Nepal now

Un viaggio diverso da tutti quelli fatti finora. Il Nepal ci ha dato tanto a livello culturale, abbiamo potuto vedere e vivere usi e costumi di un popolo molto distante da noi
Scritto da: Rudy72
nepal now
Partenza il: 25/12/2015
Ritorno il: 06/01/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €

24 dicembre 2015

Ecco finalmente giunta la data per questo viaggio tanto atteso e tanto discusso: il Nepal. Come d’abitudine avevamo organizzato questa vacanza con largo anticipo, prenotando il volo per Kathmandu a febbraio. Poi ad aprile uno dei terremoti più terribili della storia del Nepal ci aveva fatto temere di non poter più visitare questa terra di templi. Non ci siamo fatti prendere dal panico e abbiamo atteso e siamo certi che la nostra decisione sia stata saggia. Ore 18.55 abbiamo il volo con Turkish Airlines da Malpensa. Scalo di 2 ore a Istanbul e poi ore 00.55 volo per la nostra destinazione finale: Kathmandu.

25 dicembre 2015

Atterriamo a Kathmandu verso le 11.45, un po’ in ritardo. L’aeroporto della città sembra essere uscito dal passato. È la nostra prima esperienza in un paese del sud est asiatico e tutto è così strano e nuovo per noi. Osserviamo quello che ci circonda con curiosità e senza giudicare. Siamo qui per arricchirci culturalmente con qualcosa di nuovo. Sbrighiamo le pratiche del visto, della dogana e del ritiro bagagli e per le 13 siamo finalmente fuori dove ci attende l’autista inviatoci dall’albergo. Il traffico è proprio come avevamo letto, caotico e disordinato. Bisogna davvero essere abituati a guidare in certi posti, noi avremmo delle serie difficoltà. L’albergo che abbiamo scelto per queste prime tre notti è l’Osho Home, nel cuore di Thamel. Struttura graziosa con camere confortevoli. Il gestore è poi molto cordiale e ci aiuta a prenotare i biglietti del bus che tra qualche giorno ci porterà a Pokhara e due escursioni che faremo nel prossimi giorni. Ci renderemo conto solo successivamente che il nonostante il buon servizio offertoci dalla guida il prezzo che ci è stato richiesto era elevato. Ci è stata inoltre addebitata una sovrattassa per il pagamento con carta di credito che non abbiamo invece riscontrato da altre parti. Il tempo di una veloce doccia e usciamo a esplorare la città. La nostra destinazione è Durbar Square che raggiungiamo in circa 20 minuti. Si tratta di un dedalo di vie piuttosto che di una vera piazza e i templi dedicati ai vari Dei sono disseminati ovunque. Tante costruzioni sono danneggiate a causa del terremoto di aprile, ma sono comunque visibili e molto belle. Ci fermiamo per un caffè e poi continuiamo il nostro giro. C’è tantissima gente per le strade e, non essendoci marciapiedi, bisogna prestare attenzione alle auto, bici e motorini che sono ovunque! Rientriamo in albergo, ma poco dopo usciamo per andare a cena al vicino Rosemary Kitchen dove, essendo Natale, propongono un Christmas Dinner Menu. Il cibo è molto buono e ci rilassiamo con qualche piacevole bicchiere di vino. Una breve passeggiata e rientriamo in albergo. Il jet lag si fa sentire!

26 dicembre 2015

Quando ci svegliamo ci rendiamo subito conto che quello che avevamo letto sull’inquinamento di Kathmandu corrisponde a realtà. Abbiamo la gola irritata, sicuramente anche a causa della polvere respirata. Facciamo colazione in albergo e alle 10 iniziamo il tour con Thilak, che sarà la nostra ottima guida per due giorni. La mattina la dedichiamo all’incantevole città di Patan. Anche qui ci sono numerosi e stupendi templi. Visitiamo anche il museo all’interno del Palazzo Reale dove possiamo farci un’idea dei vari Dei indù e delle loro caratteristiche. Pranziamo su una terrazza che offre una splendida vista sulla piazza principale e la temperatura al sole è davvero gradevole, sui 15 gradi. Dopo pranzo ritorniamo all’auto e in 10 minuti siamo a Bungamati, un povero villaggio segnato dalla distruzione del terremoto. Qui sorgeva un bel tempio ora purtroppo ridotto in macerie. Vediamo invece il tempio di Ganesha Karia Binayak e altri due piccoli borghi dove le strade sono popolate di cani, anatre e capre. Riprendiamo l’auto e raggiungiamo l’ultima tappa della giornata: Chobar. Qui percorriamo a piedi un suggestivo ponte sospeso su una gola e vediamo poi il tempio di Ganesha, molto grazioso. Torniamo il albergo per le 16 con l’intenzione di bere un te caldo prima di uscire ancora, ma non c’è corrente: in Nepal infatti sono imposti dei blackout di corrente tutti i giorni ad orari programmati.

Usciamo quindi subito e andiamo a vedere il Garden of Dreams. Bel giardino per coppiette. Proseguiamo la passeggiata per scattare qualche foto al suggestivo tempio di Rani Pokhari che sorge in messo a un laghetto artificiale. Compriamo finalmente le maschere anti smog, davvero necessarie per visitare questa città. Ancora una passeggiata per le strade del centro prima di rientrare in albergo per riposarci. Usciamo per andare a cena al vicino Mahaaja ma purtroppo oggi è chiuso. Proviamo a cercare un altro ristorante, il Phat Kath sempre in zona Thamel che avevamo selezionato su TripAdvisor, ma non riusciamo a trovarlo. Decidiamo quindi di fermarci al Maya, ristorante messicano niente male. Peccato per il freddo. Tutti i locali, così come gli alberghi sono privi di riscaldamento, se non per dei condizionatori che però non sempre funzionano a casa della mancanza di corrente elettrica. E poi sarebbero anche completamente inutili poiché tutti i locali, bene o male, hanno terrazze o patii aperti.

27 dicembre 2015

Alle 9, dopo la colazione in albergo, iniziamo il secondo giorno di giro assieme alla nostra ottima guida Thilak. La prima tappa è al suggestivo Pashupatinath, il luogo dedicato alla cremazione dei morti. Ce ne sono diversi in tutta la città, ma come ci spiega Thilak questo è quello più ambito. La famiglia trasporta qui il defunto con mezzi propri, e una volta sul posto è tradizione bagnare i piedi della salma nelle acque del fiume antistante ritenuto sacro. In questo modo lo spirito viene purificato. Poi i parenti allestiscono da loro la pira sulla quale andranno poi a deporre la salma. In 2 o 3 ore potranno poi raccogliere le ceneri da spargere sempre nel fiume, per liberare definitivamente lo spirito. Questo luogo è davvero molto particolare anche perché ci permette di capire alcune differenze tra la nostra cultura e quella asiatica. Il tempio di per sé purtroppo non è accessibile se non agli indù. La nostra seconda tappa è il meraviglioso Stupa di Bodhnath. Purtroppo danneggiato nella sommità a causa del terremoto di aprile. In questo luogo si respira davvero qualcosa di speciale, pace pura. L’area è un luogo sacro per i buddisti e questa è lo Stupa più grande al mondo. Thilak ci dice che in Myanmar forse ne hanno costruito uno leggermente più grande. Ammiriamo le costruzioni che circondano la piazza e ci godiamo la quiete emanata qui. Facciamo un salto al vicino tempio di Gokarna Mahadev, il luogo in cui le persone che hanno perso il padre da poco usano recarsi. Un piccolo tempio vicino al fiume, molto tranquillo e suggestivo. Torniamo per pranzo a Bodhnath dove mangiamo su una terrazza davanti al meraviglioso Stupa. Una vista impagabile. Siamo davvero felici. La destinazione del pomeriggio è Swayambhunath, quello che per gli occidentali è il tempio delle scimmie, perché davvero sono ovunque. Anche questo è un luogo sacro per i buddisti. In cima a una lunga scalinata si trova un grande Stupa e da qui si gode di una bella vista sulla città di Kathmandu, immensa e caotica. Qui l’atmosfera di pace regna sopra al caos dei turisti. All’area si può accedere anche da una strada percorribile in auto, ma secondo i buddisti, si ottiene la purificazione salendo a piedi tutti i gradini. Dopo questo luogo incantevole ci facciamo riportare in albergo e salutiamo il nostro compagno di questi due giorni. Facciamo ancora un giro a Durbar Square e questa volta con più calma riusciamo a goderci meglio gli incredibili palazzi presenti in questa serie di piazze. Questa sera riusciamo finalmente ad andare a cena al Mahaaja che si rivela davvero ottimo. Cibo molto buono e una bella atmosfera per una piacevole serata.

28 dicembre 2015

Sveglia presto questa mattina e dopo la colazione in albergo alle 7.00 siamo al parcheggio dei bus Greenline per Pokhara. Si tratta del servizio bus turistico probabilmente migliore a disposizione. Un po’ più caro, ma vedendo come guidano gli altri autisti ci riteniamo fortunati. Sul bus purtroppo fa davvero freddo, anche in questo caso il riscaldamento non è contemplato. Con il passare delle ore il sole si fa più caldo e si inizia a stare bene. Il panorama sulla vallata è davvero spettacolare ed è anche molto interessante vedere i vari villaggi lungo percorso. Il bus fa più soste nel caso si debba usufruire della toilette. Alle 12 ci viene offerto un buon pranzo al River Side Resort, davvero un posto incantevole. Per le 15 arriviamo a Pokhara dove alla stazione degli autobus i turisti vengono letteralmente presi d’assalto dai taxisti e dagli addetti dei vari alberghi. Ci facciamo portare in quella che sarà la nostra residenza per quattro notti, il grazioso Hotel Middle Path. Si trova a due vie di distanza dal lago e scopriremo poi che è la sistemazione ideale per avere un po’ di tranquillità. A Pokhara dal 28 dicembre all’1 gennaio si svolge infatti il Pokhara Street Festival con bancarelle e musica. Una festa suggestiva e chiassosa, dove tutti si riversano nelle strade. Dopo una breve sosta in albergo andiamo a esplorare per la prima volta la città. La parte ovest del lago è popolata di locali molto hippies dove bere qualcosa con vista lago. Diversi individui cercano di venderci del fumo e per la verità la cosa era frequente anche a Kathmandu. La parte est del lago invece è un’unica lunga strada piena di negozi e ristoranti. Ora ci sono anche bancarelle ovunque per via della festa. La sera ceniamo all’ottimo Maya Pub and Restaurant (attenzione ci sono due locali molto vicini con un nome simile). Non si tratta di un ristorante messicano comunque. Si mangia davvero bene e proviamo per la prima volta i Momo, degli squisiti ravioli di verdure, simili a quelli cinesi. Prendiamo poi il Thali, il tipico piatto nepalese che consiste in una specie di piatto unico con diverse ciotole di cibo differente e l’immancabile riso, davvero ottimo.

29 dicembre 2015

Dopo una buona colazione in camera ci avviamo verso il centro città dove prenotiamo il bus per Chitwan. Purtroppo a causa del blocco delle importazioni di gasolio imposto dall’India la Greenline non effettuano attualmente questo servizio. Sono però gentilissimi e ci dicono che un altro operatore è in grado di soddisfare la nostra richiesta e prenotano loro due posti per noi. Esplicata questa pratica ci dirigiamo alla nostra meta della giornata, la World Peace Pagoda. Una camminata di circa 7 km, prima costeggiando le risaie e poi risalendo la collina attraverso la foresta ci porta a questo Stupa eretto da un monaco giapponese. Il posto è davvero pacifico e si gode di una bella vista dall’alto della città, del lago e della catena himalayana. Pranziamo qui è poi seguiamo un altro sentiero per 45 minuti che porta a un’altra vetta dalla quale si aprono nuove belle vedute sulle risaie della valle e le sempre splendide cime dell’Annapurna. Stanchi ma soddisfatti scendiamo fino al livello del lago dove prendiamo una barca per tornare in paese. La discesa è impegnativa e sinceramente sconsigliamo di accedere da qui allo Stupa. Prima di arrivare in paese chiediamo al barcaiolo di fare una sosta sulla minuscola isoletta che ospita il tempio di Varahi Mandir. Ci riposiamo un po’ in albergo e poi per cena optiamo per il bel Aaknhi Jhyal. Prima di rientrare facciamo ancora una passeggiata per le vie centrali, in mezzo alla folla festante.

30 dicembre 2015

Dopo la colazione in albergo ci rechiamo al lago e affittiamo una barca per la giornata (1000 rupie). L’acqua del lago è una tavola e ci godiamo qualche ora di assoluta pace ammirando il panorama che svetta davanti a noi con la bella catena himalayana. Vero le 14 ci fermiamo a pranzare nel modestissimo chiosco ai piedi della salita per la World Peace Pagoda. Il cibo è comunque buono. Verso le 15.30 lasciamo la barca e torniamo un’oretta in albergo. Verso le 17 prendiamo un taxi (20 $) salire a Sarangkot, dove arriviamo giusto in tempo per assistere al tramonto, davvero molto suggestivo con le cime dell’Annapurna che si tingono di rosa. Torniamo in albergo per una doccia e per la cena di questa sera optiamo per il Byanjan. Locale grazioso che serve un ottimo Paneer BBQ. Il vino al calice però non è niente di particolare e anche i Momo non sono tra i migliori mangiati. Facciamo una passeggiata digestiva, la folla diventa più numerosa man mano che passano i giorni.

31 dicembre 2015

Alle 9.30, come da accordi, il taxista che ieri ci aveva portato a Sarangkot ci aspetta per il tour di oggi. Sarà a nostra disposizione per la giornata con un costo di 40 $. Ci facciamo portare a Begnas Tal Bazar e dalla piazza principale iniziamo una graduale salita che ci porta prima a ad ammirare la vista sul piccolo lago Rupa Tal e poi sul più grande Begnas Tal. Si passeggia in mezzo alla natura, con belle viste sulle risaie attorno. Il sentiero ci permette di vedere diverse abitazioni di contadini e così di farci anche un’idea del loro modo di vivere. Torniamo in paese e ci dirigiamo verso il lago dove incontriamo il nostro taxista che ci spinge a pranzare in un ristorante alquanto dubbio. Non vogliamo essere scortesi e accettiamo. Purtroppo il posto è davvero sporco e anche il cibo è veramente povero. Mangiamo velocemente e poi noleggiamo una barca a remi per un paio d’ore. Ci godiamo un po’ di quiete dall’acqua. Purtroppo oggi è un po’ nuvoloso e l’Annapurna e le altre vette si nascondono alla nostra vista. Rientriamo in albergo per le 15.30 e poi facciamo poi un po’ di shopping in un vicino supermercato. Per cena torniamo al Maya Pub and Restaurant dove il cibo si conferma veramente buono e accompagniamo il tutto con un’ottima bottiglia di rosso australiano. Facciamo una passeggiata in mezzo alla folla che già saluta in nuovo anno.

01 gennaio 2015

Alle 7.30 ci attende il taxi per la stazione degli autobus. Il Mountain Overland non si rivela poi così diverso rispetto al Greenline e costa meno della metà. Anche qui c’è il wi-fi, ma funziona! La strada che conduce a Sauraha è davvero molto dissestata e ci sono parecchi lavori stradali che rallentano il procedere delle vetture. Giungiamo a destinazione verso le 15. Ad attenderci c’è una macchina del River View Jungle Camp, il nostro albergo. In questa stazione degli autobus comunque la situazione è più accettabile che a Pokhara visto che l’esercito non permette a taxisti, tour operator e alberghi vari di prendere d’assalto i turisti. Una volta arrivati al River View Jungle Camp ci viene offerto un te e il proprietario inizia subito a parlarci dei vari tour che possiamo fare. Noi però gli diciamo che voglio pensarci, anche perché dopo il trattamento poco economico riservatoci a Kathmandu vogliamo essere più attenti. Ci accompagnano in camera e la stanza è davvero graziosa, con un bel terrazzo con vista sul fiume dove ci dicono fanno il bagno gli elefanti. Facciamo un giro nel paese e ci fermiamo a prendere un aperitivo al Sunset Bar and Restaurant. Già da qui si vedono i primi coccodrilli che dormono sulla sabbia lungo il fiume e qualche cerbiatto. Mentre torniamo in albergo vediamo gli elefanti con i loro portantini che passeggiano per la strada, davvero imponenti. In albergo ci facciamo fare una proposta per un pacchetto escursioni di 2 giorni e accettiamo quanto ci viene offerto. Ceniamo in un ristorante situato sopra all’ufficio della Greenline. Ricordare il nome è impossibile perché sono tutti uguali! Comunque molto buono.

02 gennaio 2016

Sveglia presto perché alle 7.45 parte il nostro tour. Un paio d’ore di giro in canoa lungo il fiume. La canoa non è altro che un unico lungo pezzo di legno massiccio scavato. Navighiamo veramente a pelo d’acqua e il paesaggio è molto suggestivo, avvolto in una leggera nebbia. La guida ci spiega che l’acqua durante la notte è calda, raggiunge anche i 40 gradi per poi raffreddarsi progressivamente durante il giorno. Avremmo pensato ovviamente il contrario. Durante il giro in canoa vediamo tanti uccelli diversi, anche i bellissimi Martin Pescatore. Aironi, pavoni e tanti coccodrilli e cerbiatti. Qui i coccodrilli sono di due specie, quelli a muso corto che mangiano qualsiasi cosa, pericolosissimi e quelli con un muso molto lungo, quasi un becco (comunque pieno di denti) che si nutrono solo di pesci. Verso le 10 lasciamo la canoa per iniziare il percorso a piedi nella giungla e come prima cosa ci viene spiegato come comportarsi in caso di avvistamento di un animale aggressivo. Camminiamo per lo più in fila indiana, una guida davanti e una dietro. Vediamo quasi subito un orso e sinceramente il primo impatto non è stato quello di scattare una foto. Fortunatamente non ha intenzione di attaccarci e prosegue per la sua strada. Proseguiamo la camminata nella giungla e ci fermiamo a mangiare nei pressi di un piccolo stagno. Nel pomeriggio vediamo un rinoceronte che mangia vicino a un laghetto. La nostra guida cammina molto velocemente e facciamo circa 20 km a piedi. Torniamo in albergo stanchi ma contenti. Purtroppo una volta arrivati in camera ci accorgiamo che non è stata pulita. Lo facciamo presente al titolare che si inventa al momento la scusa che la camera viene sistemata ogni due giorni. Ceniamo in un altro ristorante vicino all’ingresso del parco. Posto modesto ma ottima cucina, come spesso ci è capitato.

03 gennaio 2016

Sempre sveglia presto e colazione in albergo. Anche oggi il servizio è allucinante, quindi la brutta impressione avuta il giorno prima non era stato un caso isolato. Veniamo serviti dopo oltre 20 minuti di attesa e dobbiamo chiedere cose che sarebbe ovvio avere, tipo un coltello ciascuno e non uno solo. Questo albergo si rivela giorno dopo giorno grazioso ma davvero scadente nel personale. Alle 8 inizia il nostro giro di circa 1 h 30 minuti a dorso di un elefante. Ciascun elefante trasporta quattro persone oltre al portatore. Eravamo indecisi se fare o meno questa escursione visto quello che avevamo letto su Lonely Planet e TripAdvisor, ma ne siamo stati felici. È vero che alcuni portatori sono meno delicati di altri nella conduzione dell’elefante ma è anche vero che l’esistenza di questo tour permette agli stessi elefanti di essere allevati. Il nostro portatore è stato bravo e non abbiamo visto atti di crudeltà da parte degli altri. L’odore delle persone viene mascherato dall’elefante e questo permette di vedere da vicino gli altri animali, tipo cerbiatti e pavoni tipicamente molto timorosi. Dopo il giro ci rimane un po’ di tempo per fare una passeggiata e pranzare in un altro locale lungo il fiume. Alle 12.45 parte l’ultima escursione, un jeep safari di quattro ore. Abbiamo optato per la soluzione condivisa con altre persone e non quella con la jeep esclusivamente per noi perché troppo costosa. Il giro è bello e gli animali sono decisamente meno spaventati di quanto si possa pensare dalle jeep. Vediamo infatti tantissimi cerbiatti, e anche un rinoceronte da molto vicino. Il Safari prevede anche una sosta in un centro di allevamento dei coccodrilli. Molto interessate vedere da vicino le diverse specie, da quando sono piccoli fino all’età adulta. Torniamo in camera un po’ infreddoliti (le jeep sono aperte) ma molto contenti. Per la cena optiamo per il rinomato KC’S Restaurant: la location è molto bella e il cibo davvero ottimo. Mangiamo uno dei migliori Paneer Tandoori mai provati e anche il Vegetable Korma è delizioso e ci facciamo tentare anche dal dolce, un gradevole Chocolate Pudding.

04 gennaio 2016

Lasciamo il River View Jungle Camp verso le 8.30 e il proprietario ci accompagna alla stazione dei bus dove ci mette letteralmente sul mezzo. Scopriamo purtroppo che non si tratta della compagnia richiesta, ovvero la Mountain Overland, ma di una Shiva vattelapesca. Alla nostra richiesta di spiegazioni dopo ci viene detto che la Mountain Overland non opera al momento nella tratta da noi richiesta, ma è evidente che si tratta di una scusa perché quando il tizio se ne va scendiamo dal bus e vediamo due mezzi della sopra citata compagnia. Poco dopo di noi arrivano altri quattro turisti occidentali, stessa scena, messi letteralmente a sedere sul bus, quando tutti gli altri passeggeri sono a terra, tutti ovviamente asiatici. Il bus parte alle 9.10, a capiamo subito che non si tratta di un mezzo turistico poiché continua a fare fermate per fare salire gente. Anche il modo in cui guida questo autista è decisamente diverso dalle due compagnie provate fino ad ora (Mountain Overland e Greenline). Un passeggero carica anche una bombola del gas nel bagagliaio del bus! Quindi fate molta attenzione a quando prenotate i bus e fidatevi il giusto degli albergatori che prenotano per voi. Esigete di avere il biglietto e la conferma del nome della compagnia. Ma il bello deve ancora arrivare. Giungiamo a Kathmandu ovviamente con un ora di ritardo e ci fanno scendere in una strada qualsiasi, dicendo semplicemente “ultima fermata”, anziché al terminal turistico dove ci attendeva l’incaricato del nostro albergo. Con le orecchie che ci fumano prendiamo un taxi per il nostro ultimo albergo in Nepal: Alpine Hotel and Apartments sempre a Thamel. La camera è semplice e graziosa e il proprietario sembra una persona a posto, non come il mafioso del River View. Usciamo a fare un giro perché in camera fa freddo non essendoci il riscaldamento e anche il wi-fi non funziona. Questa parte di Thamel è ancora più turistica di dove eravamo nel primi giorni a Kathmandu con ancora più negozi e ristoranti per turisti. C’è davvero l’imbarazzo della scelta. Compriamo qualche souvenir. La sera ceniamo al Phat Kath che non eravamo riusciti a trovare la prima volta. Il locale è praticamente all’aperto, in un piccolo cortile dove si riesce a stare lontani dal caos della città. Un posto grazioso, molto chill out e si mangia davvero bene.

05 gennaio 2016

Dopo la colazione in albergo, niente di che e in una stanza davvero gelida, prendiamo un taxi per raggiungere l’ultima destinazione di questa vacanza in Nepal: Bhaktapur. Il taxi che, ci riporterà a Kathmandu nel pomeriggio, ci costa 45.000 rupie. L’ingresso alla Durbar Square di Bhaktapur ha invece un costo di 15 $ ciascuno, ma ne vale davvero la pena. Si tratta probabilmente di una delle piazze più belle mai viste al mondo. Diversi edifici sono seriamente danneggiati o non esistono proprio più dopo il terremoto di aprile, ma il luogo è ricco di così tanti templi e palazzi storici che rimane comunque un gioiello.

Dopo aver ammirato Durbar Square seguiamo il percorso suggerito da Lonely Planet e passeggiamo per la città godendoci questa ultima giornata. Pranziamo a Durbar Square, su un terrazza dalla quale si apre una bella vista sui monumenti. Verso le 15.30 rientriamo in albergo dove ci riposiamo un po’ e usciamo quando è già buio per andare a vedere la Durbar Square di Kathmandu. Non è purtroppo illuminata e forse era anche prevedibile visti i problemi di tagli della corrente. La sera l’ingresso non è a pagamento e tutti i venditori si piazzano con la loro merce davanti a templi e monumenti. Ritorniamo a Thamel e per l’ultima cena bissiamo l’ottimo Mahaaja dove gustiamo ancora una volta i Momo.

06 gennaio 2016

Lasciamo l’albergo verso le 9.45 perché purtroppo fa freddo e rimanere in camera significa solo congelarsi. Il proprietario dell’Alpine Hotel è stato probabilmente il più gentile dei vari albergatori nepalesi. Ci procura un’auto per l’aeroporto a 1.000 rupie. Il volo parte puntuale alle 12.45 e facciamo uno scalo a New Dheli per fare rifornimento di carburante. Siamo a Istanbul per le 19.10 e il successivo volo per Malpensa è alle 20.30. Atterriamo alle 23.10 abbastanza stravolti dal lungo viaggio e dal jet lag.

È stato un viaggio diverso da tutti quelli fatti fino ad ora e forse ciascuna vacanza è unica nel suo genere. Il Nepal ci ha dato tanto a livello culturale, abbiamo potuto vedere e vivere usi e costumi di un popolo molto distante da noi. Tanta povertà, ma anche tanta gentilezza. Tanta confusione e tanto inquinamento… anche acustico. Cibo povero ma molto buono.

Essendoci avvicinati al buddismo negli ultimi anni era una tappa importante per capire un po’ di più le origini di questa filosofia di vita.

Un paese che ci rimarrà nel cuore.

Siamo felici di aver scelto di andare comunque in Nepal nonostante i dubbi in seguito al drammatico terremoto di Aprile: le strutture per i turisti sono tutte pienamente funzionanti e, nonostante i problemi di rifornimenti dovuti alla situazione politica con l’India, il paese si può girare con una certa comodità.

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