Milano, questa sconosciuta

Una piacevole scoperta, sempre sottovalutata e mai apprezzata fino in fondo: un anno di weekend nella città meneghina, bella in tutte le stagioni
Scritto da: nana24
milano, questa sconosciuta
Partenza il: 25/06/2011
Ritorno il: 01/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Ho la possibilità di conoscere Milano piano piano, di assaporarla lentamente, come una grande fetta di torta che vorresti non finire. E morso dopo morso riesco a capirla sempre di più, riesco ad apprezzarla. Milano è rivestita da una patina grigia che nasconde la sua bellezza ed il suo cuore. Da brava romana sono sempre stata prevenuta nei confronti della città meneghina, sempre grigia, confusionaria, avvolta nello smog e sempre di fretta. E Milano è così, è sfuggente e cupa. Ma non per questo brutta, anzi. Bisogna solo trovare la giusta chiave di lettura e, come in un puzzle, tutto trova il proprio posto, la propria ragione di vita.

Prima visita: giugno

La mia prima visita a giugno non si è rivelata completamente positiva: il clima continentale a Milano è prepotente, il caldo insopportabile e la mancanza di aria rendono la visita della città una pazzia. Anche cercare un po’ di sollievo ai Navigli si è rivelato inutile. Tuttavia, nonostante la totale assenza di aria, una passeggiata lungo il Naviglio Grande l’ultima domenica del mese è un valido espediente per fuggire dallo stress cittadino: un grande e fornito mercato dell’antiquariato riesce a catapultare chiunque in un’altra epoca, ad estraniarlo dalla realtà. Ci si scorda di essere nella frenetica Milano, anche se, purtroppo, non ci si può scordare che sia fine giugno. Così, tra una bottiglia di acqua fresca ed un gelato, si torna verso il centro, passando per San Lorenzo in colonne che, come ogni volta, lascia senza fiato. Qui la bellezza della facciata della chiesa si intravede attraverso le colonne che quasi la nascondono sia agli occhi dei turisti, incuriositi dalla schiera di colonne che crea un viale più unico che raro, sia agli occhi dei residenti che, ormai assuefatti ed abituati alla vista di questo viale, pensano solo a scambiare due chiacchiere con gli amici all’ora dell’aperitivo.

Per una romana il centro storico di Milano è piccolo, concentrato e sicuramente meno appariscente di quello capitolino. A mio parere una sola visita non riesce a far carpire al visitatore il vero spirito di questa città, la sua vera anima, celata dietro i pacchetti di Luis Vuitton sfoggiati con nonchalance in Via Montenapoleone. Il Duomo è sempre affollato e così anche la Galleria, per non parlare di Corso Vittorio. Per riuscire ad apprezzare completamente il centro ci è voluta la mia seconda visita di dicembre.

Seconda visita: dicembre

Nella speranza di trovare uno spirito natalizio più marcato rispetto a quello romano, inizio la mia seconda visita all’insegna del Natale, cercandolo nei bar, nei negozi, nei mercatini e nei parchi. E non ne rimango delusa, anche se un po’ di neve avrebbe reso il tutto molto più veritiero.

La prima visita è riservata alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, nel cui refettorio è custodito il Cenacolo Vinciano, l’ultima cena di Leonardo. Per effettuare quest’opera Leonardo decise di utilizzare una tecnica particolare ed insolita ed il risultato è che, nonostante i continui restauri che da sempre vedono questo capolavoro protagonista, sarà sempre molto rovinato. Tuttavia colpisce dritto al cuore, togliendo il fiato ed immobilizzando chi lo guarda. La visita dura una decina di minuti, nove dei quali vengono inevitabilmente impiegati a fissare la parete con l’affresco del Cenacolo, ignorando quasi completamente l’affresco molto bello sulla parete antistante l’ultima cena, ovvero La crocifissione di Giovanni Donato Montorfano (necessaria la prenotazione http://www.vivaticket.it/evento.php?id_evento=298097&op=cenacoloVinciano).

Una delle belle seppur rare perle di Milano è sicuramente il Castello Sforzesco, a mio avviso più bello all’esterno che all’interno, nonostante l’inestimabile valore della Pietà Rondanini. Ciò che rende piacevole una visita al castello, oltre ai giochi d’acqua della fontana davanti l’entrata principale, è Parco Sempione, o meglio la prospettiva che si ha dando le spalle al castello e guardando in direzione dell’Arco della Pace. Penso sia uno di quei parchi belli in ogni stagione, ma a fine autunno, con le foglie arancioni e gialle che incorniciano il lago ed il ponte delle Sirenette, rasenta il fiabesco. Un sorriso lo strappa il dito medio di Cattelan davanti alla borsa in Piazza Affari: soprattutto in un periodo di crisi come questo scherzarci su non fa sicuramente male. Bello, giovanile e stimolante anche Corso Como, così come i grattacieli a Porta Garibaldi. Molto interessante la Pinacoteca di Brera, anche se la mostra a cui ero fortemente interessata era chiusa proprio quel giorno. Pazienza. Il quadro Il Bacio di Hayez e La Fiumana, versione preliminare del ben noto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo rendono tutto perdonabile. Ma sotto Natale il bello di Milano sono i mercatini, come quello al parco Indro Montanelli, e l’enorme albero di natale in piazza Duomo, i turisti con i pacchetti in mano, le torte a forma di Babbo Natale ed uno spirito natalizio presente ma mai invadente che crea in pieno centro la giusta atmosfera pre-natalizia.

Terza visita: febbraio

Nonostante a Roma il Carnevale sia finito, qui la metro è piena di bambini in maschera. Da qui a realizzare che il rito ambrosiano prolunga il periodo carnevalesco di qualche giorno, il passo è breve. Per attendere il rientro di Sant’Ambrogio si decise di prolungare i festeggiamenti del capoluogo lombardo fino al sabato, così che ancora oggi è giorno di festa e ci ritroviamo in una piazza Duomo particolarmente affollata e vestita a festa, con sbandieratori, maschere, vestiti d’epoca e carri – seppur neanche lontanamente paragonabili ai carri viareggini – che si susseguono nella parata sotto gli occhi truccati degli spettatori. Il bello del carnevale ambrosiano è che, essendo molto sentito, non coinvolge solo i bambini, ma unisce tutti, grandi e piccoli, residenti e turisti. Fa stranamente molto caldo, nonostante sia febbraio e nonostante la neve abbia ricoperto tutta l’Italia fino a dieci giorni fa. Complici il caldo inaspettato e la folla opprimente ci muoviamo in direzione Castello: Parco Sempione è pieno di stand, giostre e bambini mascherati. Il parco si rivela piacevole ancora una volta; rende le passeggiate belle, mai stancanti e sempre diverse. Camminando per Brera passiamo davanti a Santa Maria del Carmine, dove la facciata contrasta piacevolmente con la modernità del Grande Toscano, scultura bronzea dell’artista polacco Igor Mitoraj. Pochi isolati più giù mangiamo una cotoletta “farcita”, anche lei vestita a festa, con fontina e porcini che ci rimette in pace col mondo. E poi nell’immaginario comune cosa c’è di più milanese a tavola di una cotoletta, magari accompagnata da un risotto allo zafferano e da un bel panettone, ovviamente quando è periodo?

Il giorno dopo passiamo dalle specialità tipiche milanesi a quelle americane: per una filoamericana come me dire no ad una fetta di torta al cioccolato o magari a dei pancake ai frutti di bosco accompagnanti da una spremuta d’arancia è praticamente impossibile. Soprattutto se la location è fine e alla moda – e cosa volere di più durante la Milano Fashion Week? – piena di cestini di vimini che pendono dal soffitto e con piccoli tavolini in legno sia all’interno che all’esterno, nella bella Milano vecchia, davanti la Chiesa di Sant’Eustorgio.

Quarta visita: maggio

Quarta ed ultima visita, almeno per il momento. Un primo maggio dedicato alla cultura, alla scoperta delle avanguardie del XX secolo, al Museo del Novecento. Una grande panoramica sui movimenti artistici che hanno stravolto il secolo scorso, partendo da Il quarto stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo – quello definitivo, questa volta -, per arrivare, a mio avviso, alla più provocatoria tra le opere esposte al museo: Merda d’artista, di Piero Manzoni. Fra queste un’immensità di quadri, sculture ed installazioni; dal futurismo di Marinetti, Boccioni e Balla, passando per l’astrattismo di Kandinsky, il cubismo di Picasso, la metafisica di De Chirico e Morandi, per arrivare alla rivoluzione moderna di Fontana e dei suoi tagli su tela, ed alle installazioni luminose e simboliche, come Zebra (Fibonacci) di Merz. La visita al Museo del Novecento è una rara occasione di scoprire “l’arte che non si studia a scuola”, che piacerà ad alcuni, farà sorridere altri, ma che, sicuramente, può far riflettere molto sui cambiamenti avvenuti nel secolo scorso.

E così si chiude il mio anno di visite nel capoluogo lombardo. Ho ancora tanto da vedere, ma è bello sapere che la mia “torta” non è ancora finita, che ho ancora cose da visitare, angoli da scoprire, scorci da fotografare. Milano, citando Giuseppe Tesorio, “è brutta, bruttissima, quasi romantica”. Milano dà, ma chiede molto: è una città impegnativa, che a prima vista può non piacere, può confondere, disorientare. Ma basta una seconda visita che tutto inizia ad ordinarsi, e Milano diventa piacevole, vivibile, a misura d’uomo, piena di iniziative, sempre in movimento, mai stanca. Milano, più che una città da visitare, è una città da vivere, è una bella sorpresa. E ve lo dice una romana.

Guarda la gallery
cultura-c5vfu

Brera, Milano

cultura-epaae

Carnevale ambrosiano, Milano

cultura-svgbs

Castello Sforzesco, Milano

cultura-r6duq

Navigli, Milano



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche

    Video Itinerari