Monaco di Baviera, Ulm e divertimento a Legoland

Magnifico tour in auto dalla Valtellina fino a Monaco di Baviera e Ulm, con tappe fascinose nel paese di Fussen e ai piedi dello Zugspitze. Infine divertimento nel parco divertimenti di Legoland-Germania.
Scritto da: alvinktm
monaco di baviera, ulm e divertimento a legoland
Partenza il: 31/08/2019
Ritorno il: 05/09/2019
Viaggiatori: 3
Spesa: 500 €
L’aereo in questa fuga dalla Valtellina non è contemplato. Stavolta imbarchiamo valige e giochi per Leonardo, di tre anni, sull’ammiraglia di casa e guidiamo sui tornanti del passo Bernina, in terra svizzera, per sconfinare nella bucolica Engadina. Si tratta di una delle vallate più belle dell’arco alpino, con prati, paesi da favola, pinete e la rinomata St. Moritz. E’ un piacere percorrerla tutta sino in Austria, dove si conclude. Poi il viaggio prosegue sulla dolce salita del valico di Fern e prevede la sua prima sosta a Ehrwald. Ordinato e tranquillo, il villaggio in sé non possiede caratteristiche particolari, se non quella di essersi sviluppato ai piedi dell’imponente Zugspitze, il massiccio più alto della Germania. La località famosa del comprensorio è Garmisch-Partenkirchen, nota per le gare di Coppa del Mondo di sci alpino, ma noi non ne siamo attirati. Preferiamo Ehrwald per consumare un pic-nic veloce e lasciar sguazzare nostro figlio in una delle tante fontane che ancora ravvivano le vie e rinfrescano abitanti e turisti. Da qui la vista sullo Zugspitze è spettacolare, a mio parere migliore rispetto a quella che si gode dalla famosa Garmisch. Inoltre la sosta mi ha permesso di reperire informazioni e opuscoli all’ufficio turistico in vista di un prossimo viaggio.

Poco più di un’ora di macchina sulle veloci autostrade tedesche, in alcuni tratti prive di limiti di velocità e ancora gratuite, ci catapultano nella capitale bavarese: MONACO. Allegra e trasgressiva, ricca di storia e cultura eppure capace di divertire, adatta alle famiglie grazie ai tanti parchi giochi ma anche ai giovani per le sue manifestazioni tra cui la più nota è di certo l’Oktoberfest. Sportiva e verde con i suoi parchi immensi, industriale, tecnologica e legata alle tradizioni. Come quella del carillon che ogni giorno si anima di suoni e movimenti in Marienplatz.

L’albergo Jugend und Familienhotel Augustin è la base di partenza delle nostre ‘incursioni’ cittadine. L’edificio è nuovo e offre spazi comuni ampi e camere di design. La colazione è varia e di qualità ma non aspettatevi la quantità di dolci solitamente esibita nelle strutture italiane equivalenti. Sorge ai margini del Bavariapark, un’area verde con chioschi, giochi per bambini e la grande statua in bronzo raffigurante la patrona della regione. Di fronte si estende il Theresienwiese, l’enorme spazio pubblico in cui nel mese di ottobre si tiene la festa della birra. La fermata della metro Schwanthalerhohe è a una manciata di passi.

Lasciamo sfogare Leonardo nei giardini limitrofi all’hotel per poi consumare la cena nel ristorante pizzeria Mimmo & Co, nascosto in una via tranquillo sull’altro lato del Theresienwiese. Pizze e pasta sono discrete e servite in un ambiente informale, dotato di terrazza ombreggiata. Ci ripromettiamo di assaggiare l’indomani le specialità tedesche.

La serata è appena all’inizio e una passeggiata è il modo migliore per viverla. Curiosi di scoprire il centro percorriamo a passo lungo Lindwurmstrasse, con pausa obbligata nel parco giochi (qui ce ne sono davvero molti), fino a transitare sotto la Sendlinger Tor. Incastonata in ciò che rimane delle mura erette durante il Medioevo a protezione del nucleo storico, ne era una delle porte di accesso. Esibisce ancora la sua robustezza e questo fa pensare che un tempo non dovesse essere facile per nemici della città superarla. Oltre di essa si allunga l’omonima strada pedonale creata da due ali di bei palazzi nel cui piano terra si aprono negozi di ogni genere, boutique e caffè.

Travolti dalle luci che nel frattempo hanno acceso la capitale bavarese, scorriamo con gli occhi questa nuova città e nemmeno ci accorgiamo della distanza percorsa. Lo stupore colpisce la mente e il cuore quando all’improvviso lo spazio si allarga per diventare Marienplatz, il cuore di Monaco. E’ impossibile restare indifferenti alla bellezza neogotica del Neues Rathaus, il Nuovo Municipio, le cui guglie e le decorazioni illuminate d’arancio s’innalzano eleganti e sottili verso il cielo buio. Il contrasto è splendido. Eretto a cavallo del 1900, sfoggia una facciata ricca di statue che ricalcano i protagonisti delle storie locali e di figure allegoriche. Ne completano la bellezza archi, volte, loggiati, vetrate e contrafforti. Sopra tutto svetta il campanile, altrettanto signorile, di 85 metri nel quale trovano posto l’orologio a carillon (di cui vi parlerò più avanti) e la statua del Münchner Kindl. Il ‘bambino di Monaco’ è il simbolo della città e ritrae un bimbo con le braccia alzate agghindato con una tunica da monaco. Questo per ricordare che un tempo, proprio dove adesso si affollano i turisti, esisteva una comunità di religiosi.

Il fascinoso atrio del Neues Rathaus è animato dai tavoli del ristorante Ratskeller il cui nome sta a indicare quei locali che occupano i piani bassi e i cortili dei municipi. Le sale del Ratskeller Munchen infatti si nascondono al termine di uno scalone in pietra che conduce sotto le volte affrescate dei seminterrati.

A fatica stacchiamo gli occhi dalle forme del Municipio ma dobbiamo proseguire. Ci attende la lunga Kaufinger Strasse che più avanti prende il nome di Neuhauser Strasse. E’ la strada dello shopping per eccellenza, costellata pure di ristoranti, fast food, birrerie, e collega la romantica Marienplatz con la moderna Karlsplatz. La piazza è circondata da centri commerciali e rinfrescata dagli spruzzi di un’enorme fontana. Già da lontano, attraverso gli archi della Karlstor, una delle antiche porte di Monaco, se ne vedono i giochi d’acqua e il vento disperde le gocce inumidendo le pietre della Neuhauser Strasse.

Da lì torniamo all’hotel a piedi, scoprendo viuzze meno turistiche e, per la gioia di Leonardo, altri parchi gioco.

La serata è stata lunghissima, piena e appagante e la prima impressione non ha deluso le nostre aspettative, nonostante per le strade sia facile trovare cartacce e bottiglie di birra vuote. Ma quelle purtroppo ci sono dappertutto e non dipendono dalla carenza di pulizia, bensì dalla civiltà delle persone.

La seconda giornata dedicata alla vivace capitale della Baviera comincia da uno dei simboli del benessere, di sviluppo e dell’industria di tutta la Germania. Sto parlando della BMW. Museo e fabbrica sorgono vicini e per raggiungerli utilizziamo l’efficiente metropolitana, acquistando in albergo il biglietto giornaliero pensato per le famiglie con un massimo di 5 persone e corse illimitate sino alle 6 del mattino seguente.

Gli edifici del colosso automobilistico tedesco colpiscono per la loro modernità. Da un lato la struttura futuristica in vetro e acciaio dello show-room, dall’altra la torre formata dall’unione di quattro cilindri con ai piedi la ‘ciotola’ ospitante il museo. Se avessimo potuto sorvolarla avremmo notare il logo gigantesco della casa automobilistica creato sul tetto piano.

Un ponte altrettanto moderno unisce le due ali del quartier generale BMW.

Il museo (https://www.bmw-welt.com/en.html) è aperto tutti i giorni tranne il lunedì e il biglietto costa 10 euro. Soldi ben spesi per salire lungo la rampa elicoidale e scoprire la storia del marchio, approfondire i materiali utilizzati con un occhio di riguardo alla riciclabilità e immaginare i prototipi del futuro. Poi giù nei piani bassi per una carrellata di motori, macchine e motociclette che hanno fatto la storia, il tutto in un ambiente che trasuda innovazione e benessere.

Conclusa la visita è d’obbligo passare allo show-room per toccare con mano i modelli attualmente sul mercato e farsi scattare una foto sopra una delle due ruote in esposizione.

Gli edifici grigio neri della BMW sono lambiti dal verde del Parco Olimpico (linea metro U3, fermata Olympiazentrum).

Fu inaugurato per le Olimpiadi del 1972, tristemente note per l’attentato da parte di un commando di terroristi palestinesi che provocarono la morte di undici atleti israeliani, un poliziotto e cinque degli otto estremisti. La torre olimpica è diventata negli anni non solo il simbolo dell’area ma pure una delle attrazioni più visitate della città. Si innalza sottile e sorregge delle piattaforme cilindriche ospitanti una terrazza panoramica, un ristorante rotante e un museo. Sopra di esse svetta una alto pinnacolo che completa lo scopo televisivo per il quale è stata costruita. Grazie a un ascensore veloce si possono raggiungere gli spazi aperti al pubblico e dai quali, dicono, si gode di una panorama spettacolare. Ho utilizzato il termine ‘dicono’ perché non lo abbiamo testato in prima persona, preferendo ammirare il lago, lo stadio e i tetti ondulati dei diversi palazzetti sportivi da una delle colline limitrofe.

Bisogna risalire sulla metropolitana per raggiungere il famosissimo polmone verde di Monaco, ovvero gli Englischer Garten.

Entrare significa lasciarsi alle spalle i rumori, la frenesia e l’asfalto cittadino, per immergere anima e corpo in un mondo fatto di alberi, prati e acqua. I profili delle case compaiono lontani ed è facile dimenticare di trovarsi in una metropoli. E’ infatti un immenso polmone verde, fra i più grandi del mondo, tanto da non temere la concorrenza dell’Hyde park di Londra e del romantico Central park di New York. Noi vi abbiamo girovagato a piedi, fermandoci per una sosta golosa nel Biergarten ai piedi della pagoda cinese. Rallegrati da un complesso falk, sistemato al primo piano di questo originale edificio in legno, siamo riusciti a gustare i wurstel in salsa piccante, lo strudel e ovviamente un boccale di birra… divisa in due. I nostri stomaci infatti non sono abituati a ingurgitarne nella quantità industriale consumata dai tedeschi, donne comprese.

I Biergarten sono dei self service allestiti nei giardini dove il profumo di carne e patate arrosto stuzzica l’appetito e la birra scorre a fiume. Si sceglie cosa mangiare, si paga, quindi si trovano un tavolo e una panca liberi che, durante i fine settimana e come è accaduto a noi, si condivide con altre persone. Non preoccupatevi se non capite una parola di tedesco, nemmeno noi lo parliamo, per entrare in simpatia l’importante è rispondere a un’alzata di calice nello stesso modo e rimpinzarsi di salsicce. Alla dieta ci si penserà una volta terminate le vacanze.

Dopo la calorica merenda e una lunga sosta al parco giochi riprendiamo a camminare, salendo sul dosso dov’è sistemato un piccolo tempio circolare detto Monopteros, per poi seguire i sentieri accanto ai molti ruscelli e scoprire che qui, fra le acque agitate, si pratica surf e si nuota, trascinati via dalla corrente. Nei prati invece si prende il sole, anche nudi nella zona nudisti, e, più nord, nel laghetto è possibile andare in barca.

Non ci spingiamo fino a lì, preferendo rientrare nel centro storico per assistere allo spettacolo del carillon in Marienplatz. Raggiungerla a piedi è semplicissimo in quanto i giardini accarezzano il cuore di Monaco e il parco della Residenza Reale.

Arriviamo appena in tempo per partecipare all’ultima esibizione delle marionette. D’inverno il carillon si anima ogni giorno alle 11 e alle 12, mentre da marzo a ottobre anche alle 17.

La folla ha già riempito la piazza, ai piedi della torre del Neues Rathaus, e cerchiamo di farci strada fra i turisti, tutti con il viso rivolto all’insù. Finalmente inizia la melodia e i personaggi prendono vita, inscenando due episodi. La danza dei bottai, cioè di coloro che fabbricavano le botti e che per riportare la vita in una Monaco del 1517 flagellata dalla peste si misero a ballare per la strade, e il torneo del 1567 tenutosi durante le nozze del duca Guglielmo V.

Conclusa l’esibizione osserviamo Marienplatz svuotarsi lentamente.

Il candore dell’Altes Rathaus, il vecchio Municipio, chiude a est Marienplatz e sembra scomparire davanti alla magnificenza del ‘fratello’ più recente. Costruito nella seconda metà del 1400, la torre fu completamente distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale e ricostruita negli anni successivi. All’interno c’è il museo del giocattolo, però sconsigliatoci, e all’esterno strappa un sorriso la fontana del pesce, con al centro la scultura di un grosso pesce a forma di palla.

Dopo una giornata così piena è d’obbligo concedersi una doccia ritemprante in hotel e gustare un’ottima pizza nel non lontano ristorante Millemiglia. Prodotti di qualità a un prezzo onesto, in un locale carino con alcuni tavoli all’esterno.

Quindi due passi tra le vie tranquille nei dintorni del Jugend und Familienhotel Augustin e pausa gioco per Leonardo, poi, finalmente, tutti a letto.

Il sole dei giorni precedenti ha lasciato il posto a una pioggia fine e a dei nuvoloni bassi. Il tempo ha rispettato le previsioni ma non ci dispiace visto il programma per le prossime ore, pianificato per rimanere all’interno.

Iniziamo dal Deutsches Museum (https://www.deutsches-museum.de/index.php?id=1&L=1), che, vi anticipo, ha superato le nostre aspettative!

E’ un museo da record: fra i primi a essere costruiti, tra i più visitati e anche fra i più grandi al mondo. Facilmente raggiungibile con la metropolitana (linee metro U1 e U2, fermata Frauenhoferstrasse), aperto tutti giorni dalle 9 alle 17 e con il costo di un biglietto intero di 14 euro si allinea alle esposizioni analoghe delle altre città. Eppure è di gran lunga il più completo e meglio organizzato.

Fondato nel 1903 e spostato successivamente su un’isola del fiume Isar dove si trova ancora oggi, al suo interno si trova tutto quello riguardante la scienza e la tecnologia. Negli otto piani (dal -1 ai livelli dal 4 al 6 ospitanti l’osservatorio e il planetario) si compie un viaggio affascinante e approfondito che spazia dalla chimica all’aviazione, dalla musica ai computer, dai giocattoli tecnici (tipo Lego Technic), molto divertenti da attivare, alle nano tecnologie, dall’astronomia ai motori e ai macchinari di ogni tipo, dai materiali alla tecnica di soffiatura del vetro con dimostrazioni in stile ‘isola di Murano’, dagli aerei dei fratelli Wright ai sottomarini. Bellissimo il modello in scale reale del ponte di una nave passeggeri e particolare il modellino della prima mongolfiera in grado di issarsi in cielo e il cui volo inaugurale si compì in Francia nel 1783. Le apparecchiature originali si alternano a quelle ricostruite e i moltissimi esperimenti, soprattutto nel padiglione dedicato alla fisica, stimolano il cervello.

Tutto è incredibilmente interessante, educativo e ludico allo stesso tempo, i concetti complessi sono spiegati in modo semplice, peccato solo per le spiegazioni: in inglese e tedesco. Alcuni concetti perciò possono sembrare meno comprensibili per via della lingua. Ogni sezione ha il suo fascino e non c’è né una da sconsigliare. Semmai ne esiste una che ci ha lasciato a bocca aperta: quella della Miniera. Si scendono le scale e si viene catapultati nel mondo sotterraneo delle miniere di carbone e di sale. Si cammina in tunnel talmente ben ricostruiti da sembrare veri, si scoprono scavi, metodi di lavoro e le difficili condizioni dei minatori, poi si risale in superficie per conoscere il funzionamento dei macchinari utilizzati in questo settore. L’area è davvero vasta e d’altronde non poteva essere altrimenti vista l’importanza rivestita dall’industria mineraria nella storia della Germania.

Al Deutsches Museum non manca proprio nulla. C’è pure il regno dei bambini, due piani dedicati allo svago dei piccoli tra i 3 e gli 8 anni, ampiamente sfruttato da Leonardo, e nel self service una piccola area è dedicata ai giochi. Così noi genitori possiamo mangiare tranquilli mentre i figli si sfogano.

Per concludere, il complesso museale si completa in altre due sedi distaccate che per mancanza di tempo non abbiamo visitato. Sto parlando del museo dei trasporti e del museo dell’aeronautica. Il primo è in città, nei pressi del Theresienwiese, il secondo nel vicino paese di Oberschleissheim.

E’ nel cuore di Monaco di Baviera che dobbiamo tornare per scoprire un altro importante simbolo cittadino: la Residenza Reale (https://www.residenz-muenchen.de/ital/index.htm), raggiungibile con le linee U3, U4, U5 e U6, con fermata in Odeonsplatz.

Un concatenarsi di edifici e cortili, giardini e fontane, creati fra il XVI e il XIX secolo, occupano una vasta superficie e sfoggiano stili diversi tra loro, dal rinascimentale al rococò, passando per il neoclassico e il barocco. Questo per via del lungo periodo di costruzione. L’esterno non lascia a bocca aperta e appare piuttosto austero, ingentilito solamente dal colonnato del Teatro Nazionale in piazza Max-Joseph e connesso al Palazzo.

Gli orari di apertura variano a seconda del periodo, 9-18 oppure 10-17. Consultate il sito internet per verificarlo. Il costo del biglietto invece dipende dalle attrazioni che si intendono visitare che sono tre: il Tesoro, il Museo della residenza e il Teatro Cuvillies.

E’ pomeriggio inoltrato e viste le poche ore a disposizione optiamo per le ultime due, che più ci sembrano rappresentative. La prima conduce nei meandri della reggia, su e giù per gli scaloni, attraversa corridoi e viola stanze allineate le uno dopo le altre. Si comincia sotto il fascinoso soffitto a volta dell’Antiquarium, ovvero la sala cerimoniale con ricchi decori e usata per le cene in occasione di eventi particolari. Fra i tanti ambienti a noi hanno colpito la Galleria degli antenati riempita dai ritratti degli avi, la Galleria verde contraddistinta, come si può intuire, dal colore delle pareti rivestite con un damasco di seta verde, la Sala della musica con arpe ben conservate, le Stanze dei marmi e la piccola cappella dalla volta blu. Il percorso da seguire non è fluido anzi, ci è sembrato confusionario e segnalato con frecce tracciate col pennarello. Molte sale sono degli involucri vuoti e altre sono dei cantieri aperti. Il Teatro Cuvillies poi, celebrato come uno scrigno di bellezza, non ci ha impressionato per nulla. Ovviamente sono solo impressioni personali, dettate anche dal fatto che negli ultimi anni abbiamo visitato molti palazzi simili e viene a mancare l’effetto sorpresa delle prime volte.

Usciamo dal Palazzo molto prima del previsto e con un leggero senso di insoddisfazione che cerchiamo di colmare ammirando le altre bellezze del centro storico.

Odeonsplatz con la Loggia dei Marescalli sorvegliata dalle statue dei leoni e accanto i campanili gemelli della chiesa Theatinerkirche dal particolare colore giallo. Poco più avanti spiccano le due torri a bulbo, alte quasi 100 metri, della chiesa Frauenkirche, mentre oltrepassata Marienplatz veniamo attratti dalla vivacità del marcato Viktualienmarkt con al centro il colorato albero della cuccagna. Le bancarelle di prodotti locali e internazionali spuntano all’ombra dei grossi ippocastani. Non ci dispiacerebbe cenare qui ma il fresco della sera insieme all’insistenza di nostro figlio ci spingono a consumare un pasto veloce al vicino Mcdonald’s. Da lì, lungo il tragitto verso la Sendlinger Tor per ripercorrere le piacevoli vie dello shopping sino a Karlsplatz (da dove prendere la metro per l’albergo), è d’obbligo lasciar sfogare i bambini nel parco giochi in Spielplatz.

Dopo tre notti trascorse Jugend und Familienhotel Augustin è giunto il momento di fare il check-out e risalire in auto. Il tragitto da compiere è molto breve e serve a immergerci in un altro polmone verde, stavolta popolato di animali.

L’Hellabrunn zoo attrae grandi e piccini dalla Germani, e non solo, e se viaggiate con dei bambini rappresenta una tappa irrinunciabile. Inaugurato nel 1911 e ampliato durante il corso dei decenni successivi, nel 1928 è stato il primo al mondo a diventare uno geo-zoo, ovvero a suddividere le specie a seconda dell’origine geografica.

Di questo giardino zoologico colpiscono gli spazi ampi dedicati agli animali e i numerosi corsi d’acqua che li attraversano, per non parlare della vegetazione lussureggiante capace di offrire refrigerio durante l’estate. Altrettanto grandi sono le aree per i bambini con giochi in legno che qui in Italia possiamo solo sognare. Non mancano neppure bar e ristoranti, una fattoria, un ponte tibetano, un recinto dove i più piccoli posso entrare ad accarezzare le caprette, una pista di macchinine e un trenino. E’ possibile assistere all’esibizione dei leoni marini e, a orari prestabiliti, all’alimentazione di alcune specie.

Qui è facile perdere il senso del tempo mentre si ammirano gli orsi polari giocare nell’acqua, l’oscillare dei pinguini mentre camminano e l’espressività dei primati. E’ vero, bisognerebbe poterli osservare nel proprio habitat ma è comunque un modo per avvicinarsi al loro mondo, comprendendo la necessità urgente di tutelarlo per evitare che vada distrutto. Perché questo, in fondo, è la terra su cui viviamo anche noi.

La cittadina di ULM (o Ulma) a un’ora e mezza di autostrada da Monaco di Baviera, è uno scrigno di tesori a misura d’uomo.

La periferia non appare austera e squallida, bensì accogliente e pulita, e il centro si raggiunge con facilità. Consiglio di lasciare la macchina nell’autorimessa multipiano Parkhous Frauenstrasse e di iniziare la scoperta della cittadina a piedi.

In una manciata di minuti si è subito in Munster platz, al cospetto del grandioso Duomo e soprattutto del meraviglioso campanile che si eleva verso il cielo come un naturale prolungamento della facciata principale. Con in suoi 161,53 metri di altezza è il più alto del mondo e 768 gradini conducono a una terrazza panoramica su cui noi, a causa del superato limite dell’orario di apertura, non siamo saliti. Il complesso religioso fu iniziato nel 1377 con i soli finanziamenti di comuni cittadini e i lavori si protrassero per diversi secoli. La data del completamento infatti è fissata nel 1890.

Il Duomo è un tripudio gotico di guglie e decori all’esterno e di colonne e archi all’interno, e sotto l’altissima volta, fra i banchi e i pilastri, è custodito il modellino del Duomo realizzato con 112000 pezzi di Lego. Legoland-Germania infatti è poco distante e se ne comincia a sentire il ‘contagio’!

Percorriamo Bahnhofstrasse per scoprire il luogo dove sorgeva la casa Albert Einstein, nato qui nel 1879. A segnalarne il punto è stato eretto un memoriale, una sorta di incastro di pilastri in granito rosso nel mezzo del vialone pedonale chiuso da due ali di negozi, caffetterie e centri commerciali. A ricordo dell’illustre scienziato c’è pure una statua in bronzo, dall’altra parte del centro storico, che riproduce il suo volto mentre fa la linguaccia, come a voler schernire chi arriva fino a lì a osservarla. A me nessuna delle due opere è piaciuta granché.

Le nostre pance brontolano e per la cena scegliamo il Tanivera Pizza e Pasta, al limitare del Fischerviertel, il quartiere dei pescatori. E’ un locale molto carino dai prezzi in linea a quelli degli altri ristoranti e la qualità dei piatti è buona. Abbiamo divorato delle pizze davvero grandi nella sala a bordo torrente, che è poi il punto forte del Tanivera.

Le luci calde dei lampioni sono perfette per addentrarci nelle magiche atmosfere d’altri tempi del Fischerviertel. Sembra di trovarsi in un borgo di cento anni fa e si ha l’impressione che le fiabe, qui, possano prendere vita.

Adagiato lungo la riva del Danubio e protetto dalla cinta muraria, è tagliato da due suoi affluenti: il Kleine Blau, cioè piccolo Blau e Grosse Blau, ovvero grande Blau. Le vie lastricate coi Sampietrini si insinuano fra le abitazioni antiche e si trasformano spesso in ponticelli, cortili e scalinate. Bisogna alzare gli occhi per guardare le persiane colorate, i fiori alle finestre e gli stendardi dei negozi in ferro, e poi seguire la caduta dei lunghi rami dei salici piangenti che sfiorano la superficie increspata dell’acqua. Nel quartiere si nasconde una strana costruzione e quando la si trova non bisogna preoccuparsi. Non si è ubriachi, è l’edificio a essere il più storto del mondo, o almeno così è annoverato nel libro dei Guinness dei Primati. Si tratta dello Schiefes Haus hotel e viene spontaneo inclinare la testa per adeguare la vista alle pareti e al tetto sbilenchi, a sbalzo sull’acqua. La mente spinge a immaginare che anche l’interno sia così e quindi letti, tavoli, sedie siano pericolosamente in bilico. Chissà come faranno a mangiare e a dormire gli avventori dell’albergo?

Per concludere la visita di Ulm camminiamo sopra le antiche mura con vista sul Danubio per poi rituffarci nel centro storico e ammirare la bella facciata decorata del municipio che, come a Monaco, ospita al piano terra il ristorante Ratskeller.

La notte ha già fatto calare il buio su tutto e in questo buio percorriamo gli ultimi venti chilometri della giornata.

Pernottiamo nel paese di Langenau, al Lobinger hotel Weisses Ross, un quattro stelle a prezzi vantaggiosi con camere ampie, così come gli spazi comuni, colazione eccellente e soprattutto una magnifica area bimbi dotata, fra gli altri giochi, dei mattoni Lego di grandi dimensioni, perfetti per far divertire i bambini mentre noi genitori beviamo il caffè tranquilli.

Finalmente è arrivato il giorno dedicato a LEGOLAND-GERMANIA. Non so se siamo noi a essere più emozionati oppure Leonardo.

Il parco sorge a Gunzburg, a venti minuti dall’hotel, e accedervi è velocissimo se, come noi, si sono acquistati i biglietti online (https://www.legoland.de/it/). Il sito è anche in italiano, è facile da consultare e propone combinazioni molto convenienti. Si acquista pure il ticket per il parcheggio al costo fisso di 6 euro da mostrare al momento dell’uscita.

E’ la nostra prima volta in uno dei parchi dedicati ai celebri mattoncini e subito capiamo che è impossibile rimanere delusi. Le attrazioni sono moltissime, la maggior parte adatte anche ai bambini dell’età di Leonardo, 3 anni, ma ce ne sono pure per i più grandicelli e addirittura per l’intera famiglia come il simpatico Rally delle piramidi, le Navi dei pirati e il Ninjago. Non mancano i giochi con l’acqua, la pista di macchine dove imparare la segnaletica stradale, gli spazi in cui riposarsi mentre i figli si arrampicano sopra scivoli e ponti in legno. E poi spettacoli, gelaterie, fast food e ristoranti. La chicca del parco è a mio parere Miniland, una sorta di Minitalia in versione tedesca. Qui milioni di lego danno vita al porto di Amburgo, ai centri di Berlino e Francoforte, al castello di Neuschwanstein, all’Allianz Arena di Monaco, a uno scorcio dei Paesi Bassi e della Svizzera, e a tanto altro.

Il risultato di questo incastro perfetto è una giornata meravigliosa, divertente e rilassante assieme, da rivivere nelle mente e ricordare con foto e parole. Una di quelle che si vorrebbero replicare più spesso, in cui genitori e figli condividono le stesse emozioni e la medesima passione per i mitici Lego.

L’ultima cena in terra tedesca la consumiamo alla Pizzeria Amalfi, a 900 metri dall’albergo Lobinger. Tre piatti di pasta molto buoni, super abbondanti e a prezzi onestissimi. L’unica pecca è l’attesa: estenuante se si pensa che abbiamo mangiato dopo un’ora dall’ordinazione e il ristorante non era nemmeno pieno.

La mattina seguente, prima di cominciare il viaggio di ritorno verso la Valtellina, passeggiamo per LANGENAU, scoprendo un paese ben curato, pulito, con tanto verde e parchi giochi, munito di tutti i servizi eppure privo di traffico. In un luogo così la parola stress è presente soltanto nei vocabolario.

Fra le varie soste lungo il percorso, quella di cui vale la pena parlarvi è nel fiabesco paese di FUSSEN, in Baviera e accanto al confine austriaco.

E’ famoso per i castelli del re Ludwig, tra i quali il più celebre è Neuschwanstein, di cui abbiamo apprezzato la ricostruzione a Legoland. Li conosciamo avendoli già visitati e a essi ho dedicato il post di cui lascio di seguito il link : https://turistipercaso.it/castello-di-neuschwanstein/69255/alla-scoperta-dei-castelli-di-ludwig-e-del-paese-d.html .

Stavolta limitiamo il giro al borgo. Piove, eppure l’atmosfera è sempre piacevole e suggestiva. Al piano terra delle case dipinte con colori pastello si aprono caffetterie e negozi di souvenir, tutto è ordinato, e le vie sono rallegrate con fiori e fontane.

Bello, ma è ora di andare. Prima però ci concediamo le leccornie del Diller Schneeballentraume. Delle golosissime palle create con la pasta simile a quelle delle nostre chiacchiere e farcite di cioccolato, pistacchio, cocco…

Una prelibatezza per concludere con dolcezza la vacanza e cominciare a pensare già alla prossima avventura.

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pagoda cinese agli Englischer Garten

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Nuovo municipio, Monaco di Baviera

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museo BMW e torre olimpica

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Quartiere dei pescatori, Ulma

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Legoland Germania



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