Vacanze in Grecia 1988

Un racconto poco serio e molto goliardico di un viaggio normale che occupa un posto speciale nella memoria dei ragazzi (ormai intorno ai 50 anni) che lo hanno fatto 24 anni fa
Scritto da: oloap.b
vacanze in grecia 1988
Partenza il: 01/08/1988
Ritorno il: 21/08/1988
Viaggiatori: 5
PROLOGO

Sono passati 24 anni, ma io voglio illudermi che questo racconto non abbia età. In fondo, le isole della Grecia sono al loro posto da qualche migliaio di anni e, sicuramente, ci rimarranno ancora per un po’. Per questo motivo vorrei invitarvi a leggere attentamente la rarissima versione integrale delle “Vacanze in Grecia 1988″. Un racconto poco serio e molto goliardico di un viaggio normale che però occupa un posto speciale nella memoria dei ragazzi (ormai intorno ai cinquanta anni) che lo hanno fatto 24 anni fa. Una raccolta di momenti felici che vuole essere un piccolo omaggio a un Paese che io e i miei compagni di viaggio amiamo molto e che merita di superare al più presto questo difficile momento di crisi economica.

DESCRIZIONE DEI FATTI

Una delle estati più spettacolari per i “Vitelloni Niguardesi (Niguarda è un quartiere della periferia nord di Milano)” in vacanza, è stata quella del 1988, tre settimane in Grecia che meriterebbero un libro intero per essere raccontate.

Il gruppo di “avventurosi” in partenza per la Grecia era composto da Roberto (su Cagiva Ala Azzurra 650), Walter (su Suzuki GSX 550) e da me (Paolo), passeggero di Roberto. In Grecia avremmo dovuto trovarci con Mauro (su Moto Guzzi Le Mans III) e Marzio (fratello e passeggero di Mauro) già partiti qualche giorno prima di noi e intenzionati a raggiungere la Grecia via terra attraversando la Jugoslavia. Del giorno della partenza (rigorosamente intelligente, all’inizio di Agosto…), ricordo ancora il gran caldo e il gran traffico che trovammo in autostrada. Il nostro avvicinamento a Brindisi, dove ci aspettava uno dei traghetti più scassati di tutto il mediterraneo, si rivelò più lungo del previsto, fortunatamente avevamo un giorno di anticipo sulla partenza della “barca”, e quindi decidemmo di fermarci a dormire in Abruzzo. Casualmente ci fermammo a San Salvo Marina, sufficientemente stanchi da desiderare una doccia fresca e un letto.

“Ragazzi! Avete visto il nome di quell’albergo? Si chiama Hotel Milano. Io propongo di fermarci qui in segno di devozione e rispetto per la nostra città”.

Mi risponde Walter.

“E se costa troppo?“

A questo punto interviene Roberto.

“Walter, non rompere ! Se prendiamo una stanza sola, dovremmo cavarcela con una cifra accettabile“.

Dopo un ulteriore consulto (con insulti vari tra di noi) decidiamo di entrare e di chiedere il costo di una stanza per tre persone. Ho appena il tempo di entrare e mi trovo davanti un viso familiare: è il giornalaio di Viale Suzzani, in vacanza con la moglie e il figlio. Nel frattempo rimaniamo sorpresi di scoprire che il proprietario dell’albergo è un ex compagno di scuola di Roberto. Comincio a capire perché l’hotel si chiama “Milano”: Il proprietario è milanese e i clienti … pure e in più li conosciamo!

Raggiungiamo faticosamente la camera con i nostri bagagli, li sistemiamo con attenzione (in inglese “casually”) e usciamo per cenare. Fortunatamente troviamo posto in una pizzeria poco distante dall’albergo. Una buona pizza e un bel dolce risolvono brillantemente il problema del nostro appetito serale e, dopo aver fatto due passi in paese, torniamo in camera per riposare almeno qualche ora.

La notte passa tranquillamente per me e Walter (che russiamo come due locomotive a vapore) un po’ meno per Roberto, che ha il sonno leggero. Comunque la mattina successiva ripartiamo determinati a raggiungere Brindisi al più presto. Fortunatamente il traffico è decisamente calato, ma siamo comunque costretti a viaggiare a 110 Km /h perché, con un recente decreto legge, il ministro dei trasporti ha ridotto i limiti di velocità per tutto il periodo estivo. Raggiungiamo Brindisi nella tarda mattinata e, dopo un pranzo simbolico a base di panini, sbrighiamo le formalità doganali con una buona agilità.

L’attesa dell’imbarco (previsto verso sera) la passiamo scambiando qualche parola con gli altri motociclisti fermi al porto e alla ricerca di ragazze fortemente influenzate (nel senso di sindrome influenzale) dal nostro fascino tipico del maschio selvatico (dopo due giorni di vacanza siamo già sufficientemente sporchi, sudati e con la barba lunga). Finalmente intorno alle otto di sera riusciamo a salire sul traghetto, abbiamo appena il tempo di parcheggiare le moto, fissarle con le corde di sicurezza, recuperare sacchi a pelo, stuoie, e accessori vari e ci lanciamo sul ponte a caccia di un posto decente dove passare la notte. Ovviamente i fortunati possessori di biglietti “posto ponte” hanno già occupato quasi tutti i posti disponibili, la nave sembra un campo profughi con turisti più o meno giovani sdraiati ovunque. Troviamo posto nel ponte più alto, sotto alle ciminiere che hanno già iniziato a inondare di fuliggine la nostra camera da letto all’aperto. Fortunatamente la fauna femminile che ci circonda sembra piuttosto interessante. Nel giro di pochi minuti iniziamo a socializzare con i nostri vicini di casa, una bionda ragazza tedesca, due ragazze portoghesi, un ragazzo francese, ecc. L’atmosfera è frizzante, nessuno ha voglia di dormire e buona parte della notte la passiamo chiacchierando.

All’arrivo dell’alba ci rendiamo conto che la nostra posizione privilegiata ci garantirà la luce del sole per tutto il giorno. Purtroppo il ponte non ha nessuna protezione che ci garantisca un po’ di ombra. Il tentativo di ripararci al bar del traghetto fallisce quasi subito, le sedie sono già tutte occupate e nessuno ha intenzione di abbandonare la posizione faticosamente conquistata. Decidiamo stoicamente di tornare sul ponte e dedicarci all’abbronzatura. Nel frattempo l’umidità notturna che si è formata sul pavimento ha inglobato la fuliggine che esce dalle ciminiere formando una poltiglia nerastra piuttosto densa. Ad un certo punto la ragazza tedesca che ha dormito al mio fianco mi dice che vorrebbe fare una doccia (anche io vorrei fare una doccia con lei) e mi chiede se posso dare un’occhiata ai suoi bagagli per qualche minuto. Le dico di non preoccuparsi, rimarrò io sul ponte a fare il cane da guardia. La ragazza scompare per qualche minuto e durante la sua assenza mi faccio alcune domande di filosofia estrema:

1. Perché le ragazze che vivono a nord delle Alpi camminano spesso a piedi nudi? 2. Perché quando io sono andato nei bagni del traghetto ho avuto paura di contaminare le mie scarpe, mentre questa ragazza ha invece deciso di fare addirittura una doccia?

Comunque la bionda è tornata dalla sua doccia con i piedi ancora più neri di quando era partita per questa azione eroica. Il resto della giornata passa con una lentezza inesorabile, ognuno di noi cerca soluzioni più o meno efficaci per ripararsi dal sole. Purtroppo l’arrivo in Grecia è previsto solo in serata (dopo 24 ore dalla partenza), quindi occorre armarsi di pazienza e aspettare. Finalmente intorno alle nove di sera raggiungiamo il porto di Patrasso e cominciamo a farci prendere dall’entusiasmo. Dopo avere recuperato le moto e superato la dogana, ci accorgiamo con piacere che la fuliggine delle ciminiere ci ha regalato un effetto abbronzatura estremamente spettacolare. A questo punto siamo proprio pronti per proseguire il nostro viaggio verso il porto del Pireo dove la mattina successiva ci aspetta un altro traghetto con destinazione l’isola di Naxos dove ci attendono Mauro e Marzio. Accendiamo le nostre moto, saliamo in sella e proseguiamo il nostro viaggio verso Atene. Roberto e Walter guidano con molta attenzione, le strade greche sono scivolose e poi la stanchezza e l’appetito cominciano a farsi sentire. Ci fermiamo in una trattoria dopo circa cinquanta chilometri, il proprietario del locale è molto ospitale ma parla solamente il greco, per semplificare le ordinazioni ci accompagna direttamente in cucina e ci mostra con orgoglio i piatti che ci può preparare, ordiniamo bistecche e insalata greca che divoriamo in pochi minuti, quindi paghiamo il conto, salutiamo il nostro amico greco e ripartiamo. Raggiungiamo il Pireo intorno alle due di mattina, il porto è enorme e si estende per decine di chilometri. Impieghiamo ancora un’ora per raggiungere la zona di attracco dei traghetti e ci fermiamo in una piazza poco distante dal punto di imbarco. L’area è illuminata a giorno, centinaia di persone si muovono avanti e indietro trascinando zaini, valige, sacchi a pelo, ecc. Sono tutti in attesa di partire con i traghetti della mattina e si stanno organizzando per passare la notte. Anche noi ci adeguiamo all’ambiente, scarichiamo i sacchi a pelo dalle moto e ci sdraiamo vicino ad altri ragazzi arrivati prima di noi. Io sono l’ultimo della fila, Walter è alla mia destra e Roberto è alla destra di Walter. Di dormire non se ne parla nemmeno, l’ambiente è vivace, qualcuno suona la chitarra, altri discutono, alcune coppie si baciano, posso chiaramente distinguere linguaggi di tutti i tipi, alcuni conosciuti altri incomprensibili. Uno scarafaggio tenta di arrampicarsi sulla testa di Walter, Roberto tenta di dormire e io tento di spostarmi per allontanarmi dalla macchina della polizia che continua a girare intorno alla piazza e mi passa un po’ troppo vicino. Dopo poche ore è già mattino, ci alziamo ancora più stanchi di quando ci siamo sdraiati, leghiamo i sacchi a pelo alle moto e ci prepariamo a salire sul traghetto che ci porterà a Naxos.

Il porto del Pireo alle sei di mattina è caotico come Viale Zara alle sei di sera con alcuni simpatici “accessori”, infatti oltre alle auto, ai Tir e alle moto, possiamo trovare (in ordine sparso): biciclette, tricicli, turisti a piedi che trascinano bagagli di ogni tipo e forma, marinai che vagano apparentemente senza meta, poliziotti agitati, ecc. Inoltre si crea una particolare competizione tra i partecipanti a questa variegata rappresentazione teatrale: ognuno cerca di farsi strada facendo più rumore di chi gli sta intorno. Auto, Tir e moto suonano il clacson, biciclette e tricicli suonano campanelli e trombette, i poliziotti suonano il fischietto e chi viaggia a piedi urla. Finalmente riusciamo a identificare il nostro traghetto, saliamo con moto e bagagli e ci prepariamo a salpare con la nostra nuova barca che dopo circa sei ore di navigazione ci scaricherà in una delle più importanti isole delle Cicladi. In effetti, Naxos è l’isola più grande del gruppo delle Cicladi, ha una superficie di 428 Km. quadrati e una popolazione di circa 14.000 abitanti che, nel periodo estivo, aumenta notevolmente. Le attività principali sono il turismo e l’agricoltura: agrumi, viti, cereali, fichi, ecc. Piuttosto importante è anche la produzione di marmi. L’isola è di conformazione montuosa e la montagna più alta (il monte Zas) raggiunge i 1004 Metri di altezza (è la montagna più alta delle Cicladi), le coste sono ripide e frastagliate ma è possibile trovare anche spiagge sabbiose di notevole bellezza. Durante la navigazione cerco di riposare un po’ e ovviamente sogno che al nostro arrivo troveremo decine di donne desiderose di conoscerci (nel senso Biblico del termine…), in realtà il comitato di accoglienza è composto da Mauro e Marzio che individuiamo pochi secondi dopo essere sbarcati.

“Ciao Ragazzi!”, urla Mauro, “Come è andato il viaggio?“

La nostra risposta non si fa attendere.

“Siamo distrutti!“

In effetti è sufficiente dare un’occhiata alle nostre facce per capire che, più che in vacanza, sembriamo reduci dalla Parigi – Dakar.

Marzio sembra comunque piuttosto ottimista.

“Non preoccupatevi, basteranno poche ore per recuperare le forze e per essere di nuovo pronti a scatenarci tutti insieme. Comunque qui è bellissimo”.

Mi guardo intorno, l’ambiente è tipicamente greco. Intorno al porto di Naxos, che si trova sul lato occidentale dell’isola, è cresciuto il centro abitato più importante. Le case sono prevalentemente basse, con il tetto piatto, le pareti sono dipinte di bianco mentre porte e finestre sono di colore blu intenso, insomma le classiche abitazioni che si trovano nelle isole della Grecia. Non mancano gli edifici più recenti (in genere alberghi) che stonano un po’ con l’ambiente che li circonda. Volgendo le spalle al mare, vedo alla mia sinistra una penisola alla cui estremità si trovano alcuni resti archeologici, riconosco il famoso arco quadrato di Portara, la grande porta, che è stato costruito (circa duemilaquattrocento anni fa) utilizzando quattro blocchi di marmo, ciascuno del peso di venti tonnellate. Il tramonto, visto attraverso l’arco di Portara, è molto spettacolare. Il porto e il paese sono affollati di turisti che si muovono in ogni direzione, ma l’atmosfera è molto rilassata. Comincio a sentirmi veramente in vacanza! Saltiamo tutti sulle nostre moto e seguiamo Mauro e Marzio che ci guidano verso il campeggio.

La moto di Mauro merita una descrizione completa, è una Moto Guzzi Le Mans III del 1983 (che in condizioni normali era anche una bella moto) orribilmente personalizzata con: Manubrio rialzato – Cupolino e Carena enormi – Borse laterali più volte riparate con fogli di vetroresina – Portapacchi rinforzato in grado di sopportare il peso di un intero motore di ricambio – Borsa da serbatoio prodotta nel 1452 (data di nascita di Leonardo Da Vinci) e quindi già dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco – Protezioni laterali in tubi di acciaio cromato – Due fari aggiuntivi fissati alle protezioni laterali – Adesivi vari, più o meno usurati, relativi a località sconosciute dove si sono svolti prestigiosissimi moto raduni (ancora più sconosciuti).

Mauro è convinto di cavalcare un capolavoro, io sono convinto che questa sia una delle moto più brutte che ho visto dal 1962 ad oggi…

In breve tempo ci allontaniamo dal centro abitato, proseguiamo sulla strada principale ancora per pochi minuti e poi svoltiamo a destra infilandoci in una strada sterrata. Dopo circa due chilometri raggiungiamo l’ingresso del campeggio. Ci fermiamo, ci guardiamo intorno, di fronte a noi vediamo delle costruzioni prefabbricate che presumiamo siano i bagni e le docce, sulla destra si trova il bar, mentre le tende dei turisti sono disposte in ordine sparso (molto sparso) su una superficie piuttosto ampia. Ci presentiamo alla reception, consegniamo i documenti e, dopo alcune ore necessarie per valutare la posizione del sole, l’orbita dei pianeti, le fasi lunari, l’attrazione gravitazionale, il periodo migliore per imbottigliare il vino e avere eseguito complicati calcoli trigonometrici sulla direzione dei raggi solari all’alba e al tramonto, iniziamo il montaggio della tenda che diventerà la nostra casa per i prossimi quindici giorni. E’ interessante sapere che il nostro campeggio è dotato delle seguenti caratteristiche (in inglese “optional”):

• Di fronte a noi dormono all’aperto due ragazzi tedeschi che sono arrivati a Naxos alla guida di due Harley Davidson con telaio rigido. Molto Selvaggi!

• A partire da mezzanotte, il bar del campeggio si trasforma in discoteca con musica a volume altissimo fino alle quattro di mattina.

• Abbiamo piazzato la tenda in una posizione completamente sbagliata, alle sei di mattina siamo già sotto il sole e alle sette la temperatura interna della tenda (dotata delle più recenti tecnologie di climatizzazione dell’aria) raggiunge già i 65 °C.

• A volte viene sospesa l’erogazione di acqua alle docce e, in accordo alla legge di Murphy, l’inconveniente si verifica sempre mentre ci si trova completamente insaponati. Fortunatamente il problema viene abitualmente risolto nel giro di pochi minuti e diventa un intermezzo allegro mentre ci si prepara per l’uscita serale.

Se escludiamo le piccole controindicazioni sopra elencate, tutto il resto funziona a meraviglia:

• Non abbiamo ancora litigato.

• L’isola ha delle spiagge bellissime.

• Il mare è pulito.

• La vita notturna è abbastanza vivace.

• Abbiamo trovato un piccolo ristorante un po’ fuori mano dove si mangia bene (souvlaki e insalata greca) e si spende poco.

I primi giorni di permanenza a Naxos vengono dedicati al relax totale, ci alziamo tardi, facciamo colazione con calma, carichiamo le moto con le attrezzature da spiaggia: occhiali da sole, pinne, occhialini, asciugamani, canne da pesca, olio al mallo di noce e finalmente dopo circa quattro ore dal risveglio riusciamo a partire a caccia delle spiagge più belle dell’isola. Il motivo delle quattro ore di differenza tra il risveglio e la partenza è dovuto principalmente alla colazione che, da sola, richiede circa tre ore: di solito ci presentiamo al bar del campeggio in ordine sparso, alcuni già pronti per partire (Roberto), alcuni ancora assonnati (io), alcuni ancora con gli occhi chiusi ma già in costume da bagno (Walter). L’apparizione di Walter in costume da bagno non è particolarmente trasgressiva, infatti l’atmosfera all’interno del campeggio è molto rilassata e ognuno si regola come vuole, invece ciò che è ancora incomprensibile (anche dopo 24 anni) è come Walter riesca a mettere all’interno del costume i seguenti indispensabili accessori: il portafoglio, un fazzoletto e un paio di occhiali da sole (senza romperli). All’arrivo di Mauro e Marzio, il gruppo è finalmente completo e si dà inizio al dibattito parlando di moto, si prosegue con un argomento che interessa tutti: le donne e si conclude con un argomento che non interessa nessuno (almeno in vacanza): la politica. Al termine del dibattito ci accorgiamo che si è fatto tardi e che forse è meglio partire per arrivare in spiaggia prima del tramonto. Ovviamente, prima di arrivare in spiaggia, è obbligatoria una sosta in edicola per l’acquisto del “Corriere della sera” e della “Gazzetta dello sport”. Il nostro arrivo in spiaggia è accompagnato dalle urla di entusiasmo di tutte le donne in attesa dei “vitelloni Niguardesi” e mentre noi ci guardiamo intorno alla ricerca della posizione migliore, le donne si danno alla fuga migrando in località a noi sconosciute. A questo punto non ci resta che andare al bar a bere qualcosa e a parlare di: donne, moto e politica.

Il momento migliore di queste giornate a Naxos è comunque la sera quando, seduti nel giardino di quello che è già diventato il “nostro” ristorante, godiamo di un panorama splendido: davanti a noi i raggi del sole al tramonto illuminano una piccola baia battuta dal vento di Nord Est (il famoso Meltemi che nei mesi estivi è molto forte in tutto il mare Egeo), dove decine di windsurfs colorati si rincorrono saltando sulle onde, alle nostre spalle si estendono i campi coltivati, in lontananza possiamo scorgere il paese, il porto e le navi in arrivo e in partenza, tutto avvolto nei caldi colori di una luce che sembra irreale. Dopo una prima settimana all’insegna della tranquillità, tutti gli elementi del gruppo cominciano a desiderare una seconda settimana più movimentata. Quindi per dare una svolta alla nostra vacanza decidiamo di spostarci su un’altra isola e la scelta cade casualmente su Ios. Senza saperlo stiamo andando verso una delle isole più vivaci di tutto il mare Egeo. Raggiungiamo Ios dopo un breve viaggio in traghetto, l’isola è molto più piccola di Naxos, ma guardandola dalla nave sembra ancora più bella. Il nostro arrivo è piuttosto movimentato, Mauro rompe uno dei due cavi dell’acceleratore della sua moto e si trova quindi a guidare con il motore che “gira” a un cilindro, anziché due. Fortunatamente il campeggio si trova molto vicino al porto e riusciamo quindi a raggiungerlo in pochi minuti. Ios ha una superficie di 108 Km. quadrati, si trova nella parte meridionale del gruppo delle Cicladi ed è idealmente circondata da altre isole più o meno conosciute dai turisti: Paros, Santorini, Amorgos e Sikinos. La leggenda racconta che il grande poeta Omero naufragò su questa isola dove morì e fu sepolto, ma le varie notizie di ritrovamento della sua tomba non sono mai state realmente confermate. Originariamente l’attività principale degli abitanti di Ios era la pesca ma, in questi ultimi anni, in seguito alla vera e propria esplosione del turismo estivo, si sono sviluppate molte altre attività. Il panorama che si gode dal porto è veramente delizioso, verso nord-ovest si estende una spiaggia sabbiosa affacciata su un mare di un colore blu intenso che sembra invitare i turisti appena sbarcati a fare subito una bella nuotata. Invece, volgendo le spalle all’attracco dei traghetti, la nostra vista viene quasi abbagliata dal colore bianco delle case dell’unico vero villaggio dell’isola che si è sviluppato su una collina dolcemente degradante verso il mare. Il centro abitato è raggiungibile (in auto, moto o autobus) utilizzando l’unica strada asfaltata di Ios. I più sportivi preferiscono invece camminare per circa 15 minuti avventurandosi lungo una mulattiera (in ottime condizioni di manutenzione) che inizia proprio vicino all’ingresso del nostro campeggio. Arrivati alla piazza principale del paese, si prosegue in un dedalo di vicoli, percorribili solamente a piedi, attraverso i quali si arriva in cima alla collina dove non mancano alcuni mulini a vento che oramai servono solo da sfondo alle fotografie dei turisti. Ai lati dei vicoli si affacciano le case degli abitanti dell’isola, che nel periodo estivo vengono affittate ai turisti, e un’infinità di pub e disco bar arredati in perfetto stile inglese. Di giorno il paese appare estremamente tranquillo e quasi disabitato, ma è di notte che esplode la vera anima di Ios che, per la sua vita notturna veramente sfrenata, è diventata famosa in Europa e nel Mondo. Continuando invece lungo la strada principale, inizia una discesa che esce dal paese, in direzione sud-est, e dopo pochi chilometri finisce di fronte alla spiaggia di Mylopota, una lingua di sabbia lunga circa due chilometri che nel periodo estivo ha una densità di popolazione elevatissima. Mylopota è la spiaggia più vivace dell’isola, è sempre affollata di giovani che si vogliono divertire ballando, cantando, bevendo e socializzando con le ragazze. Insomma, il luogo ideale per chi vuole rilassarsi… Alle spalle della spiaggia c’è un campeggio che, all’apparenza, sembra molto simile a quello dove abbiamo deciso di soggiornare. Ovviamente l’isola è ricca di spiagge raggiungibili solo via mare, tra queste una delle più belle è la spiaggia di Manganari che si raggiunge dopo una breve navigazione partendo dal porto con una delle tante navi che trasportano turisti dal mattino alla sera. Manganari ha le seguenti caratteristiche positive:

• La sabbia è chiara e fine.

• Il mare è limpido e ha delle tonalità di colore che ricordano spiagge tropicali ben più famose (ma forse meno belle di questa).

• L’ambiente è molto rilassante.

Sono stati sufficienti alcuni giorni di permanenza a Ios per assimilare totalmente un ritmo di vita terrificante. Qui non si dorme mai! Purtroppo le conseguenze sul nostro fisico non hanno tardato a manifestarsi. Il sole, il vento, la vita notturna, le poche ore di sonno in una tenda scomodissima e un’alimentazione fantasiosa sono la causa principale delle seguenti “prestazioni”:

• Walter ha dato il meglio di sé vomitando all’alba davanti alla nostra tenda.

• Roberto ha dato il meglio di sé vomitando poco prima dell’alba di fronte all’ingresso del “Red Lion Pub”, uno dei locali più famosi e frequentati di Ios.

• Mauro ha pagato la sua passione per la pesca e, dopo una giornata intera passata sotto il sole con la vana speranza che qualche pesce abboccasse all’amo della sua canna, è tornato in campeggio, ovviamente senza pesci, ma totalmente colorato di rosso amaranto. Adesso la sua pelle è fosforescente a tal punto da emettere luce propria e quindi Mauro può essere tranquillamente utilizzato come lampadario umano per illuminare le nostre camminate notturne.

• Io ho superato tutti esibendomi in uno svenimento (poco prima del tramonto) sull’autobus che, dalla spiaggia di Mylopota, mi stava riportando al porto. Perdendo i sensi, sono caduto tra le gambe di una ragazza seduta davanti a me e che ha iniziato a versarmi acqua sulla testa tentando di farmi rinvenire. Al mio risveglio ho potuto godere di un panorama piacevole… Non ho immediatamente capito il motivo per cui mi trovavo con la testa tra le gambe di una ragazza che non conoscevo e che, comunque, mi sembrava piuttosto interessante… ma l’intervento di Roberto, che viaggiava con me, mi ha fatto capire cosa era successo. Così sono stato costretto a rialzarmi, ho ringraziato la fanciulla improvvisatasi infermiera e, aiutato da Roberto, sono sceso dall’autobus per respirare un po’ d’aria fresca e recuperare le energie.

• Marzio è l’unico componente del gruppo che non ha ancora avuto problemi di salute.

Nonostante questi piccoli inconvenienti, siamo comunque determinati a proseguire “alla grande” questa vacanza. La notte Brava inizia sempre con una cena in una delle trattorie che si affacciano sul porto. Dopo avere sperimentato quasi tutti questi locali, abbiamo finalmente trovato un buon rapporto qualità/quantità/prezzo al ristorante “Corali”, un po’ fuori mano rispetto agli altri, ma sicuramente il migliore. La lunga camminata per raggiungere il “Corali” è perciò compensata dalla gioia di una cena piacevole. Dopo cena, si parte per la “montagna” e, insieme ad altre centinaia di persone, affrontiamo la mulattiera in salita che ci porta in paese. Al termine della mulattiera, sulla destra, troviamo il “Red Lion Pub”, entriamo, sembra di essere in Inghilterra. L’arredamento, i clienti (prevalentemente inglesi), la musica; proprio un perfetto angolo targato “GB” in terra greca. I prezzi sono molto bassi, l’ambiente è divertente, entro breve saranno tutti “allegri”. Quando troppe persone “allegre” si trovano in uno spazio ristretto, occorre molta attenzione, basta un piccolo pretesto per scatenare una discussione, quindi la parola d’ordine è: Bere con moderazione e divertirsi con attenzione (cioè senza fare stupidate). Proseguendo a piedi nei vicoli del paese entriamo da un pub all’altro, quasi tutti sono gestiti da personale di nazionalità inglese e, ovviamente arredati come se ci trovassimo a Londra, Manchester o Liverpool. All’ingresso di ogni locale ci sono una o più ragazze (molto carine) che hanno l’incarico di invogliare i clienti ad entrare nel pub. Il disco bar “Cavo d’oro” è forse uno dei migliori di Ios. I ragazzi chiacchierano, le ragazze ballano sulle sedie e sui tavoli, il disc-jockey mette dei dischi bellissimi. La musica di Ios è il massimo per gli amanti del vero rock. Quasi tutti i pub e i disco bar inondano l’isola di musica di buona qualità a volume altissimo. Le canzoni più trasmesse dell’estate 1988 sono tre:

• Sunday bloody Sunday (U2).

• Because the night (Patty Smith).

• Beds are burning (Midnight Oil).

Ovviamente c’e spazio anche per la musica da discoteca, è sufficiente spostarsi di qualche centinaio di metri in direzione Mylopota per raggiungere la zona delle discoteche all’aperto. L’ingresso è gratuito, è pieno di italiani e sembra che tutti si divertano molto. Purtroppo il tempo passa sempre troppo velocemente quando non si lavora e così si avvicina il giorno del nostro rientro in Italia. Mauro e Marzio sono i primi a ripartire, mentre io, Roberto e Walter ci fermeremo ancora qualche giorno, ma ormai anche la nostra vacanza è agli sgoccioli. L’ultima notte a Ios la passiamo pensando con tristezza a tutte le emozioni che abbiamo provato in questo luogo indescrivibile per chi non abbia avuto la possibilità di vederlo dal vivo. La sera successiva, proprio poco prima di prendere il traghetto che da Ios ci porterà al Pireo, Roberto deve rimediare ad una foratura del pneumatico posteriore della sua moto, fortunatamente siamo sufficientemente attrezzati per eseguire brillantemente la riparazione. La nave è ovviamente affollatissima e riuscire a trovare un buco dove passare la notte è un impresa quasi impossibile, troviamo posto in una posizione battuta da un vento gelido e, per ripararci un po’, siamo costretti a dormire completamente infilati nei sacchi a pelo. Il porto del Pireo ci attende all’alba con la sua classica confusione che ci avvolge appena scendiamo dal traghetto, ma ormai siamo bene amalgamati nell’atmosfera greca e riusciamo a divincolarci con una certa agilità uscendo ben presto dall’area portuale. Il viaggio di ritorno prosegue lentamente lungo la strada che ci sta portando a Patrasso dove, la sera stessa ci attende un altro traghetto per riportarci a Brindisi. Approfittiamo di una sosta a un distributore di benzina per scambiare due chiacchiere tra noi.

“Forza ragazzi, mancano pochi chilometri e poi potremo riposarci un po’ prima di salire sulla barca che ci riporterà in Italia”.

“Meno male, ho un sonno terrificante, questa notte non ho chiuso occhio e poi faceva un freddo… mi sembrava di essere in Siberia, altro che isole greche…“

“Non ti lamentare e ricorda che il vero uomo selvaggio non sente né il freddo, né il caldo, né la fame, sente solo il richiamo delle donne desiderose di conoscerlo”.

“A proposito di donne, avete visto la bionda che è salita sul traghetto con noi, sembrava Kim Basinger e poi, così abbronzata, era ancora più attraente“.

“Dimentichi solo un particolare“.

“Quale?“

“Non mi sembrava così desiderosa di conoscerti!“

“Ma che cosa dici Roberto, non hai visto che sguardi mi lanciava?“

Mi sembra il momento giusto per intervenire nella discussione tra Walter e Roberto.

“Mi spiace deludervi, ma gli sguardi della bionda erano rivolti a me, questa notte è anche venuta trovarmi nel mio sacco a pelo e non vi dico altro…”

“Vogliamo le prove!“

“Annusatemi il collo, non sentite un chiaro aroma di femmina nordica?“

“Ma che femmina nordica, questo al massimo è un aroma di capra selvatica!“

E il viaggio prosegue…

Arriviamo a Patrasso con un notevole anticipo sull’orario di partenza del traghetto che ci riporterà in Italia, abbiamo quindi il tempo per eseguire con calma le pratiche doganali, per mangiare qualcosa e per riposarci un po’. Nessuno di noi tre ha voglia di parlare, i ricordi di questa vacanza ormai al termine cominciano ad affollarsi nella nostra mente e il pensiero di dover tornare a Milano a timbrare il cartellino ci rende ancora più taciturni. Intorno alle otto di sera siamo già sul traghetto, con i nostri sacchi a pelo ben allineati sul ponte e pronti per passare un’altra notte sotto le stelle. La navigazione è tranquilla e l’atmosfera che si crea con i nostri compagni di viaggio è piacevole ma meno vivace rispetto al viaggio di andata, forse sono tutti un po’ stanchi e un po’ tristi a causa della fine delle vacanze. Come previsto, raggiungiamo Brindisi dopo circa 24 ore, riusciamo a scendere dal traghetto quasi subito e decidiamo di proseguire immediatamente verso Giulianova (località turistica sulla costa abruzzese) dove ci attende mio papà che è in vacanza a casa di mia zia Perla. La stanchezza si fa sentire e impieghiamo almeno 5 ore per arrivare a destinazione. Al nostro arrivo, ci attendono alcune gradite sorprese:

• Mio papà che ogni volta che mi vede tornare dalle ferie si domanda come posso dimagrire così tanto in così pochi giorni.

• Una cena spettacolare preparata dalle mie zie Perla e Palmina.

• I miei zii Giorgio e Fernando che sembrano appena usciti da un film con Alberto Sordi.

• Un morbido letto dove dormire dopo tre settimane di campeggio.

La mattina successiva Walter e Roberto riprenderanno le moto per tornare a Milano, mentre io tornerò in macchina con mio papà.

A questo punto anche le vacanze del 1988 sono proprio finite.

N.B. tra le foto pubblicate ne trovate alcune tratte dalle riviste internazionali più importanti, che nel corso di questi ventiquattro anni hanno pubblicato numerosi articoli sulle vacanze in Grecia del 1988. Purtroppo, per motivi di spazio, siamo stati costretti ad allegare solo alcune delle migliaia di foto scattate dai paparazzi di tutto il mondo.

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Ios (Panorama 1)

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Ios (Panorama 2)

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Ios (Panorama 6)

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Paolo (davanti al Red Lion Pub)

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Roberto e Walter (in autostrada)

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Ios (Panorama 5)

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Ios (Panorama 7)



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