Chiapas e Yucatan, tradizione e modernità

Un viaggio tra bellezze naturalistiche, siti archeologici, città coloniali e tradizioni locali. Alla scoperta di un Paese ricco di storia e cultura, con molte contraddizioni
Scritto da: Dan & Dom
chiapas e yucatan, tradizione e modernità
Partenza il: 03/05/2012
Ritorno il: 21/05/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Abbiamo trascorso circa due settimane in Messico, cercando di scoprire quanto più possible le bellezze naturalistiche, i siti archeologici, le città coloniali e le tradizioni locali. Ci siamo sempre mossi con mezzi pubblici, come e insieme ai messicani. Abbiamo scoperto un pease ricco di storia e cultura, con molte contraddizioni, e sopratutto… vasto.

3 maggio 2012

Partenza da Parigi con Iberia per Messico City via Madrid. Prima sorpresa: il volo Madrid – Messico è annullato, e ci fanno partire il giorno dopo. Passiamo la notte a Madrid.

4 maggio 2012 – Mexico City

Sveglia all’alba e giro rapido in centro Madrid, il tempo di vedere al volo alcuni monumenti e strade importanti, sotto la pioggia. Il volo parte alle 12h00 e arriviamo che sono le 17h00 a Messico City. Prendiamo la metro per 3 pesos (è la metropolitana meno cara del mondo) e ci dirigiamo verso il centro città, lo Zocalo. Dormiamo al Mundo Joven, proprio nella piazza principale; la terrazza dà sui tetti della Cattedrale Metropolitana. Posiamo i bagagli e facciamo un giro nei dintorni. Nella piazza ci sono venditori ambulanti di cianfrusaglie e cibo, prendiamo due tacos per 24 pesos e una quesadilla per 12 pesos. Continuiamo la passeggiata nella Avenida Madero, via del passeggio, fino alla Torre Latinoamericana.

All’hotel prenotiamo il tour per Teotihuacan del giorno dopo (390 pesos cad).

5 maggio 2012 – Mexico City

Colazione discreta in hotel e alle 9h00 partiamo per il tour. Prima tappa al Tlatelolco, con la piazza delle Tre Culture (riunisce un sito precolombiano, una chiesa dell’epoca della colonizzazione ed edifici moderni). Fu scenario di una brutale soppressione della protesta studentesca nel ’68. Seconda tappa il Santuario di Nostra Signora di Guadalupe: un complesso di sette chiese dove apparse la Madonna e dove è esposto il telo su cui rimase impressa la sua immagine. Ultima tappa il sito archeologico di Teotihuacan. La cultura Teotihuacan è contemporanea a quella Maya (ma presente al centro del paese, i Maya al sud). Impressionanti le piramidi del Sole e della Luna, che scaliamo. Quella del Sole è la terza più alta al mondo, dopo Cholula e Giza. Il sito è impressionante. Verso le 17h30 rientriamo in città, nuova passeggiata nello Zocalo, fino a plaza della Repubblica (dove si trova il monumento alla rivoluzione). Facciamo una deviazione per visitare la bella plaza Tolsà e il bel Palacio Postal, in stile coloniale. Sul cammino notiamo ed entriamo nella casa degli Azulejos (le mattonelle di maiolica blu). Ceniamo con mega gelato allo yogurt. Nelle strade c’è tanta gente, tanti giovani e tante coppie che amoreggiano. Daniele taglia i capelli a Domenico (prima volta nella sua vita. Esce un taglio avanguardista).

6 maggio 2012 – Mexico City

Sveglia alle 6h30 e visita della Cattedrale Metropolitana, con i suoi altari barocchi e i muri storti (in tutta la città non c’è un solo palazzo dritto). Nei pressi visitiamo il Palacio Nacional, sede della Presidenza della Repubblica, e soprattutto dei murales di Diego Rivera che raccontano la storia del Messico. Nel frattempo la piazza si è animata; prendiamo da bere un succo tipico e facciamo il rito azteco (Limpia Azteca – Grupo Quetzalcoatl) contro il malocchio. Domenico tentenna mentre Daniele si lancia e si fa avvolgere da fumi, picchiettare con il basilico mentre un azteco gli danza attorno. Speriamo va…

Un gruppetto di ragazzine che studia inglese ci chiede se può intervistarci, ci pongono (emozionate e imbarazzate) delle domande in inglese e ci riprendono con la telecamera. Immaginiamo sia un compito per la scuola.

Con la metro andiamo alla stazione Tapo (fermata san Lazaro) per prendere i biglietti del bus per Puebla dell’indomani mattina e per Oaxaca del giorno dopo.

Ci dirigiamo verso Coyoacan per visitare la casa museo di Frida Kahlo. Si trova in un quartiere residenziale molto piacevole e tranquillo. Ci colpiscono una serie di belle villette circondate da muri alti e filo spinato con la corrente.

Il museo “Casa Azul” è molto bello, immerso nel verde, e grande. I muri sono dipinti di un blu intenso. All’interno la casa è ornata di quadri e oggetti di uso quotidiano. C’è anche il letto di Trotsky (che vi soggiornò per qualche tempo).

Ultima tappa nella giornata è la visita del Castello di Chapultepec (residenza di Massimiliano di Asburgo), che in realtà non ci colpisce particolarmente. E’ immerso in un immenso bosco e costruito in cima ad una collinetta. Sulla strada del ritorno Daniele viene coinvolto da un clown in un gioco imbarazzatissimo.

Sulla strada del ritorno mangiamo per strada delle Enchilladas (tacos inzuppati in salsa piccante al coriandolo e formaggio fuso). Pessima idea, ne vedremo presto le conseguenze. La sera usciamo nella Zona Rosa; il tempo di bere qualcosa e rientriamo.

Qui termina la visita della città, è stata più breve del previsto causa annullamento del volo (avremmo voluto visitare i canali e il museo archeologico, vabbé…).

7 maggio 2012 – Puebla e Cholula

Prendiamo il bus per Puebla e in due ore arriviamo a destinazione. Arriviamo al Capu, a 4 km della città, e prendiamo un bus che per 7 pesos ci porta in centro città. La prima impressione è un caos di pulmini e gente che va in tutte le direzioni. I pulmini più nuovi sono degli anni ’70 e sono addobbati con immagini di Gesù e della Madonna, guarda caso. Andiamo all’hotel Sant’Agustin, senza infamia né lode, ma vicino allo Zocalo (240 pesos per la doppia). Usciamo velocemente per andare a Cholula con uno dei soliti pulmini della speranza. Quella di Cholula è la piramide più grande del mondo ma… non si vede! E’ in realtà una collina con alla base dei ruderi e alla sommità una bella chiesetta, ma non si percepisce affatto che sia una piramide. Domenico inizia a dare segni di stanchezza. Visitiamo lo Zocalo di Cholula, dominato da un enorme monastero, e prendiamo del Pulche (bevanda tipica, un distillato di agave). Rientriamo in albergo e usciamo subito dopo per visitare lo Zocalo di Puebla. Visitiamo la piazza, la via principale, la cattedrale con la Cappella del Rosario, una meraviglia barocca piena di stucchi dorati. Ceniamo con una zuppa di pollo nella piazza ed esausti rientriamo in albergo e lì la maledizione di Montezuma si esprime in tutta la sua violenza. Passiamo una notte d’inferno, e alle 5h00 siamo obbligati ad alzarci per prendere il bus per Oaxaca. Siamo in uno stato pietoso.

8 maggio 2012 – Oaxaca

Il bus attraversa paesaggi bellissimi, con foreste di cactus. Arriviamo a mezzogiorno e andiamo all’ostello più vicino, il Don Nino. E’ molto carino e curato, con un bel cortile interno e personale che finalmente parla inglese. Peccato che siamo ancora malatucci; restiamo tutto il giorno in camera a riposare. La sera facciamo per andare dal dottore ma è chiuso e rimandiamo a l’indomani. Per fortuna avevamo portato delle medicine utili per il momento.

9 maggio 2012 – Oaxaca

Al mattino stiamo molto meglio e non serve neanche più andare dal dottore. Prendiamo i biglietti del bus per San Cristobal de las Casas della sera. Partiamo alla scoperta di Oaxaca. L’hotel dà sul Parque Paseo Juarez, una bella piazzetta con tante fontane, alberi enormi, chioschi, lustratori di scarpe; scene che ritroveremo anche nello Zocalo. Preseguiamo per via Pino Juarez fino alla bella chiesa di Santo Domingo in barocco fiorito. Percorriamo via Alcalà, piena di caffè, boutiques e case colorate. Sullo Zocalo visitiamo la cattedrale e, un po’ più a sud, i mercatini di Benito Juarez e di 20 de Noviembre (dove si trova di tutto, dalla frutta agli insetti fritti, dal pesce al cacao). Daniele assaggia il Mole, una salsa a base di cioccolato piccante usato per condire la carne.

All’ora di pranzo ci sediamo in un ristorantino per scrivere la moleskina (pranzo con zuppa di pollo…). Visitiamo il Palacio del Gobierno, un palazzo coloniale con un museo sull’evoluzione dell’uomo. Momento di relax al caffè Brujula. Quindi in albergo per recuperare i bagagli e prendiamo l’autobus. Ci aspettano circa 10 ore di bus, su strade dissestate fatte di dossi (le famigerate topas), frena, accelera, che non ci fanno dormire tranquilli. Prima di partire un addetto alla sicurezza riprende in video tutti i passeggeri e la targa del veicolo, probabilmente una precauzione contro il banditismo.

10 maggio – San Cristobal de la Casas

Arriviamo esausti, le 10 ore di bus sono state massacranti. Mentre gli altri turisti prendono il taxi noi andiamo a piedi e in 5 minuti arriviamo al nostro albergo: Posada Mexico (la scelta è infelice, la camera è umidissima e l’acqua razionata). Colazione e partiamo alla scoperta della città. È un grazioso paesino nel cuore del Chiapas, circondato da verdi colline. Visitiamo lo Zocalo (dove delle ragazzine ci chiedono di fare la foto con loro, ci succede ad ogni viaggio). Percorriamo le vie pedonali Alcalà e Guadalupe, piene di negozietti e caffè. Visitiamo la chiesa barocca di Santo Domingo con l’’adiacente mercatino artigianale. Saliamo la collinetta della Madonna di Guadalupe da dove c’è una bella vista della città.

In albergo prenotiamo il tour per il canyon del Sumidero del giorno dopo e per Palenque del giorno dopo ancora.

Andiamo a letto alle 18h00, siamo stravolti!

11 maggio – San Cristobal de la Casas

Sveglia alle 8h00 e con un’ora di bus arriviamo al Canyon del Sumidero. All’imbarcadero indossiamo giubbetti di salvataggio e saliamo sulla lancia, con la quale faremo un’ora e mezza di navigazione. Sul percorso vediamo scimmie, coccodrilli, condor, aironi, pellicani, e delle particolari formazioni della doccia. Nel punto più basso, la parete del canyon è alta 1.000 metri.

Sulla strada del ritorno facciamo sosta a Chiapa de Corzo, paesino trascurabile. Ci sono venditori di nulla e una chiesa commoventemente povera che ospita dei cani che si riparano dal caldo.

Rientrati a San Cristobal visitiamo il centro, la chiesa di Santo Domingo con la cappella del Santissimo. Ci sorprende un violento temporale e rinunciamo a visitare le comunità montane della zona. Visitiamo il colle di San Cristobal (cerro).

Ceniamo con pizza e birra sulla via Guadalupe e rientriamo in albergo per preparare i bagagli.

12 maggio – Palenque

Sveglia alle 5h30, colazione e partenza in bus per Palenque. Il tour prevederebbe anche il ritorno a San Cristobal, ma noi ci fermeremo a Palenque. A quest’ora del mattino le montagne del Chiapas sono avvolte dall’oscurità, dalle montagne arrivano i canti dei galli e gli spari dei cacciatori (o banditi?). Il pulmino arriva già stracolmo con 40 minuti di ritardo, e viaggeremo separati. Facciamo una sosta per la colazione, noi caffè, i messicani tortillas e fagioli. Dopo altre tre ore e mezza di curve e topas, arriviamo alla prima tappa del viaggio: le cascate di Agua Azul. Sono meravigliose, da cartolina. L’acqua è limpidissima e facciamo il bagno; momento bellissimo, fa caldo e l’acqua è fresca. Ripartiamo a malincuore e dopo un’altra ora di curve arriviamo alla seconda tappa: le cascate di Misol-Ha. Non meno belle, ma certamente meno spettacolari. Dopo quaranta minuti ripartiamo per Palenque. Arrivati, ci aspetta un caldo infernale, l’umidità è elevatissima. Siamo nel bel mezzo della foresta, facciamo scorta di acqua e crema solare ed entriamo. Un sacco di guide ci propongono i loro servizi di accompagnamento, ma noi decidiamo di seguire la nostra Lonely. Il caldo è torrido e Domenico dà segni di cedimento. Le rovine sono tra le cose più belle del viaggio, sono ben conservate, immerse di mistero. Si sentono le urla delle scimmie, e l’atmosfera è spettacolare. Decidiamo di dormire a Palenque, all’Hotel Los Angeles (pessimo, ma di fronte alla fermata dei bus). Il paese non è nulla di che, e ceniamo in un ristorantino carino consigliato dalla Lonely. Un gelato sulla via principale e poi a letto.

13 maggio – Campeche

Sveglia presto, attraversiamo la strada e prendiamo il bus per Campeche. Arriviamo alla stazione Ado, a 5,5 km dal centro città. Prendiamo un pulmino che ci porta in centro e a piedi andiamo all’Hotel Colonial. Lasciamo i bagagli e andiamo a pranzare al ristorante La Parroquia (carino). Visitiamo la piazza, la cattedrale, i bastioni e le mura. Facciamo una lunga passeggiata sul lungomare. La città è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è molto tipica con le sue casette di color pastello.

14 maggio – Merida

Colazione in hotel, e bus che in due ore e mezza ci porta a Merida. Non siamo più sulle montagne, le strade sono dritte e il viaggio è più confortevole. In compenso la temperatura sale, e di molto. Fa caldissimo. All’ora di pranzo arriviamo a destinazione, e a piedi andiamo al Nomadas Hostel, dall’altra parte della città. Il proprietario è un venezuelano che parla perfettamente francese, e ci dà utili consigli. La camera è spartana ma l’ambiente è piacevole, con cucina comune, e piscina. La clientela è giovane. Con l’hotel compriamo il tour di Uxmal e Kebah. Mentre optiamo per andare da soli a Chichen Itzà.

Pranziamo alla Chaya, accanto all’hotel, e iniziamo la visita della città: plaza Grande, la Calle 60 (via principale), il mercato Maya (dove siamo tentati di prendere un panama, cappelli tipici della zona), e ceniamo alla Pavenda, di fronte al bel parco della Madre. Nel parco gli uccelli fanno dei versi tremendi, sembra di essere nella giungla. In serata assistiamo alla festa folkloristica del paese che durerà 5 giorni.

15 maggio – Chichen Itzà

Dalla stazione Came prendiamo un bus Ado che in mezz’ora di porta a Chichen Itzà. All’arrivo ci incanaliamo in una lunga fila di turisti per prendere i biglietti (in realtà due: uno regionale e uno federale). Il sito è davvero molto bello e vastissimo. La prima cosa che si vede è la piramide “el palacio”, quella che contiene il famoso calendario. Peccato che non si possano scalare le piramidi. Visitiamo tutto il parco per circa 4 ore. Domenico è assente, il calore lo ha mandato in tilt, per fortuna ci sono le iguane a fare compagnia a Daniele. Il palacio, il campo per il gioco della pelota, l’osservatorio astronomico e i due cenote sono le cose che ci sorprendono di più. Bellissimi anche i fregi di guerrieri, giocatori di pelota, e teschi. Il sito é pieno di turisti, che fanno perdere un po’ di magia al luogo; da questo punto di vista, Palenque ci è piaciuto di più. Con un taxi (60 pesos) ci dirigiamo al Cenote Ik-Kil; il cenote è una grande cavità circolare circondata da vegetazione lussureggiante, una piscina naturale con acqua cristallina e liane e piccole cascate che dall’alto scendono fino al livello dell’acqua. L’ingresso costa 70 pesos, bisogna fare la doccia e lasciare tutto negli armadietti. Ci tuffiamo nell’acqua cristallina e l’ambiente è davvero paradisiaco. Ci voleva proprio dopo il caldo del sito archeologico. Aspettiamo che il taxi ci venga a riprendere e ritorniamo al parcheggio di Chichen Itzà, da dove riprendiamo il bus per Merida. Aperitivo e pizza, e ritorno in hotel sotto un acquazzone scrosciante.

16 maggio – Kebah e Uxmal

Partiamo per i due siti archeologici di Kebah e Uxmal. A Kebah non c’è nessun visitatore; l’ingresso costa 42 pesos. Il sito non è grande ma davvero molto bello: soprattutto i decori del palazzo, fini e ben conservati. Nel sito diverse cisterne erano usate per la raccolta dell’acqua. Con 15 minuti di bus arriviamo a Uxmal. Anche qui pochi visitatori ma il sito merita sicuramente la visita, anche se più piccolo non è meno bello di Chichen Itzà. Le piramidi sono in puro stile Maya, mentre a Chichen Itzà hanno subito influenze tolteche. Le piramidi sono riccamente decorate e hanno gli angoli arrotondati. Ci colpiscono anche l’Università e il Palazzo del Governo. Intorno al sito c’è solo foresta. Sulla strada del ritorno sostiamo in un ristorante dove gustiamo la sopa de lime, e il chaya (una bevanda tipica diluita con succhi a piacere). Nel ritornare a Merida, il pulmino percorre una curiosa strada… nel bel mezzo di un cimitero.

Ritorniamo a Merida, cena e a letto presto.

17 maggio – Tulum

Ci svegliamo prestissimo e col bus andiamo a Tulum, in quattro ore e mezza. Arriviamo e decidiamo per l’ostello Weary Travellers, vicino alla fermata degli autobus. Lasciamo i bagagli in camera e prendiamo il bus gratuito dell’hotel per la spiaggia di Las Palmas. Dopo 20 minuti di passeggiata arriviamo al sito archeologico di Tulum. Gli edifici sono meno spettacolari di quelli visti fino ad ora, ma è la posizione il tratto spettacolare di questo sito: a picco sull’azzurrissimo mare caraibico. Terminata la visita passiamo qualche ora sulla spiaggia, a goderci il bel mare e il sole.

18 maggio – Cancun

Colazione in ostello e bus per Cancun, dopo due ore di tragitto. Dal terminal Ado prendiamo un collectivos (8,5 pesos) verso la zona hotellera. Per fortuna incontriamo una ragazza gentile che ci dice dove scendere. Abbiamo scelto l’Hyatt, finalmente un signor hotel, non ne potevamo più degli ostelli. Passiamo il pomeriggio sulla spiaggia davanti a un mare turchese e sabbia bianchissima.

In serata facciamo una passeggiata intorno all’hotel e scopriamo il volto festivo di Cancun. C’è di tutto, si possono scattare foto con serpenti e cuccioli di tigre, la musica delle discoteche all’aperto è altissima e si sovrappongono, dei ragazzi vendono i biglietti per entrare (70 USD per ingresso e open bar).

19 e 20 maggio – Cancun

Giornate di relax al mare. Il tempo non è dei migliori ma ne approfittiamo per riposare e fare una passeggiata per negozi e locali.

21 maggio

Sveglia presto e iniziamo il lunghissimo viaggio di ritorno: Cancun – Mexico, Mexico – Madrid, Madrid – Paris (casa).

Del Messico abbiamo amato i siti archeologici, le spiagge paradisiache, le chiese barocche del Chiapas, i centri città in stile coloniale. Ci sono entrati nel cuore Mexico City, la Madonna di Guadalupe, il Museo di Frida Kahlo, mangiare per strada (anche se ci ha fatto male), i galli che cantano all’alba sulle montagne del chiapas, gli uccelli che urlano nelle piazze, le coppie che amoreggiano ovunque, ma proprio ovunque. Hanno favorito il viaggio, i costi contenuti e il servizio di bus molto efficiente.

Poco graditi sono stati il caldo, l’umidità asfissianti e le topas (i dossi per rallentare il traffico). L’inglese è poco diffuso, ma d’altronde il castigliano è la seconda lingua più diffusa al mondo. Abbiamo visto anche molta povertà, soprattutto in Chiapas, e molto lavoro minorile (lustratori di scarpe e venditori ambulanti…).

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Cenote Ik-Kil, vicino a Chichen Itzà

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Cascate di Agua Azul in Chapas

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Mexico City - Piramidi di Teotihuacan

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Cerro di San Cristobal de las Casas



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