino alcuni libri (ad es. la guida della Lonely Planet che è critica sull’invasione cinese del Tibet) vengono sequestrati se vengono trovati nelle valigie o nel bagaglio a mano. Diversa è invece la situazione in Nepal dove, dopo un periodo di guerra civile durato 10 anni e dopo la fine della monarchia, sembra che la situazione sia leggermente più stabile. Però ci si è messo di mezzo il terremoto del 2015 che ha pesantemente devastato varie zone del paese colpendo anche le infrastrutture, che già non brillavano, in particolare le strade, alcune delle quali non meritano neppure la definizione di piste; certo, il paese fa quello che può, dovendo anche fare i conti con una dilagante corruzione. Entrambi i paesi però sono sicuri e le persone, in genere, sono molto disponibili e gentili.

Una cosa però mi ha dato un po’ fastidio, il fatto che in Nepal alcuni templi hindù sono vietati ai non hindù, il paragone con le nostre chiese, dove tutti possono entrare, è gioco forza farlo. Inoltre, dappertutto, sempre in Nepal, le tariffe d’ingresso sono differenziate, con una tariffa irrisoria per i nepalesi (e questo posso anche capirlo), una tariffa un poco più alta per gli stranieri asiatici e una tariffa da 3 a 5 volte più alta per gli stranieri provenienti dal resto del mondo; questo francamente lo capisco un po’ meno, mi chiedo che cosa succederebbe se usassimo la stessa prassi qui in Italia!

Detto questo, veniamo alla descrizione del nostro viaggio.

1° GIORNO – Lunedì 7 ottobre

Si parte da Malpensa alle 21 col volo Air India AI138 x Delhi, arriviamo a Delhi alle 8.25 del giorno dopo.

2° GIORNO – Martedì 8 ottobre

Ripartiamo da Delhi per Kathmandu con Air India volo AI 215 ore 12.50 (purtroppo partirà con oltre 1 ora di ritardo, atterriamo alle 17). Appena sbarcati ci aspetta la parte burocratica, fortunatamente, avendo fatto la richiesta online per il visto prima di partire, è sufficiente recarsi a pagare la tassa (attenzione, gli europei non possono pagare in dollari, ma solo in euro e il cambio che viene applicato è semplicemente vergognoso) e poi ci si reca all’ufficio immigrazione per consegnare la ricevuta di pagamento (ma perché non fanno come in altri paesi dove anche il pagamento si può fare online prima di partire?): attenzione a non sbagliare coda, quelle più lunghe riguardano chi non ha compilato il form online prima di partire. Inoltre, chi ha intenzione di andare anche in Tibet e poi di rientrare in Nepal, come abbiamo fatto noi, deve dire che vuole fare il rientro e dire anche la durata complessiva del viaggio (15 o 30 giorni). Finalmente prendiamo un taxi prepagandolo in aeroporto (ci sono dei banchi con scritto pre paid taxi) però, quando arrivate a destinazione, sinceratevi, prima di far andar via il taxi, che l’hotel sia quello giusto, noi abbiamo scoperto che l’hotel non era il nostro, anche se il nome era quasi uguale, e abbiamo dovuto chiamare un altro taxi. Una volta arrivati all’hotel giusto incontriamo Ashok (il corrispondente nepalese dell’agenzia tibetana) che deve ritirare i nostri passaporti e le foto per farci avere i visti cinesi per il Tibet. Purtroppo c’è ancora un problema perché la mia foto, dove porto gli occhiali da vista, per i cinesi non va bene. Avevo letto che la foto andava fatta senza occhiali, però pensavo che si intendessero gli occhiali da sole, come in Italia, invece no, i cinesi non vogliono gli occhiali in assoluto. Pertanto Ashok è ritornato il giorno seguente, dopo che avevo rifatto le foto da un fotografo locale.

3° GIORNO – Mercoledì 9 ottobre

Kathmandu visita di Durbar Square – Oggi dedichiamo tutto il giorno (o meglio quel che ne resta visto che, dovendo re-incontrare Ashok nel nostro hotel intorno alle 10, ci mettiamo in marcia soltanto intorno alle 11.30) alla piazza principale di Kathmandu, Durbar Square, dove si trovano i palazzi ed i templi più importanti della città; purtroppo molti sono crollati durante il terribile sisma del 2015 e non tutti sono stati ricostruiti. Sul nostro cammino incontriamo il tempio Nara Devi, poi raggiungiamo Durbar Square (letteralmente “Piazza del palazzo”), dove venivano incoronati i re e dove c’è il Palazzo Reale. Per entrare nella piazza si deve fare un biglietto (1000 RS) valido però solo per il giorno di emissione; per farlo durare come il visto occorre andare all’ufficio del sito col passaporto in originale ed una foto tessera chiedendo il pass esteso. Purtroppo quando siamo andati noi erano chiusi per la ricostruzione post sisma sia l’Hanuman Dhoka (il vecchio Palazzo reale) che il museo di Tribhuvan. Visitiamo la Kumari Bahal, con la casa dove vive la “Kumari”; entriamo nel cortile interno (bellissimo, in mattoni con finestre e balconi in legno scuro finemente intagliati), ma non all’interno della casa perché ai non hindù non è concesso l’accesso (però la Kumari si fa vedere da un balcone tra le 9 e le 11, chiedere l’ora esatta all’ufficio nell’edificio a fianco, dove fanno i pass). La Kumari è la bambina designata a rappresentare la dea vivente della città, al raggiungimento della pubertà tornerà ad essere una comune mortale (però porta sfortuna sposarla, tornerà nella famiglia d’origine) e verrà rimpiazzata con un’altra bambina. Sulla piazza ci sono anche molti templi, ma quasi tutti si vedono solo dall’esterno, vengono aperti solo in occasione di specifiche feste religiose.

4° GIORNO – Giovedì 10 ottobre

Mattina stupa di Swayambhunath e Museo Nazionale, pomeriggio Patan – Di prima mattina visitiamo il bel complesso buddista di Swayambhunath o Tempio delle scimmie (un tempio c’era già 2500 anni fa, ingresso 200 RS) che sorge su un’altura ad ovest della capitale (30 min. a piedi, bel panorama); al centro c’è un grande stupa bianco con una guglia dorata, alla cui base sono dipinti gli occhi del Buddha. Lungo l’intero perimetro dello stupa ci sono i cilindri di preghiera che i fedeli fanno ruotare con le mani, in senso orario, recitando il mantra inciso sui cilindri: “om mani padme hum” che si traduce: “saluto il gioiello nel loto”. Conclusa la visita, a piedi, con una passeggiata di poco più di un Km., andiamo a visitare il Museo Nazionale con alcuni interessanti reperti. Da qui andiamo alla stazione dei bus (Parco Ratna) e prendiamo un minibus (15 RS) x Patan. Patan o Lalitpur (ingresso 1000 RS), a sud di Kathmandu, con Kathmandu e Bhaktapur era una delle 3 città stato della valle di Kathmandu, ognuna aveva un proprio re ed una propria Durbar Square (patrimonio Unesco); Lalitpur fu fondata nel III sec. A.C. dall’imperatore Ashoka. Quattro strade principali, costeggiate da edifici del periodo dei Malla (XVI-XVII sec.) si dipartano dal palazzo reale verso 4 stupa molto antichi attribuiti proprio all’imperatore Ashoka. Da non perdere il Tempio d’oro, con la facciata ricoperta da lamine d’oro; le pareti attorno al cortile sono di legno finemente decorato e le travi sono scolpite con figure di divinità. Sul pavimento del cortile scorgiamo alcune tartarughe, considerate le guardiane del tempio. Ci spostiamo al tempio di Kumbeshwar, a 5 piani, con notevoli ornamenti di legno scolpito e dove i fedeli, facendo la coda, portano le offerte (frutta, soldi,riso ecc.) all’interno di ciotole nere. Raggiungiamo quindi Durbar Square, è molto bella, mi è forse piaciuta più della sua omonima a Kathmandu perché più raccolta; terminata la visita riprendiamo il bus per Kathmandu (15 RS).

5° GIORNO – Venerdì 11 ottobre

Mattina Bodhnath, pomeriggio Pashupatinath – Di prima mattina, a piedi, raggiungiamo il parco Ratna per prendere il bus (20 RS) per Bodhnath, dove vive una cospicua comunità di tibetani e dove c’è lo stupa più grande del Nepal (è alto 36 mt., ingresso 400 RS.), bianco con sfumature gialle e la torre centrale dorata con gli occhi di Buddha su ognuno dei 4 lati. La base rappresenta la terra, la cupola l’acqua, la torre quadrata il fuoco, la guglia l’aria e l’ombrello alla sommità il vuoto oltre lo spazio, il loro insieme costituisce i 5 elementi, in sintonia con i 5 colori delle bandiere. Il “Kora” intorno allo Stupa è percorso da parecchi fedeli rigorosamente in senso orario. Su tutto svettano le bandierine colorate dove sono scritte le preghiere (rlung-ta) che il vento porterà a destinazione, per questo esse vengono chiamate “cavalli del vento”. Alcuni dei colori delle bandierine in Nepal hanno significati diversi rispetto al Tibet: in entrambi i paesi il giallo è il vestito del Buddha e l’azzurro il cielo, però in Nepal il bianco rappresenta l’acqua, il verde la terra e il rosso il sole, mentre in Tibet il bianco rappresenta le nuvole, il verde l’acqua e il rosso il fuoco. Al pomeriggio, in 20 min. a piedi ci spostiamo a Pashupatinath (ingresso 1000 RS, risale al VI sec. D.C.), la cittadella santa hindu, 5 km ad est di Kathmandu, sulle rive del fiume Bagmati; è anche chiamata la Benares nepalese, anche qui infatti si cremano i defunti, se muore il padre se ne occupa il figlio maggiore, se muore la madre se ne occupa il figlio minore; al termine del rito i resti sono buttati nell’acqua del fiume, alcuni uomini vi setacciano i resti, in cerca di oggetti preziosi. Vi sono svariate piccole cappelle in cui è venerato Shiva in forma di lingam e il toro Nandi (il suo mezzo di trasporto), simbolo della fecondità; accanto ad esse potrete trovare dei santoni o asceti col viso dipinto che si fanno fotografare ma solo dietro compenso. Vedere i corpi bruciati, anche se da distante, per rispetto dei parenti, è un’esperienza forte, difficile da spiegare e, ancor più, da raccontare. Senz’altro induce a riflettere sullo scarso valore di un corpo senza vita che, una volta incenerito, viene buttato nel fiume senza alcun indugio, indice di una filosofia, quella buddhista, che crede nella reincarnazione. Al tramonto, sempre con bus (25 RS), rientriamo a Kathmandu.

6° GIORNO – Sabato 12 ottobre

Bhaktapur 13 KM a sud-est di Kathmandu – Raggiungiamo Bagbazar (vicino al parco Ratna) per prendere il bus (25 RS, 1h) x Bhaktapur (ingresso ben 15 USD, patrimonio dell’umanità, negozi interessanti a poco prezzo) ben conservata e fondata dal re Ananda Malla nel IX secolo; anche qui c’è una piazza chiamata Durbar Square con il lungo Palazzo reale con le belle finestre in legno intarsiato, al cui fianco si trova la famosa Porta d’Oro (Sun Dhoka) con bellissimi fregi dorati. Accanto ad essa c’è il Palazzo delle 55 finestre e diversi templi (Vatsala Durga e Bhairabnath), la maggior parte dei quali sono hindù. In questa piazza Bertolucci ha girato le scene del film “Piccolo Buddha”. Alcuni templi sono stati distrutti dai terremoti del 1934 e del 2015, ma sono stati quasi tutti ricostruiti. Ci spostiamo in un’altra piazza nelle vicinanze (Taumadhi Tole) per vedere il maestoso tempio Nyatapola dedicato a Siddhi Lakshimi, una sanguinaria incarnazione di Parvati, la consorte di Shiva. Questo tempio, con i suoi 5 piani e i suoi 36 metri è il più alto di tutto il Nepal, si sale con una ampia gradinata, ai cui fianchi vi sono 5 coppie di statue in pietra raffiguranti i grandi protettori del tempio. Terminiamo la visita girovagando per la città vecchia, dove acquistiamo alcune belle maschere di cartapesta, però occorre contrattare, in prima battuta i venditori chiedono anche il doppio. Comunque Bhaktapur è la città che ci è piaciuta di più. Terminata la visita riprendiamo il bus per rientrare a Kathmandu.

7° GIORNO – Domenica 13 ottobre

Mattina Kirtipur e collina di Chobar Pomeriggio Kathmandu a piedi – Prendiamo il minibus dal Parco Ratna (20 RS, 30 min.) per Kirtipur dove visitiamo lo stupa Chilanchu Vihara (con tanti tempietti intorno), il tempio di Bagh Bhairab, dedicato a Shiva, uno dei templi più antichi, e quello di Uma Maheshwar (XVII sec.) con bei decori lignei e scorcio sulla vallata, poi a piedi (circa 2,5 Km.), passando dalla collina di Chobar (bella vista), visitiamo il tempio di Jal Binayak sulle sponde del Bagmati, che però non merita perché è in ricostruzione e solo le statue sono quelle originali; dal tempio prendiamo il bus per Kathmandu, raggiungiamo l’hotel per una pausa e poi effettuiamo l’itinerario a piedi a sud di Thamel.

8° GIORNO – Lunedì 14 ottobre

Nagarkot e Tempio di Changu Narayan – Dovevamo andare anche al tempio di Gokarna Mahadev dove si può arrivare da Kathmandu (bus Parco Ratna 30 RS) o da Bodhnath (bus o taxi con RS 400) ma non ci siamo riusciti, bisognava andarci quando siamo andati a Bodhnath. La giornata odierna sarà un po’ avventurosa, comprendendo ben 6 corse sui bus locali! La prima corsa da Kathmandu a Bhaktapur si svolge senza problemi essendo già stata collaudata alcuni giorni prima, inoltre il conducente, quando scendiamo, ci indica il posto, a 200 mt., dove si prende il bus per Nagarkot (anche se lo sapevo già, ma una conferma in più non fa male). Il pulmino è già pieno, siamo in piedi (e ci resteremo per tutto il viaggio), stipati peggio che in un carro bestiame, per fare 13 Km ci impieghiamo un’ora e mezza visto che si tratta di una strada di montagna tutta curve e, per giunta, non asfaltata, il costo è di 55 RS. Finalmente arriviamo a Nagarkot (2175 mt. 32 km. da Kathmandu), ci prendiamo una bibita su una bella terrazza panoramica ma….manca il panorama visto che la foschia nasconde alla vista la catena himalayana col Dalaugiri a ovest, l’Annapurna, l’Everest (un puntino), e il Kanchendzonga ad est. Spuntano dalla nebbia solo 3 cime, chissà quali sono, la più distante, al centro, forse era l’Everest. Col senno di poi, darei questo consiglio, abbinate Nagarkot a due giorni di trekking, così potrete dormire qui e avere due occasioni magnifiche (al tramonto e all’alba) per vedere tutta la catena senza foschia. Un pò delusi, anche perché, vista a parte, Nagarkot si presenta proprio male, alle 13 riprendiamo il pulmino, stavolta riuscendo a sederci. Arrivati a Bhaktapur, circa 500 mt. oltre il capolinea del pulmino per Nagarkot, attendiamo il pulmino per Changu Narayan (25 RS) che arriva dopo circa ½ h, anche qui viaggiamo in piedi, la strada è brutta e per fare 6 Km., mettendo in conto anche le innumerevoli fermate dove sale e scende parecchia gente, impieghiamo circa ½ h. Comunque il tempio di Changu Narayan (patrimonio dell’umanità Unesco) merita davvero, forse è il più antico della valle di Kathmandu, ha belle decorazioni in legno e alcune sculture del IV e del VII sec. D.C. Per il ritorno non si capisce bene a che ora parte il bus, fortunatamente si parte dopo circa 1 h pertanto riusciamo a visitare bene il tempio, arrivati a Bhaktapur ci sono meno problemi, ci sono bus abbastanza frequenti per Kathmandu, perlomeno sino alle 18.

9° GIORNO 1° G.TIBET – Martedì 15 ottobre

Da Kathmandu con Air China volo CA408 ore 12.10 per Lhasa. Oggi si parte per il Tibet, il volo (chiedere i posti a sinistra x vedere l’Everest) parte con 40 min. di ritardo, ne recupera 10, arriviamo alle 16.40; le formalità doganali sono piuttosto lunghe (ci prendono persino le impronte digitali!) però non ci chiedono di aprire le valigie dove avevo nascosto la Lonely Planet. Finalmente usciti dopo oltre 1 h., ci accoglie la nostra guida che ci mette al collo la tradizionale sciarpa tibetana e poi ci accompagna al nostro hotel (l’aeroporto di Gongkar dista circa 60 Km di superstrada da Lhasa) dandoci appuntamento per il giorno dopo per iniziare la visita della capitale del Tibet dal VII secolo, ora molto moderna.

10° GIORNO 2° G.TIBET – Mercoledì 16 ottobre

LHASA Jokhang temple, Barkhor Street, monastero di Sera – Alla mattina raggiungiamo il tempio Jokhang, la più importante costruzione religiosa del Tibet, nel cuore del Barkhor, meta di tanti fedeli che lo percorrono in senso orario; molti tengono in mano il “ma ne lhak kor”, un bastoncino sul quale è montato un piccolo cilindro girevole al cui interno c’è un rotolino di carta dove è stampato più volte il mantra “om mani padme hum”; se si agita il manico il tamburello ruota e le preghiere vanno in cielo. Il tempio fu fondato nel 639 per ospitare la statua di Jowo Sakyamuni, qui portata dalla principessa cinese Wen Cheng, futura moglie del re Songtsen Gampo, in quell’occasione il re si convertì al buddhismo e fece costruire questo maestoso tempio. La cappella dove c’è questa statua è la più venerata di tutto il tempio, accanto c’è la bellissima cappella con la grande statua di Chenresig a cavallo di un leone delle nevi. Al pomeriggio visitiamo il monastero di Sera, a 6 Km. da Lhasa, fondato nel 1419, ospitava 5000 religiosi, oggi ridotti a 400; è un importante centro della cultura Gelugpa, fondato da un discepolo di Tsongkhapa. Ci sono 3 collegi: noi visitiamo quello di Sera Je, il più importante, unendoci alla fila dei pellegrini che si mettono in coda per venerare Tamdrin (la divinità tutelare più venerata a Sera), nella cappella più importante del complesso. In un’altra cappella c’è un’antica statua del Buddha Sakyamuni del XV° secolo. Merita la visita anche la grande sala delle riunioni che risale al 1710; anche al suo interno ci sono interessanti cappelle e il grande trono del XIII Dalai Lama. Ma la cosa più curiosa è assistere, nel vicino cortile, al dibattito tra i monaci che discutono le teorie buddiste apprese durante gli studi, sottolineandole con chiassosi battimani: è una cosa talmente curiosa che mi viene il dubbio che sia organizzata per i turisti! Vicinissimo c’è il monastero di Pabonka, risale al VII sec., qui ha meditato Guru Rinpoche; purtroppo non era in programma, pertanto la nostra guida temporeggia e alla fine ci riporta in hotel senza averne fatto la visita.

11° GIORNO 3° G.TIBET – Giovedì 17 ottobre

LHASA Potala o winter Palace, Norbulingka summer palace – La visita al Potala (residenza dei Dalai Lama a partire dal quinto) è stata prenotata per le 12.20, la guida ci viene a prendere alle 10, quando scendiamo dall’auto il Potala appare ancor più grande che nelle foto, alto 13 piani su 117 mt. e ampio 400 mt., con più di mille sale, è veramente uno spettacolo ammirarlo. La prima costruzione del re Songtsen Gampo risaliva al VII° sec., l’attuale è iniziata nel 1645, col 5.to Dalai Lama. L’attuale Dalai Lama (il 14.mo) dovette fuggire nel 1959, anno in cui l’esercito cinese occupò il Tibet, ora vive in esilio a Dharamsala in India dove risiede pure il Governo tibetano in esilio. Il palazzo è diviso in due parti, il palazzo Bianco (sottostante) ed il palazzo Rosso (soprastante). Saliamo con calma, data l’altitudine, le 3 rampe di scale che conducono al palazzo Bianco, quello amministrativo, dove il Dalai Lama riceveva gli ospiti e dove aveva il proprio appartamento che purtroppo non si può visitare. Salendo passiamo al palazzo Rosso (con funzioni religiose e ospitante la biblioteca), con le tombe, molto sfarzose e ricoperte da quintali d’oro, dal 5.to al 12.mo Dalai Lama e con alcuni bei mandala tridimensionali. Peccato che la visita duri soltanto 50 minuti, per contingentare l’affluenza dei visitatori, in pratica le magnifiche opere d’arte qui conservate si ammirano camminando senza fermarsi! Usciti dal Potala visitiamo il Nurbulingka, o Palazzo d’Estate, la residenza estiva dei Dalai Lama dal 1780 al 1950, anch’esso patrimonio dell’Umanità Unesco, circondato da un bel parco con giardini fioriti; da qui il 14.mo Dalai Lama, quello attuale, è fuggito nel 1959. Terminata questa visita, tutto sommato se ne poteva fare anche a meno, mangiamo con la nostra guida all’Old Tibetan Kitchen e poi rientriamo in hotel; poco dopo usciamo, visitiamo il collegio tantrico Gyume Tratsang e il monastero di Meru Sarpa e poi facciamo un giro nel quartiere Barkhor.

12° GIORNO 4° G.TIBET – Venerdì 18 ottobre

LHASA monastero di Drepung, tempio di Nechung, tempio Ramoche, monastero femminile Ani Tsangkuk – In mattinata, a 8 km da Lhasa, visitiamo il monastero di Drepung, in mezzo alle montagne in posizione molto suggestiva; era il più grande e ricco del Tibet e ospitava 8000 monaci, oggi ne sono rimasti 200. Fondato nel 1416 dal monaco Jamyang Choje, discepolo di Lama Tsongkhapa, fu per secoli la prima università monastica del paese e sede dell’ordine dei monaci Gelugpa anche chiamati berretti gialli per il colore del cappello. Ingrandito dal 5.to Dalai Lama, comprende il palazzo Ganden, 4 collegi, una cucina con enormi pentoloni (per 8000 monaci) e la Grande Sala delle riunioni con una cappella dedicata a Buddha Sakyamuni. Poi visitiamo il vicino monastero di Nechung, a 10 min. in discesa, residenza dell’oracolo di stato (anch’esso fuggito nel 1959 assieme al Dalai Lama) e con affreschi fra i più belli del Tibet. Dopo pranzo, rientrati a Lhasa, visitiamo il tempio di Ramoche; è della stessa epoca del Jokhang ed è il secondo tempio più sacro di tutto il Tibet (ospita la statua di Sakyamuni all’età di 8 anni), poco oltre visitiamo il tempio Tsepak Lhakhang ed infine il monastero femminile di Ani Tsangkhung dove assistiamo alle preghiere serali delle monache. Salutiamo la nostra guida e ci immergiamo nelle viuzze del centro, poi mangiamo da Tashi I dove provo la specialità locale, i bobi, una specie di involtini primavera che ti devi preparare da solo, ma non mi hanno soddisfatto.

13° GIORNO 5° G.TIBET – Sabato 19 ottobre

Monastero di Ganden e Drak Yerpa Hermitage Cave Monastery – Dopo un bel tratto in autostrada ci inerpichiamo per una strada di montagna tutta tornanti tipo quella dello Stelvio che in 10 min. ci porta da 3650 a 4250 mt. sino al complesso monastico di Ganden a 50 Km. da Lhasa. La vista sul complesso monastico (in gran parte bombardato e distrutto dai cinesi durante la loro “liberazione” del Tibet) è fantastica, facciamo alcune foto e poi, con la nostra guida, facciamo anche noi il Kora con i pellegrini. Il sentiero dapprima sale (vista l’altezza ci fermiamo più volte a riprendere fiato, peraltro fa anche abbastanza freddo) ma poi procede in piano, ad anello, intorno al monte, con una bella vista sulla sottostante ampia vallata. Vediamo delle aquile, la guida ci spiega che volteggiano in cerca di cadaveri da spolpare, visto che qui i defunti vengono tagliati a pezzi e depositati su piazzuole dove scendono le aquile per cibarsene. Una volta spolpati, le ossa si bruciano e poi vengono disperse le ceneri. Visitiamo l’eremo di Tsongkhapa e poi andiamo a vedere la sua tomba, o meglio, la sua ricostruzione, dopo la devastazione perpetrata dai cinesi che hanno profanato anche la sua sepoltura. Purtroppo la grande sala delle riunioni è chiusa e quindi dopo un rapido pranzo saliamo in auto e partiamo alla volta degli eremi di Drak Yerpa, anche qui la strada sale, questa volta arriviamo a 4400 mt. Lasciata l’auto nel parcheggio sottostante, ci inerpichiamo a piedi lungo la montagna per vedere i santuari costruiti alle entrate delle grotte in cui meditavano famosi monaci come guru Rimpoche o re come Songtsen Gampo. Anche qui la vista sulla vallata sottostante è splendida, molto bello anche lo spettacolo di questi santuari abbarbicati alle pareti del monte, tra cielo e terra. Fra i tanti santuari-grotta, degni di nota quello dove meditava il re Songtsen Gampo e quello di Guru Rinpoche. Terminata la visita, rientriamo a Lhasa valicando il passo di Ngachen-la (3980 mt.) decorato con tantissime bandiere di preghiera; arrivati in città ci facciamo un giro in centro (zona Barkhor) per visitare il Mani Lhakhang, una piccola cappella con un’enorme ruota di preghiera, e, a pochi metri, il tempio Jampa Lhakhang; salendo al piano superiore i pellegrini vengono benedetti con uno spruzzo di acqua santa. A destra del Mani Lhakhang si trova la vecchia prigione cittadina con i sotterranei chiamati Nangtse Shar. Concludiamo la giornata allo Snowland dove mangiamo bene spendendo 105 Yuan.

14° GIORNO 6° G.TIBET – Domenica 20 ottobre

Primo dei 2 gg. a sud-est di Lhasa Da Lhasa a Tsedang (220 km, 3 h. di viaggio) monasteri di Dratang e Mindroling, tempio di Trandruk – All’inizio facciamo la superstrada che porta all’aeroporto di Lhasa, poi deviamo percorrendo la valle del fiume Yarlung, che nasce alle pendici del monte Kailash e, dopo aver attraversato tutto l’altopiano tibetano, entra in territorio indiano con il nome di Brahmaputra. Anzitutto visitiamo il monastero di Dratang che merita per i suoi dipinti murali dell’XI secolo, poi, con una deviazione di 8 Km., raggiungiamo il monastero di Mindroling, il più importante monastero tra quelli appartenenti alla setta dei Berretti Rossi (Nyingmapa); tra gli allievi del lama fondatore (Terdak Lingpa) ci fu il quinto Dalai Lama, in una cappella al piano superiore è custodito un antico thangka donato dal primo al secondo con le impronte delle sue mani e dei suoi piedi e uno specchio che allontana le malattie se ci si specchia! Facciamo una sosta al nostro hotel (il Shamchu) a Tsedang (3600 mt.) e nel pomeriggio visitiamo il tempio di Trandruk (7 Km.a sud di Tsedang, risalente al regno di Songtsen Gampo, nel VII sec. Dei tre monasteri è quello che mi è piaciuto di più anche se, come molti altri monasteri in Tibet, è stato devastato durante la Rivoluzione Culturale dalle Guardie Rosse. Tralasciando il resto, che merita comunque, al piano di sopra si trova un thangka di Chenresig realizzato con 29.000 perle che è un vero capolavoro e un altro thangka più antico che raffigura Sakyamuni; terminata la visita rientriamo in hotel.

15° GIORNO 7° G.TIBET – Lunedì 21 ottobre

Secondo dei 2 gg. a sud-est di Lhasa Tsedang-Yumbulagang-Samye (70 Km., 3 h circa) – Visitiamo dapprima il monastero-fortezza di Yumbulagang che si erge su una roccia che domina tutta la valle; si fatica a salire in cima, vista l’altitudine, ma la vista ne vale la pena. Poi, a circa 50 km. da Tsedang, raggiungiamo Samye e andiamo in hotel dove ci riposiamo un po’; alle 15, con la guida, visitiamo il monastero di Samye (3556 mt.) che racchiude tre stili indiano, tibetano, cinese. E’ molto importante anche perché è stato il primo monastero buddhista del Tibet, la sua fondazione risale infatti al periodo tra il 765 e il 780 e la sua pianta complessiva simboleggia un enorme mandala rappresentante l’universo buddhista, con il tempio centrale a rappresentare il monte Meru e le sue mura circolari e i templi intorno a rappresentare gli oceani, i continenti e i subcontinenti. L’entrata costa 40 yuan e la possibilità di fare foto 150 yuan. Anche se non gode di una posizione particolarmente bella rispetto ad altri monasteri mi è piaciuto molto per la sua atmosfera e per gli altri edifici di culto ed i giardini che lo circondano. Per contro, Samye non offre molto, l’hotel migliore, il Samye Monastery hotel, è di bassa categoria e l’unico valido ristorante in zona era chiuso per ristrutturazione, gli altri sono piuttosto scarsi, non solo non si parla inglese, ma non esistono neanche menù con traduzioni in inglese, sono solo in cinese e tibetano.

16° GIORNO 8° G.TIBET – Martedì 22 ottobre

Samye – Gyantse (220 Km, 5 h) – Questo tratto è lunghissimo, ci sono 5 h almeno di viaggio effettivo, per non parlare dei vari controlli che, aggiunti alle doverose soste per ammirare il panorama, fanno sì che le ore di percorrenza diventino almeno 7 e mezza. Il consiglio che vi do è quello di chiedere alla guida di partire da Samye verso le 8 di mattina, non più tardi. Noi partiamo verso le 8.45 e quasi un’ora dopo arriviamo al monastero di Dorje Drak, che mi ha abbastanza deluso, anzitutto per il fatto che è stato completamente ricostruito dopo le distruzioni perpetrate dalle Guardie Rosse e poi perché la posizione non è granché, essendo posizionato poco al di sopra della strada. Dopo aver costeggiato per un po’ il fiume Yarlung Tsangpo (in India prenderà il nome Brahmaputra) di cui facciamo alcune foto, la strada si inerpica tortuosamente sino al passo di Khamba-la (4794 mt.) da cui si gode una vista spettacolare sul lago Yamdrok-tso, a quota 4441 mt. e sul monte Nozin Kang Sa (7223 mt.). A forma di scorpione, è il terzo lago del Tibet e uno dei 4 laghi sacri del Tibet; costeggiamo il lago arrivando al paese di Nangartse, poi risaliamo e poco prima del passo Karo La ci fermiamo ad ammirare il ghiacciaio che scende dal monte Nozin Kang Sa, poi arriviamo al passo di Karo La (5050 mt.) dove ci fermiamo per fotografare l’imponente ghiacciaio Karo La Glacier. Scendendo di quota, a circa 60 Km. da Gyantse, c’è un belvedere affacciato sul bacino idrico di Manak. Sui passi ci sono migliaia di bandiere di preghiera, la temperatura è poco sopra lo zero, ci sono tibetani che vendono oggetti d’artigianato oppure offrono la possibilità di farsi fotografare a pagamento con yak o grossi cani tipo i San Bernardo; lungo il percorso ci sono posti di blocco dove la guida scende e presenta il nostro permesso, ci sono tratti che vanno percorsi a 30 Km./h, allora si deve procedere lentamente o ci si ferma a fotografare.

Finalmente arriviamo a Gyantse, (3980 mt.), che in passato fu un importante centro delle carovaniere per l’India, il Nepal e il Bhutan; una muraglia corre lungo la dorsale della montagna fino allo Dzong (fortezza) semidistrutto dalla cui sommità si gode una bella vista sulla città. A Gyantse visitiamo il monastero di Pelkhor Chode, fondato nel 1418 dai Sakyapa, al cui interno coabitavano gruppi di monaci di varie sette e il Kumbum, il “chorten delle centomila immagini”, un gioiello architettonico edificato nel 1427, che si sviluppa su sette piani (è alto 32 mt.) che si restringono fino alla sommità dorata sotto la quale quattro coppie di occhi del Buddha guardano ai quattro punti cardinali. Il percorso che i fedeli seguono per raggiungerne la cima visitando le 108 cappelle (n.ro sacro a Buddha, anche il rosario tibetano, mala, ha 108 grani) decorate con statue, altorilievi e pitture di divinità, santi, maestri e demoni, non è altro che l’ideale percorso iniziatico dell’uomo verso l’Illuminazione e il Nirvana. N.B. Portare torcia

17° GIORNO 9° G.TIBET – Mercoledì 23 ottobre

GYANTSE – Monastero di Shalu – SHIGATSE (90+8 Km, 2 h) – 90 Km. di strada pianeggiante separano Gyantse da Shigatse; a 20 Km. da Shigatse raggiungiamo con una deviazione di 4 Km. il monastero di Shalu; fondato nel 1040, tra i più antichi, autentici e mistici di tutto il Tibet, con tegole smaltate di verde secondo lo stile cinese e con la parte centrale scampata alla Rivoluzione Culturale. È fra quelli che mi sono piaciuti di più, sia per gli affreschi del XIV sec. con influssi cinesi, mongoli e nepalesi, che per le statue in pietra, in porcellana o in legno contenute nelle cappelle a piano terra e al piano superiore. Peccato davvero che nessuna organizzazione, UNESCO in testa, faccia nulla per avviare il loro restauro. A Shigatse (3840 mt.) andiamo prima al nostro hotel a posare i bagagli e a riposare un poco, poi alle 14.30 andiamo a visitare il monastero di Tashilhumpo, uno dei pochi parzialmente scampati alla Rivoluzione Culturale, che ospita il Panchem Lama, il 2.do capo religioso del Tibet; fu fondato nel 1447 dal primo Dalai Lama, Gendun Drup ed è il complesso monastico più esteso di tutto il Tibet, ci vivono 1000 monaci dell’ordine Gelugpa, nelle tante sale ci sono sculture, affreschi, antichi libri e opere d’arte. All’interno ricorre una svastica scolpita, che per i tibetani simboleggia il sole e la protezione. Iniziamo la visita con la cappella di Jampa che ospita un’enorme statua di Maitreya, il Buddha del futuro, alta 26 metri, per realizzarla ci sono voluti 900 artigiani, 4 anni di lavoro e 300 Kg. d’oro; per fare foto all’interno bisogna pagare ben 1500 yuan e per filmare addirittura 1800 yuan! Poi proseguiamo con la tomba del 10.mo Panchen Lama (difensore dei tibetani e morto nel 1989) ma purtroppo è chiusa per restauri, allora andiamo a vedere la tomba del 4.to Panchen Lama e le tombe dal 5.to al 9.no Panchen Lama, tutte molto belle e riccamente decorate; concludiamo la visita col tempio di Kelsang (è l’edificio più antico, risale al XV sec.), con un ampio cortile e con una bella sala delle riunioni nella quale si può ammirare l’imponente trono del Panchen Lama; nella cappella centrale è conservata una bella statua di Sakyamuni. Da vedere anche il museo WORDO che però, a causa delle pessime indicazioni fornite dalla Lonely Planet, non troviamo.

18° GIORNO 10° G. TIBET – Giovedì 24 ottobre

SHIGATSE – Nartang – Sakya – SHEGAR (280 Km. di cui 24 deviazione A/R x Sakya e 14 deviazione A/R x Shegar, 5 h. e 30 min. escluse soste) – Poco dopo la partenza sostiamo al monastero di Nartang o Natang (risale al XII° sec.) che non è niente di che, ci era stato proposto dall’agenzia, ma è meglio optare per qualche altro monastero. Dopo un bel po’ di strada, valicato il passo Tropu-la (4540 mt., la nostra guida però dice oltre 4700) facciamo una deviazione x visitare uno dei più importanti complessi monastici del Tibet, quello di Sakya (visita 1 h e 30) a quota 4316 mt.; è uno dei siti monastici che mi è piaciuto di più, a parte l’inconsueto colore nero con strisce bianche e rosse, colpisce la sala delle riunioni con enormi colonne di legno che raggiungono 16 mt. di altezza e una serie di grosse statue di Buddha che al loro interno custodiscono i resti degli abati del monastero. Sakya dette i natali a uno dei principali ordini del buddhismo tibetano: quello dei Sakyapa (gli altri sono: Nyingmapa, Kagyupa e Gelugpa). C’è un’importantissima raccolta di testi sacri originali (12.000) racchiusi in una stanza buia e immensa, con volumi che pesano fino a 300 kg, uno è profondo 1,8 mt.; sono stati tradotti dal sanscrito al tibetano centinaia di anni fa. Oltrepassata Lhatse (si pronuncia Lazì) facciamo una sosta al passo Gyatso-la che con i suoi 5248 mt. sarà il punto più alto del nostro viaggio, pertanto una foto è d’obbligo, c’è il sole, quindi non fa molto freddo. C’è un grande arco metallico, che attraversa la strada, ricoperto di bandiere di preghiera, con la scritta “You are now entering Qomolangma national park” dove “Qomolangma” è il nome tibetano dell’Everest. Ci fermiamo anche dopo una quindicina di Km. per vedere l’Everest e finalmente, in lontananza, lo vediamo assieme al Lhotse alla sua sinistra e al Cho Oyu alla sua destra. Arrivati a Baber, deviamo per Shegar (4.150 mt.) dove visitiamo il monastero Shegar Chode (ordine Gelugpa), fondato nel 1266; purtroppo nel 1959 è stato raso al suolo dai cinesi. Quando siamo andati noi ferveva ancora la ricostruzione, comunque la sua visita non merita, all’interno c’è solo una piccola sala che non ha nulla a che vedere con la ricchezza degli altri monasteri; in compenso sono molto suggestive le rovine dello Dzong (o Forte di Cristallo) arroccato su un’alta rupe al di sopra del monastero. Terminata la visita rientriamo a Baber (4250 mt.) dove pernottiamo.

19° GIORNO 11° G. TIBET – Venerdì 25 ottobre

BABER – Campo Base dell’Everest e Monastero di Rongbuk – OLD TINGRI (4330 m) (101 km di strada asfaltata all’andata da Baber a Rongbuk, in 3 ore circa, e 70 Km. al ritorno per Tingri con strada in buona parte sterrata) – Partenza alle 6 per il campo base dell’Everest, quasi subito, appena passato Chay, c’è il primo controllo, poi si sale al passo Pang La (5206 mt.) dove aspettiamo l’alba; c’è molto freddo ma il panorama ci ripaga, appena spunta l’alba inizia lo spettacolo, e che spettacolo! Vediamo distintamente, da sinistra a destra, ben 5 ottomila: il Makalu (8463 mt, una piramide come il Cervino), il Lhotse (8516, un poco dietro l’Everest), l’Everest (8848), il Cho Oyu (8201) e, in lontananza, il Shishapangma (8012). Poi scendiamo a valle con una strada tutta tornanti al cui confronto quella dello Stelvio è un’autostrada, infine scendiamo dall’auto e prendiamo, assieme ad altri turisti, il bus che ci porterà al campo base dell’Everest con un percorso in salita di circa 30 minuti. In realtà quella di arrivare al campo base è una bufala che utilizzano le agenzie locali, perché da poco più di un anno i cinesi ne hanno proibito l’accesso ai turisti; adesso il bus ferma al monastero di Rongbuk (5100 mt.) che si trova a circa 8 Km. dal campo base vero e proprio; per prima cosa visitiamo questo piccolo monastero che, assieme al Dira Puk vicino al Monte Kailash, è il più alto del mondo; primato a parte, il piccolo monastero, anch’esso purtroppo distrutto dai cinesi e, in parte, riedificato, non merita più di tanto. Proseguiamo ancora per 500 mt. in direzione dell’Everest (oltre non si può andare, c’è un cartello che vieta l’accesso ai turisti) e facciamo alcune foto; purtroppo la cima è coperta dalle nuvole e quindi non riusciamo a vedere la parete nord dell’Everest (alta 3500 mt.) pertanto, con l’amaro in bocca, riprendiamo il bus. Arrivati al minivan ci dirigiamo a Tingri (chiamato anche Old Tingri) dove pernottiamo; attenzione, Tingri è una fila di case in mezzo al nulla, anche se si allunga il percorso, meglio ritornare a Baber dove ci sono sistemazioni con ristorante annesso molto migliori, anche perché a Tingri non c’è riscaldamento e, d’ottobre, non è il massimo.

20° GIORNO – 12° G.TIBET – Sabato 26 ottobre

OLD TINGRI –Peiku-tso lake – Dzongka – KYIRONG (300 Km, 5 h., strada asfaltata) – Partiamo, dopo aver fatto colazione con guida e autista, verso le 9.30; il cielo davanti a noi è azzurro, non è così alle nostre spalle dove vediamo, ancora una volta, in lontananza, l’Everest in mezzo a nuvole scure. Proseguiamo e, sulla nostra destra, iniziamo a vedere il Shishapangma (8012 mt.), che ci accompagnerà per un bel po’ di strada; lo spettacolo è bellissimo, in particolare quando costeggiamo il lago Peiku-tso (4590 mt.), dove godiamo dello spettacolo di molte vette della catena himalayana. La strada sale e arriva a quasi 5000 mt, poi si infila in una gola e si biforca, sulla sinistra c’è la strada che porta al campo base del Shishapangma e a Zhangmu, da cui in passato si passava in Nepal, ora la strada è chiusa a causa del terremoto del 2015. Noi prendiamo la strada sulla destra che porta al monte Kilash e a Kyirong, dopo un po’ la strada si inerpica con moltissimi tornanti arrivando al passo di Gudalak (5236 mt.) dove ci fermiamo, nonostante faccia un freddo cane, per contemplare ancora una volta il magnifico spettacolo di un altro bel pezzo di catena himalayana che si staglia proprio di fronte a noi; poi, sempre tra mille tornanti, scendiamo a valle e imbocchiamo il bivio per Kyirong e per la frontiera col Nepal. Dapprima la strada si snoda in una gola arida, poi, sempre scendendo, il paesaggio cambia e diventa quasi alpino con boschi di pini e montagne innevate ma di soli?! 5000 mt. anziché 7000 o 8000. Arriviamo infine a Kyirong (2700 mt.) dove pernottiamo.

21° GIORNO – 13° G.TIBET – Domenica 27 ottobre

KYIRONG – Rasuwagadi (frontiera) – Syabrubesi – Dunche – Trisuli – Kakani (passo di 2030 mt.) – KATHMANDU (180 Km., 9 h) (150 Km. 6 ore) – Alle 9 partiamo da Kyirong per raggiungere la frontiera col Nepal dopo 22 Km.; la frontiera apre alle 10, aspettiamo un pò e poi, dopo i soliti estenuanti controlli, salutiamo la nostra guida che ci lascia nelle mani del nostro autista nepalese col quale finalmente passiamo in Nepal dove aprono le valigie a tutti, giusto per darci il benvenuto! Poi raggiungiamo il fuoristrada e dopo un pò ci fermiamo per un ulteriore controllo della polizia nepalese, pertanto ci mettiamo in marcia soltanto alle 11.30 (ora tibetana) cioè alle 9.15 ora nepalese. La strada (chiamarla strada è un eufemismo) è un disastro, è una pista delle peggiori, senza un fuoristrada sarebbe impossibile percorrerla, attraversiamo guadi, entriamo in buche incredibili e sfioriamo più volte il ciglio del burrone in fondo al quale scorre il fiume Trisuli. In compenso il paesaggio montano è molto bello, ogni tanto incontriamo qualche piccolo villaggio. A metà strada ci fermiamo a mangiare a Trisuli, da qui la strada migliora un poco perché a tratti è asfaltata ed è più larga; vicino a Kathmandu, da un passo a 2000 mt. abbiamo modo di ammirare una parte della catena himalayana, finalmente, dopo 6 ore di viaggio e un mal di schiena dovuto alle buche, arriviamo a Kathmandu. Poiché è ancora presto, dopo aver posato le valigie in albergo, usciamo per fare ancora un giro dalle parti di Asan Tole e di Indra Chowk.

22° GIORNO – Lunedì 28 ottobre

Kathmandu – Chitwan Park 136 Km., 4 h e 30 con auto – Alle 6 l’autista inviato dall’agenzia ci viene a prendere per portarci al Chitwan Park dove bisogna arrivare per le 12.30, in tempo utile per il pranzo e per le successive attività. Il viaggio procede bene finché, dopo circa 100 Km., buchiamo una gomma, sarebbe niente se la ruota di scorta non fosse sgonfia, l’autista ci lascia con l’auto, si fa dare un passaggio e porta la gomma a gonfiare, torna dopo un’ora e finalmente ripartiamo; purtroppo non è finita con i ritardi, perché l’autista non sa dov’è il nostro resort, brancola nel buio, si ferma almeno una ventina di volte a chiedere indicazioni, perdiamo un’altra ora, finalmente arriviamo alle 12.30, appena in tempo per mangiare, 6 ore e mezza dopo la partenza: col bus ci avremmo messo 6 ore e avremmo risparmiato almeno 90 Euro!! Al pomeriggio abbiamo un “safari” con l’elefante, abbastanza bello perché vediamo due coccodrilli, due rinoceronti (mamma e figlio), un gruppo di cervi e parecchi pavoni, poi, dopo una pausa di 2 ore, vediamo uno spettacolo abbastanza interessante di danze tharu, il gruppo etnico che abita questa zona.

23° GIORNO – Martedì 29 ottobre

Mattina Chitwan Park, alle 9 trasferimento a Lumbini (160 Km, 4 h.) – Sveglia alle 6, alle 6.30 un guardiano del parco ci porta a fare una passeggiata al villaggio Tharu, alle 7.30 si ritorna per fare colazione e alle 9 finisce il programma, per cui subito dopo partiamo per Lumbini. Questo programma al Jungle Villa Resort mi ha deluso, mi aspettavo qualcosa di più dal pacchetto acquistato, invece, a parte l’ora circa trascorsa sull’elefante, c’è stato solo uno spettacolo di danze tharu (poco più di mezz’ora) e, la mattina dopo, la passeggiata di neanche un’ora. Mi aspettavo di stare di più a contatto con la natura, in pratica che la passeggiata durasse almeno un paio d’ore, invece è stata un’esperienza negativa, che non consiglio, a meno di non andare da soli e poi contattare direttamente un’agenzia locale che sia in grado di organizzare un giro nella giungla di almeno mezza giornata, a piedi o col fuoristrada. Arrivati a Lumbini alle 14 dopo circa 4 ore, posate le valigie in hotel, contatto subito l’agenzia del Lumbini Village Lodge per andare a Tilaurakot, il tour è fattibile da subito con auto privata, partiamo dopo 15 minuti. Il giro è interessante, dapprima ci rechiamo a Kudan (l’antica Nigrodharama) dove le rovine di alcuni stupa ricordano il fratello minore del Buddha che si era fatto monaco in quel luogo; poi ci spostiamo a Tilaurakot dove sono state portate alla luce le rovine dell’antica città di Kapilavastu, dove regnavano i genitori del principe Siddartha Gautama che visse lì i suoi primi 29 anni prima di diventare il Buddha, cioè l’Illuminato. Infine andiamo a vedere i due stupa (restano le sole fondamenta) eretti, sembra, in onore dei genitori di Buddha.

24° GIORNO – Mercoledì 30 ottobre

Visita Lumbini, intera giornata – Giornata molto faticosa, dedicata alla visita, a piedi, dell’area, in Lumbini, dove è nato il Buddha. L’area si estende infatti su un rettangolo di 2×3 Km., per non parlare della pagoda della pace, che richiede un ulteriore percorso A/R di circa 3 Km. In totale abbiamo fatto almeno 10 Km., avendo visitato non solo il tempio di Maya Devi (la mamma del Buddha) e il luogo esatto dove il Buddha è nato, ma anche una ventina di templi eretti in quell’area da molte nazioni buddiste, ognuno con la specificità costruttiva della nazione di appartenenza. Degni di nota il tempio sudcoreano, quello cinese, quello thailandese, quello cambogiano e quello del Myanmar.

25° GIORNO – Giovedì 31 ottobre

Lumbini – Bharatpur (160 Km 3 h 30 min.) e Bharatpur – Kathmandu (150 Km. 4 h 30 min.) – Oggi ci aspetta il viaggio di trasferimento a Kathmandu, poche soste lungo la strada, c’è molto traffico, arriviamo al nostro solito hotel verso le 16, ci riposiamo un’oretta; poi usciamo a fare un giro, anche per fare gli ultimi acquisti. 26° GIORNO Venerdì 1 novembre Kathmandu Itinerario a piedi a sud di Durbar Square e Thamel. In mattinata esploriamo la zona a sud di Durbar Square, niente di particolare, qualche tempio discreto e nulla più. Cercavamo anche un ufficio postale per acquistare i francobolli per le cartoline da spedire, ma l’ufficio centrale è stato distrutto dal terremoto e nessuno ha saputo indicarmi un’alternativa (in alcuni casi ho invece ricevuto informazioni sbagliate), sembra che nella capitale non ci sia più un ufficio postale, una bella vergogna!

Dopo una pausa in hotel per pranzare, ci dirigiamo nella zona di Thamel, vediamo prima un tempio e l’ex palazzo reale di Nayariti, poi ci dedichiamo allo shopping; Thamel è il massimo, in una zona molto estesa ci sono migliaia di negozi che vendono di tutto, dagli articoli per il trekking e l’alpinismo alle cartine dettagliate delle varie zone dell’Himalaya, dalle magliette ricamate a mano ai gioielli e ai famosi coltelli usati dai Gurka, truppe scelte dell’esercito inglese. Verso le 18 rientriamo in hotel dove mangiamo e poi su in camera a preparare le valigie per il rientro in Italia.

27° GIORNO – Sabato 2 novembre

Rientro in Italia – Da Kathmandu partiamo per Delhi alle 10.05 (in realtà partiamo quasi un’ora dopo) con volo Air India AI 214, arriviamo alle 12.15 anziché alle 11.15; da Delhi dovremmo partire per Malpensa alle 14.20 (ma anche in questo caso partiamo con un’ora di ritardo), sempre con un volo Air India (AI137). Naturalmente il ritardo viene mantenuto, per risparmiare sul carburante e quindi arriviamo a Malpensa alle 19.30 anziché alle 18.30, mai più con Air India. Dulcis in fundo, i nostri bagagli arrivano oltre mezz’ora dopo il che ci fa saltare il bus per la stazione centrale dove alle 21.15 avremmo dovuto prendere l’ultimo treno per Genova. Non ci resta che noleggiare un’auto con la quale, stanchi morti (ma comunque soddisfatti per il bellissimo viaggio) arriviamo a casa quasi a mezzanotte!

HOTEL NEPAL

Chitwan Park: Jungle Villa Resort, nel complesso è bello, con casette sparse attorno alla reception e camere molto ampie, attenzione però a non lasciare la porta della camera o del balcone aperti, perchè si infilano insetti (zanzare, ragni, vespe, ecc.); il programma di intrattenimento però mi ha deluso, mi aspettavo qualcosa di più invece, a parte l’ora circa trascorsa sull’elefante, c’è stato solo uno spettacolo di danze tharu (poco più di mezz’ora) e, la mattina dopo, una passeggiata di neanche un’ora. Consiglio pertanto di andare da soli contattando direttamente un’agenzia locale che sia in grado di organizzare un giro nella giungla di almeno mezza giornata, a piedi o col fuoristrada.

Kathmandu: Kathmandu Boutique Hotel, in centro, sotto a Chhetrapati Chowk, 23 USD camera deluxe doppia e colazione; molte recensioni ne danno un giudizio eccellente, io trovo che sia nella media. La posizione è eccellente, anche per cenare è molto valido, si spende poco (in due abbiamo speso 511 RS con 2 coca cola e due piatti) e si mangia bene e il personale è gentile a parte un ragazzo alla reception che sembrava infastidito quando gli chiedevi un’informazione. Per il resto è nella media, con camere abbastanza grandi (meglio quelle nella parte nuova, nell’edificio a fianco) ma la pulizia nelle camere e il rifacimento dei letti avviene solo se glielo chiedete (una volta l’ho chiesto ma alla sera la camera era ancora come l’avevo lasciata). La colazione è sufficiente ma non è certo da ricordare (ad esempio la marmellata sta in un cucchiaino da caffè). Un ultimo consiglio, non fatevi chiamare il taxi dall’hotel, io l’ho fatto e ho pagato 800 rupie per andare in aeroporto, la volta dopo ho preso un taxi fuori dall’hotel direttamente io e ho pagato 500 RS. In definitiva lo consiglio ma solo se vi accontentate.

Lumbini: Hotel Suramma, uno schifo; a parte la camera molto piccola (abbiamo preso la deluxe, mi chiedo come fosse la camera standard!!) e il bagno piccolo e indecente, il grosso problema era costituito dal fatto che, essendo il corridoio che porta alla camera all’aperto, il corridoio e la camera si riempivano di insetti, grilli e altro ancora. Meglio pernottare al vicino Lumbini Village Lodge con una spesa minore ed un’ottima colazione.

HOTEL TIBET

Baber (new Tingri): Qomolangma hotel, non male, con camera spaziosa e riscaldamento che funziona, però al ristorante si mangia da cani e purtroppo non ho notato alternative in zona.

Kyirong: Phuntsok Rabsel hotel, niente di che ma sufficiente.

Lhasa: Fengma Feiyang Hostel, sufficiente, camera pulita ma piccola, personale (una signora) gentile

Gyantse: Yeti hotel, senza infamia e senza lode, però un buon ristorante (ottima la bistecca di yak con patatine)

Shigatse: Gesar hotel, è un nuovissimo hotel 4 stelle, molto bello, buona colazione

Tingri (Old Tingri): Ha Hoo hotel, camere discrete ma senza riscaldamento, d’ottobre non è il massimo.

Tsedang: Shamchu Garden hotel, 3 stelle, molto bello ma il personale non parla inglese, il che è un guaio, soprattutto volendo cenare al ristorante dove non c’è neppure un menu scritto in inglese

RISTORANTI NEPAL

Kathmandu

Markham bistro: si trova nella zona sud di Thamel, abbastanza vicino a Chhetrapati Chowk; ci sono piatti internazionali, nepalesi e tibetani, l’unica pecca è il prezzo un pò più alto che in altri locali perché viene aggiunto il 10% di servizio e su questo totale viene ancora applicato il 13% di imposte, in due abbiamo speso 1230 RS.

Rama’s Kitchen: non lo consiglio, ho scelto un piatto nepalese che consisteva in tante piccole ciotole con condimenti vari e pollo; il pollo doveva essere il cibo principale del piatto: mi sono state servite 4 piccole ossa di pollo con un poco di carne (non più di 30 o 40 grammi) attaccata; in due abbiamo speso 1170 RS, sono uscito dal ristorante che avevo ancora fame.

Nyano resto: È un locale moderno e pulito, con un buon servizio, si mangia bene (ottima la bistecca alla Strogonoff) però è abbastanza caro rispetto alla media, in due abbiamo speso 1617 RS. Si trova nella via che da Chhetrapati Chowk va verso Thamel

Mero Nepali Kitchen: si trova in J P Marg; il servizio è buono, i piatti anche e il prezzo è ottimo, 1050 RS in due

Yangling Tibetan Restaurant: si trova a nord di Chhetrapati Chowk, in una stradina laterale, la gente fa la fila per mangiare i momo (molto buoni quelli fritti), ma ci sono anche parecchi altri piatti, in particolare quelli tibetani. Il servizio è un po’ lento, il prezzo è adeguato; la prima volta in due abbiamo speso 1300 RS (con 3 piatti in due, coca-cola e birra che in Nepal è molto cara), la seconda 570 RS (con due piatti e due coca-cola).

Odan Restaurant: si trova in un vicolo laterale rispetto a Thamel Marg, di fronte al più noto (e più caro) Rosemary Kitchen; il servizio è buono, i piatti pure (anche se non sono molto abbondanti) e il prezzo è ottimo, 750 RS in 2.

Lumbini

GG Cafè & Restaurant, abbiamo mangiato molto bene, personale gentilissimo e prezzo onesto (850 RS in due, mancia compresa) considerando le generose porzioni ricevute; servizio nella norma, attesa circa 15 minuti.

Three Vision Restaurant, cibo appena passabile e prezzi bassi (mix rolls x 2 e 2 coca-cola 440 RS), servizio da dimenticare, abbiamo aspettato un’ora per due mix rolls, incredibile!!

RISTORANTI TIBET

Baber ristorante dell’hotel Qomolangma, mangiato malissimo, un’omelette che era una schifezza, in due abbiamo speso 100 Yuan, ho chiesto una coca cola non fredda e me l’hanno portata dopo averla riscaldata nel microonde, pazzesco!!

Gyantse ristorante dell’hotel Yeti, ottima Bistecca di yak con patatine, 111 Yuan in due

Lhasa Old Tibetan Kitchen, si mangia molto bene, mi è piaciuta molto la carne di yak tagliata a strisce con contorno di fagiolini, ma anche il resto era molto buono, in due, bevendo coca cola, abbiamo speso 105 Yuan

Tashi I ho provato la specialità locale, i bobi, una specie di involtini primavera che devi preparare da solo, ma non mi soddisfano, comunque la spesa è modica, in due abbiamo speso 83 Yuan

Snowland si mangia molto bene, spesa in due 105 Yuan

Samye Tashi restaurant, si trova nella via principale di fronte all’entrata del monastero di Samye, è uno dei pochissimi locali dove c’è un menù in inglese, mangiamo momo abbastanza buoni e spendiamo 88 Yuan, due coca-cola comprese.

Shigatse Songtsen Tibetan Restaurant, il locale si trova nel viale che parte dal Tashilumpo, si mangia discretamente (consiglio la bistecca di yak) e il servizio è veloce, però la quantità è un po’ scarsa, in due abbiamo speso 126 Yuan, un po’ più caro rispetto alla media.

Annotazioni Utili

Fra Italia e Nepal ci sono 2,45 h. di differenza di fuso orario Fra Italia e Cina ci sono 6 h. di differenza di fuso.

Spine OK, ma senza il polo centrale, vanno meglio le prese di tipo tedesco con i poli leggermente più grossi dei nostri, sempre senza polo di terra.

Per telefonare in Italia, in Nepal telefoni pubblici a tariffe irrisorie oppure NCELL a RS 1000 x 15 gg.

Farmaci Diamox: Diuretico che contrasta il mal di montagna

Tachipirina: Contro il mal di testa

Cambi Nepal: 1 Euro = 108,78 RS nel 2014 1 Euro = 124,23 RS il 3/10/2019

Cina: 1 Euro = 6,744 yuan nel 2014 1 Euro = 7,83 yuan CNY il 3/10/2019

Vaccinazioni: non vengono richieste, però in alcuni siti e hotel ci sono zanzare, è bene portarsi spray repellente.

Http://www.salute.gov.it/malattieInfettive/vaccinaz_profil_mondo.jsp

Per informazioni sulla situazione del paese Http://www.viaggiaresicuri.it/index.php?id=3055&country=449

Centrale Operativa Telefonica tel. 06491115 (attivo 24 ore su 24 anche dall’estero)

Dove siamo nel mondo: registrarsi sul sito della Farnesina, è possibile inserire i dati da 30 giorni prima della partenza, al ritorno dopo pochi giorni si viene cancellati in automatico Https://www.dovesiamonelmondo.it/

Cambio: tenete le ricevute di cambio, le chiedono se dovete riconvertire gli yuan in euro alla partenza.

Ambasciate e consolati:

Ambasciata italiana in Cina Http://www.ambpechino.esteri.it/Ambasciata_Pechino

Consolati italiani in Cina Http://www.consshanghai.esteri.it/Consolato_Shanghai

Internet: In Tibet non c’è internet e spesso non si riesce a telefonare in Italia, solo mandare sms (che vengono consegnati dopo parecchie ore)

Visto Nepal

Arrivati a Kathmandu, con la pre Visa compilata si va allo sportello per pagare il costo del visto, poi con la ricevuta del pagamento si fa la fila (quella più corta, per quelli che hanno già effettuato la pre Visa on line) e a questo punto sul passaporto viene messo il visto definitivo con la data di fine validità.



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