Messico e nuvole 9

Tour in auto fai da te del Messico meridionale tra rovine Maya, spiagge caraibiche e atmosfere coloniali!
Scritto da: f.paesano
messico e nuvole 9
Partenza il: 17/12/2019
Ritorno il: 06/01/2020
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
17/12/2019

Quest’anno saltiamo il Natale e tutte le feste a piè pari e ce ne andiamo in Messico! È finalmente arrivato l’atteso giorno e oggi partiamo in mattinata da Malpensa per Cancún con scalo previsto a New York, dove arriviamo senza intoppi e in orario. Per qualche misterioso motivo, probabilmente l’aver lavorato in Afghanistan anni fa, risulto schedata nelle banche dati del governo USA, per cui passo tre ore in detenzione nella gabbia della polizia di confine e rischiamo di perdere la coincidenza per Cancún. Fortunatamente per un pelo riusciamo a saltare a bordo e arriviamo a destinazione in serata accolti da un gran tempaccio. Ritiriamo l’auto (unica cosa riservata dall’Italia) alla Hertz e ci dirigiamo agilmente all’hotel che abbiamo prenotato nella zona hotelera (hotel Green 16). Non è un granché, ma per una notte va bene. Cancún a prima vista è una vera americanata, con tutte le catene di fast food immaginabili, mega hotel, locali, discoteche. Continua a piovere, quindi non siamo nemmeno tentati di uscire: doccia e ci schiantiamo a letto.

18/12/2019

Sveglia alle 7, facciamo una colazione molto scarsa in hotel e una prima sosta per rifornimento al supermercato – il fornitissimo Chedraui – che ci accompagnerà per tutta la vacanza messicana. Compriamo due schede sim della Telcel per assicurarci di essere reperibili, per utilizzare Google Maps ed evitare di prendere un costoso GPS alla Hertz, e per essere in grado di comunicare col mondo (in fondo è pur sempre Natale). Imbocchiamo l’autostrada in direzione Rio Lagartos e Las Coloradas (pedaggio 319 pesos): da notare che per le più comuni destinazioni ci sono due possibili strade, “con cuota” ovvero a pedaggio, come le nostre autostrade, e “sin cuota”, le classiche strade provinciali. A volte, se non si ha fretta, le “sin cuota” permettono di vedere qualche scorcio caratteristico e vedere un Messico più vero. Il tempo ahimè continua ad essere pessimo e con forte vento. Arriviamo in mattinata alle lagune Las Coloradas, davvero suggestive, di un colore rosa acceso; per accedere alla laguna è obbligatorio affidarsi ad una guida, che chiede 50 pesos a testa; la guida, a parte consentire l’ingresso e farci due foto, non è di grande aiuto. Passeggiamo intorno alla laguna sempre schiaffeggiati da un vento aggressivo, scattiamo delle foto anche se i colori non sono minimamente valorizzati dalle condizioni meteo. Le strane prospettive di questo luogo ci fanno scambiare le montagne di sale per una catena montuosa altissima (saranno alte sì e no 10 metri). Finito il breve tour ci dirigiamo a Rio Lagartos, che con questo tempo non sembra nulla di che, e ci fermiamo per pranzo al Perico Marinero (pesce fresco per 420 $ in due). Riprendiamo quindi la strada per Valladolid dove prenotiamo una stanza al Palacio Canton. Mentre attendiamo di poter fare il check-in, andiamo a fare un primo giro esplorativo della cittadina, tipica città coloniale spagnola. Visitiamo la cattedrale, il parque (ovvero la piazza centrale), ci rinfreschiamo con una birretta in piazza. Sorpresa! Torniamo in hotel e la stanza non ce la danno più. L’antipaticissima ragazza alla reception sostiene che non essendoci più fatti vedere ed avendoci cercati per sapere se volessimo mantenere la prenotazione della stanza (prenotata su Booking.com davanti ai suoi occhi un’ora prima) ha ceduto la stanza ad altri offerenti. Una persona davvero scorrettissima, ma nessuna discussione è servita a cambiare le cose. Lasciamo l’hotel in malo modo e prenotiamo una stanza al Margarett Modern hotel, poco distante e carino, anche se più caro. Per cena scegliamo il ristorante El Atrio, in pieno centro, dove ci accomodiamo in giardino; ordiniamo un guacamole (il primo di mille) che viene preparato davanti ai nostri occhi e burritos di pollo. Posto super carino e cena buona: decisamente consigliato! Facciamo un ultimo giretto in piazza e poi a nanna.

19/12/2019

La sveglia suona nuovamente prestino. Non c’è la colazione in hotel, e decidiamo pertanto di farla al Meson del Marques, un bell’hotel coloniale situato proprio davanti al parque. Buona e prezzo onesto! Ci mettiamo in macchina diretti al sito archeologico Ek Balam. È la nostra prima rovina maya! L’ingresso un po’ caro (826$ in due) ma si tratta di un bel sito, poco affollato e ben conservato. Siamo liberi di girare e salire sulle piramidi da soli. Bella la vegetazione in cui è immerso l’intero sito. Finita la visita ci dirigiamo ai cenotes Samula e X’Keken (ingresso per visitarli entrambi 125$ a testa). Meritano decisamente, il Samula è praticamente circolare e completamente sotterraneo, se non fosse per un foro aperto verso il cielo che crea uno spettacolare raggio di luce al suo interno, mentre lo X’Keken è completamente chiuso e presenta tutte le caratteristiche tipiche delle grotte: stalattiti e stalagmiti, pozze d’acqua trasparente ed immobile. Facciamo il bagno in entrambi: l’acqua è freddina, ma d’altronde è inverno! Qui, come anche nei successivi cenotes, si sono rivelate utilissime le scarpette da scoglio portate dall’Italia, mentre inutili le maschere, principalmente per l’oscurita’ dell’acqua. Torniamo in hotel, doccia, giro in città (molto particolare la calzada de los frailes, unica strada diagonale in tutta la città), cena nuovamente al Patio, per poi rientrare presto in hotel: domani sveglia all’alba per arrivare a Chichén Itzá prima che si affolli in modo esagerato. Inoltre in mattinata è previsto sole!

20/12/2019

Sveglia intorno 7, prima non riusciamo ad alzarci. Rimontiamo e carichiamo i bagagli, e torniamo al Meson del Marques per fare colazione. Siamo pronti per partire verso Chichén Itzá!

Percorriamo un tratto di autostrada a pedaggio, la famosa “con cuota”, e agevolmente arriviamo al parcheggio. Purtroppo c’è già fila alle 8:30, ma scorre abbastanza fluida. Il prezzo anche qui è elevato (481$ a testa) ma li vale sicuramente. Il sito è grande e si riempie molto velocemente di visitatori e di venditori di artigianato più o meno originale. Noi manco a dirlo ci cadiamo e compriamo una maschera di legno massiccio, che sarà divertente portare a casa. Troverete descrizioni di questo complesso ovunque, quindi non mi dilungherò troppo, ma direi che ovviamente vale la pena di visitarlo: il Castillo, perfettamente restaurato (ma non scalabile dopo che una donna è morta cadendo da esso anni fa) ci rende l’idea dello splendore antico e originale di queste piramidi. Abbiamo pero’ altrettanto goduto e ammirato altri templi che sono di gran lunga meno frequentati (in uno eravamo gli unici turisti) e le cui piramidi, non restaurate ma solo portate alla luce dalla boscaglia, sono liberamente scalabili. Terminata la visita proseguiamo verso il cenote Ik Kil, ma capiamo subito che non è aria: ci sono pullman parcheggiati fuori e una fila interminabile per entrare. Affidandoci ai consigli di altri viaggiatori optiamo invece per il cenote Yokdzonot: ottima decisione! Ci sono pochissime persone ed è bellissimo! Ingresso 80 pesos a testa. Incontriamo una coppia di ragazzi italiani che sta facendo il giro inverso rispetto a noi. Ci scambiamo qualche dritta e ci rimettiamo in cammino per Izamal, la città gialla. Davvero suggestiva questa cittadina color senape! Molto bello il convento di Sant’Antonio da Padova. Facciamo un giro, ci fermiamo a bere qualcosa in piazza, una marquesita (una specie di cialda fatta sul momento e riempita di formaggio e Nutella – si trovano ovunque) e via verso Mérida. Arriviamo nel tardo pomeriggio ed è ovviamente già buio. Prendiamo possesso della nostra stanza all’hotel Reforma, in pieno centro (circa 30 euro a stanza a notte), e andiamo subito a fare un giro. La cittadina è la classica coloniale, con la piazza centrale, la cattedrale, le vie a scacchiera. Ceniamo poco originalmente al Chaya Maya con un buon poc chuc, facciamo ancora una passeggiata e andiamo a nanna. Il nostro piano era di partite domani per Celestun, dove avremmo dovuto vedere i fenicotteri rosa, ma viste le previsioni del tempo scoraggianti e la deviazione che comporterebbe, decidiamo di restare un’altra giornata a Mérida e visitarla per bene.

21/12/2019

Sveglia con relativa calma intorno alle 8:30, colazione in hotel per 30 pesos, e si parte per esplorare la città. Il tempo non promette granché ma per lo meno non piove. Andiamo al parque dove si trova l’ufficio del turismo per farci dare una mappa della città e delle dritte su cosa visitare a Mérida. La signora molto gentile ci indica le principali (poche) attrazioni della città. Iniziamo con una vivace strada-mercato per poi imboccare la calle 69 dalla piazza principale. Si tratta della strada più coloniale della città. Attraversando piazze e edifici storici culmina con il moderno monumento alla patria, di dubbio gusto. Divertente assistere a un matrimonio proprio sul monumento.

Per rientrare al centro percorriamo gli “Champs Elises” di Mérida, ovvero il lungo, alberato ed elegante Paseo Morejo. Pranziamo, anche per sfuggire ad un acquazzone, all’Alma Calma sulla strada 60. Buoni sia i tacos che i burritos. Altro giro della piazza e dintorni e breve sosta in hotel dove, dopo averci promesso una stanza migliore e averci fatto impacchettare tutto, ci dicono che la camera non è più disponibile. Abbiamo saputo dall’ufficio turistico che quella sera in piazza ci sara’ la rievocazione dell’antico gioco del Poc-ta-Poc, la pelota maya. Si affrontano due squadre che indossano vestiti d’epoca e giocano secondo le originali regole di questo sport. Sembra veramente faticosissimo: la pelota del peso di tre kg può essere colpita soltanto con i fianchi. Il capitano della squadra vincitrice avrà l’onore di essere sacrificato agli dei con decapitazione, o almeno questo ci raccontano.

Cena con tacos alla semplice Taqueria De La Union, margaritas in centro con spettacolo di mariachis e poi nanna. Domani ci tocca una relativa levataccia per arrivare a Campeche passando per il sito Maya di Mayapan. Questo sito ci è stato raccomandato dai ragazzi conosciuti al cenote Yokdzonot, che ci hanno descritto un complesso non grandissimo, ma molto molto bello, praticamente sconosciuto ai grandi flussi turistici e con il castillo scalabile.

22/12/2019

La sveglia anche oggi è infausta e suona alle 6:30. Colazione veloce in hotel, paghiamo il posteggio a cui si accede gratuitamente tramite l’hotel (una gran comodità) e partiamo alla volta di Mayapan. Il tempo al solito è variabile ma per il momento sembra reggere. In circa un’ora e mezza arriviamo all’ingresso del sito e… siamo SOLI!! Dopo Chichén Itzá non ci par vero, così come di poter salire liberamente sulle piramidi. Il sito è piuttosto piccolo, ben conservato e anche soleggiato durante la nostra visita. Alto che scalpitare e sgomitare tra orde di turisti con cui litigarsi l’unico scorcio disponibile! Qui è tutto per noi, possiamo salire sulle piramidi al nostro ritmo, fermarci tutto il tempo che vogliamo a fare foto senza preoccuparci di evitare persone nell’inquadratura! Quando lasciamo Mayapan è entrato soltanto un altro gruppetto di 5-6 visitatori!

Dopo centinaia di foto e dopo esserci gustati in solitudine la bella vista dalla cima del Castillo, riprendiamo la macchina in direzione Campeche. Invece dell’autostrada questa volta percorriamo la strada “sin cuota” per attraversare alcuni paesini che di certo non sono spettacolari, ma offrono uno spaccato sulla vita rurale messicana. Verso mezzogiorno siamo all’hotel Lopez sulla strada 12, centralissimo e molto carino. C’è anche il posteggio privato incluso nel prezzo. Ci installiamo e usciamo per scoprire questa città di mare. Gli edifici del centro sono molto belli e colorati. La piazza centrale è molto simile alle altre della zona, mentre il piccolo giro che riusciamo a fare sul pezzo di perimetro delle mura della città ancora percorribile è carino. Si possono visitare due parti diverse delle antiche mura, con due diversi biglietti dal prezzo irrisorio. Se dovete sceglierne uno, controllate la posizione del sole e optate per quello che vi permette di avere il sole alle spalle guardando la citta’: i suoi muri colorati risplenderanno!

Mangiamo un burrito “al Pastor” (ottimo, con tanta carne e formaggio) al Tako bar sulla 59 e continuiamo la passeggiata per il centro assaggiando specialità e fermandoci a chiacchierare con una famiglia di origini italiane molto simpatica. Visitiamo la “Casa n. 6”, casa museo che illustra come vivevano i ricchi di Campeche in passato. Visita breve ma molto interessante. Visita provvidenziale, visto che fuori piove a dirotto! Facciamo una breve sosta in hotel e poi ceniamo alla Parrilla, ottimo ristorante sempre sulla vivace calle 59 (dividiamo un piatto di fajitas de pollo – 400 $}.

23/12/2019

Sveglia alle 6:30 con un bel cielo blu! Finalmente! Colazione in hotel e passeggiata finale per il centro di Campeche e lungo un tratto del malecon. Ci mettiamo in macchina per raggiungere le rovine Maya di Palenque. Il percorso è lungo ma agevole, e in 5 ore siamo all’ingresso del sito. Siamo entrati in Chiapas! Si paga un ingresso al parco nazionale (30 pesos). Il parcheggio è gratuito ma al solito bisogna dare la mancia a qualcuno che fa finta di custodirla. L’ingresso alle rovine costa sorprendentemente poco rispetto a Chichen Itza e Ek Balam (solo 75 pesos a testa), e anche questa volta scegliamo il metodo di visita fai da te. Veramente bellissime queste rovine, peccato il tempo non ci assista granché ma almeno anche questa volta non piove. Il sito è grande ed interessante, ancora parzialmente avvolto dalla boscaglia e situato in un territorio montuoso, al contrario degli altri che abbiamo visitato e che visiteremo, tutti ubicati in pianure a perdita d’occhio. Impieghiamo circa 3 ore per la visita, uscendo tra l’altro una volta terminato il tour da un’uscita che dista un km e mezzo dal posteggio. Leggendo la guida eravamo incuriositi da El Panchan, una eco zona appena prima dell’ingresso al parco nazionale, dove leggevamo esserci un eco lodge. Abbiamo fatto un giro esplorativo: evitatelo! Sembra una mega comune hippy con stranissimi personaggi che si aggirano per la boscaglia sotto effetto di qualche sostanza, cantando e ballando come fossero a un rave party. Abbiamo allora optato per dormire in centro a Palenque: la città è decisamente brutta ma se non altro l’hotel Maya Rue è pulito, centrale e confortevole, e dotato di posteggio privato. La città non offre nulla: ceniamo in camera con provviste provenienti dall’enorme Chedraui e usciamo a fare un giro in centro dove compriamo qualche ricordo al mercato di fronte alla cattedrale e poi beviamo una birra sulla terrazza del bar sulla via principale. Andiamo a dormire nel letto a 5 piazze. Domani ci aspetta una lunga traversata fino a San Cristobal de Las Casas, ed abbiamo letto che questo percorso ci metterà a dura prova!

24/12/2019

Sveglia presto e colazione in hotel. Recuperiamo la macchina dal garage, poco distante, e ci mettiamo in cammino. Prima tappa di oggi le cascate Roberto Barrios. Il tempo purtroppo continua a non essere dei migliori. Siamo in pieno territorio ribelle zapatista, come ci fanno ben notare i cartelli nella zona. Arriviamo alle cascate in circa un’ora e siamo l’unica coppia di turisti. Paghiamo l’ingresso (30 a testa + 10 per la macchina) e ci avventuriamo nella fangosa foresta. Le cascate sono veramente bellissime e col sole deve essere uno spettacolo unico. Fede nuota un po’ e poi, dopo aver dato qualche soldino ai bimbi che altrimenti non si allontanano, riprendiamo la lunga e tortuosa strada verso San Cristobal. La strada è costituita esclusivamente da tornanti e topes (dossi irregolari e pericolosissimi in quanto invisibili per lo più): un vero patire per 5 ore. A tratti, e nei punti piu’ pericolosi e impensabili, spuntano dai lati della strada dei bambini i quali, per farti fermare e comprare qualcosa, tendono all’improvviso da un lato all’altro della strada delle corde ornate di sacchetti di plastica svolazzanti. Molto fastidioso soprattutto perché uno teme di potergli far male. Nonostante ciò arriviamo piano piano a San Cristobal, adagiata a 2120 m di altitudine. Nel frattempo il cielo si è completamente aperto, entriamo in città alle 16:30, giusto al limite per vederla ancora con un po’ di luce. Ci sistemiamo all’ottimo Hotel Catedral e portiamo un bel sacco di vestiti alla lavanderia accanto. Con 9.80 pesos al kg ci lavano, asciugano, piegano e restituiscono in due ore i nostri panni finalmente profumati, e questo alla vigilia di Natale! Esploriamo un po’ il centro, la piazza coi suoi banchetti di artigianato locale e la via principale, la Real de Guadalupe, piena di bar, ristoranti e negozi. Puntiamo La Lupe per cena, e andiamo in hotel per un po’ di meritato relax, soprattutto per Fede che ha guidato. Ci fermiamo in un paio di agenzie di tour e chiediamo informazioni sul Canyon del Sumidero. Decidiamo che si può fare facilmente in autonomia. Ci aspettiamo grandi cose in giro per la vigilia, e invece è chiusa anche la cattedrale. Il ristorante La Lupe alla fine ci rimbalza dicendo che è tutto prenotato per la vigilia. Con un po’ di fortuna, e trovando un tavolo solo perché siamo in due, ripieghiamo su El Argentino, nella stressa strada, dove mangiamo dell’ottima carne. Finalmente andiamo in camera, stanchi ma soddisfatti.

25/12/2019

Buon Natale! Sveglia alle 6:30, caffè in piazza e partenza per Chiapa de Corzo, da dove partono le imbarcazioni per il tour del Canyon. In circa 50 minuti siamo in paese. La strada è tutta in discesa, si scende dai 2100 m di Dan Cristobal ai circa 400 di CDC. Paghiamo un pedaggio autostradale di 50 pesos circa. In paese ci indicano dove si trova l’imbarcadero e compriamo i biglietti (250 pesos a testa). Siamo i passeggeri 5 e 6 e ci dicono che partiremo quando avremo raggiunto 20 passeggeri. Ci sediamo al sole in attesa, che fortunatamente si rivela non troppo lunga. La lancia è da 41 passeggeri e siamo tutti presenti quando salpiamo. La giornata è stupenda e anche il paesaggio. Avvistiamo un primo coccodrillo, le scimmie ragno e tantissimi uccelli. Le pareti della montagna a tratti sono impressionanti, altissime e spettacolari. La navigazione prosegue fino alla diga, per poi riprendere velocità e tornare all’imbarcadero. La cittadina non offre molto, facciamo giusto un giretto e qualche acquisto al mercato e poi pranziamo in hotel con avocado e tostadas. Dedichiamo il primo pomeriggio alla visita di San Juan Chamula, che raggiungiamo in circa 20 minuti. Questa brutta cittadina è famosa perche’ mantiene ancora le tradizioni degli indiani Tzotzils. La vera attrazione di questo paesino e’ la chiesa di San Juan Bautista con gli insoliti rituali che vi si praticano, una sorta di mix cattolico-sciamanico maya. In chiesa (si paga per entrare) non si possono scattare fotografie, non ci sono sedie, panche, o luci, ma candele ovunque ed aghi di pino sul pavimento, ma soprattutto decine di bottiglie di Coca Cola per liberarsi dai cattivi spiriti … ruttando! Inoltre i fedeli pregano nella loro lingua indigena e sacrificano animali in chiesa (fortunatamente noi abbiamo visto solo il sacrificio di una malcapitata gallina). Rientriamo in città e andiamo al colle della Guadalupe per vedere la città dall’alto. Passeggiando facciamo qualche acquisto e conosciamo una connazionale che vive qui da anni e ha un negozio di magliette: tipa molto carina e interessante. Breve sosta in hotel per doccia e poi stasera non ci fregano, cena a La Lupe, abbiamo prenotato! Ottimi burritos e quesadillas, non tanto la michelada. Spendiamo 300 pesos circa. È l’ora della nanna, domani ci tocca nuovamente l’attraversata infinita per tornare verso est.

26/12/2019

Sveglia alle 5:45. Ci tocca il rientro via Palenque e sappiamo che la strada è lunga, lenta e tortuosa. Il tempo per fortuna ci assiste e rispetto all’andata tutto sommato il viaggio scorre, anche perche’ stavolta Fede non rallenta quando i bambini tendono le loro corde 😉 La nostra destinazione di oggi è Calakmul, sito Maya immerso nella selva che visiteremo domattina. Visto che è ancora presto decidiamo di non fermarci a Palenque per la notte ma di tirare fino a Conhuas, unico posto dove si può dormire vicino a Calakmul. Troviamo una cabana al La Selva, un piccolissimo agglomerato di capannette con tetto di palma ai bordi dell’autostrada. Sono veramente spartane per usare un eufemismo, ma questo c’è e ci fingiamo sportivi (soprattutto io). Il prezzo è esorbitante per quello che sono (680 pesos). Beviamo una birra all’omonimo ristorante dall’altro lato della carreggiata in compagnia di un mega gruppo di turisti messicani che mangiano a 4 palmenti. Ho ricaricato internet ma purtroppo qui non c’è l’ombra di un segnale. Prendiamo possesso della nostra capanna e torniamo al ristorante. In attesa che si faccia ora di cena ordiniamo una birretta e ci dedichiamo allo studio dell’itinerario di domani. Per cena scegliamo delle flautas di patate e formaggio, una specie di sofficini niente male, accompagnati al solito da crema di fagioli neri e riso. Ci ritiriamo fin troppo presto in cabana dove non abbiamo nemmeno il coraggio di fare la doccia. Fortunatamente ci siamo fatti dare un altro lenzuolo e un paio di copertine in più. Il letto, infagottato sotto a una zanzariera, è piccolo e scomodo. Inutile dire che la notte scorre lenta, ma fortunatamente arriva presto la sveglia delle 5:30.

27/12/2019

Stamattina la sveglia alle 5:30 è quasi un sollievo. Andiamo a ristorante a fare colazione a base di uova strapazzate e tortillas e partiamo per il sito di Calakmul, il secondo polmone verde del continente dopo l’Amazzonia. Sulla strada che conduce alle rovine ci sono tre stazioni di pagamento (60+72+75 pp). La strada per arrivare all’ingresso della città Maya è un susseguirsi di buche lungo 60 km. Fate attanzione perche’ alcune sono davvero profonde e ve le troverete davanti all’improvviso! La strada si snoda nel mezzo di una selva assoluta e ogni tanto si incontra qualche animale. Noi vediamo qualche uccello di cui non sappiamo il nome e qualche famiglia di tacchini. Arriviamo all’ingresso, acquistiamo l’ultimo biglietto ed entriamo. Siamo praticamente soli. Bellissime le strutture 1,2 e 3 sulle quali si può salire tranquillamente ed ammirare l’immensità della foresta tutto intorno! Mano a mano arrivano alcuni turisti. Soddisfatti ci rimettiamo in marcia verso la laguna di Bacalar e prenotiamo un hotel strada facendo. Nel giro di tre ore giungiamo a destinazione. Soggiorneremo all’hotel Gran Balam Gran Jaguar. Da fuori non promette granché, ma in realtà è uno dei migliori hotel di tutta la vacanza. Semplice, pulito, luminoso, arioso e gestito da Raquel e marito, persone squisite che ci forniscono un sacco di spiegazioni sulla laguna e la cittadina. Ci mettiamo velocemente il costume e andiamo alla scoperta dei balneari sul lago; impariamo da Raquel che qui non esistono spiagge ma pontili da cui buttarsi direttamente in acqua. Purtroppo il sole cala in fretta e il color Tiffany dell’acqua sparisce velocemente, ma è comunque bello. È ora di andare a farci una doccia e poi a cena. Su suggerimento di Raquel mangiamo un gustoso hamburger da Barril Grill, locale carino situato vicino al Zocalo. Il tempo di un giretto lungo lago e nel piccolo centro e poi nanna.

28/12/2019

Sveglia per le 7 e ottima colazione in giardino allestita da Raquel. Cereali, frutta tropicale fresca, pane e marmellata. Se volessimo delle uova si possono ordinare a pagamento ad una cifra decisamente modica. Purtroppo non c’è posto per una seconda notte qui, e prenotiamo un altro hotel, El Roble, che non è male anche se non comparabile. Molliamo le valigie a Raquel e andiamo al Molo Baluarte per l’escursione in barca sulla laguna, come suggeritoci da lei. Acquistiamo il biglietto per il giro in barca a motore (250 pesos cad per 2 ore di tour circa) e aspettiamo pazientemente di raggiungere il numero minimo di partecipanti per partire. Navigando vediamo il cenote negro, quello azul, facciamo una sosta bagno, vediamo gli stromatoliti (strutture sedimentarie laminate, dovute all’attività di microrganismi bentonici fotosintetici, specialmente le alghe azzurre… l’ho cercato su wikipedia ovviamente!) e poi facciamo un’ultima sosta nei pressi del canale dei Pirati, dove facciamo anche una seduta di fanghi. Si conclude così il nostro tour della splendida laguna. Pranziamo bellamente in giardino da Raquel e con calma ce ne andiamo con le nostre valigie a prendere possesso della stanza a El Roble. Proviamo il balneario ecologico (5 pesos cad), popolato da argentini un po’ hippy e che francamente non è niente di che. Il sole ahimè cala presto, quindi giretto e aperitivo rinforzato da Barril Grill. Altro giretto in paese fra negozietti e bancarelle e a casa per doccia e nanna.

29/12/2019

Sveglia di buonora, caffè di cortesia in hotel – al solito insapore – e ce ne andiamo a oziare un po’ al balneario comunale. Si sta una favola e c’è anche poca gente. Facciamo un bel bagno nell’acqua azzurrissima e trasparente finché all’improvviso si alza un forte vento che crea onde notevoli perfino nel lago. Verso ora di pranzo partiamo alla volta del mare: Tulum ci aspetta! La strada è comoda e tutta dritta, e nel giro di due ore e mezza circa siamo al nostro hotel Luna Maya. La stanza è inutilmente enorme ma piuttosto spartana. Ci cambiamo e partiamo in cerca della spiaggia tanto anelata, facendo prima tappa al supermercato per rifornimenti. Siamo decisamente in un altro mondo: una versione un po’ tanto naif di Miami… fatichiamo un po’ a trovare una spiaggia. Dapprima ci fanno infilare in una specie di area balneare privata con ristoranti bar e ville e perfino un cenote. Solo consumando al ristorante si può accedere alla spiaggia. Solo che è bruttina e ce ne andiamo. Finalmente arriviamo alla Playa Paraiso all’interno della riserva di Tulum. Dobbiamo posteggiare prima dell’ingresso alla riserva naturale e poi scarpinare per un bel pezzo per arrivarci, ma poi siamo decisamente soddisfatti. È la tipica spiaggia caraibica, lunga, di sabbia candida impalpabile, palme, mare blu in tutte le sue sfumature, musica e tanti bei fisici. Purtroppo la solfa è sempre quella: il sole tramonta presto quindi ce ne rientriamo in hotel per prepararci e uscire a cena. Scegliamo il Mil Amores che sembra molto carino ed è proprio di fronte al nostro hotel. Buon guacamole e fajitas arrachera. Facciamo un paio di vasche nella zona della movida: di sicuro c’è tanto da fare e tanti bar e locali in cui divertirsi, anche se costruiti ad esclusivo uso e consumo di turisti.

30/12/2019

Sveglia presto, colazione semplice in hotel e cambio di albergo. Prepariamo i bagagli e li portiamo al Morada Maya, decisamente più carino anche se più caro. Accolgono i nostri bagagli anche se la stanza non è pronta, così partiamo per la spiaggia. Oggi ce la prendiamo easy visto anche il bel tempo. Mentre camminiamo dal posteggio alla spiaggia da un motorino ci riconosce una coppia di ragazzi tedeschi incontrati a Bacalar. Faremo poi due parole in spiaggia. La giornata scorre fra bagni, sole, passeggiate, letture. Bellissimo! Quando scende il sole andiamo in hotel e la camera che ci hanno assegnato (la numero 7, Passione) è decisamente bellina, dotata di cucina attrezzata e spaziosa. Con calma ci docciamo e ci prepariamo per cena, che ripetiamo al Mil Amores. Dopodiché un bel Margarita al lime nella strada della movida (calle Centauro Sur) al locale El Milagrito, molto bellino e decisamente caraibico. A letto che domani ci trasferiamo a Playa del Carmen. In programma abbiamo, strada facendo, la visita alle rovine di Cobà.

31/12/2019

L’ultima sveglia del 2019 suona alle 7; colazione in stanza con yogurt e si parte per Cobà. Percorrendo 40 minuti di strada dritta e poco scenografica si arriva al parcheggio del sito (50 pesos), situato sulle sponde di un laghetto artificiale. Paghiamo 75 pesos cad e siamo dentro. Il sito è molto ampio, tanto che la maggior parte delle persone lo gira in bici o risciò, ma i luoghi di interesse sono pochi. La piramide principale nel gruppo Nohoc Mul è alta 42 metri e per aiutare chi soffre di vertigini a salire – e soprattutto a scendere – c’è una corda che scorre al centro della scoscesa scalinata e che arriva fino alla sommità. Ce la aspettavamo più ripida questa Cobà. Dalla sommità si può osservare la selva piana a perdita d’occhio e da qui si vedono dei cumuli che indicano la presenza di altri monumenti ancora fagocitati dalla vegetazione. Stiamo su per un po’ ma la piramide inizia a popolarsi parecchio, quindi scendiamo e riprendiamo la via per Playa del Carmen intorno alle 11:30. Arriviamo e scopriamo senza troppa sorpresa che qui tutto è moderno e a tratti elegante e lussuoso. Parcheggiamo nel garage dell’hotel. La nostra stanza all’IT hotel non è ancora pronta, ma intanto ci facciamo dare il voucher per il beach club Martina, dove andiamo immediatamente. Una gran bella delusione: lo stabilimento assomiglia a un mediocre stabilimento balneare italiano in alta stagione, è pieno di americani e argentini, non c’è alcun lettino disponibile al momento e oltre tutto l’acqua è davvero molto brutta. Stiamo un po’ stravaccati sui primi due lettini che si liberano ma poi decidiamo che tentiamo la sorte altrove e andiamo alla ricerca di una bella spiaggia a Playa del Carmen. Percorrendo quasi tutta la 5a Avenida e attraversando ristoranti, locali, negozi, centri commerciali arriviamo al punto da cui si accede in spiaggia. Un po’ meglio ma decisamente niente di che e nemmeno lontanamente paragonabile alla spiaggia Paraiso di Tulum. Niente, quando cala il sole torniamo in hotel. Vediamo che la 5a è tutta pronta per accogliere il flusso di cenanti del capodanno. L’hotel è super bello e confortevole, e finalmente la doccia è una vera goduria. Pensiamo sia una buona idea uscire a cenare sul tardi, quindi restiamo in camera a oziare per un paio d’ore. Per le 9 ci prepariamo per l’ultima sera dell’anno, senza alcun tipo di sfarzo. In giro vediamo persone davvero conciate a festa… Tutti i ristoranti sono, come potevamo ben immaginare, stracolmi o comunque prenotati e offrono esclusivamente il cenone di capodanno a cifre esorbitanti (anche 2700 pesos a testa). Finalmente poco dopo le 11 ci inseriscono in una breve lista di attesa al Las Hijas de la Tostada, che propone il menù normale a prezzo normale. Mangiamo stupendamente: tostada di gamberoni caramellati, tostada di marlin al sugo e due piattoni di polpo alla mediterranea davvero favolosi. A mezzanotte brindiamo con un’ottima tequila, poi paghiamo (35 euro circa) e facciamo un altro paio di vasche nell’affollata 5a strada. Alle 3 siamo a letto molto soddisfatti di come è iniziato questo 2020!

01/01/2020

Buon Anno! Sveglia relativamente comoda intorno alle 8:30. Anche se avremmo l’accesso al beach club Martina il mare non ci piace qui, perciò decidiamo di uscire a fare colazione per poi cambiare aria. Indecisi se tornare a Tulum oppure salire verso Cancún in cerca di spiagge meglio rappresentative dei Caraibi, scegliamo la seconda. Da qui sarà più facile arrivare a Holbox domani. Nel giro di poco meno di un’ora, durante la quale passiamo davanti a mega resort con ingressi trionfali ma che nemmeno si intravedono dalla strada, arriviamo a Cancún. Abbiamo detto al navigatore di portarci alla spiaggia Forum ma strada facendo, pochi km prima, troviamo una spiaggia stu-pen-da. Il colore dell’acqua è di un turchese incredibile e di una trasparenza mai vista. C’è anche il giusto d’onda per giocare un po’. Bagni fantastici quelli di oggi! Poco prima del tramonto lasciamo a malincuore questo paradiso perché ci aspettano due ore e mezza di strada per arrivare a Chiquilá. Da qui domani ci imbarchiamo per Holbox. Sosta all’amato Chedraui e si parte. La zona hotelera di Cancún è trafficatissima e in compenso la strada per Chiquilá è tremenda: buia pesta, con due sensi di marcia e piena zeppa di topes. Attraversa solo nulla e qualche microscopico paesetto uguale a tutti gli altri visti finora. Alle 21 finalmente siamo all’hotel Mayan Villas, giusto in tempo per cenare con fajitas di pollo e tacos pastor. L’hotel è bruttino ma il personale molto gentile, anche se abbiamo un piccolo qui pro quo col titolare. Abbiamo prenotato e pagato l’ opzione pensione completa ma a lui non risulta. Ceniamo e poi domattina si vedrà con calma. Comunque fortunatamente Chiquilá è soltanto una sosta tecnica. Confidiamo nella bellezza di Holbox!

02/01/2020

Sveglia sul presto, colazione in giardino e check out. Dopo un po’ di insistenza e ricerche in Booking riusciamo finalmente a dimostrare che avevamo effettivamente pagato per la pensione completa e ce ne andiamo vittoriosi ma senza che il titolare si scusi troppo. Posteggiamo in uno dei parcheggi custoditi (100 pesos al giorno) intorno al porticciolo, compriamo i biglietti per il primo traghetto in partenza (200 pesos cad), e in meno di mezz’ora approdiamo a Holbox. La prima impressione non è delle migliori. Seguiamo le istruzioni che ci hanno inviato per arrivare all’appartamento che abbiamo prenotato per due notti (Chich apart hotel, circa 80 euro per due notti) e rischio la crisi di nervi. Stiamo attraversando un susseguirsi di luridi acquitrini e le zanzare ci stanno facendo la festa. Dobbiamo per forza cambiare strada perché quella che ci hanno indicato è impraticabile a causa dell’acqua e del fango, allungando così il tragitto. Diciamo che la prima impressione non è delle migliori. All’arrivo ci dicono che la stanza non è ancora pronta, quindi lasciamo i bagagli e ci dirigiamo sparati in spiaggia. Fortunatamente la ragazza che fa le pulizie ci indica una strada alternativa un po’ più asciutta – benché lercia e puzzolente – e in pochi minuti arriviamo in centro. Sembra carino, molto naïf senza auto né strade asfaltate. Cambiamo un po’ di soldi in banca, compriamo alcuni avocado e arriviamo alla spiaggia. Forse avevano aspettative diverse ma ci delude un po’. L’acqua è bassissima per centinaia di metri, sulla spiaggia ci sono banchi di puzzolentissime alghe, e io già capisco che non farò grandi nuotate. Fede sta un po’ a mollo in 30 cm d’acqua e poi optiamo per una bella passeggiata fino a punta Mosquitos. La lunga passeggiata nell’acqua bassa da un certo punto in poi è molto scenografica, così come le famose amache di Holbox appese in acqua. Si attraversa una lunghissima distesa di sabbia sommersa e si arriva al confine – ben segnalato da un cartello e una corda – di una riserva di uccelli. Molto belli i colori e affascinante la passeggiata, anche se a tratti il fetore delle alghe spiaggiate a tonnellate a riva è insopportabile. Torniamo indietro, pranzo e birretta e un po’ di relax. Abbiamo pagato due notti e non si può cancellare senza penale, ma decidiamo di andare in hotel e tentiamo la sorte: non ci va di passare ancora uno degli ormai ultimi giorni qui. Prendiamo possesso dell’appartamento, in realtà anche molto bellino non fosse per la posizione, e riusciamo tramite telefono a contattare il manager. Gli spieghiamo che domani vorremmo ripartire e ci viene incontro cancellando la seconda notte senza penali. Siamo davvero felicissimi! Usciamo a cenare e abbiamo la fortuna che un addetto dell’hotel ci accompagna in paese in golf car, evitando così almeno per l’andata di inzaccherarci nel fango. Giriamo un po’ e infine optiamo per una buona pinsa alla Pinseria. Qui la specialità dell’isola e’ la pizza all’aragosta! Holbox è simpatica la sera, piena di giovani, bar, musica anche dal vivo che assaporiamo un po’ accompagnati da margarita e tequila. Il manager dell’hotel ci trova per strada e ci restituisce i soldi della seconda notte! Domattina alle 6:30 contiamo di essere sul traghetto per Chiquilá. Cancún e la sua acqua turchese ci aspettano!

03/01/2020

La notte, nonostante la presenza di qualche zanzara accanita che cerchiamo di contrastare con ettolitri di repellente e le pale accese a 70 nodi, scorre tranquilla nell’appartamento tutto sommato confortevole dal quale ci stiamo mettendo in fuga. Sveglia alle 5:20, caffè e colazione veloce e ci avventuriamo nel buio pesto verso la biglietteria dei traghetti con largo anticipo. Come un regalo inaspettato scopriamo che la compagnia 9 Hermanos ha una corsa alle 6 e il traghetto sta per partire! Biglietti al volo e si salpa. Tempo zero siamo a Chiquilà; giusto il tempo di svegliare il custode del pargheggio che dorme nel gabbiotto, e partiamo alla volta di Cancún. La strada con la luce del giorno è senz’altro meglio rispetto all’andata, ma resta un susseguirsi di buche e topes alquanto fastidiosi. Abbiamo preso una notte formula all-inclusive, come i very gringo che frequentano questo genere di posti, e di buonora siamo già alla reception dell’Occidental Tucancún. La stanza ovviamente non è pronta, ma ci imbraccialettano e da questo momento in poi possiamo mangiare in uno qualsiasi dei ristoranti ogni qual volta sentiamo un languorino, e spaccarci di drink (annacquati) in qualsiasi dei bar finchè non stramazziamo potenzialmente al suolo. In realtà passiamo la giornata oziando in spiaggia, ma il mare è estremamente mosso, tanto che il bagnino redarguisce chiunque si avventuri poco dopo il bagnasciuga fra le onde. Fede riesce spesso ad eludere la sorveglianza e a buttarsi tra le onde. Smangiucchiamo e sbevazziamo per sentirci veramente degni di questo tempio della classe e dell’eleganza. Facciamo un giro al Luxury Avenue, un centro commerciale proprio di fronte al nostro hotel, tanto per muovere un po’ le gambe, e poi per cena scegliamo il ristorante italiano all’interno dell’hotel, che tutto sommato non è nemmeno male. Addirittura, proprio come sulle navi da crociera, ci sorbiamo lo spettacolo di danze latine nell’enorme teatro, assistendo a scatenamenti allucinanti da parte del pubblico. Finalmente, stremati da questa giornata, andiamo a nanna.

04/01/2020

Oggi da questo lato della baia il mare è leggermente piu’ calmo. Si cambia hotel; in mattinata, dopo un’abbondante colazione, ci spostiamo all’Intercontinental, situato sull’altro lato della baia. La spiaggia è più piccola e raccolta, e il mare è calmo. Ci stravacchiamo su due lettini e da qui in poi per il lettore tutto il resto è noia. Il tempo purtroppo man mano si guasta fino al diluvio, così piú tardi usciamo a fare un giro, andiamo al centro commerciale Plaza las Americas, dove ceniamo anche, per poi ritirarci nella camera più confortevole di tutta la vacanza.

05/01/2020

Ahimè è arrivato l’ultimo giorno. L’intenzione è di passarlo tutto in spiaggia e fare incetta di sole e mare visto che per un po’ non se ne parlerà, ma siamo costretti alla ritirata a più riprese visto il tempo incerto e a tratti certo e piovoso. Ce la godiamo comunque fra passeggiate sulla spiaggia e sole. Per l’ultima sera abbiamo scelto un hotel senza infamia e senza lode, tanto domattina ahimè ci aspetta l’ultima corsa con la nostra Aveo verso l’aeroporto. A fine pomeriggio traslochiamo al Terracaribe, non in posizione da sogno ma comodo a sufficienza per chi ha una macchina. Dopo una doccia rigenerante torniamo lungo mare per cenare al Las Hijas de la Tostada che tanto ci era piaciuto a Playa del Carmen, quindi torniamo in camera a sistemare i bagagli ormai ingestibili.

06/01/2020

Naturalmente stamattina non è bello ma migliorerà più tardi, giusto quando ce ne andremo… Facciamo una parca colazione in hotel e andiamo alla spiaggia pubblica davanti all’Hard Rock Cafè. Davvero Bellissima ma ahimè il tempo non è dalla nostra. Stiamo un po’, compriamo le ultime cosine da portare a casa e recuperiamo i bagagli. Sfortunatamente ho perso la scheda della stanza e pertanto paghiamo 100 pesos di penale: amen. Facciamo l’ultimo pieno di benzina prima di restituire l’auto alla Hertz, fortunatamente senza problemi, e andiamo al nostro terminal. Il viaggio è lungo ma scorre liscio a parte la solita detenzione all’Immigration a NY per me (rischiando ovviamente anche a questo giro di perdere il volo). A Malpensa il nastro non ha nessuna valigia da offrirci. Poco male, arriverà sperabilmente nei prossimi giorni e se non altro andiamo a casa meno carichi, visto che da qui è ancora lunga.

BILANCIO DEL VIAGGIO

Decisamente bello, un giusto mix di cultura, fra tutti i siti archelogici Maya dello Yucatan, le città coloniali, il Chiapas, e poi tanta natura con la selva, le foreste tropicali, le cascate, i laghi e le lagune, e ovviamente il mare, a tratti stupendo, e volendo, anche del sano divertimento, di cui noi personalmente non abbiamo fatto indigestione. Per chi non è ancora mai stato in America Latina sicuramente l’effetto wow è maggiore, ma resta comunque un giro molto affascinante.

Si tende forse a sottovalutare le distanze o comunque le condizioni delle strade, decisamente buone per la maggior parte del viaggio, ma indecenti in alcun posti (soprattutto nella tratta che diventa infinita tra Palenque e San Cristobal de Las Casas). È pertanto facile sovrastimare quanto si può realisticamente visitare nel periodo di tempo a disposizione. Noi avevamo pensato di aggiugere l’Oaxaca, ma alla fine ci siamo resi conto che sarebbe stato faticoso. Bisogna indubbiamente pianificare più viaggi per visitare zone diverse di questo Paese così grande.

Aver noleggiato l’auto ci ha resi ovviamente totalmente autonomi e pertanto liberi di adattare il programma agli interessi che si manifestavano man mano e alle condizioni atmosferiche; ad esempio abbiamo saltato Celestun a piè pari. Sarebbe stata necessaria una bella deviazione e comunque diluviava.

Nonostante ci avessero messo in guardia circa le condizioni di sicurezza nel Paese in generale, noi non abbiamo mai avvertito alcun pericolo da nessuna parte.

Gli hotel li abbiamo prenotati assolutamente tutti in loco, tramite Booking.com, talmente last minute che spesso in reception arrivavamo prima noi della prenotazione. Devo dire che questo non ha comportato alcuno svantaggio, visto che verificando le tariffe degli stessi hotel in date future non cambiava granché o addirittura nulla. In generale gli alberghi di media categoria sono stati tutti più che decorosi, alcuni anche molto carini.

Siamo molto soddisfatti dell’itinerario che abbiamo scelto di percorrere, e non ci sono luoghi che col senno di poi elimineremmo dal percorso. Non si spende poco come uno si aspetterebbe, anche se tutto sommato si tratta di una destinazione relativamente a buon mercato. Certamente con street food e mercati, ostelli o simili, un bel risparmio e’ assicurato!

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Cancun



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