Namibia da sogno

Era da una vita che sognavo di andare nell’Etosha e finalmente ho preso il coraggio a due mani e mi sono lanciata nell’organizzazione di un viaggio self drive in Namibia scoprendo che ci sono molte più cose, oltre al parco, da visitare! Spero che il nostro racconto possa aiutare altri a realizzare un sogno
Scritto da: ViviZ
namibia da sogno
Partenza il: 04/08/2015
Ritorno il: 04/08/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Un viaggio fantastico a bordo di una Nissan 4X4 con roof tent noleggiata tramite Camping Car Hire, che offre un’attrezzatura veramente completa per il campeggio ed un servizio molto cortese, anche se restano un pochino rigidi sulle condizioni del noleggio. Nonostante ai bordi delle strade si vedono spesso dei penumatici rotti, noi non abbiamo mai avuto problemi in tal senso, ma suggerisco caldamente il noleggio di un’auto 4X4 anziché una normale berlina (ne va sia della salute, sia della sicurezza durante il viaggio!). Tra l’altro l’agenzia di noleggio auto offre gratuitamente passaggio da/per aeroporto e se si passa una notte in città ti portano al tuo alloggio e ti vengono a prendere… quindi il servizio è davvero completo! Infatti noi abbiamo trascorso la prima e l’ultima notte in una camera doppia nell’ostello Chameleon City Backpackers di Windhoek, e devo dire che tutti i piacevoli commenti che avevo trovato su questo posto sono assolutamente confermati: un’oasi tranquilla nella città. Tra l’altro offrono viaggio di qualche giorno sia a Sesrieme, sia in Etosha perciò se non si vuole noleggiare un’auto è possibile informarsi con loro circa le date di partenza ed i costi. Trovo che sia un modo di viaggiare che varrebbe la pena sperimentare, se non si vuole investire nel noleggio dell’auto. Ecco il nostro itinerario.

WINDHOEK – SESRIEM CAMP SITE (circa 300KM) circa 5h

Sbrigate le pratiche burocratiche e la spiegazione dell’auto, effettuiamo in città il primo rifornimento alimentare che ci sarà utile come base per tutto il viaggio: acqua, frutta, caffè solubile, cibi freschi da conservare nel frigo in dotazione con l’auto e cibi non deperibili. Ci sarà sempre qualcuno a curare la vostra auto e consiglio di accettare sempre questo “servizio” a fronte di qualche dollaro namibiano. Scegliamo la strada che passa dal meraviglioso passo Spreethotsge (basta guidare con prudenza ed è assolutamente fattibile anche se la pendenza può fare un po’ impressione a prima vista) e non ci facciamo mancare la tappa APPLE PIE di Solitaire, nominata in tutti i resoconti di viaggio. Confermiamo la bontà ed il piacere di condividerla con centinaia di uccellini che abitano da quelle parti. Arriviamo al limite dell’orario di chiusura (il tramonto) al Sesriem Camp Site nel quale ci facciamo dare sia il permesso per Sossusvlei sia quello per il Naukluft Park, in cui andremo dopodomani. Per quanto ne parlano male, a noi è sembrato un campeggio tranquillo e molto semplice, come quasi tutti gli campeggi statali (NWR). Comunque Sesriem è da PRENOTARE 6 MESI PRIMA perché è sempre molto gettonato visto che è l’unico ad offrire la possibilità di entrare nel parco già prima del sorgere del sole. Dato che dal cancello di ingresso si devono fare altri 60km questo è un bel vantaggio se si vuole andare a vedere l’alba sulla Duna 45 o a Sossusvlei.

GIORNATA SULLE DUNE

Alba sulla famosissima Duna 45 in compagnia di un sacco di altre persone emozionate quanto noi! Lasciamo poi l’auto al parcheggio dei 2X4 poco più avanti, per evitare ogni possibile insabbiamento, visto che la vacanza è appena cominciata, e ci facciamo portare con il 4X4 della NWR a Sossusvlei, da cui si raggiungono a piedi la duna più alta BIG DADDY (la salita dura circa 2 ore, ma la discesa di corsa è velocissima e divertente) e l’altro super fotografato DEADVLEI. Alle 11 è già ora di cercare una bibita fresca e dell’ombra perché la sabbia e l’aria iniziano a scaldarsi sensibilmente! Ma prima di andare apriamo una mela a metà e la mettiamo a terra dove abbiamo avvistato qualche uccellino, e in men che non si dica arrivano decine e decine di uccellini ad affollarsi sulla mela che permette loro di incorporare un po’ di acqua.

Nel primo pomeriggio visitiamo il Sesriem canyon: merita davvero perché rende bene l’idea della forza dell’acqua nella stagione delle piogge e tra l’altro offre la possibilità di una passeggiata un po’ in ombra. Avendo capito che diventa subito buio dopo il calare del sole, quest’oggi andiamo in campeggio prima del tramonto e dormiamo proprio fuori dal parco presso l’Oasiss Camp Site… che è davvero stupendo!! Ma ricordate che alle 17 chiudono bar, take away, minimarket, tutto! La piazzola non è fra le più vaste che abbiamo visto, ma è assolutamente super accessoriata e permette di godere la vista dell’alba e del tramonto beatamente riparati dalla tettoia di paglia che ricopre una sorta di “mini appartamento all’aperto” con lavello, lavandino, bagno, doccia tutti privati!

SESIREM – SOLITAIRE – PASSO DI GAUB – KUISEB CANYON – WELWITSCHIA DRIVE e MOON LANDSCAPE – SWAKOPMUND (400 KM) 6h

Questa giornata è stata davvero spettacolare per il susseguirsi di paesaggi assolutamente variegati nei colori, nella consistenza, nell’aspetto… panorami e atmosfere indescrivibili che raggiungono l’apice con l’attraversamento della “Valle della Luna” (MOON LANDSCAPE): ci si sente davvero piccoli nell’Universo e allo stesso tempo colmi, non solo gli occhi, di una meraviglia senza parole. Anche le “vecchie” piante Welwitschia sono una compagnia molto speciale di questo giro alternativo per raggiungere Swakopmund da Solitaire. Passiamo quindi da un ambiente desertico molto caldo e secco (solo un po’ freschino nella notte) ad un tasso di umidità molto elevato che rende il freddo della sera davvero pungente. Ci mettiamo addosso tutto quello che abbiamo portato e ceniamo sulla spiaggia, senza togliere neppure uno strato! Adesso capiamo bene perché spesso questo tratto di costa è caratterizzato dalla nebbia: è un passaggio repentino! Anche il campeggio in cui pernotteremo per due notti, il Tiger Reef Campsite, è molto verde e il gestore è molto gentile, ma i servizi non sono il massimo… Se volete cenare fuori vi suggerisco di prenotare in anticipo, soprattutto se capitate di domenica o lunedì sera perché molti locali sono chiusi per turno. Un giretto a Swakopmund è molto interessante per respirare anche un po’ la storia e i contrasti di questo paese, e le chiacchierate con la gente del posto sono sempre molto interessanti, ma preparatevi ad iniziarle sempre scambiando qualche battuta sui giocatori di calcio italiani. Se viaggiate sulla strada da Swakopmund a Walvis Bay prestate molta attenzione perché è la strada che registra il maggior numero di incidenti di tutto il paese. Noi siamo stati portati a Walvis Bay la mattina dopo con un’auto dell’agenzia Mola Mola con la quale avevamo, per tempo, prenotato un giorno di tour oceano-dune. Lo staff dell’agenzia è davvero stupendo: tutti assolutamente professionali, cortesi e spiritosi. Abbiamo trascorso la mattinata in barca, ascoltando la storia di quei mari e della coltivazione di ostriche, nonché in cerca di vari tipi di delfini e circondati, anche molto da vicino, da decine di otarie e pellicani… purtroppo nessun avvistamento di balene. Pranzetto delizioso a base di ostriche e vino bianco (ma non solo!), e poi dalla barca si passa sulla Jeep per attraversare il deserto fino a Sandwich Harbour, passando dalle multicolori saline, affiancando gruppi di Springbok, ammirando come la natura riesca a sopravvivere anche in un deserto di sabbia. Si nota la differenza fra le sabbie del deserto più antico del mondo (quello di Sesriem) e questo “giovanotto” dalle brillanti sabbie chiare. Abbiamo provato anche l’ebrezza di entrare, volontariamente, con i piedi nelle sabbie mobili… di scivolare con l’auto a capofitto giù per le dune, di incontrare la fauna locale e di trascorrere una giornata divertente e davvero indimenticabile.

SWAKOPMUND – HENTIESBAAI – CAPE CROSS – BRANDBERG (circa 350KM) 5h

Dopo aver visto così tante otarie a Walvis Bay eravamo tentati di saltare la deviazione per Cape Cross, mirata appunto a vedere questi simpatici animali, ma non abbiamo resistito a rivederle e quindi ci siamo andati lo stesso… per fortuna! Ne è valsa proprio la pena, nonostante l’odore pungente che a molti visitatori dava veramente fastidio. Noi siamo stati più di un’ora a guardare la vita nella colonia, l’allattamento dei cuccioli, le liti, i richiami… bellissima parentesi di vita marina, con l’oceano sullo sfondo che frange le sue lunghe e potenti onde, fra le quali le otarie pescano e giocano! Abbiamo dormito presso il Brandberg Rest Camp ad UIS che personalmente mi è piaciuto tantissimo, sia per i sorrisi di benvenuto (non sono così scontati) sia per l’atmosfera semplice e limpida del campeggio, della piscina e del pittoresco ristorante, ma soprattutto abbiamo approfittato della connessione WI FI che è presente davvero in poche strutture.

BRANDBERG e White Lady – Foresta Fossile – KHORIXAS (220 KM) 3h 30′

Sveglia all’alba per arrivare a Brandberg quando il sole è ancora clemente ed è stata una strategia intelligente. Il giro tradizionale dura un’oretta, ma noi abbiamo chiesto alla guida di estenderlo ad altri dipinti circostanti, perciò siamo rientrati alla biglietteria verso le 11, quando il caldo iniziava ad essere più impegnativo. Non so cosa ci si aspetta da un petroglifo perché le recensioni che avevo letto su questo sito erano tutte pessime, invece la montagna, la vallata che si attraversa, i colori dei dipinti, la loro precisione danno grande impressione di una misteriosa vita ancestrale, in rispettosa osservazione e comunione con la natura in tutte le sue forme. Purtroppo non abbiamo avuto tempo di visitare Twyfelfontein perché la strada per andarci è la peggiore che abbiamo percorso, ma il panorama ricompensa ampiamente la scomodità, infatti si assaporano così i fantastici colori del Damaraland. Abbiamo quindi fatto un giro paesaggistico ma senza deviazione per Twyfelfontein. Siamo invece andati alla Foresta Fossile (durata della visita: massimo 20 minuti incluse le nostre domande!) che è sicuramente affascinante, ma la brevità del giro sinceramente non fa in tempo ad imprimere un ricordo speciale… Raggiungiamo quindi il Khorixas Rest Camp, che nella classifica di tutti i campeggi che abbiamo visto è piazzato proprio all’ultimo posto. Non ha nulla di disastroso, anzi i bagni sono ampi e puliti, ma nell’insieme non è particolarmente accogliente.

KHORIXAS – ETOSHA Olifantsrus Camp (235 KM) – circa 3h 30′

Approfittiamo del passaggio attraverso Khorixas e Kamanjab sia per fare il pieno (mai perdere l’occasione di fare benzina!), sia per fare approvvigionamenti nel mini market perché ci stiamo dirigendo nel parco Etosha dove passeremo i prossimi 5 giorni e confermo al 100% che i negozietti nei campeggi del parco hanno un assortimento scarso di tutto, quindi meglio attrezzarsi prima. Arriviamo al tanto sognato GALTON GATE per accedere nel parco da Ovest, l’area più integrale e meno turistica, non accessibile a tutti; ma avendo prenotato la notte all’Olifantrus Camp Site (a 60km dall’ingresso) possiamo entrare. Compriamo la guida del parco: utilissima per identificare gli animali, le varie pozze d’acqua per gli avvistamenti, le aree di sosta etc. Facciamo il nostro permesso per tutta la durata del soggiorno e via! Avvistiamo i primi animali con grande emozione: avvoltoi, giraffe, ungulati di vari tipi… sembra di essere in un documentario romantico perché ormai siamo prossimi al tramonto. Importantissimo arrivare nei campeggi prima del calare del sole, ma ormai siamo entrati in pieno nel ritmo namibiano e raggiungiamo Olifantrus con un tempismo perfetto, ovvero riusciamo ad aprire la tenda, bere un caffè al bar, socializzare con il giovane e accogliente personale, e fare il primo appostamento della nostra vita alla pozza del campeggio, al tramonto… Avvistiamo solo qualche simpatico uccello prima di cena, ma quando ci ritorniamo e ormai è buio (ma le pozze dei campeggi sono illuminate) c’è l’emozione immensa del primo rinoceronte “chiacchierone”!!! Ritornando alla piazzola per la cena ci fermiamo davanti ad una immensa struttura in metallo che si trova alle spalle della Reception per cercare di capire di cosa si tratta… la scoperta non è per niente piacevole perché un cartello spiega che in quel posto sono stati uccise centinaia di elefanti in passato, per contenere il numero di esemplari all’interno del parco dato che si consideravano dannosi per l’ecosistema del parco… una storia molto triste, ma per fortuna questo macello non avviene più perché è chiarissimo ormai a tutti che l’elefante non rappresenta nessuna minaccia per gli equilibri del parco. Il campeggio si chiama appunto “Olifantrus” ovvero “elefanti” ed è decisamente nuovo e ben tenuto, fatto apposta in quel luogo a monito di un passato triste, ma come punto di partenza a dimostrazione di un nuovo rispetto per gli elefanti, che sono infatti animali speciali e meravigliosi!

Nei giorni successivi abbiamo dormito una notte in ciascuno dei camp site più gettonati del parco, ovvero: Okaukejo, Halali e Namutoni. Nella nostra classifica al primo posto si trova Halali (come mix di aspetti e anche perché alla pozza del campeggio abbiamo visto i leoni!!), mentre Okaukejo e Namutoni non sono granchè però Okaukejo ha una pozza assolutamente fra le più battute dagli animali e durante la notte si sentono un sacco di versi, nonché si fanno davvero tanti avvistamenti interessanti; invece Namutoni ha una pozza un pò deludente per la conformazione e la scomodità, ma la parte dedicata al campeggio è assolutamente più piacevole di quella di Okaukejo perché ombreggiata e con un po’ di erbetta. Nei campeggi di notte ci sono le scorribande di piccoli e simpatici animali tipo sciacalli, manguste, tassi e così via… ma non è assolutamente una situazione pericolosa, basta non dar loro alcun cibo. Durante il nostro soggiorno nel parco abbiamo capito che vedere gli animali è principalmente questione di fortuna (essere nel posto giusto, al momento giusto) e di pazienza (inutile saltare da una pozza all’altra freneticamente… meglio appostarsi, magari nelle ore più fresche della giornata, e aspettare… piuttosto che assaporare con calma i movimenti degli animali che vi si sono trovati). Abbiamo fatto anche dei safari con la guida di NWR (noi li abbiamo prenotati prima della partenza, ma a nostro avviso non è necessario).

Raccomandazione: se prevedete un safari al mattino o notturno dovete assolutamente essere pronti ad affrontare un grande freddo, altrimenti rischiate di rovinarvi l’esperienza (e non stiamo esagerando!). Inoltre consiglio di tenere a portata di mano un foulard per la polvere, che sempre e ovunque si solleva molto facilmente. Non siamo stati molto fortunati con gli avvistamenti durante questi safari, ma ne vale davvero la pena perché i veicoli sono aperti, quindi si possono assaporare i profumi, il vento, il sole molto meglio che quando si gira nella propria auto.

NAMUTONI – OSHIVELO – TSUMEB – GROOTFONTEIN – TSUMEB (250KM) – circa 4h

Alla mattina facciamo ancora qualche posta nelle pozze e, quando il sole inizia a scaldare troppo l’abitacolo, usciamo dal parco, non senza un’immediata nostalgia… perché i giorni in Etosha lasciano davvero un ricordo profondo ed indimenticabile. Imbocchiamo la strada asfaltata che ci porterà a Tsumeb per andare a visitare il museo mineralogico… ma è domenica ed è tutto chiuso!!! Noi siamo in vacanza e non avevamo valutato questa possibilità! Quindi proseguiamo verso Grootfontein per andare a vedere il meteorite più grande del mondo: Hoba. Ne siamo contenti, però vale la pena fare questa deviazione se si ha qualche interesse per questo genere di cose o se questa tappa è già di strada. L’area intorno al meteorite è stata realizzata con grande cura, ed è proprio un posto piacevole e rilassante per una sosta. Dopo la visita, ritorniamo a Tsumeb perché avevamo prenotato al Kupferquelle Resort. Per la prima volta, dopo giorni di sabbia, mettiamo i piedi su un prato verde: che sensazione!!! Il resort è facilmente raggiungibile, ed offre un minimarket molto rifornito (rispetto alla media) e una piscina a 8 corsie, che però noi abbiamo trovato in fase di manutenzione, quindi inutilizzabile.

TSUMEB – OTAVI – OTJIWARONGO – WATERBERG REST CAMP (285KM) circa 4h

Prima tappa della giornata: il Ceetah Conservation Found (www.cheetah.org) di Otjiwarongo. Eravamo un po’ incerti se andare perché dubbiosi su cosa potevamo trovare nel centro, visto che i ghepardi sono tenuti in recinti… Ma gli spazi immensi, la cura, le attenzioni e la filosofia con le quali questo luogo viene condotto ci ha conquistato ed è stata una grande emozione incontrare questi timidi felini così da vicino. Tutto lo staff è molto disponibile e trasmette rispettoso amore per questi “gattoni”. Abbiamo trascorso nel centro più di tre ore perché è immancabile il momento della pappa (ore 14:00). Per i più golosi raccomandiamo di assaggiare i formaggi di capra che producono nel centro e che noi abbiamo assaporato seduta stante nell’ombrosa area picnic! Ci avviamo quindi verso la nostra prossima meta: il Waterberg Platau e raggiungiamo l’omonimo Camp Site a tardo pomeriggio. L’area è piena di pappagallini molto colorati, da cercare con pazienza fra le fronde degli alberi. Sì, perché qui ci sono tanti alberi verdi e rigogliosi che fanno da cornice all’altipiano di rocce rosse che riportano alla mente l’Ayers Rock australiano… ma per oggi ammiriamo da valle i contrasti fra i colori serali del cielo, della vegetazione e della roccia. Ci concediamo una buona cena al ristorante, una delle ultime serate a contemplare l’immenso firmamento, che come ogni sera velocissimo si manifesta dopo il calare del sole.

WATERBERG REST CAMP – OTJIWA LODGE (95 KM) 1h 30′

Sveglia all’alba, stiracchiata, caffè misto cicoria e via si parte alla conquista della vetta del Waterberg Plateau… In un’oretta di tranquilla passeggiata lungo il sentiero chiamato Mountain View udiamo inquietanti (ma simpatici) richiami di babbuini e tantissimi canti di uccellini, assistiamo al via vai dei piccoli dassie fra le rocce, e di nuovo restiamo affascinati dalla roccia: una tavolozza di colori dalle infinite sfumature. Arrivando in cima, allarghiamo lo sguardo sull’immensa pianura sotto di noi… Il Rest Camp organizza anche passeggiate a piedi di 1 o più giorni, come pure safari di mezza giornata in fuoristrada, ma non ne abbiamo avuto esperienza. Ritorniamo al campeggio passando da una foresta di fichi secolari prima, e da quella di Aloe dopo. Il caldo inizia a tamburellare sulle nostre teste, perciò chiudiamo la tenda e ci avviamo verso la prossima meta: Otjiwa lodge. La tenuta è davvero immensa ed il resort molto elegante (unico appunto: terribili tappeti in pelle di Oryx in reception). Anche le piazzole per noi campeggiatori sono spaziosissime (ad un costo veramente irrisorio) e ombreggiate. Ognuno ha i propri lavandino, presa elettrica e braii. In comune resta solo il blocco dei servizi, che è comunque molto ben strutturato e l’acqua viene riscaldata con la stufa a legna. Dopo tante notti passate nei campeggi statali (sui quali non abbiamo proprio nulla da dire, nella loro bella semplicità e rigorosa pulizia) ci concediamo, per l’ultima sera nella nostra roof tent, questo piccolo lusso e soprattutto un pomeriggio di relax totale nella gelida piscina (mai trovata una piscina con acqua tiepida in tutto il viaggio!!) ed una cena molto ricca alla sera, in compagnia di alcuni animali della tenuta che vengono a mangiare (forse del cibo integrativo?) proprio di fronte al ristorante e quindi ci ritroviamo a cena insieme a Kudu, Damara dik dik, Orici, facoceri e così via.

OTJIWA lodge – OKAHANDJA – WINDHOEK (215KM) 3h

Anche oggi la nostra sveglia è la natura: quando gli uccellini iniziano il loro canto felice per l’arrivo del sole, anche noi mettiamo i piedi sulla scaletta per scendere a terra… Ormai siamo diventati bravissimi nel richiudere la tenda ed in qualche ora siamo di ritorno a Windhoek per restituire l’auto, nostra preziosa e affidabile compagna di questa avventura. Ci riportano all’ostello Chameleon City Backpackers dove si ricordano perfettamente di noi! Ormai siamo più disinvolti anche nel girare in città (rispetto a quando siamo arrivati) e passiamo qualche ora a spasso per il centro, ma stasera non andremo a cena al Joe’s Beerhouse: anche se è un istituzione in città, abbiamo avuto il piacere di assaporare la sua stravagante atmosfera e la buona cucina 14 giorni fa… Stasera preferiamo invece provare la cucina dell’ostello che non ci delude: il menu è molto semplice, ma il piatto ricco e saporito, cucinato in pentole di ghisa direttamente nel fuoco.

La mattina successiva ci crogioliamo ancora qualche ora al sole e poi si parte! Dall’aereo ammiro per l’ultima volta i colori e gli enormi spazi di questa terra meravigliosa, di cui sento già nostalgia…

Suggerimenti molto utili

1) Per preparare il viaggio ho letto 3-4 guide ma quella che consiglio in assoluto è SAVANA di Robo Gabr’ Aoun perché oltre a dare molti consigli pratici davvero utili nella pianificazione ha anche un talento poetico, trasmette un amore sincero per l’Africa e per l’avventura, ed è anche dotato di contagioso umorismo, come ho avuto modo di constatare di persona quando, del tutto inaspettatamente e per una serie di circostanze fortuite, ho avuto il grandissimo onore di incontrarlo di persona!! Mi sono sentita come quando ero ragazzina e andavo al concerto del mio cantante preferito, perché per un paio di mesi ho ammirato profondamente tutte le sue straordinarie qualità di guida e di scrittore. Non ho quindi volontariamente scritto riferimenti precisi sulle strade percorse perché si può trovare già tutto nella guida SAVANA – Effatà Editrice.

2) L’agenzia di auto noleggio ci ha fornito una cartina molto precisa e dettagliata che non ci ha mai traditi, infatti non abbiamo mai usato il navigatore che ci eravamo portati dietro per sicurezza. Trovare i posti nei vari centri è stato semplice.

3) portatevi un quintale di burro cacao e un ettolitro di crema idratante, ma ad assorbimento veloce altrimenti in 1 secondo sarete dei pupazzi di sabbia! 4) non sottovalutate il freddo di notte. Suggerisco di portare una tuta e un paio di calze pesanti. Per noi è stata fondamentale la maglietta di lana che usiamo in montagna in inverno e il k-way da indossare durante i safari.

5) potete considerare di fare il bucato ogni giorno perché bastano 20 minuti al sole affinché si asciughi tutto!

6) Quando siete nel parco portatevi sempre dietro i numeri di telefono di emergenza… perché non si sa mai!

7) Potete procurarvi una tessera telefonica a Windhoek (hanno sia sim che mini sim), con una carica anche minima, giusto per poter gestire in tranquillità eventuali emergenze.

8) Abbiamo riscontrato la presenza delle zanzare in pochi posti e davvero in misura quasi impercettibile

Cosa modificherei rispetto al viaggio fatto

1) Forse spenderei meno tempo a Brandberg (farei solo la tappa proposta d’ufficio dalla guida) e proverei ad andare anche a Twyfelfontein, di cui tutti parlano molto bene, quindi chissà cosa deve essere!

2) Swakopmund è davvero molto freddo-umida, quindi la prossima volta prenoterei una camera piuttosto che dormire in tenda con la goccia di condensa che picchietta sul viso per tutta la notte!

3) Prenoterei una notte in Lodge a Okaukejo, fra quelle vicino alla pozza sia per evitare anche una notte nella zona del campeggio che non è proprio nulla di speciale, sia per essere ancora più vicini alla pozza, che davvero è molto animata.

4) Mi munirei di una macchina fotografica leggermente più professionale della mia piccola automatica digitale: è una frustrazione fotografare paesaggi e animali con una macchina così!

Cosa non cambierei assolutamente del viaggio

1) Il volo Lufthansa via Francoforte, che permette di riposare bene nelle 10 ore verso Johannesburg e non ha mai registrato ritardi

2) I 5 giorni nel parco Etosha

3) I ritmi scanditi dalla presenza del sole: sveglia all’alba o addirittura prima e nanna come i bimbi entro le 21,30. Anche perché è vero che una volta che il sole sorge, la temperatura sale molto velocemente e le prime ore del giorno permettono di girare bene, mentre quando il sole tramonta in pochissimo tempo è buio e il cielo si imperla di milioni di stelle

4) Portare il costume da bagno!

5) Portato un binocolo ciascuno!

6) Il compagno di viaggio!



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