Gita a Maputo

Francesca ed io, dopo aver interpellato due amici, Lia e Vincenzo decidiamo di farci un week end a Maputo. Del resto Johannesburg, citta’ in cui viviamo, dista a soli 600 km e aprofittando di uno dei “ponti” locali, decidiamo di andare a fare un giro in Mozambico con ritorno attraverso lo Swaziland. La frontiera di Ressano Garcia si rivela...
Scritto da: il bes
gita a maputo
Partenza il: 15/08/2007
Ritorno il: 17/08/2007
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 1000 €
Francesca ed io, dopo aver interpellato due amici, Lia e Vincenzo decidiamo di farci un week end a Maputo. Del resto Johannesburg, citta’ in cui viviamo, dista a soli 600 km e aprofittando di uno dei “ponti” locali, decidiamo di andare a fare un giro in Mozambico con ritorno attraverso lo Swaziland.

La frontiera di Ressano Garcia si rivela un autentico caos. Dopo aver perso quasi mezz’ora per lasciare il Sudafrica, con mille domande relative alla nostra auto (del resto non sono in molti ad attraversare il confine con un Alfa 159…) ci aspetta il duro confronto con le autorita’ mozambicane. Oltre ai documenti relativi all’estensione dell’assicurazione, ci tocca attendere quasi 40 minuti affinche’ il visto sia apposto sui nostri passaporti e si possa finalmente entrare in Mozambico. La temperatura a Ressano Garcia e’ di 35 gradi in pieno inverno, non oso pensare cosa sia in estate.

A Maputo arriviamo verso le 16.30. Il clima e’ estremamente piacevole, nonostante un vento piuttosto forte che spazza la citta’ e solleva in aria quantita’ di polvere e rifiuti. Percorriamo in un traffico piuttosto indisciplinato, ma tutto sommato scorrevole, la lunghissima Avenida 24 de Julio, fino ad incrociare Avenida Julius Nyerere e trovare il nostro hotel, il bellissimo Polana Serena, di gran lunga il migliore a Maputo e anche il migliore in cui sono stato in tutta l’Africa! Spicca sulla Avenida 24 de Julio la statua al primo presidente del Mozambico indipendente Machel, con tanto di pugno alzato. Machel e’ una delle tante figure tragiche dell’Africa contemporanea. Leader del Frelimo, il movimento che ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo, Machel e’ anche l’uomo che affonda il Mozambico nella sanguinosa guerra civile contro il Renamo (appoggiato dagli Stati Uniti e dal Sudafrica) e muore prematuramente in un misterioso incidente aereo in Sudafrica. E’ curioso notare che una statua del tutto simile campeggia anche nella via centrale di Luanda, naturalmente in Angola e’ dedicata al primo presidente locale, il mitico Agostinho Neto.

La sera decidiamo di andare a mangiare una scorpacciata di pesce al ristorante Costa do Sol, assolutamente raccomandato. Qualita’ e prezzo semplicemente inarrivabili, specie per chi come noi ha anocra l’abitudine a fare confronti con I prezzi europei.

Da non perdere neppure la birra alla spina, l’ottima Laurentina, buona sia nella versione chiara che in quella scura.

Il giorno dopo decidiamo di fare una passeggiata a Maputo. Purtroppo oltre alla terribile poverta’ e alla quantita’ di catapecchie che sorgono in varie parti della citta’, bisogna riconoscere che Maputo e’ davvero sporca. Ci sono ancora alcuni edifici che dimostrano che questa citta’ ha vissuto un’epoca migliore di quella attuale e alcune rimanenze liberty ci fanno capire che un fascino, seppur nascosto, c’e’ ancora nel girare per le vie di Maputo. Bisogna anche dire che I 30 anni di guerra civile non hanno risparmiato neppure la capitale, che conta ancora molti edifici semi-diroccati.

Anche il porto non e’ granche’, anche se oggi il governo mozambicano sta investendo pesantemente affinche’ il porto di Maputo diventi il piu’ importante sulla costa dell’Oceano Indiano dopo Durban e Mombasa. Temo pero’ che non sia cosa facile, anche perche’ nonostante l’ottima strada che collega Mozambico e Sudafrica, il Mozambico versa in uno stato molto carente di infrastrutture.

Dopo un giro in un mercato nel quale Francesca e Lia si esibiscono nel rito dell’acquisto di manufatti in legno (peraltro cento volte piu’ economici che in Sudafrica), decidiamo di fare un giro su una sorta di lungomare. Seppure si trovi leggermente rialzato rispetto alla spiaggia, in quanto Maputo ha scogliere piuttosto scoscese, il lungomare e’ davvero molto bello e abbastanza ben tenuto. E’ affollato da ragazzi che corrono con lo skate board e da fidanzati che si tengono per mano. Nonostante l’incuria, la flora africana si dimostra come sempre impeccabile, adornando Il paesaggio di bellissime palme e di piante fiorite con mille colori che variano dal lilla al viola al rosso intenso.

Coroniamo il pomeriggio con un giro in una pastelaria dove compriamo dei pastel de nata, il tipico dolce portoghese, davvero buonissimi e che non hanno nulla da invidiare a quelli di Lisbona. Con quello che abbiamo pagato, probabilmente a Lisbona avremmo preso un pacchetto di chewingum! La sera, in compagnia di due conoscenti locali, andiamo a cenare al Casino. Livello sempre molto alto di pesce e crostacei, ma prezzi decisamente piu’ alti, del resto e’ il locale di maggior prestigio della citta’, e probabilmente eravamo seduti in mezzo a molti Vip locali, visto che molti di questi attiravano l’attenzione dei presenti. La cosa piu’ curiosa e’ una vetrina piena di forchette e coltelli che simboleggiano I VIP che hanno mangiato nel ristorante, e sotto ognuno di essi figura il nome. Seppur non ne conoscessi neppure uno, mi ha fatto uno stano effetto trovarci il nome dei nostri amici di Maputo…Evidentemente eravamo ospiti di una coppia VIP e nemmeno lo sapevamo! Decisi a lasciare altre avventure mozambicane per il futuro, decidiamo di prendere la via del ritorno. Sono sicuro che presto avro’ da raccontare un nuovo viaggio da queste parti, magari a Vilanculos, di gran lunga la piu’ rinomata localita’ della costa mozambicana. Per il momento ci siamo limitati a Maputo.

La strada per lo Swaziland si rivela altrettanto buona di quella intrapresa dopo aver superato la frontiera con il Sudafrica e in circa un’ora siamo alla frontiera. Questa volta non c’e’ nessuno e non c’e’ nemmeno bisogno di dare mance a destra e a manca per poter accelerare le pratiche.

Il racconto sullo Swaziland segue nella pagina ad esso dedicata.



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