Da Valencia ad Almeria

Viaggio itinerante da Valencia ad Almerìa alla scoperta della Costa Blanca e Calida
Scritto da: angela29
da valencia ad almeria
Partenza il: 12/08/2011
Ritorno il: 26/08/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Quest’anno la scelta delle vacanze di agosto è ricaduta nuovamente sulla Spagna con destino Valencia e un percorso itinerante lungo le coste Blanca e Calida.

Atterriamo nella città della paella alle 00.30 con volo diretto Ryanair Trieste-Valencia e, vista l’ora, siamo costretti a prendere un taxi che, per 21 euro, ci accompagna all’Hotel Europa, a due passi dal Piazza dell’ Ayuntamiento; stanza molto piccola, ma con un bagno ampio e decoroso, inoltre la posizione centrale si è rivelata favorevole per visitare Valencia.

La mattina successiva l’appuntamento è con i nostri amici già presenti in città, davanti alla bella fontana della Piazza dove, dopo aver ammirato il palazzo del municipio e quello delle poste, purtroppo entrambi chiusi, e aver fatto colazione a base di gofres, iniziamo la visita dal Museo della Ceramica: all’interno una ricca collezione di ceramica di varie epoche, ma ciò che vale la spesa del biglietto (3 euro) è l’architettura stravagante del palazzo ospitato in quella che fu la residenza del marchese Dosaiguez, caratterizzata dal portale in barocco valenciano realizzato in alabastro, una fusione di forme vegetali, animali e umane nate dall’insana mente del suo autore, Ignacio Vergara.

Dopo una sosta alla Horchateria Santa Catalina dove assaggiamo la prima horchata, colpo di fulmine per il nostro amico Claudio che per tutto il viaggio si delizierà con la bibita ricavata dalla chufa, ci dirigiamo al Mercado Central il cui azulejos all’ingresso lascia presagire l’opulenza dell’interno; la sua struttura architettonica in metallo e mosaico desta il nostro interesse, non meno però della merce fresca ed invitante esposta sui banchi.

Finito di curiosare tra i vari stand, decidiamo di andar a vedere la Lonja de los Mercaderes, l’antica borsa dei mercanti, con il salone dalle 24 colonne tortili, il patio con gli aranci e la sala del Consulado, ancor oggi usata per le contrattazioni commerciali.

E’ oramai giunta l’ora di pranzo e, su consiglio della guida Touring, andiamo a La Pilareta in Calle Moro Zeit; proviamo un po’ di tutto: chipirones, calamares, patatas bravas le cui porzioni non sono tapas, ma raciones.

Le ordinazioni arrivano dal cameriere alla cucina a voce molto alta, quasi cantata, sicuramente un luogo caratteristico, con i suoi azulejos alle pareti e i prosciutti appesi al soffitto, dove paghiamo una media di 13 euro a testa.

Il caldo pomeridiano è implacabile, così decidiamo per una siesta in hotel e la ripresa della visita verso sera.

Ci ritroviamo sotto un sole un po’ meno cocente e Valencia sembra essersi risvegliata: ci sono ovunque gruppi di giovani di varie nazionalità ritrovatisi in occasione della Giornata della Gioventù e della visita del Papa a Madrid nei giorni successivi.

Ci incamminiamo verso Plaza de la Reina, con l’intento di visitare la Cattedrale, che però è chiusa e decidiamo di salire sulla Torre del Miguelete; alla cassa un episodio spiacevole: la signora tenta di fregarci due biglietti d’entrata (2 euro a pers.) facendo pagare ai nostri amici i biglietti che già avevo fatto io, dicendo che le avevo dato l’importo di due ingressi solamente, mentre lei ne aveva staccati quattro…

Per fortuna, alle nostre rimostranze cede, restituendo il denaro pagato in più, pressata anche dalla coda di gente che si stava formando e che iniziava a protestare…

La salita alla Torre è piuttosto faticosa: son più di 200 gradini di una scala molto ripida, ma si viene ripagati dal panorama sulla città.

Ridiscesi in piazza, partecipiamo ad un gioioso coro assieme ai ragazzi dell’Honduras, passiamo davanti al Palacio de la Generalidad, antica sede del Parlamento di Valencia e prendiamo un taxi al volo per la Playa de Malvarossa, dove trascorreremo la serata con un bagno rinfrescante, una buona paella al ristorante El Coso (25 euro a persona ca) e una passeggiata sull’allegro Paseo de Neptuno.

Il secondo giorno è dedicato alla Città dell’Arte e della Scienza che raggiungiamo dalla vicina piazza col bus num. 35: avevo già prenotato gli ingressi per l’ Oceanario e l’Hemisferic da casa, anche se non so quanto convenga poiché alla fin fine non c’era molta coda alle casse e i biglietti prenotati in internet devono essere ritirati presso dei terminali all’esterno del comprensorio; la coda si fa comunque anche per entrare poiché fanno, giustamente, lo screening delle borse.

Non starò qui a raccontarvi tutti i pesci che ho visto all’Oceanario, dico solo che la spesa vale la visita e che lo spettacolo dei delfini è bellissimo; raccomando solo di andarci abbastanza prima dell’inizio, poiché se non si trova posto all’ombra, il caldo è insopportabile.

All’Hemisferic abbiamo visto un film sul Telescopio Hubble e l’esplorazione dell’universo.

La visione è su uno schermo a 360° e le poltrone sono reclinate in modo da stare quasi distesi: i caschi che ci vengono forniti all’entrata permettono di seguire il film nella propria lingua e devo confessare che la stanchezza della giornata ha contribuito a rendere il tutto molto rilassante…per qualcuno della compagnia anche troppo…

Usciamo un po’ più riposati e dopo aver fotografato il colosso ideato da Calatrava sotto tutti i punti di vista, riprendiamo il 35 che ci riporterà in Plaza dell’Ayuntamento, per rinfrescarci un po’ in hotel e ritrovarci per la cena.

Optiamo per un menù turistico di 15 euro comprendente antipasti vari e paella (scadente) da Manyans, in un vicolo nei pressi della Cattedrale e una dolce sosta alla Chocolateria Valor in Plaza de la Reina, per un gelato.

Passeggiata nella vita notturna del Barrio del Carmen e un giusto ritiro poiché l’indomani inizia il viaggio itinerante.

La mattina successiva lasciamo Valencia e, con la metro, raggiungiamo l’aeroporto dove ritiriamo la Ford Focus noleggiata con Auriga Crown e ci dirigiamo verso la prima tappa del nostro itinerario: Jativa.

Purtroppo alcune manifestazioni in città hanno fatto chiudere il centro e la ricerca di un parcheggio, anche a pagamento risulta vana, per cui decidiamo di andarcene, a malincuore, per raggiungere la prossima meta: Elche e il suo Palmeral, il più grande palmeto d’Europa dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

Il nostro hotel, il Jardin Milenio,è ottimo, all’interno del palmeto, per cui trascorriamo il pomeriggio in piscina, all’ombra delle gigantesche palme…un toccasana vista la temperatura esterna che raggiunge i 40°.

Alla sera raggiungiamo il paese in piena Feria, mangiamo tapas in un locale consigliataci da una simpatica coppia di anziani, e poi girovaghiamo per il paese riccamente decorato da festoni illuminati e bandiere nazionali, fino ad assistere allo spettacolo pirotecnico di mezzanotte.

L’indomani lasciamo Elche per raggiungere Santa Pola, dal cui porto partono le barche per l’Isola di Tabarca, l’unica isola abitata della Comunità Valenciana, che misura due km di lunghezza e 200 metri di larghezza.

Il biglietto a/r costa 15 euro e in meno di mezz’ora siamo sull’isola.

Lasciamo la zona più turistica con spiaggia attrezzata e ristoranti vari, comperiamo dei panini in una rosticceria take away e ci dirigiamo verso la zona rocciosa, vicino a delle grotte dove troveremo un po’ d’ombra e trascorreremo tutta la giornata facendo dei bei bagni in acque cristalline, ammirando pesci colorati ed esplorando grotte marine.

Al ritorno verso l’imbarco ci fermiamo nella piazza del paese: sembra d’essere in Messico, strade non asfaltate, terra giallo ocra, case bianchissime ornate da lussureggianti bouganville e una chiesetta con tre strane aperture sopra il portale.

A Santa Pola, ci concediamo un gelato e l’immancabile horchata e proseguiamo per Murcia, dove trascorreremo la notte prima di scendere in Andalusia.

Alloggiamo alla Pension Segura che fatichiamo a trovare poiché posta in zona pedonale: camere modeste, ma pulite ad un ottimo prezzo.

E’ l’ultima mattina assieme ai nostri amici che ritorneranno a Valencia con il pullman per riprendere l’aereo per Trieste, per cui facciamo un giro per la città assieme a loro, visitiamo la splendida cattedrale e dopo esserci salutati, noi ci fermiamo a vedere i resti delle antiche mura della città araba, in Plaza de Santa Eulalia; l’ingresso è gratuito, c’è la spiegazione della guida e un audiovisivo in spagnolo che trovo molto interessante.

Partiamo da Murcia alla volta del Desierto de Tabernas da cui dista quasi 200 km; è una zona arida e desolata il cui paesaggio ha fatto sì che vi si girassero parecchi film western.

Purtroppo arriviamo durante le ore di maggior caldo e decidiamo di proseguire per Almerìa, prender alloggio all’Hotel Catedral (un ottimo 4 stelle) e concederci un bagno rigeneratore nella bella spiaggia cittadina.

Ritorniamo a Tabernas nel tardo pomeriggio per assistere allo spettacolo delle 19.30 del Parc Cinema Studios Fort Bravo (16,50 euro a pers.)

L’atmosfera qui è da Far West, le strade impolverate, il saloon, le prigioni, la forca, tutto sembra essere uscito da una pellicola di Sergio Leone, che qui ha girato parecchi film.

Un ragazzo simpatico e carino ci porta a fare il giro con il calesse e ci spiega dove sono state girate alcune scene di film come: Il buono il brutto e il cattivo, C’era una volta il west, I magnifici sette e Indiana Jones e l’ultima crociata, per poi prendere parte ad uno spettacolo di cascatori completo di cavalli e pistole.

Lasciamo il parco tematico con la suggestiva luce dell’imbrunire e ci dirigiamo ad Almerìa, dove assaggiamo qualche tapas a Casa Puga (consigliata dalla guida e dal personale dell’albergo): un locale molto vivace, dove la troppa confusione ci fa ordinare alla svelta, probabilmente senza scegliere bene le pietanze delle quali non rimaniamo soddisfatti.

Girovaghiamo poi per un Almerìa deserta, meravigliandoci della mancanza della movida notturna, forse dovuta alla partita Real Madrid – Barcelona in corso di svolgimento (potenza del calcio!).

L’indomani mattina abbiamo in programma di recarci a Cabo de Gata, il Parco naturale che si estende lungo la costa orientale di Almerìa: un paesaggio arido e pietroso dalla vegetazione semidesertica, con le coste frastagliate alternate a spiagge di sabbia fine,

Raggiungiamo il faro dal cui belvedere adocchiamo una cala sottostante: il Calblanque del Coralete.

Decidiamo di scendere e ci sistemiamo alla meno peggio: il mare è una piscina naturale, riparata dalle rocce che circondano la baia, un paradiso per le immersioni, ma anche solo con maschera e boccaglio riusciamo a vedere tanti bei pesci colorati.

Ce ne andiamo quando il luogo inizia ad essere troppo affollato e ci dirigiamo verso Carboneras: stiamo cercando il vecchio imbarcadero minerario, sbocco delle antiche miniere della regione.

Non riusciamo a trovarlo, così ci fermiamo per un bagno nelle agitate acque della Playa de los Muertos, dove poco lontano fa brutta mostra di sé la centrale termica dell’Endesa e i suoi stabilimenti.

Rientriamo ad Almerìa e la ritroviamo diversa dalla sera precedente, vitale come si addice ad una città andalusa: in Plaza de la Constituciòn assistiamo ad uno spettacolo di folclore internazionale, due gruppi, uno senegalese e uno georgiano, animano con danze tipiche la serata che anticipa l’inizio de la Feria di Almerìa in programma per i giorni seguenti.

La mattina dopo visitiamo l’Alcazaba: l’imponente fortezza costruita sotto il dominio arabo a difesa del porto.

L’entrata è gratuita per i cittadini della comunità europea e, caldo a parte, è molto piacevole passeggiare per i giardini in stile mudejar ricchi di fontane e dalla spianata, che sembra essere sospesa sul mare, si gode il panorama sulle case della medina.

La temperatura sempre più insopportabile e il tempo tiranno ci costringono a lasciare Almerìa e proseguire il nostro itinerario.

Ritorniamo nel parco naturale di Cabo de Gata poiché vogliamo vedere gli antichi insediamenti delle miniere di oro di Rodalquilar, i cui giacimenti aurei furono scoperti già all’epoca dei romani.

C’è ancor traccia di qualche edificio, delle vasche di decantazione e dell’accesso al pozzo; troviamo il punto d’imbarco da cui caricavano il minerale, ma purtroppo dalla nostra posizione non riusciamo a vedere il famoso imbarcadero di cui parla la nostra guida.

Ci facciamo un tuffo nelle acque della Playa del Playazo e proseguiamo verso nord, fino a raggiungere Mazarròn, Dal balcone della nostra stanza dell’hotel La Cumbre godiamo di un bel panorama sul golfo e l’isola davanti alla Playa de la Ermita e finiamo la serata con un costoso drink al bar dell’hotel.

Il giorno seguente facciamo colazione in porto a Mazzaron, una passeggiata sulla spiaggia e poi via alla volta di Cartagena.

La Nuova Cartagine, dal glorioso passato ci piace, passeggiamo sul lungomare dove spicca imponente all’interno di una fontana il primo sottomarino inventato nel 1884 da Peral, nativo di Cartagena.

Ci addentriamo nel centro storico e, lungo calle Mayor, ammiriamo le belle dimore moderniste, simbolo di ricchezza delle famiglie della città.

Quelle che più attraggono la nostra attenzione sono: il palazzo del Casino, dove possiamo accedere anche allo sfarzoso atrio e il Gran Hotel, ora una banca, dall’imponente cupola e dai ridondanti stucchi; eclettico invece è lo stile del palazzo del municipio.

Ci sarebbe da vedere anche il Teatro Romano, ma rinunciamo e ci dirigiamo verso San Pedro del Piñatar, dove trascorreremo due notti al Lodomar Hotel che si trova vicino ad una zona termale e di saline.

Qui molti uccelli nidificano, tra cui una colonia di fenicotteri, per cui la luce del tardo pomeriggio è ottimale per cercare di immortalare qualche esemplare, mentre alla sera trascorriamo qualche ora lieta al luna park del paese.

Il mattino dopo andiamo a visitare La Manga del Mar Menor, pur sapendo che rimarremo delusi dalla speculazione edilizia che è stata fatta su questo sottile lembo di sabbia che divide il Mar Mediterraneo dal Mar Menor, un bacino che non supera gli 8 metri di profondità.

La guida però ci consiglia il Parque Natural de Calblanque, più a sud, dune, spiagge e neanche una costruzione; l’accesso in automobile è a numero limitato, ma ci sono dei comodi pullman gratuiti che trasportano i turisti in spiaggia e li riportano al parcheggio all’ora stabilita.

Vi trascorriamo la mattinata , giocando con le onde e difendendo delle innocue meduse che qualche imbecille si diverte a far sciogliere sulla sabbia.

Ritorniamo all’automobile e ci dirigiamo a Cabo de Palos dove facciamo il bagno in una caletta sotto al faro e successivamente iniziamo a percorrere La Manga verso nord.

Rimaniamo delusi dal paesaggio rovinato dal cemento; costruzioni a ridosso del litorale che il mare oramai si sta mangiando tanto che in alcuni punti la spiaggia non esiste più: al punto più nord una rete di canali ha fatto sì che denominassero la località Veneziola, rovinata anch’essa dall’edilizia.

Lasciamo La Manga col rammarico di come l’uomo possa aver rovinato la natura del luogo e torniamo all’hotel per un’altra sortita fotografica avifaunistica e serata nell’animata piazza del paese.

Trascorriamo i due giorni seguenti ad Alicante, all’Hotel Maya, non molto distante dalla spiaggia e ancora una volta il caldo torrido condiziona i nostri programmi costringendoci a rimandare le visite in centro verso sera.

Alicante è una città molto vitale, con la bella spiaggia del Postiguet, ampia, pulita, attrezzata per anziani e disabili, sorvegliata dai bagnini e soprattutto libera, concetto che ci fa riflettere in un momento in cui in Italia si parla di concessioni novantennali sulle spiagge…

Visitiamo in serata il castello di Santa Barbara, raggiungibile con un comodo ascensore, dal quale si abbraccia una splendida veduta sulla città; passeggiamo per il centro storico che ha origine da un suq arabo e cerchiamo un po’ di refrigerio nel Museo della Belle Arti, ospitato nel bel palazzo Lumiares.

Ma soprattutto apprezziamo la vivibilità della città, sull’ Esplanada de España, con le sue alte palme, il pavimento di mosaico e i numerosi locali, gli abitanti si riuniscono a chiacchierare, seduti su sedie pieghevoli messe a disposizione del cittadino e che nessuno porta via.

Artisti di strada, giocolieri, ritrattisti, animano quest’ampio viale, mentre nella zona del Muelle de Levante, ci sono bar, discoteche e casinò per tutti i gusti.

Ma ciò che più ci colpisce è la vita in spiaggia, animata come se fosse giorno, i lampioni rimangono accesi, le famiglie si riuniscono, giocano a pallone, fanno il bagno, cenano, in tutta tranquillità.

Alicante è una città da vivere, che lasciamo malvolentieri, dirigendoci a La Galera del Mar, località nei pressi di Altea.

L’hotel (con lo stesso nome della località) è modesto, ma carino e tranquillo; si accede al mare a piedi per un sentiero, dove facciamo il bagno in una caletta semideserta; alla sera ci rechiamo a Calpe dove l’unica attrazione è il massiccio Peñon de Ifach, una roccia che domina il porto visibile già a chilometri di distanza, alto più di 300 metri, fortunatamente dichiarato Parco Naturale; per il resto a Calpe ci sono solo residence stracolmi di turisti e un numero imprecisato di ristoranti in porto.

Dopo le foto di rito al Peñon, decidiamo di vedere la parte storica di Altea, che si rivela una sorpresa: stretti vicoli lastricati, muri bianchi e balconi fioriti; in piazza la chiesa con le cupole rivestite di ceramiche blu e bianche e tanta gente in giro.

L’indomani mattina ripartiamo e ci fermiamo a Denia, porto da cui partono i traghetti per le Baleari, dove trascorriamo la giornata in spiaggia anche perché, finalmente, abbiamo trovato un albero sotto il quale ripararci; a pomeriggio inoltrato ci fermiamo per un bagno a El Saler, la cui spiaggia non ci piace e decidiamo di cercare i barcaioli che portano i turisti a visitare il Parco Naturale de l’Albufera, la laguna che sorge a pochi km da Valencia.

Ce ne sono molti a El Palmar, fanno tutti lo stesso prezzo (4 euro a persona) e il giro dura circa 45 minuti.

Ne scegliamo uno a caso che ci spiega l’origine della laguna, l’opera di bonifica effettuata dagli arabi per sconfiggere la malaria e la riconversione in zona di risaie, ci fa notare le vecchie case che portano ancora la croce sul tetto, simbolo di cristianità, necessario per sopravvivere durante le incursioni dell’Inquisizione.

Riusciamo a vedere anche qualche airone cinerino e qualche garzetta, riuscendo così ad incrementare la raccolta di foto avifaunistiche di mio marito.

Concludiamo la nostra ultima serata sul Paseo de Nectuno a Valencia dedicata allo shopping e trascorriamo l’ultima notte all’Hotel Albufera, all’interno del centro commerciale omonimo, posizione strategica per raggiungere l’aeroporto.

Le nostre ultime ore a Valencia le trascorriamo al Parque del Turia, in pieno relax sotto ad un albero e un ultimo giro alla Città della Scienza.

Il nostro aereo parte alle 19.15 e saremo a Trieste alle 21.30 circa, stanchi, ma contenti e con l’idea che la Spagna non ci delude mai; purtroppo il troppo caldo ha modificato alcuni programmi, ma eravamo preparati, ad agosto non si può pretendere di meglio.

Complessivamente abbiamo percorso quasi 2000 km, ci siamo fermati in 9 hotel per un totale di 14 giorni ed una spesa di poco più di 2000 euro totali.



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