Acqua, vento, sabbia… Namibia 2012

Fly & drive fotografico tra animali selvaggi e antichi deserti
Scritto da: mabephoto
acqua, vento, sabbia... namibia 2012
Partenza il: 31/07/2012
Ritorno il: 14/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €

Namibia 2012 – 31 luglio

Si parte da Malpensa, di primo mattino per volare a Windhoek via Istanbul e Johannesburg. Uno scherzo: qualcosa come 22 ore di viaggio con Turkhish Airlines e Namibian air. La cosa strana è che alla fine c’è un’ora di jet lag. Tipo ora legale alla fine di ottobre.

Namibia 2012 – 1 agosto

Finalmente a terra. Veniamo accolti con grande professionalità e ricchezza di dettagli da Emanuele. E’ dell’Agenzia Namibia Travel con la quale abbiamo organizzato l’intero soggiorno. Ci tiene puntualmente a spiegarci per filo e per segno il programma con annessi tutte le possibili varianti, rischi, assicurazioni, ecc. Tutto interessante, anzi indispensabile per approcciare con serenità la terra che ci ospita.

Sta quasi per calare il sole quando riusciamo tra mille raccomandazioni ad uscire all’aperto per avvicinarci al parcheggio e prendere possesso della compagna dei prossimi 17 giorni: una fantastica Toyota Hilux 4wd. Un furgoncino bianco che ci ricorda qualche servizio dall’Afganistan. Ultima spiegazione, la più utile, è dove si trova il crick. Ci servirà. Questa raccomandazione, unita alla doppia ruota di scorta e ad una poco rassicurante assicurazione sulle gomme, ci fanno sospettare qualcosa di come saranno le strade che stiamo per affrontare.

Imbocchiamo con un destra-sinistra-destra, come ci viene giustamente suggerito da Emanuele, la strada che porta verso Windhoek. Abbiamo un fantastico navigatore che parla persino italiano: poco avventuroso ma molto di compagnia.

Raggiungiamo il nostro Hotel della prima sera, il Casa Blanca. E’ una piccola costruzione in stile moresco. Ricorda più il sud della Spagna che il sud dell’Africa, ma è molto ospitale. Non è in posizione centralissima, ma questo non rappresenta un problema se muniti di auto. A Windhoek le condizioni del traffico ricordano più un paese di campagna che una qualsiasi capitale Europea.

La sera, prendiamo il nostro furgoncino. Un po’ di attenzione nella retromarcia e via, verso Joe’s Beer House. E’ un caratteristico ristorante, in gran parte all’aperto, ricordato praticamente da tutte le guide sulla Namibia. E’ pieno di turisti, ma la cosa non infastidisce. Conserva comunque uno spesso velo di genuinità e, soprattutto, invita ad una piacevole birra ghiacciata che accompagna il primo positivo assaggio di carni locali.

Namibia 2012 – 2 agosto

Alzataccia. Colazione e poi spesa in un supermercatino poco distante dall’Hotel, come ci è stato suggerito il giorno precedente.

Panico da viaggio nel deserto: compriamo qualcosa da mangiare, perlopiù biscotti non deperibili e, soprattutto, 2 bocce da 5 litri di acqua. Ci sembra un acquisto intelligente e molto coerente con le migliaia di chilometri che ci aspettano. Ne avanzerà parecchia …

Finalmente partiamo da Windhoek, direzione sud.

2 agosto

Dopo qualche ora su una strada perfettamente asfaltata, raggiungiamo la zona di Mariental ai bordi del deserto del Kalahari. Ed è proprio qualche chilometro prima della nostra meta che improvvisamente l’asfalto scompare. Lo ritroveremo magicamente diversi giorni più tardi.

Si alloggia al Anib Lodge.

2 agosto

In serata è previsto un “desert drive” per osservare, a bordo di veicoli 4×4 scoperti, la natura al tramonto. L’escursione è carina, nulla di imperdibile ma deve essere fatta. Da valutare la valida alternativa del giro all’alba che nel nostro caso non si adattava agli orari.

Non vediamo molto: qualche springbock, orici e struzzi. Tutti abbastanza lontani.

Incredibile la sabbia rossa!

2 agosto

Al tramonto, i nostri accompagnatori organizzano un aperitivo sulle dune in attesa del “Sundown”. Carino. Alla fine gustiamo piacevolmente champagne sudafricano e tartine.

Sembra di essere ormai in piena notte quando risaliamo sulle fuoristrada per raggiungere il Lodge. Si cena. Poi, in pieno deserto, scoppia il temporale. Iniziamo bene!

Namibia 2012 – 3 agosto

Partiamo abbastanza presto alla volta del deserto più antico del mondo, il Namib, con le sue tipiche altissime dune rosse.

Sulla strada facciamo una breve sosta al Duwisib Castle, curioso castello in stile europeo che sorge nel bel mezzo del nulla a sud di Maltahole. E’ stato costruito nei primi del 1900 da un tedesco con materiali importati dal vecchio continente. Un pazzo, che ha lasciato il proprio segno in Namibia, per poi morire in Europa durante la prima guerra mondiale.

3 agosto

Dopo la visita, che consigliamo, ci ributtiamo sulla pista verso il Namib. Attraversiamo la Namibrand Nature Reserve, 20.000 ettari di praterie e deserto, uno dei più bei passaggi della Namibia. Il territorio è fantastico. L’occhio si perde sui paesaggi che ricordano ogni minuto il continente che stiamo percorrendo. In serata, raggiungiamo il Betesda Lodge. Niente di particolare e anzi un po’ anonimo. Si trova a circa 30 chilometri dall’ingresso di Sossusvlei. La distanza non deve spaventare. In Namibia le distanze sono spesso importanti, ed è normale così. Del resto non c’è traffico, anzi non c’è proprio nessuno! Il Betesda è tra i più vicini all’ingresso e solo per questo può essere consigliato.

3 agosto

In serata raggiungiamo Sossusvlei. La guida ci consiglia di acquistare i pass d’ingresso per il giorno successivo. E’ un, ottima idea. Lo consigliamo anche noi.

Cena al Lodge e a letto presto, visto che ci si alzerà al buio per godere dell’alba sulle dune.

Namibia 2012 – 4 agosto

E’ buio. Non sentiamo la sveglia, per cui la colazione al sacco che il Lodge ci ha preparato, perde gran parte del suo senso. La portiamo. Ci servirà per pranzo. Intanto beviamo un caffé. Utile.

Si parte per Sossusvlei. E’ ancora buio. Ma quando la luce si apre è fantastica. Dobbiamo imporci di non fermare continuamente l’auto per scattare fotografie.

Mezz’ora occorre per raggiungere l’ingresso del parco. E quasi un ora per arrivare alle tanto attese, fotograficamente parlando, Big Daddy Dune (la più alta) e Duna 45 (la più famosa).

E poi il Deadvlei, suggestivo lago asciutto con fotografatissimi alberi neri e secchi che rendono particolare il paesaggio. Qui è la Namibia più fotografata.

Siamo a circa 65 km dall’ingresso del parco ed ora la strada continua solamente per le 4wd. Sono 5 chilometri e ci proviamo. Innestiamo le 4 ruote motrici. E’ la prima volta che navighiamo sulla sabbia africana e, a parte qualche piccolo spavento, è divertente, molto divertente.

L’alternativa alle 4wd è rappresentata dalle navette organizzate dal parco che portano i visitatori fino al Sossusvlei pan. Lago salato, con l’acqua questa volta, duna alta, alberi secchi. Non manca nulla.

Dopo la visita si ritorna verso l’ingresso del parco, per finire la giornata al Sesriem Canyon. Lungo un chilometro, profondo 30 metri, è formato dal fiume Tsauchab che ne ha scavato la gola. Se si riesce a cogliere l’attimo in cui non vi sono molti turisti é molto scenografico. Si rientra, stanchi ma molto soddisfatti. Le dune del Namib non deludono!

Namibia 2012 – 5 agosto

Dalle dune all’oceano. La giornata, iniziata come al solito molto presto, è piacevolmente interrotta dalla sosta a Solitarie. Tutte le guide raccomandano di consumare la famosa torta di mele della locale panetteria. Possibile disubbidire? Certo che no.

Ed in effetti la sosta vale la pena. Per la torta molto buona, ma anche per le macchine scassate, arrugginite, senza motore ne vetri e nemmeno pneumatici che fanno da contorno alla stazione di servizio composta da distributore, spaccio, panetteria, campeggio e gommista. Peraltro, la sosta é necessaria perché si tratta dell’ultima possibilità di rifornimento prima di Swakopmund. Lungo il tragitto attraversiamo nuovamente il Tropico del Capricorno e due passi di montagna: Gaub e Kuiseb. Il paesaggio è sempre bello ed emozionante, con alternanza di deserto e savana. La strada sterrata è malmessa. Il viaggio diventa lungo e faticoso. Qui si che si apprezza la 4wd. Alla fine del deserto sabbioso appare dal nulla, quasi un miraggio, Walvis bay, cittadina anonima separata da una trentina di chilometri di asfalto da Swakopmund. Gli ultimi 30 minuti e finalmente la città si presenta di fronte agli occhi stanchi. Già il nome tradisce la vera natura di Swakopmund: un pezzo di Germania sull’oceano Atlantico. Dormiamo al Garni Adler, appunto. Hotel piacevolmente piccolo quasi sulla spiaggia e molto vicino al vecchio molo.

Abbiamo tempo per una passeggiata in questa strana città per vedere con i nostri occhi le colorate architetture coloniali. Un paio d’ore sono sufficienti. Per noi è domenica e tutti i negozi sono serrati. In giro non c’é anima viva.

La sera optiamo per una buona cena a base di pesce al “The Tug”, all’imbocco del molo con una suggestiva vista dell’oceano che, almeno stasera, pare piuttosto “arrabbiato” a causa del gelido vento che soffia.

Namibia 2012 – 6 agosto

Oggi è il momento dell’escursione che prevede catamarano nella Walvis Bay di mattina e “jeeppata” verso Sandwich Harbour di pomeriggio. La compagnia che ci è stata consigliata è la Catamaran charter. Dividiamo la navigazione con un folto numero di italiani, abbastanza rumorosi e con dei sudafricani altrettanto silenziosi. Gli altri passeggeri sono una simpatica otaria, 4 pellicani e un mazzo di gabbiani che approfittano del passaggio. Un pò “turistico” ma l’otaria è simpaticissima e soprattutto è molto molto vicina. L’escursione ci porta a vedere le coltivazioni di ostriche, infiniti branchi di otarie, qualche delfino salterellante e, se si é fortunati (noi non lo siamo stati), tartarughe e pesci sole. Prima del rientro, vengono offerte ostriche e champagne. Rimesso piede sulla terraferma, si riparte con un fuoristrada per Sandwich Harbour, uno degli angoli più belli della Namibia. Un’ora di strada attraverso saline, lagune popolate da fenicotteri e deserto sabbioso per giungere ad un punto in cui dune altissime degradano direttamente nell’oceano: da un lato dune a perdita d’occhio e dall’altro Atlantico a perdita d’occhio. Fantastico! Si rientra e il saliscendi vertiginoso tra le altissime dune é divertente ed emozionante. E’ sera, e sulla strada di rientro la nebbia di stamani è sostituita dalla sabbia che il vento spinge sulla strada. L’effetto non cambia. Cena al Kucky’s Pub, una birreria nel centro mai affollato di Swakopmund. Buona la birra. Buono il cibo. Onesto il ristorante.

Namibia 2012 – 7 agosto

Partenza per Twyfelfontein. Percorriamo la strada costiera sino ad Henties bay, imbattendoci in una delle numerose navi naufragate lungo la Skeleton Coast. Fa una certa impressione osservare la forza delle onde che si infrangono sulla chiglia. Proseguiamo. La strada sembra in asfalto, in realtà è di sale. Si lascia la costa, inoltrandosi nel Damaraland. Il primo tratto é completamente desertico, una piatta distesa pietrosa che fa sembrare il paesaggio lunare. E’ un posto ideale per un film in ambiente post-atomico. Ed infatti ci imbattiamo nel set di Mad Max III. Facciamo appena in tempo a scattare un veloce fotografia per essere immediatamente allontanati da una guardia. Proseguiamo. Il Damaraland continua ancora come deserto. Simile a prima ma anche diverso. Il terreno sale progressivamente ed é punteggiato di alberi di mopane. Raggiungiamo Twyfelfontein. Si trova in cima all’Aba Huab Valley. Il posto é affascinante e rappresenta una delle più ampie gallerie di arte rupestre del continente africano. Al sito si può accedere solo accompagnati da una guida, la nostra si chiama Monnalisa, non sorride ma ci indica le rocce dove sono raffigurati prevalentemente animali. Terminata la visita, diamo anche una occhiata alle “Organ Pipes” curiose composizioni di dollarite, per poi raggiungere il nostro Lodge per questa notte, Kamp Kipwe. Emozionante e molto africano il tramonto che ci conquista sulla cima della collinetta che ospita l’Hotel. Buona ed elegante la cena offerta dal Lodge con un ottimo filetto di kudu. La serata è fresca. La cena è all’aperto e sulle sedie troviamo delle coperte in pile per le gambe. Utili. Molto. Finita la cena, lo é anche la serata, come sempre del resto, visto che non c’é alcuna abitudine a “far tardi”. Per il vero, stasera una attività serale c’é ed é anche piuttosto avventurosa … Si tratta di prepararsi per la notte! Infatti, in questo bellissimo Lodge all’insegna della natura e dell’ecoturismo, i bagni sono tutti a cielo aperto. Affascinante, bello ma ricordiamo proprio ora che è inverno e che ci sono 8°. Usarli è veramente improponibile. Vabbé, speriamo che nel cuore della notte non serva!

Namibia 2012 – 8 agosto

Il nostro giro prosegue verso nord, nel Kaokoland. Terra di confine e punto d’incontro di molte delle etnie della Namibia, compresa quella più famosa, i rossi Himba. La prima parte del viaggio è su strada sterrata poi, per la prima volta dalla partenza ritroviamo la B1 asfaltata. Le guide parlano della possibilità di vedere gli elefanti e le zebre di montagna, ma noi naturalmente non vediamo nulla, a parte gli indimenticabili panorami. La zona appare meno disabitata dei deserti fin qui percorsi. Vi sono greggi di capre e mucche e, di tanto in tanto, anche qualche sparuto villaggio con due o tre capanne. Opuwo è abbastanza lontana ma è anche l’unica città da Swakopmund. Diversa, molto rispetto alla tedesca dove abbiamo dormito la notte precedente. Questa è Africa: gente, colori, mercati all’aperto, polvere. Opuwo è un vero crogiolo di razze: passeggiando si incontrano le donne Himba dalla pelle tinta dall’ocra con i gonnellini di pelle di capra e le caratteristiche acconciature, seguite dalle donne e dagli uomini Herero, fiere nelle loro colorate crinoline in stile vittoriano completate dai curiosi cappelli a corno, mischiate con persone appartenenti ad altre tribù che vestono all’occidentale. Opuwo in lingua Herero significa “la fine” ed in effetti, appare proprio una terra di confine. Per i turisti Opuwo rappresenta un punto di partenza per escursioni nei dintorni. Ciononostante, ci sentiamo di consigliare la sosta per una notte, non di più. Giusto per 4 passi in Africa. Noi andiamo anche al supermercato. Dobbiamo fare acquisti di generi di prima necessità da portare al villaggio Himba che andremo a visitare: farina, zucchero, vaselina e tabacco da sniffare. Oddio, definirli generi di prima necessità è un parolone … A Opuwo c’é solo un Lodge degno di questo nome, ma non ha posto, quindi dormiamo due notti all’Ohakane Guest House. Di positivo questo Lodge ha la posizione proprio in centro ed è quindi comodo per una passeggiata in mezzo alla folla multicolore. Per il resto nulla di che. Stanze bruttine e anonime, cibo medio, abbastanza rumoroso di notte. L’alternativa “de luxe” è lontana dal centro. Chi c’è stato ne dice bene, a parte la distanza. Il consiglio che ci sentiamo di dare è quello di stringere i denti per una notte a Opuwo e fare una seconda notte alle Epupa Falls. Noi ci andiamo in giornata, l’indomani.

Namibia 2012 – 9 agosto

Su suggerimento di Namibia Travel, abbiamo contatatto John, Himba che ci farà da guida. Partiamo presto. Da Opuwo ci sono 180 chilometri di sterrato. Tradotto: tre ore di viaggio. E altre 3 ore per tornare. C’è chi le raggiunge in aereo. Plausibile. Non conosciamo i costi. All’arrivo John ci conduce ai bordi delle cascate. Ancora una volta il paesaggio muta, qui é tropicale, ci sono baobab e palme. Le cascate sono belle, si possono costeggiare per un tratto, così da poterle osservare da varie angolazioni, per le foto di rito. In mezzo scorre il fiume Kunene, nel quale si intravedono anche un paio di coccodrilli e dall’altra parte del fiume … le colline dell’Angola. Emozionante. Ci fermiamo a sorseggiare una bibita in un piacevole locale sulle cascate, godendo del panorama e poi siamo pronti per la visita al villaggio Himba. Con noi un’altra coppia, oltre a John. La visita è interessante. Certo non ci si può aspettare la pura genuinità e autenticità, ma pensavamo peggio. Temevamo uno zoo umano per turisti, ma non é così. Certamente, la tribù ci aspetta e si comporta di conseguenza, ma non ci sono imbarazzi. Nel villaggio, vi sono quasi esclusivamente donne e bambini. Vediamo come le donne creano la pasta che stendono sul loro corpo, visitiamo una delle abitazioni e non attraversiamo la linea che la linea che unisce il fuoco sacro all’ingresso della capanna di rami secchi e fango. Anche il mercatino ci attende: qualche collanina che ci si sente in obbligo ad acquistare … e senza trattare. A parte l’originalità dei loro costumi, si tratta di persone bellissime e molto fotogeniche. Terminata la visita ce ne torniamo a Opuwo, con due ospiti in più: una giovanissima mamma con bimba che devono raggiungere la famiglia in città. In macchina siamo ora in sei. La strada miete la sua vittima: a metà del rientro l’auto sbanda e per un attimo temiamo il peggio. E’ scoppiata in brandelli una delle gomme posteriori. Nessun problema abbiamo due gomme di scorta e soprattutto, sappiamo dov’è il crick! Mentre si rotoliamo nella polvere sotto il furgoncino, si materializza un folto gruppo di ragazzini che segue attentamente tutte le operazioni di smontaggio e montaggio della ruota. Del resto non sembra che abbiamo molto di meglio da fare. Rientro a Opuwo. Cena al Lodge.

Namibia 2012 – 10 agosto

Tappa di avvicinamento al parco Etosha quasi tutta su strada asfaltata. Se ne apprezza la comodità anche se un po’ monotona. In tarda mattinata arriviamo a Kamanjab dove alloggiamo al Toko Rustig Lodge. Il posto è molto carino, l’equivalente di un agriturismo in Italia, ovviamente con le dimensioni africane. L’atmosfera é rilassata, ci sono vari uccelli nella tenuta e una bella piscina. La padrona di chiare origini tedesche ci offre una merenda pomeridiana e noi trascorriamo l’unico pomeriggio di puro relax durante il viaggio. Cena ottima servita su un grande tavolo dove siedono anche gli altri ospiti del Lodge.

Namibia 2012 – 11, 12 e 13 agosto

Finalmente raggiungiamo il parco Etosha. Ci aspettano tre giorni di visita. Nel nostro caso passiamo la prima notte all’esterno del parco al Thosari Lodge. Vediamo per la prima volta un Suricato. L’Hotel è gradevole e molto pulito ma dista una trentina di chilometri dall’ingresso. Le successive due notti per noi sono nell’Okaukuejo Resort, all’interno del Parco. Potendo scegliere, a nostro parere, é molto meglio restare all’interno: é piú comodo e si risparmia tempo. Alle 6 i cancelli aprono e ci si immerge direttamente nella natura selvaggia. Inoltre lo spettacolo serale degli animali che si abbeverano alla pozza vicino al Resort è splendido. Etosha é molto esteso. Ci sentiamo di consigliare una sosta di almeno 2, meglio 3 giorni. Una visita toccata e fuga può deludere. In fondo gli animali sono liberi e non compaiono a comando. Abbiamo visto pozze un giorno deserte e il giorno dopo piene di animali di ogni specie. L’emozione é proprio quella prendersi il tempo che occorre e girare da soli alla ricerca degli animali. Pur avendo anche passato ore senza vedere anima viva, da soli e senza guide, abbiamo potuto vedere da vicino leoni, ghepardi, rinoceronti, bianchi e neri, elefanti, zebre, orici, springbocks, gnu, giraffe, sciacalli, struzzi e uccelli di vario genere, insomma un vero paradiso. Il programma prevederebbe la partenza da Etosha alla volta di Windhoek di primissima mattina il 13 agosto. Ormai è come una droga e, prima di imboccare la via del ritorno alla capitale, dobbiamo fare un ultimo giro. E sarà probabilmente il più emozionante. Quello che ci consentirà di assistere da vicino ad un dei grossi accadimenti della natura: un branco di leonesse che abbatte e sbrana uno gnu. Impressionante. E poi … via sulla strada del ritorno, interamente asfaltata. Verso metà pomeriggio raggiungiamo Windhoek. Non che ne valga la pena. Però, visto che ci siamo, ne approfittiamo per due passi in città. C’è in realtà poco da vedere e ancor meno da comprare. Qualche negozio di souvenir. Ma bisogna veramente essere di bocca buona. Si torna in albergo. Cena fuori, niente di che.

Namibia 2012 – 14 agosto

Ultimo giorno. Il volo decolla verso le 6:30. L’aeroporto dista circa 50 chilometri. Ergo, sveglia alla 3:30. Volo esattamente contrario all’andata: via Johannesburg e Istanbul. Comodissimo, insomma.

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