La Spagna senza flamenco, ma con le cornamuse… e breve puntata in Portogallo

Oltre 5000 chilometri in moto per conoscere alcuni aspetti della zona settentrionale del Paese
Scritto da: lucia59
la spagna senza flamenco, ma con le cornamuse... e breve puntata in portogallo
Partenza il: 05/09/2015
Ritorno il: 19/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
Per il viaggio “lungo” in moto quest’anno abbiamo scelto quale meta la penisola iberica, che in effetti non avevamo mai toccato nei nostri giri se non in transito.

5/9 sabato – Siamo partiti abbastanza presto la mattina, verso le 7,30, e abbiamo imboccato l’autostrada in direzione Ovest, con l’intenzione di fare più km possibili. Nel pomeriggio tardi, dopo aver percorso più di 800 km (ed esserci fermati a mangiare solo due panini in un’area di servizio in Provenza) abbiamo deciso di fermarci all’hotel Campanile Montpellier Sud. Gli alberghi di questa catena sono molto semplici, anche se sinceramente il prezzo che abbiamo pagato è stato un po’ elevato, forse perché all’inizio di settembre si è ancora in alta stagione. Fra l’altro, dovendo alzarci presto la mattina dopo, e conoscendo già la città, abbiamo deciso di cenare in albergo, spendendo in tutto € 158,60 (€ 95 la camera, € 41,80 la cena per due persone, € 19,80 la colazione, € 2 la tassa di soggiorno).

6/9 domenica – Abbiamo ripreso l’autostrada proseguendo verso la Spagna, deviando poi verso Tolosa (e il traffico improvvisamente è quasi sparito). La strada attraversa luoghi praticamente disabitati e molto belli; ad un certo punto un cartello indica un sito panoramico, ci siamo fermati e scoperto che il panorama riguarda la bellissima città medievale (molto restaurata) di Carcassonne. Dopo oltre 600 km, finalmente raggiungiamo Biarritz e, attraversato il confine, San Sebastian, che saltiamo avendola visitata un inverno di qualche anno fa. La nostra meta in effetti è Bilbao. Quando usciamo dall’autostrada e raggiungiamo la città, ci si para davanti una bellissima vista, infatti dalla strada si ammira dall’alto il famoso Museo Guggenheim. Essendo già pomeriggio, però cerchiamo subito un albergo dove fermarci, e dopo qualche giro a vuoto troviamo una camera al Ilunion Bilbao ***, in calle Rodriguez Arias 66 (€ 74,35 compresi i 9 euro di garage per la moto). L’albergo è moderno, con una hall dipinta a colori vivaci, la camera invece è più tradizionale. Fatta una doccia, usciamo e ci dirigiamo subito verso il museo, passeggiando lungo il bel lungofiume, gremito di gente. Arrivati finalmente al Guggenheim, lo ammiriamo solo dall’esterno, decidendo di non entrare vista la nostra scarsissima competenza riguardo l’arte contemporanea. Ci limitiamo quindi a fare qualche foto. Intanto è arrivata l’ora di cena (le 20,30, per gli spagnoli lo sappiamo che è presto, col tempo ci abitueremo a questi orari). Ci fermiamo in un locale (del quale non ho segnato il nome) dove già alcuni clienti stanno mangiando, evidentemente turisti come noi. Prendendo un menù speciale a base di pesce abbiamo speso complessivamente € 58.

7/9 lunedì – La mattina dopo ci siamo messi alla ricerca di un bar, visto che la colazione in albergo costa uno sproposito. Abbiamo comunque visto che, mentre al ristorante i prezzi sono mediamente più bassi che in Italia (almeno l’Italia del Nord), al bar sicuramente no. Prima di lasciare Bilbao, torniamo verso il Guggenheim, visto che mio marito lo voleva fotografare con la luce del mattino. Fatto questo, prendiamo l’autostrada verso Santander, vogliamo però fermarci dopo pochi chilometri per vedere un sito che ci incuriosisce, e cioè il Puente Colgante di Portugalete, fra l’altro Sito Unesco. Ci arriviamo abbastanza comodamente, e osserviamo con interesse il funzionamento di tale manufatto, che consiste praticamente in un ponte metallico a cui è agganciata una specie di piattaforma (detta gondola) su cui vengono fatti salire mezzi e persone. Tale gondola poi scivola verso l’altra sponda del fiume. Che stranezza!

Riprendiamo la nostra strada e decidiamo di non fermarci a Santander (sulla guida leggiamo che sostanzialmente si tratta di una città industriale) mentre viene molto consigliata Oviedo. Usciamo quindi dai Paesi Baschi, attraversiamo la Cantabria e infine Oviedo, già nelle Asturie. La strada (che si chiama se non erro Autovia Cantabica ed è gratuita) attraversa panorami veramente interessanti, abbiamo da una parte l’Oceano (non sempre, a volte la strada piega un po’ verso l’interno) e dall’altra la catena dei Picos de Europa. Il tempo fra l’altro è molto bello e soleggiato, anche se non molto caldo, il che è perfetto per viaggiare in moto. Speriamo duri così, lo sappiamo che il nord della Spagna è abbastanza piovoso, non a caso è detta la Spagna verde. Ci fermiamo a mangiare in un’area di servizio (due piatti enormi di carne/pesce a soli € 20 complessivi comprese bevande) ed infine giungiamo ad Oviedo. Troviamo una camera in un bell’albergo vicinissimo al centro, l’hotel Fruela (€ 94,50 camera, colazione e garage per la moto), fra l’altro consigliato dalla Lonely Planet. A questo punto procediamo con la visita della città, che nel centro presenta una bellissima cattedrale, mentre ci sarebbero da visitare anche alcune antiche chiese a pochi km dal centro, ma… non abbiamo voglia di riprendere la moto. La sera a cena decidiamo di fermarci a mangiare in una sidreria (El Campanu), fra l’altro vicinissima al nostro hotel, e ceniamo a base di tapas. Ammiriamo la perizia con la quale gli addetti versano nei bicchieri il sidro, versandolo dall’alto, peraltro spargendone anche una certa quantità a terra. Siamo incuriositi, non abbiamo mai bevuto il sidro, ma alla fine decidiamo di pasteggiare con la birra, spendendo € 45 in tutto.

8/9 martedì – Il giorno dopo, visto che non siamo in ritardo sulla tabella di marcia, decidiamo di prendercela più comoda, visto che fra l’altro è una bellissima giornata. Usciamo dall’autovia e andiamo verso la cittadina di Luarca, sempre nelle Asturie. Il centro antico è su un promontorio, e domina dall’alto una bella spiaggia, che presenta tantissime cabine multicolori dalle forme più diverse. Proseguendo lungo la strada, cominciamo a vedere sempre più spesso i pellegrini che a piedi procedono verso Santiago de Compostela, armati del bastone, zaino e conchiglia di ordinanza. Dall’alto, ogni tanto si aprono alla vista delle belle baie con spiagge di sabbia chiara, dove ancora un po’ di gente sta prendendo il sole. Intanto, dalle Asturie siamo passati in Galizia, e notiamo che i cartelli indicatori, quando non sono bilingue, presentano spesso le indicazioni in galiziano, che sinceramente più che allo spagnolo assomiglia al portoghese. Intanto si sono fatte le 2 del pomeriggio e non abbiamo ancora messo nulla sotto i denti, per cui ci fermiamo in un localino e mangiamo come sempre a base di pesce, spendendo veramente poco. Essendo già in Galizia, vorremmo fra le altre cose vedere alcuni fari, per cui quando vediamo le indicazioni per il Faro de la Punta Frouxeira, imbocchiamo decisamente la strada. Come immaginavamo, il faro è in una posizione panoramica, ma è… strano, ha la forma di un parallelepipedo bianco e azzurro. Intanto si sono fatte le 4 e mezza del pomeriggio, decidiamo quindi di puntare verso La Coruna. Purtroppo mentre ci avviciniamo alla città il tempo comincia a guastarsi, e quando arriviamo pioviggina. Dopo aver girato un po’ in mezzo al traffico, abbastanza sostenuto, troviamo una camera all’hotel Riazor, sul Paseo Maritimo de Riazor (€ 98,80 compreso garage e colazione). Dopo esserci riposati un po’, usciamo per una passeggiata sul lungomare (il tempo è sempre così così), poi ci fermiamo a mangiare qualcosa ad un fast food chiamato Gasthof, che sicuramente fa parte di una catena di locali, dove ce la caviamo con circa € 15 in due.

9/9 mercoledì – Il mattino dopo purtroppo piove, anche se non fortissimo. Prima di lasciare la città andiamo verso il centro storico, dove si erge il famoso faro La Torre di Hercules, di origine romana poi restaurato nei secoli seguenti. Lo ammiriamo un po’ da lontano, poi partiamo e puntiamo verso Cabo Finisterre (Fisterra in galiziano) contando in un miglioramento della situazione meteo. Al contrario, più procediamo più il tempo peggiora, per cui ci fermiamo e, scaldandoci con un caffè (perché fra l’altro fa piuttosto freschino) decidiamo di variare il programma, andando subito verso Santiago de Compostela e al Cabo il giorno dopo, visto che per l’indomani le previsioni del tempo sono incoraggianti. Giunti a Santiago, sotto una pioggerella leggera ma continua (uffa) cominciamo a girare per trovare una camera, stavolta per due notti. In tutti i posti dove ci fermiamo, una camera per una notte ce l’hanno, per due no. Stiamo quasi per perdere la speranza quando finalmente troviamo da dormire per due notti all’Hotel San Carlos, un bel tre stelle in Rua Horreo 106 (€ 180 compresa colazione, garage gratuito). Rifocillati con una bella doccia calda, usciamo per visitare Santiago, ma prima ci fermiamo a mangiare in un ristorantino del centro, e qui facciamo un errore, perché è già abbastanza tardi, abbiamo fame e prendiamo un piatto del dia, un enorme piatto di carne, che ovviamente non finiamo ma che ci sazia abbondantemente fino al giorno dopo. A questo punto comincia la visita di Santiago, che non immaginavo davvero fosse così bella, forse anche a causa dell’atmosfera frizzante e gioiosa data dai tanti giovani presenti, studenti o pellegrini. Ovviamente entriamo nella Cattedrale e passiamo davanti alla statua del Santo, poi giriamo un po’ dappertutto, fortunatamente ha smesso di piovere, anche se il cielo continua a essere plumbeo. La sera giriamo ancora, ammirando i monumenti illuminati, poi attirati da una musica ci fermiamo ad ascoltare un gruppo musicale i cui componenti, vestiti con costumi del 1600 direi, suonano una musica molto ritmata. Uno dei musicisti suona una piccola cornamusa, che è uno strumento tipico di queste parti (ecco il perché del titolo del mio racconto). Prima di tornare in albergo, decidiamo comunque di mangiare qualcosa di molto leggero, ci limitiamo quindi a prendere due gelati allo yogurt.

10/9 giovedì – Finalmente il sole, le previsioni ci hanno azzeccato, per cui partiamo direzione Costa da Morte e Cabo Fisterra. Costa da Morte perché, a causa delle frequenti, improvvise nebbie, nel passato molte navi si fracassavano contro gli scogli. Oggi niente nebbia, almeno fino a quel momento. Ci fermiamo al Faro de Larino, presso il paese di Concello de Carnota, faro attualmente inattivo che le autorità vorrebbero demolire, ma gli abitanti no; questo abbiamo appreso leggendo i cartelli appoggiati al muro di cinta. Un aspetto curioso della Galizia, a cui sul momento non sapevamo dare un significato, erano delle piccole costruzioni poste su capitelli più o meno alti, e spesso con una croce o due sul tetto: da questo, all’inizio avevo pensato fossero delle piccole chiese. Esaminando la guida, abbiamo poi appreso fossero dei granai, che nella zona della Costa da Morte erano piuttosto numerosi. Non avevamo idea se in alcuni casi svolgessero ancora la loro funzione oppure fossero solo decorativi, sicuramente vedendo quelli nuovi, siti presso villette eleganti, avevamo qualche dubbio fossero ancora granai. Particolari comunque. Verso l’una, arriviamo finalmente al Capo, sul quale troneggia un faro. Fino a poche decine di metri dal faro, il tempo era bello limpido, mentre fatti pochi passi, iniziava la nebbia (in alcuni momenti abbastanza fitta) che circondava tutta la costruzione. Anche qui arrivavano molti pellegrini da Santiago, visto che il Cabo è, tradizionalmente, il punto dove secoli fa si arenò la barca che conteneva il corpo del Santo. Visto che ormai si erano fatte le 2 (stavamo rapidamente assumendo abitudini spagnole) decidiamo di scendere al paese vicino, che si chiama Fisterra anch’esso, per mangiare qualcosa. Ci fermiamo al Ristorante Rombos, in una piazza presso il porticciolo, e ci prendiamo due belle (e buone) insalate di mare, con due birre e due caffè, spendendo € 17,80, veramente economico. A questo punto, percorrendo suggestive stradine secondarie, pian piano torniamo verso Santiago, dove ci rifocilliamo in albergo. La sera, per cenare ci dirigiamo verso un ristorante che avevamo adocchiato la sera prima, il Restaurante Sixto in Rua Franco 42. Per precisare, la via non è intitolata al defunto dittatore, ma ai pellegrini che percorrendo il Cammino Frances arrivavano alla Cattedrale di Santiago percorrendo proprio quella strada. Anche Sixto ci ha soddisfatti, abbiamo mangiato un gran piatto di pesce alla griglia, e con dessert e bevande abbiamo speso circa € 55.

11/9 venerdì – Oggi ci dirigiamo verso il Portogallo, perché abbiamo deciso di passare un paio di giorni a Porto, che io avevo visto l’anno prima con le mie amiche, e volevo condividere l’esperienza con mio marito. Abbiamo raggiunto la città comodamente in autostrada, pagando al casello il relativo pedaggio. Preciso questa cosa perché non sapevamo assolutamente ci fossero alcune autostrade portoghesi con un sistema di pagamento pedaggio un po’, diciamo, particolare. La decisione di andare a Porto l’abbiamo presa strada facendo, e non avevamo la guida, contando sui miei ricordi abbastanza recenti. Insomma ci sono dei tratti dove appunto non esistono caselli, ma “porte” sotto cui si passa e si viene registrati. Bisogna essere in possesso di una specie di Telepass, ovvero entro 5 giorni pagare in posta quanto dovuto. Tutto questo l’abbiamo appreso una volta in Italia, poi facendo un po’ di conti abbiamo visto che alla fine non abbiamo pagato circa 2 euro (le moto hanno tariffe molto minori). A noi dispiace non pagare quanto dovuto, se l’avessimo saputo probabilmente saremmo rimasti in Spagna cambiando il nostro itinerario. In ogni caso arriviamo a Porto, il tempo è bellissimo, e quindi ci poniamo subito alla ricerca di un albergo. Come immaginavamo, la ricerca non è molto fruttuosa, perché anche qui volevamo stare due notti ma ogni albergo interpellato aveva solo posto per una notte. Alla fine, stanchi, decidiamo in tal senso, e ci fermiamo all’Hotel Universal **, in Avenida Aliados (continuazione di Piazza Libertade), in pienissimo centro quindi. La stanza costa € 55 ed è abbastanza squallidina, ma per una notte va bene. Prima di iniziare il giro turistico, ci fermiamo a mangiare in un locale “da grandi numeri” li vicino, spendendo poco. Poi, per economizzare il tempo, prendiamo due biglietti per i bus scoperti che fanno il giro della citta (hop on, hop off). Come prima cosa ci dirigiamo verso il mare, nella zona presso il forte de Sao Francisco Xavier (detto anche Castelo de Quejio) dove ci fermiamo una mezz’oretta, poi riprendiamo il bus che percorre il lungomare e torniamo verso la città, costeggiando la foce e risalendo il corso del Douro. Scendiamo infine dal bus a Vila Nova de Gaia, e iniziamo il tour de force, visto che dobbiamo vedere il più possibile di Porto in una mezza giornata. Giriamo quindi per la Ribeira, poi saliamo e ci dirigiamo verso la Cattedrale e la Stazione ferroviaria di Sao Bento. Cerco di ricordare dove sia la famosa libreria “Lello e Irmao”, ma non la troviamo, e comunque siamo già un po’ stanchi, per cui ci fermiamo in albergo a riposare un po’. La sera andiamo a mangiare in un ristorante sito quasi fronte all’albergo, dall’altra parte di Piazza Libertade, e ovviamente anche qui mangiamo pesce, spendendo relativamente poco.

12/9 sabato – La mattina partiamo presto direzione Spagna, passando Braga e Guimaraes, che mentalmente ci segniamo per un nostro futuro viaggio in Portogallo. I paesaggi sono molto belli, mi ricordano un po’ i nostri Appennini, il clima gradevole. In Spagna, l’autostrada termina e per raggiungere la città più importante vicina, Zamora (Castiglia) c’è una statale, peraltro molto scorrevole. Noi sinceramente di tale città non sapevamo nulla, per cui grande è stata la nostra sorpresa quando, qui giunti, abbiamo visto che c’era un discreto numero di alberghi, tutti pieni! Stavamo quasi per andarcene, quando il ragazzo alla reception di un alberghino (anche questo pieno) ci ha detto che aveva una stanza in un hostal li vicino. Accettiamo, visto che non possiamo fare altro, e ci ritroviamo in un altro posto squallido, ma d’altra parte costa 30 €…. Visto che è ancora giorno, saliamo verso la parte antica della città, circondata da mura, in realtà non aspettandoci nulla di che, invece sinceramente ci troviamo in un bellissimo centro storico, con tantissimi edifici romanici in pietra chiara. Bello fra l’altro l’edificio del Parador, credo un ex convento. C’è anche qualche edificio moderno, ma non rovina l’ambiente più di tanto. La sera a cena andiamo in un locale sulla piazza principale e, tanto per cambiare, non mangiamo pesce ma una buona bistecca.

13/9 domenica – La mattina partiamo sotto un cielo grigio, fa anche abbastanza freddo. Da Zamora procediamo verso est con l’autopista attraversando l’altopiano interno della Spagna, abbastanza spopolato. Ci fermiamo ad una stazione di servizio per rifocillarci con un te, e quando usciamo piove, per cui ci vestiamo con le protezioni antipioggia e ripartiamo, destinazione Burgos. Quando giungiamo in città, mio marito dice di non stare molto bene, per cui mi fiondo dentro il primo albergo che vediamo, incurante fosse un 4 stelle (Corona de Castilla in Calle Madrid), aspettandoci di spendere una cifra considerevole. Invece, forse perché si era in bassa stagione, la tariffa ammontava a soli € 50. Entriamo in camera e mentre mio marito si metteva a letto, io sono uscita per andare in farmacia a prendere qualcosa e poi in una panetteria, dove ho comprato un po’ di pizza fredda, l’ultima cosa non dolce rimasta. La sera abbiamo provato il ristorante dell’albergo, dove abbiamo mangiato abbastanza bene.

14/9 lunedì – La mattina dopo il malato si era abbastanza ripreso, per cui siamo usciti per visitare Burgos, che a parte la grande e bellissima cattedrale presenta un centro storico piccolo e piacevole, compreso il parco sul lungofiume. La visita della cattedrale, con audioguida, è durata circa 1 ora, dopodiché ci siamo rifocillati in uno dei piccoli localini sulla piazza (c’era il sole ma non era comunque molto caldo). Nel pomeriggio siamo rimasti un po’ in albergo, poi la sera abbiamo cenato in un ristorante nei pressi della Piazza della Cattedrale, il Rincon de Espana, dove abbiamo mangiato a base di carne spendendo circa € 43. E’ un bel locale, frequentato soprattutto da turisti stranieri, almeno nella serata e orario in cui ci siamo andati noi.

15/9 martedì – La mattina dopo aver pagato il conto dell’albergo (in tutto € 193,95, riferite a 2 notti, le colazioni, una cena e il garage per la moto) ci rimettiamo sull’autopista direzione Saragozza, che decidiamo sarà la nostra prossima meta. E’ un viaggio discretamente lungo, e dalla Castiglia passiamo per un brevissimo tratto nei Paesi Baschi, poi nella piccola regione della Rioja, famosa per i suoi vigneti, ed infine in Aragona. Quando giungiamo a Saragozza cerchiamo subito un posto per dormire, e troviamo al secondo tentativo l’Hotel Hispania **, moderno, carino e soprattutto pulito (€ 55 compreso il parcheggio per la moto). Prima di iniziare la visita della città mangiamo qualcosa alla Cafeteria La Imperial spendendo € 17, e poi iniziamo il percorso, che parte con alcuni reperti romani, e la statua mi pare dell’Imperatore Augusto (ovviamente una copia), poi l’immensa Piazza del Pilar, con l’omonima e altrettanto immensa Basilica. Dico la verità, mi ha lasciata abbastanza indifferente, è solo grande e basta (ovviamente è solo il mio parere personale). Mi ha colpita molto di più la vicina Cattedrale del Salvatore, visitabile a pagamento, ma merita davvero la spesa. All’esterno poi si può ammirare la facciata rimasta in stile mudejar, mentre quella principale è stata rifatta credo nel XVII secolo. Abbiamo poi fatto una breve passeggiata sul lungofiume del Rio Ebro. La sera, come a pranzo, abbiamo mangiato leggero in una piccola caffetteria, e poi siamo tornati in albergo (intanto continuava a piovere a intermittenza).

16/9 mercoledi – La mattina partenza da Saragozza puntando verso i Pirenei, e precisamente Andorra. Finalmente una giornata senza pioggia, col sole che ci ha accompagnato per buona parte del tragitto, salvo un rannuvolamento proprio negli ultimi chilometri. Arrivati a La Vella, la piccola capitale dello stato, ci siamo messi alla ricerca di un albergo. Molto facile, abbiamo capito subito che anche qui si era in bassa stagione, e quindi c’era l’imbarazzo della scelta. Ci siamo fermati all’Hotel Cervol, un quattro stelle che per camera e colazione ha richiesto circa € 50 a notte. Una volta cambiati, ci siamo recati a piedi verso il centro, distante poche centinaia di metri. In realtà, di edifici antichi ce ne sono pochissimi (uno di questi è una chiesa in pietra, molto bella), mentre per il resto si tratta di una sfilata di negozi di tutti i generi, dalle oreficerie, profumerie, abbigliamento, ecc.. Mentre di giorno abbiamo pranzato con un gelato, la sera, visto che fra l’altro il tempo si stava guastando, abbiamo preferito andare nel ristorante dell’albergo dove si cena a buffet abbastanza bene, con una spesa di € 15 a persona (più le bevande).

17/9 giovedì – La mattina, dopo aver pagato il conto (circa € 91 con camera, cena e parcheggio moto), siamo partiti seguendo i cartelli che indicavano la Francia. Ci siamo fermati diverse volte, una prima per ammirare una graziosa chiesetta in pietra (non ricordo il nome), poi all’alto passo di Port d’Envalira (mt. 2408), dove abbiamo fatto una sosta dal benzinaio per berci un caffè caldo, poiché il freddo era abbastanza pungente (sugli 8 gradi se non erro). Visto che Andorra è letteralmente piena di benzinai (il prezzo è relativamente basso), anche al passo ce n’erano molti, diciamo 5 o 6. Scesi di quota e già in territorio francese, abbiamo fatto infine un’altra sosta al Col de Puymorens (mt 1915). Essendo arrivata ora di pranzo, abbiamo seguito le indicazioni per il paese di Font Romeu, sito nel Parco naturale regionale dei Pirenei Catalani, regione della Cerdagne, e ci siamo fermati al Gite-Auberge La Chouette (La Civetta). In questo posto si mangia bene, una sola avvertenza, bisogna avere molta pazienza perché c’è una sola persona a servire che mette subito le cose in chiaro, se avete fretta andate in un altro posto più avanti. Noi fretta non ne avevamo, abbiamo atteso un po’ e finalmente ci è arrivato il piatto del giorno che consisteva nel pollo alla catalana (coi peperoni), due calici di vino e caffè finale per € 30 circa. Dopo la fermata per mangiare, siamo infine scesi a Perpignan e poi proseguito per la località marina di Le Barcares, dove volevamo fermarci a dormire. Non è un paese vero e proprio, sono in pratica tutte seconde case, e ovviamente zone di servizi come ristoranti, negozi ecc… Una parte del sito è stata lasciata al naturale, con pinete e dune costiere. Quello che quasi manca sono gli alberghi, ciò che noi cercavamo (o almeno non ne abbiamo visti). Alla fine siamo arrivati nel “centro” della località, dove abbiamo trovato un monolocale (€ 80 con la connessione wifi) nel residence “Goelia”. Il posto è tenuto bene, l’unica cosa che funziona proprio male è il wifi, peccato sia anche a pagamento (€ 5). La sera a cena, su consiglio del ragazzo alla reception, siamo andati al ristorante Le Tertre, nell’omonima piazza a poca distanza dal nostro residence; Qui abbiamo cenato a base di pesce e birra, spendendo € 42,50.

18/9 venerdì – La mattina, dopo una colazione fatta in una vicina panetteria, abbiamo preferito non imboccare l’autostrada ma prendere le strade provinciali, certamente più lente ma che ovviamente consentono di attraversare le cittadine e i paesini del sud della Francia, in genere molto graziosi. Arrivati a Montpellier, dopo esserci fermati a mangiare due buone e abbondanti insalate a Le Petit Comptoir (Rue du Grand Saint Jean) spendendo € 29,50, abbiamo però deciso di ritornare in autostrada, visto che volevamo avvicinarci il più possibile all’Italia. Mentre procedevamo, vedevamo che il numero delle motociclette aumentava sempre di più, anzi ai vari caselli le moto venivano indirizzate verso uscite a loro dedicate, in cui non veniva richiesto il pedaggio. Delle scritte luminose sui vari pannelli, abbiamo poi capito che tale movimento di moto era dovuto ad un raduno/corsa chiamata Le Bol d’Or, che si svolge dalle parti di Marsiglia. Quando infatti ci siamo fermati in albergo (Inter-Hotel La Belle Etape) a Brignoles, subito il ragazzo alla reception ci ha chiesto se eravamo diretti là. Il posto è abbastanza spartano, il letto piccolo (caratteristica di quasi tutti gli alberghi francesi), ma per una notte andava benissimo. In tale albergo abbiamo speso € 117,20, comprensivo del costo della camera, colazione e cena al ristorante, parcheggio della moto gratuito.

19/9 sabato – Ultimo giorno di viaggio, volevamo in effetti passare la domenica a casa, poiché purtroppo il lunedì saremmo tornati al lavoro. Abbiamo imboccato l’autostrada a Brignoles e fin verso Mentone tutto bene, solo che a causa di un incidente ero tutto bloccato, e quindi come molti altri siamo usciti dall’autostrada. Peccato che così facendo il traffico a Mentone risultava caotico, un enorme serpentone di auto, fortuna che con la moto un minimo si riusciva a passare. Alla fine, arrivati sul lungomare abbiamo deciso di fermarci un attimo, vista anche la bella giornata. Abbiamo girato un po’ per il borgo antico, molto grazioso, e abbiamo deciso di fermarci per pranzo oltre confine. Arrivati quindi a Ventimiglia, ci siamo fermati al Ristorante La Sirena sulla passeggiata Oberdan. Onestamente bisogna dire che abbiamo mangiato bene (una frittura di pesce per mio marito, un primo per me, tutto molto abbondante, due birre, sorbetti e caffè), ma alla fine abbiamo speso € 76,52, dove € 11,12 era la percentuale di servizio! Onestamente è stata la prima volta che ci è capitata una cosa del genere. Dopo pranzo, abbiamo infine imboccato di nuovo l’autostrada per il lungo tragitto verso casa.



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