Myanmar, il cuore pulsante dell’Asia

Viaggio fai da te in Myanmar con sosta mare finale in Thailandia
Scritto da: Giovanna C.
myanmar, il cuore pulsante dell'asia
Partenza il: 06/01/2019
Ritorno il: 27/01/2019
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Anche quest’anno scegliamo un paese del sud-est asiatico per il nostro viaggio invernale: nel 2019 si va in Myanmar!

Compriamo molti mesi prima il volo intercontinentale approfittando delle buone tariffe che Air Italy offre per il diretto da Milano a Bangkok e da qui ci spostiamo verso Mandalay con un volo low cost con Air Asia. Avendo a disposizione 3 settimane, decidiamo di dedicare al Myanmar la parte “culturale” del nostro viaggio e di tenerci qualche giorno di relax al mare da trascorrere in Thailandia.

Ho scelto un itinerario che ci permettesse di visitare con calma i posti che più ci interessavano, spostandoci solo via terra un po’ perché ci piace guardare i paesaggi che si affacciano dal finestrino di un bus e un po’ anche perché i voli interni non costano poco. A posteriori posso dire di essere molto contenta di questa scelta, un viaggio in Myanmar può essere stancante, le strade sono generalmente malmesse e le tratte in bus a volte molto lunghe. A mio parere meglio visitare con calma meno cose piuttosto che girare freneticamente e non potere godersi nulla delle atmosfere che il paese offre.

Il nostro itinerario ha toccato Mandalay, Kalaw, Pindaya, Lago Inle, Kakku, Bagan e ritorno a Mandalay (rinunciamo per stavolta a Yangon, Golden Rock ecc. ma siamo certi che ci sarà un secondo viaggio in terra birmana).

La prima tappa Mandalay personalmente è quella che mi ha detto di meno, come città non mi ha fatto impazzire, è abbastanza rumorosa, caotica e trafficata. Comunque da qui si possono fare numerose escursioni nei dintorni che vale la pena programmare. La salita della Mandalay Hill è una tappa obbligata nella visita della città, la collina è considerata sacra ed è possibile accedere salendo a piedi nudi lungo un percorso fatto di gradini, terrazze e templi. L’ingresso a piedi nudi (senza neanche le calze) nei siti sacri è una costante in tutto il Myanmar e ci si abitua ben presto. Dalla cima si ammira una bella vista sulla città, sul grande muro che racchiudeva il Palazzo residenziale (oggi purtroppo completamente distrutto) e sul fiume Irrawaddy.

Una delle escursioni più gettonate è la visita alle capitali antiche, tre cittadine nei dintorni di Mandalay che sono state in passato capitali del regno birmano.

Tramite una cara amica, contatto Federick che ha studiato in Italia e quindi parla molto bene la nostra lingua e ora di professione fa la guida turistica. Con una macchina con autista partendo presto al mattino è possibile visitare senza correre troppo le tre capitali Ava (Inwa), Sagaing e Amarapura. E’ certamente possibile anche organizzarsi da soli per visitare queste località, però probabilmente i tempi di spostamento si allungano e occorre dividere su due giorni le visite. Per la macchina con partenza alle 8 e rientro alle 19 abbiamo pagato 40$ USA.

Ad Inwa abbiamo fatto il classico giro con il carretto ed il cavallo al costo di 8$ per due persone+1$ per il traghetto che attraversa il fiume. A Sagaing non perdete la salita alla collina con le sue pagode luccicanti e una bellissima vista panoramica sulle decine di pagode che spuntano da ogni parte. Ad Amarapura il driver ci ha portati nel tardo pomeriggio al famoso ponte in tek U Bein, il più lungo del mondo, che collega le due sponde del lago Taung Tha Man. Nella stagione secca il ponte svetta sulla pianura circostante completamente coltivata ed il lago, dietro a cui il sole tramonta, rimane sullo sfondo. Nell’acqua i pescatori che gettano le reti da pesca, sul ponte tantissima gente, monaci con le loro tuniche rosse, coppie di sposi che fanno le foto di rito, qualche turista ma anche molti birmani. Poi quando arriva il fatidico momento del tramonto tutti si fermano e ammirano lo spettacolo!

Per la visita alle attrazioni di Mandalay e dintorni occorre pagare un biglietto cumulativo di 10.000 kyat (5,8€) che ci hanno controllato almeno un paio di volte.

A Mandalay alloggiamo all’hotel Yadanarbon Mandalay, sicuramente consigliato. Camera doppia con abbondantissima colazione a buffet, costo circa 37€ a notte. Si mangia molto bene al ristorante e a prezzi per nulla elevati.

Da Mandalay ci trasferiamo a Kalaw con un bus della ottima compagnia JJ express, autobus nuovissimi e molto comodi. Partenza alle 9 e arrivo verso le 14.30, costo per due persone 23$. Ci sono anche corse notturne, ma suggerirei di viaggiare di giorno per ammirare i paesaggi che diventano molto belli quando si sale sulle montagne.

Kalaw è paesino a circa 1300 m dove si va per fare trekking, se non si è interessati meglio saltare questa tappa. Ci sono molte agenzie che offrono, oltre ai trekking di più giorni che portano da Kalaw al lago Inle (o viceversa) anche diverse escursioni giornaliere nei dintorni della cittadina.

Noi ci siamo rivolti ad A1 trek e ci siamo trovati bene, l’itinerario concordato con la nostra guida è stato di circa 25 km, partenza alle 8 e ritorno in hotel alle 15. Il cammino attraversa estese piantagioni di te’, dove ci stupiamo nel vedere che tra i filari di vite si va al lavoro vestiti con i tipici Longyi colorati. Ci inoltriamo poi in vallate e risaie (in questo periodo in secca), arriviamo per il pranzo al Kalaw view point, da dove si ammira una bella vista sulle montagne circostanti. Poi nel pomeriggio arriviamo a due laghi montani che fanno parte di una riserva naturale e da qui il ritorno a Kalaw attraverso aranceti e piantagioni di fragole. Nel complesso una bella giornata, la nostra guida ci ha fornito molte informazioni sulla vita nei villaggi e sulle usanze delle popolazioni birmane in generale. Costo 15$ a testa (pranzo compreso). A gennaio la temperatura a Kalaw è perfetta per camminare, al mattino e alla sera bisogna coprirsi perché ci si trova pur sempre in montagna (a noi è bastata una felpa, ho visto gente con il piumino…).

A Kalaw alloggiamo al piccolo hotel Mya Sabai Inn, posto molto tranquillo e a conduzione familiare. Camera pulitissima con piccola colazione a circa 30€ a notte. Il proprietario è davvero gentile e disponibile.

Tappa successiva Pindaya; come scritto anche sulle guide, raggiungerla con i mezzi pubblici da Kalaw non è molto comodo, quindi abbiamo concordato con il proprietario del nostro hotel un trasferimento privato. L’autista ci è venuto a prendere verso le 9, un’ora e mezza dopo ci ha lasciati all’ingresso della grotta nella quale trovano posto migliaia di statue di Buddha di tutte le dimensioni. Notiamo che alcune statue sono state donate anche da famiglie o gruppi italiani. L’ingresso della grotta può essere raggiunto tramite una lunga scalinata che bisogna percorrere a piedi nudi (ma per chi non vuole faticare, l’ingresso è raggiungibile anche con il taxi).

La visita dura un paio di ore, poi il nostro autista ci ha accompagnati ad un monastero nelle vicinanze della scalinata di ingresso alla grotta e poi a Nyaung Shwe dove siamo arrivati nel pomeriggio. La macchina è costata 65000 kyat (circa 38€).

All’ingresso nell’area del lago Inle viene chiesto il pagamento di un biglietto di 15.000 kyat (circa 8,6€).

Il giorno successivo andiamo a visitare Kakku, un piccolo gioiello di architettura religiosa ancora oggi non molto noto ai turisti, testimonianza della devozione del popolo birmano. Non è un sito molto grande, ma comprende ben 2.478 stupa, i tradizionali monumenti buddhisti, allineati lungo stradine lastricate da percorrere a piedi nudi. Entrando in questo labirinto ci si trova persi nel suo fascino e viene voglia di restarci per ore…

Gli stupa non sono tutti uguali, alcuni sono riccamente decorati con figure di animali reali o fantastici, altri hanno nicchie nelle quali sono presenti statue di Buddha, alcuni sono decorati, altri coperti da muschio, alcuni restaurati e altri ancora rovinati dai terremoti o dalle tempeste che hanno colpito il sito in passato. In cima ad ogni stupa si trova una punta in ferro molto elaborata simile ad un ombrellino circondato da campanellini, che ad ogni refolo di vento tintinnano e offrono un sottofondo musicale a completamento di questa visione di bellezza e misticismo. La visita di questo sito mi ha davvero emozionato, ci sono pochissimi turisti e la maggior parte delle persone che girano con noi sono birmani, segno che si tratta di un sito molto amato e frequentato.

Come scritto in molte guide, la visita al sito può essere svolta con una guida di etnia Pa-O, noi siamo stati accompagnati da una dolcissima ragazza di nome Nge che ci ha raccontato le leggende che si narrano sul sito e ci ha fatto notare dettagli che non avremmo probabilmente mai visto senza di lei. Ci spiega anche alcune tradizioni della sua etnia, ad esempio come annodare sulla testa il telo a quadretti colorato che diventa il tradizionale copricapo Pa-O. Ci fermiamo a pranzo nel ristorante che si trova fuori dall’ingresso, nel quale lavorano molte ragazze e ragazzi della sua etnia, che portano con orgoglio i loro caratteristici abiti tradizionali. Trovo sia molto bello che ragazzi così giovani, tutti dotati di smartphone e connessi alla grande rete globale, considerino importante portare avanti le loro tradizioni culturali non solo per fare contenti i turisti, ma perché ci credono veramente.

Da Nyaung Shwe a Kakku ci sono circa 2 ore di strada, quindi per la visita bisogna considerare quasi una intera giornata. La macchina per l’escursione è costata 55.000 kyat (circa 32€), l’ingresso al sito 3$ a testa.

Il giorno successivo sempre accompagnati da Nge facciamo la classica escursione in barca sul lago. A me personalmente questa giornata è piaciuta molto, ho trovato il lago Inle molto più vivo e interessante rispetto al Tonle Sap in Cambogia. Abbiamo visitato un mercato che sembrava “locale” dato che c’erano pochi turisti in giro, poi abbiamo fatto diverse fermate (una tessitura, un negozio di oreficeria, l’officina di un fabbro, una fabbrica di sigarette) e per ultimo abbiamo visitato il bellissimo sito di Inthein che un po’ ricorda Kakku.

Siamo partiti alle 8 e rientrati alle 19, al mattino e alla sera a gennaio fa piuttosto fresco sul lago, infatti le barche hanno a bordo delle coperte per ripararsi. Il costo per la barca per l’intera giornata è stato di 25.000 kyat, circa 14€.

A Nyaung Shwe alloggiamo all’Inle Apex Hotel, sicuramente consigliato, costo circa 26€ a notte a camera con colazione a buffet. Quando rientriamo dall’escursione al lago, molto gentilmente in hotel ci permettono di fare una doccia prima di prendere il bus notturno alla volta di Bagan.

Anche stavolta viaggiamo con JJ express, partenza alle 20 e arrivo a Bagan alle 5, pur essendo il bus comodo, il viaggio è piuttosto faticoso (personalmente non ho dormito quasi nulla) quindi si arriva un po’ cotti…. Il costo è stato di 47.000 kyat (circa 27€ per due persone).

All’arrivo, praticamente ancora a notte fonda, diversi autisti di taxi si offrono di portarci al nostro hotel; ho letto di persone che hanno potuto fare subito il check in e riposarsi in camera, noi non siamo stati così fortunati perchè l’hotel era al completo ed occorreva aspettare che la camera si liberasse. Su suggerimento del nostro taxista siamo quindi andati vedere sorgere il sole.

Apro una breve parentesi su questo argomento perché non sono molte le pagode dall’alto delle quali oggi si può assistere ad alba e tramonto. I danni del forte terremoto del 2016 sono ancora visibili ed è vietato salire su quasi tutte le pagode più alte. Se volete provare questa esperienza, il modo migliore è chiedere ai locali perché troverete sicuramente qualche ragazzo con un motorino disposto ad accompagnarvi su una pagoda in cambio di una piccola mancia. Tutti tenteranno poi di vendervi qualche oggetto di artigianato prodotto da loro…

Il nostro taxista ci porta su una collinetta di fronte ad uno stagno dal quale (insieme ad almeno altre 100 persone!) abbiamo ammirato il levarsi delle mongolfiere ai primi raggi del sole nascente… E quando la luce prende il sopravvento sul buio, ci si volta e dappertutto si vedono spuntare ruderi e pagode e templi… uno spettacolo veramente emozionante!

Le mie aspettative su Bagan sono state pienamente soddisfatte, abbiamo trascorso quasi 3 giorni pieni senza mai annoiarci. Non concordo assolutamente con chi dice che “vista una pagoda, viste tutte” perché la magia di questo posto non sta nel girare freneticamente cercando solo di mettere delle crocette di fianco al nome di ogni pagoda sulla mappa, ma nell’assaporare la magia di questi ruderi immersi in un paesaggio fiabesco.

La Piana di Bagan è disseminata di migliaia di pagode e stupa risalenti per lo più al XII secolo, non sto a fare un elenco di cosa vedere e cosa tralasciare, il consiglio è di prendere una mappa (vengono fornite negli hotel) e lasciarsi trasportare dai pedali.

Le pagode più famose, ad esempio la Ananda, sono circondate da bancarelle e venditori e perdono un po’ della loro magia, ma la maggior parte delle volte eravamo noi da soli con un silenzio quasi assoluto.

A mio parere il modo migliore per girare tra le rovine (almeno in questo periodo in cui il caldo non è molto forte) è la bicicletta, il sito è per lo più pianeggiante e le distanze non enormi. Noi abbiamo sfruttato il taxi del giorno di arrivo per visitare le zone più lontane, mentre i due giorni successivi abbiamo noleggiato una bicicletta. L’alternativa è lo scooter elettrico, che costa poco di più della bicicletta. Occorre però sempre fare attenzione perché le strade principali sono asfaltate, ma le varie diramazioni che portano alle pagode sono tutte sterrate e sconnesse.

All’ingresso dell’area archeologica di Bagan occorre pagare il solito biglietto cumulativo, costa 25.000 kyat (circa 14€) e vale 3 giorni dalla data del primo timbro.

Alloggiamo a Nyaung U all’hotel Royal Bagan Hotel, super comodo per arrivare a Old Bagan in bicicletta (circa una quindicina di minuti) e per visitare la maggior parte dei complessi. Anche qui colazione a buffet, piccola piscina (mai usata per mancanza di tempo…), costo a camera 33€.

Il nostro primo viaggio in Myanmar termina rientrando a Mandalay con un bus OK express. A differenza di JJ, questa volta di “express” c’è ben poco, il bus da circa 20 posti è vecchissimo, i sedili molto stretti (io non sono alta ma non riuscivo a stare seduta), non c’è posto dedicato per i bagagli che quindi vengono caricati dentro il bus tra i passeggeri. Insomma non è stato un viaggio comodo. La cosa positiva è che si tratta di un servizio door to door, nel senso che ci sono venuti a prendere al nostro hotel e ci hanno scaricati davanti all’hotel di Mandalay. Partenza alle 16, arrivo verso le 21.30, costo 18$ per due persone.

In conclusione, come ho già detto spostarsi in Myanmar può essere stancante, quindi il mio consiglio è di pianificare bene le tappe cercando di avere tempo per visitare tutto senza essere sempre di corsa. Secondo il mio parere servono almeno due giorni pieni per Bagan (meglio 3) e altrettanti per la zona del lago Inle, dove consiglio di non perdersi la visita a Kakku. Se avete pochi giorni da dedicare a questo paese, meglio fare una scelta sulla zona da visitare e lasciare il resto magari per un successivo viaggio.

Il paese si sta aprendo al turismo se pur con ritardo rispetto ad altri paesi del sud est asiatico, ma rimane una meta che può offrire grandi emozioni.

Il grande Tiziano Terzani in un suo libro ha descritto Bagan con queste parole:

“Ci sono viste al mondo dinanzi alle quali uno si sente fiero di appartenere alla razza umana. Pagan all’alba è una di queste. Nell’immensa pianura, segnata solo dal baluginare argenteo del grande fiume Irrawadi, le sagome chiare di centinaia di pagode affiorano lentamente dal buio e dalla nebbia: eleganti, leggere, ognuna come un delicato inno a Buddha”.

Quella mattina all’alba mentre guardavo le mongolfiere alzarsi in volo, mi sono sentita completamente e totalmente d’accordo con lui.

E dopo la parte … culturale del viaggio, ci spetta di diritto un po’ di ozio su qualche spiaggia thailandese. Rientriamo quindi a Bangkok e ci spostiamo a Trang con un volo Nok Air. La nostra meta è un gruppo di isolette nel mare delle Andamane, delle quali mi ha parlato la mia amica viaggiatrice Barbara (grazie!).

Visitiamo prima Ko Mook, che è la più vicina alla terraferma: arrivati all’aeroporto di Trang troverete diversi van che portano i turisti al molo di imbarco in circa un’ora, poi dopo una mezzoretta di barca al molo di arrivo dell’isola. L’isola è piccola e si può girare in bicicletta, comunque al molo troverete diversi tuk tuk che vi possono portare al vostro alloggio in pochi minuti. A Mook c’è anche un piccolo villaggio, dove trovate ristorantini e qualche negozietto. La spiaggia più bella si chiama Charlie’s beach dal nome di un resort purtroppo ora chiuso e in stato di abbandono, il mare è cristallino e calmissimo, l’ambiente tranquillo, si può affittare un kayak o bere un succo di frutta in uno dei chioschetti lungo la spiaggia. Non c’è molto altro da fare, niente vita notturna e a noi va benissimo così!

Vicino a Charlie’s beach ci sono diversi piccoli resort con bungalow immersi nel verde, noi alloggiamo al Phusam Big Resort che è gestito da una amabile signora, che tutti chiamano Mama. Mama parla pochissimo inglese, ma cucina benissimo e tiene i suoi bungalow puliti e il giardino curato. Da qui la spiaggia è lontana meno di 10 minuti a piedi.

Una bella escursione che si può fare anche da soli con il kayak è alla Emerald cave, una grotta in cui si entra solo a nuoto che conduce ad una spiaggia circondata da alte pareti rocciose. La spiaggia è raggiungibile solo con la bassa marea, quando il mare si alza il cunicolo non è più percorribile neanche a nuoto…

Dopo un paio di giorni ci trasferiamo a Ko Ngai, che ha più spiagge rispetto a Mook, mare molto bello e in più la barriera corallina è a un tiro di schioppo rispetto alla spiaggia. Al pomeriggio con la bassa marea ci si arriva quasi a piedi e si possono fare belle nuotate ammirando pesci colorati di tutti i tipi!

La spiaggia più lunga di Ngai è un susseguirsi di resort, alcuni lussuosi con piscina, altri più alla mano, sull’isola non c’è un vero e proprio villaggio abitato da locali quindi i prezzi sono un po’ più alti che a Mook, sia per gli alloggi che per il cibo.

A Ngai alloggiamo al Koh Ngai Seafood, un po’ caro per essere un bungalow senza molte pretese, senza acqua calda, né colazione inclusa, con wi-fi ed energia elettrica funzionanti solo parzialmente durante il giorno, però si esce dal bungalow e si è già in spiaggia e direi che questo non è niente male! Costo circa 40€ a notte.

Non abbiamo fatto in tempo a visitare anche Ko Kradan, che tutti dicono abbia il mare più bello (e i prezzi ancora più alti…), sarà per la prossima volta.

Dopo un bel po’ di bagni, di camminate in spiaggia e di cene a base di pesce, è giunto il momento di rientrare a Bangkok per il volo di rientro.

In conclusione, anche questa volta l’Asia ci ha regalato tante emozioni. Ogni volta che torniamo in questa parte del mondo non manchiamo di stupirci per quello che ci offre. Tutto cambia velocemente, anche in Myanmar, e noi possiamo solo sperare che non venga mai a mancare la spiritualità che ancora oggi si respira in questo paese.

Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo.

T. Terzani

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