Que viva Mexico! Due settimane in libertà

Un tour del Messico in autonomia, da Città del Messico a Playa del Carmen
Scritto da: Pagio
que viva mexico! due settimane in libertà
Partenza il: 19/03/2011
Ritorno il: 02/04/2011
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
19 marzo – dopo lunga attesa finalmente si parte per il Messico! Il primo volo di questa lunga giornata è il Cagliari-Roma… arriviamo a Roma alle 8 circa, ci aspetta qualche ora di attesa e alle 13 ci imbarchiamo sul volo Roma-Parigi… arrivati a Parigi di corsa verso il terminal per i voli internazionali e puntualissimi ci imbarchiamo sul volo Air France Parigi-Città del Messico… lungo il tragitto rimaniamo a bocca aperta durante il sorvolo notturno di Miami… immensa… dopo 12 lunghe ore, arriviamo a Città del Messico… e l’immensità di questa megalopoli vista di notte dall’aereo è davvero stupefacente… non si riesce a capire dove finisca!!!

Tardiamo un po’ a disbrigare le varie pratiche doganali, uno dei nostri zaini non è arrivato con noi a destinazione… per fortuna abbiamo suddiviso la roba nei due bagagli… un po’ preoccupati (abbiamo in programma un tour itinerante, se lo zaino non arriva entro un paio di giorni rischiamo di doverne fare a meno per tutto il viaggio…) ci avviamo verso l’uscita, preleviamo un po’ di contante da uno dei tantissimi sportelli ATM, prenotiamo un taxi e ci dirigiamo verso l’Hotel Roble (prenotato precedentemente tramite contatti email direttamente con l’hotel) che si trova nella zona centrale della città. Non è nulla di che, ma è pulito, economico ed in ottima posizione. Finalmente è giunto il momento del riposo, la giornata è stata molto lunga…

20 marzo – il jet lag si fa sentire, alle 4 siamo già con gli occhi spalancati, cerchiamo di dormire un altro po’, ma ci rigiriamo inutilmente nel letto… verso le 7,30 usciamo dall’hotel, la città è pressochè deserta, incontriamo giusto gli spazzini al lavoro e tanti poliziotti che vigilano davanti al Palacio Nacional e tutt’intorno allo Zocalo (dove ci sono diversi accampamenti di lavoratori che protestano). E’ domenica, gironzoliamo fino a che troviamo un bar aperto dove poter fare colazione.

Prendiamo la metro (il mezzo più rapido per spostarsi in città, veloce ed economicissima, il biglietto costa 3 pesos, circa 20 eurocent) e andiamo al Bosque de Chapultepec, polmone verde della inquinatissima Città del Messico, sperando che il Museo di Antropologia sia aperto. Il Bosque è un parco molto grande, dicretamente tenuto, con laghetti dove si possono noleggiare canoe o pedalò. In una folla immensa, ciclisti e podisti si alternano a famigliole in uscita domenicale, ci colpisce molto il fatto che quasi tutti i bambini piccoli sono tenuti con una sorta di guinzaglio legato in vita. In effetti perdere un bimbo in mezzo a quella folla non deve essere molto piacevole per i genitori e tantomeno per il bimbo! Arriviamo al Museo ed è aperto!!! Nella guida era indicata l’apertura da martedi a sabato, chiusura il lunedi ma non parlava della domenica. Il Museo è molto grande, ed è formato da diverse sale che raccontano lo sviluppo delle varie civiltà che si sono succedute nelle varie regioni messicane, con una enorme quantità di reperti. Ci tratteniamo dentro un paio d’ore, poi decidiamo di tornare verso la zona del parco dove ci sono decine di chioschi-ristorante. Cominciamo quindi a provare la cucina messicana con dei chorizo discretamente piccanti. Ne ordiniamo due porzioni, ma a saperlo ne avremmo ordinata una sola… ce n’è per un reggimento! In effetti il messicano medio è piuttosto cicciottello, e iniziamo a capire il perchè! Riprendiamo la nostra passeggiata, ma la folla ora è incredibilmente aumentata, si fa fatica a camminare lungo i sentieri principali… ci defiliamo e raggiungiamo la stazione del metro per tornare verso il centro. Arriviamo allo Zocalo, e ci mettiamo in fila per la visita al Palacio Nacional (la domenica l’ingresso è gratuito). Solerti poliziotti controllano scrupolosamente borse e marsupi, all’interno è severamente vietato portare alcuni oggetti, tra cui accendini, sigarette, penne, chewing gum, oltre naturalmente agli zaini che vanno lasciati in un guardaroba a pagamento. Le stanze di questo palazzo sono molto belle e sfarzose, ma l’attrazione principale sono sicuramente i murales dell’artista Diego Rivera, che narrano la storia del Messico con sfavillanti colori, riempiendo intere pareti dell’edificio. Rientriamo in hotel per rinfrescarci prima di uscire per la cena, ma ci addormentiamo come due sassi… ci sveglia a mezzanotte il receptionist… lo zaino smarrito è arrivato! EVVIVA! A quel punto il ristorante sotto l’hotel è chiuso, la zona non si presta a passeggiate notturne tranquille (o così almeno dice la guida…), ragion per cui saltiamo la cena.

21 marzo – anche oggi sveglia molto presto. La meta di oggi è Teotihuacan, sito archeologico a circa 50 km. dalla città. Prendiamo la metro e raggiungiamo intorno alle 8.30 il Terminal Norte, da dove partono i bus per il sito archeologico. C’è già una discreta coda alla biglietteria (poi capiremo il perchè…). In circa mezzora arriviamo a fare i biglietti, e aspettiamo un’altra mezzora per salire sul bus. In circa 45 minuti giungiamo a Teotihuacan. Il bus ci lascia a circa 1 km dall’ingresso, la strada è praticamente bloccata da una marea umana… capiamo il perchè: è l’equinozio di primavera!!! Migliaia di persone erano qui dalla notte prima, per godersi l’alba sul sito e lo spettacolo delle ombre sulla piramide del sole… gente di tutti i tipi, fricchettoni del terzo millennio di ogni nazionalità, ragazzi e ragazze che festeggiano come noi facciamo per il ferragosto (molti in evidente stato di ubriachezza), tante persone vestite completamente di bianco (è usanza per questo rito, ci dicono), famiglie con bimbi al seguito, coppiette, tanti col travestimento del serpente piumato posano per le foto con i turisti, voladores che si esibiscono… arriviamo al primo ingresso, ma un poliziotto ci suggerisce di continuare verso il secondo ingresso, “aqui està mucha gente”, ci dice… non che al secondo ingresso la situazione sia più scorrevole… c’è una fila chilometrica che ripercorriamo per arrivare alla fine… facciamo la fila per metterci in fila… comincia a far caldo, ma ormai siamo qui, mica ce ne possiamo andare per un po’ di fila… impieghiamo un’ora e mezza per arrivare alla taquilla, la coda si snoda in mezzo a bancarelle di vario tipo, quindi ogni tanto ci dissetiamo con dei succhi di frutta freschi, e mangiamo qualcosa. Chiaccheriamo un pò con gli sventurati compagni di fila… man mano che ci si avvicina alla biglietteria notiamo con disappunto che ci sono anche alcune persone che cercano di infilarsi in mezzo alla fila per entrare prima… si dice sempre che in questo noi italiani siamo maestri, ma stavolta è un gruppo di ragazze di aspetto nord europeo, che si beccano una moltitudine di improperi in ogni lingua del mondo, e si salvano dalla rabbia di alcune ragazze locali che erano in fila da oltre un ora solo grazie all’intervento di un addetto al servizio d’ordine (e riescono comunque ad entrare saltando la fila…). Finalmente entrati all’interno del sito lo spettacolo è emozionante… dinanzi a noi si erge in tutta la sua maestosità la piramide del sole!!! Volendo ci si può salire, ma la fila è davvero troppa, si perde alla vista… decidiamo di ammirarla dal basso, saliremo sulla piramide della luna, più piccola ma perlomeno non c’è da far la fila per salirci… e da sopra la piramide della luna si gode ugualmente di una vista del sito, per la sua interezza, magnifica! La gente sale sulla pirmaide e una volta sulla cima protende entrambe le mani verso l’alto, dicono che sia un “rifornimento” di energia positiva… lo facciamo pure noi, non sia mai che sia vero! In basso gruppi folk si esibiscono in danze tribali indossando antichi costumi. Davvero spettacolare. L’unico piccolo rammarico è che magari visitandolo in un altra data avremmo goduto meglio la visita, senza la confusione di questo giorno, ma ne è comunque valsa la pena, abbiamo comunque goduto di una cornice particolare. Ripercorriamo la strada verso la fermata dei bus, e prendiamo il primo disponibile che non ci porterà al Terminal Norte, ma ad una diversa stazione della metro, Indios Verdes. Sul bus una “simpatica” combriccola di ragazzi inizia un concertino di bonghi e chitarre proprio nel corridoio, a 10 cm. dalle mie orecchie… e poi pretendono pure la propina!!! 🙂 Non sono molto bravi, né con i bonghi né con le chitarre, ma si, diamogli lo stesso la propina per l’impegno, così magari la smettono pure di suonarmi nell’orecchio, ahahahah! Arrivati ad Indios Verdes ci rendiamo conto di come può essere Città del Messico al di fuori del centro… nei pressi dell’ingresso della stazione caos e traffico per la strada, un piccolo mercatino maleodorante, marciapiedi sporchi o inesistenti, facce poco raccomandabili… da una cabina telefonica cerchiamo di contattare la posada in Chiapas, dove dovremmo soggiornare domani notte (oltre alle prime due notti a Città del Messico e le ultime due a Playa del Carmen e un volo interno non abbiamo prenotato nulla, abbiamo dei numeri di telefono di diversi hotel e posadas in varie località, che contatteremo giorno per giorno) ma non riesco a prendere la linea, sicuramente c’è un codice da digitare che io non conosco… vabbè, ci informeremo in hotel. Rientriamo verso il centro e ci inoltriamo per le strade affollate del giorno di festa. Artisti di strada e mimi, fanno da cornice alla passeggiata. Arrivati in hotel ci facciamo procurare dal receptionist il numero di telefono della posada con la quale non riusciamo a metterci in contatto… e infatti bisognava digitare il codice 01 prima del prefisso locale, anche se sulla scheda telefonica non è specificato… tutto ok, la posada ci prenota una stanza. Possiamo andare a cena tranquilli, oggi il ristorante sotto l’hotel è aperto fino alle 20… non abbiamo molta voglia di camminare ancora, quindi ceniamo presto e prenotiamo un taxi per l’aeroporto per domattina, la sveglia suonerà prima dell’alba…

22 marzo – Il volo AeroMexico per Tuxtla Gutierrez, Chiapas, parte alle 6,40. Lo abbiamo prenotato tramite Expedia. Verso le 5,15 siamo in aeroporto, facciamo il check in in uno dei terminali e consegnamo i bagagli. Il volo parte e arriva in orario. Recuperati gli zaini prendiamo un taxi per Chiapa de Corzo (gli aeroporti messicani hanno generalmente un banco con le varie compagnie autorizzate di taxi che hanno tariffe fisse a seconda di dove si deve andare, e in genere le guide sconsigliano di prendere i taxi abusivi), dove abbiamo prenotato la posada (Posada Real). Arriviamo intorno alle 9, e la camera è già a nostra disposizione. Avevamo preso accordi telefonici, nel caso non fosse stata disponibile per lasciare in deposito i bagagli alla reception, ma non si è reso necessario. La ragazza alla reception non sa usare il terminale per il pagamento con carta di credito, per cui paghiamoo in contanti (altra usanza di molti alberghi in Messico è il pagamento anticipato). Vogliamo correre subito all’imbarcadero per prendere una lancia che risale il Rio Grijalva, noto come Rio Grande, fino al canyon del Sumidero. Le lance partono quando raggiungono un numero di passegeri sufficiente, in genere 20 persone. Siamo i primi, per cui dobbiamo aspettare che si presenti qualcun altro… pian piano arrivano altri turisti, e dopo circa 40 minuti si parte. Si risale il fiume per circa 35 km, e man mano che si avanza le pareti si fanno sempre più alte, fino a raggiungere i 1000 metri, aprendo scenari mozzafiato… visto da sotto fa una certa impressione. Il sole picchia forte, siamo attrezzati ma ci scottiamo lo stesso… lungo il tragitto avvistiamo innumerevoli specie di uccelli, scimmie e coccodrilli. Purtroppo la presenza dell’uomo si nota sotto forma di rifiuti lungo il corso del fiume. Notiamo alcune imbarcazioni dedite alla pulizia e al recupero dei materiali galleggianti, ma evidentemente non basta. E’ una cosa che noteremo anche in seguito, i messicani forse non hanno molto a cuore la pulizia dei luoghi, e lasciano i rifiuti un pò dove capita… rientrati all’imbarcadero pranziamo in uno dei ristorantini che si affacciano sul fiume, poi iniziamo a familiarizzare con la siesta messicana, nelle prime ore pomeridiane fa davvero troppo caldo per uscire a passeggiare… quando il sole inizia la sua discesa ci dedichiamo alla visita della cittadina, il cui punto principale è la piazza, dalla quale si snodano due o tre strade principali, e nulla più. Sulla piazza si trova l’antica fonte e una piccola torre con l’orologio. Il posto è molto tranquillo, approfittiamo per visitare due chiese e gironzolare per le viuzze colorate. Ci informiamo sugli orari dei ristoranti per la cena, e scopriamo con disappunto che l’unico ristorante che apre fino alle 23 oggi è chiuso per riposo… gli altri chiudono presto, ne troviamo uno che chiude alle 20 (si chiama Val D’Aosta, vai a capirne il motivo…). Gli altri chiudono tutti tra le 18 e le 19… ci rassegnamo a cenare presto pure stasera… nel frattempo ci informiamo con i tassisti sulle tariffe per andare al terminal dei bus di Tuxtla Gutierrez. Ognuno spara la sua, quindi decidiamo di aspettare l’indomani e contrattare il prezzo sul momento. Ci sono pure dei colectivos che fanno avanti e indietro con Tuxtla, ma risultano piuttosto scomodi per portarci sopra gli zainoni… Dopo la cena il paese è praticamente deserto, per cui decidiamo di rientrare alla posada.

23 marzo – Facciamo colazione in un bar sulla piazza, dove un pappagallo parlante ci allieta con le sue frasi. Contrattiamo con un tassista, che viene a prenderci alla posada. Durante la mezzora di tragitto ci racconta che è in pensione e fa il tassista per arrotondare, che ha lavorato per 35 anni in una fabbrica di caffè come addetto al controllo qualità, e ci tiene una lezione sulle varie qualità di caffè chiapaneco. Arrivati al terminal facciamo i biglietti per il primo bus che parte per San Cristobal del Las Casas. Nella sala d’attesa conosciamo un signore che ci dice di essere un cuoco che ha lavorato per tanti anni in Giappone, e che sembra voglioso di parlare, però non ci parla in spagnolo ma in inglese. Ci intratteniamo con lui per una decina di minuti finchè giunge il momento di salire sul bus. Abbiamo scelto due posti sul lato sinistro, la guida Routard dice che da quel lato si gode il miglior panorama, ma evidentemente non era molto aggiornata perchè il bus percorre la nuova autostrada e il panorama è pressochè nullo, visto che la strada è scavata nel terreno e sia a destra che a sinistra si vedono solo i terrapieni. In circa 50 minuti siamo a San Cristobal. Abbiamo prenotato il giorno prima per telefono una posada (Posada Media Luna) in centro. Lasciamo gli zaini e ci inoltriamo sulla via principale, visitiamo un mercato di artigianato, poi il mercato generale, dove si trova frutta sistemata in banchetti ordinati e coloratissimi, carne, pesce, formaggi. Non è il massimo in fatto di igiene (all’interno ogni tanto incrociamo anche dei cani randagi) però e proprio un bello spettacolo da vedere e da sentire, con le massaie che fanno la spesa e i venditori che pubblicizzano gridando i loro prodotti. Siamo un po’ titubanti sull’utilizzo all’interno della macchina fotografica, poi lasciamo perdere, magari non è cosa gradita. Ci fermiamo a pranzo in un piccolo ristorante specializzato in zuppe e minestre. Il dopo pranzo lo dedichiamo alla visita del cimitero. Sulla guida lo da per imperdibile. Dopo circa tre chilometri a piedi (il cimitero è poco fuori città) ci troviamo di fronte uno spettacolo di tombe e cappelle dai colori vivaci, alcune sono talmente grandi che sembrano delle chiese. Davvero un cimitero fuori da ogni schema. Sembra un piccolo villaggio di case colorate in miniatura! Rientriamo e nella posada conosciamo due ragazzi toscani, che per la cena ci suggeriscono quello che loro chiamano “il circolo zapatista”. Abbiamo i cellulari fuori uso (non so perchè, ma i nostri telefoni non agganciano nessuna rete, forse sono troppo obsoleti per le nuove tecnologie…) e approfittiamo del wi-fi che la posada offre gratuitamente ai clienti per collegarci con il netbook che ci siamo portati dietro e avvisare a casa che va tutto bene. Dopo usciamo per visitare la città. Mentre a Chiapa de Corzo i turisti si potevano contare sulle dita di una mano qui è un pullulare di gente di ogni nazionalità. Per le strade si incontrano donne indio che vendono la loro mercanzia, e purtroppo vediamo anche tanti bimbi che fanno i lustrascarpe agli angoli delle strade o pure loro vendono ninnoli di vario genere. La città di San Cristobal de Las Casas è molto bella! Dopo la nostra esplorazione decidiamo di seguire il consiglio dei toscani e di andare a cena dove ci avevano consigliato. In realtà pensavamo ad un altro genere di ristorante, che a dire il vero ha ben poco di zapatista, a parte qualche manifesto alle pareti… è più un locale in stile etnico, come quelli che oggi vanno di moda qui da noi, più fighetto che rivoluzionario… e infatti la maggior parte dei clienti sono italiani (sarà perchè fanno la pizza nel forno a legna e il pizzaiolo è romano). Però non si mangia affatto male!

24 marzo – Dopo la colazione passa a prenderci il pullmino per andare a visitare i villaggi indios di San Juan de Chamula e Zinacantan. Arrivati a San Juan veniamo letteralmente assaliti da gruppi di bambini che cercano di venderci collanine e braccialetti. Dopo una rapida visita al paese andiamo a visitare la chiesa. Dall’esterno sembra una qualsiasi chiesa cattolica, ma in realtà è una chiesa molto particolare, ci sono le statue dei santi cattolici (alcuni con le braccia mozzate in quanto non sono stati capaci, in antichità, di salvare il villaggio da un incendio e per questo motivo sono stati così puniti). Il pavimento è completamente ricoperto da aghi di pino, non ci sono le classiche bancate delle nostre chiese, le persone pregano sedute in terra, circondate da candele accese, sempre posizionate in terra, e cantano strane nenie in lingua tzotzil (la lingua degli indios del Chiapas). Alcune persone portano con loro delle galline vive all’interno di sacchetti di plastica dalle quali fuoriesce il collo dell’animale (non osiamo pensare che fine farà…), alcune donne bevono bibite gassate per facilitare il rutto (pratica purificatrice), gli uomini uno strano intruglio alcolico… l’interno è buio, illuminato solo dalle candele, e la cornice è piuttosto inquietante… usciamo e ci sediamo sulla piazza, dove ci avvicinano due bambini che inizialmente ci chiedono l’elemosina, poi si fermano un paio di minuti con noi, accontentandosi di una caramella. Anche la guida ci ha sconsigliato di lasciarci intenerire dai bimbi che chiedono l’elemosina, per non alimentare la pratica dell’accattonaggio. Da San Juan ci spostiamo a Zinacantan, dove andiamo in una casa di una famiglia che lavora tessuti artigianalmente, e vediamo all’opera i vecchi telai, e nella cucina due ragazza stanno preparando le tortillas manualmente, e ci offrono il Pulque, bevanda alcolica che come la tequila è ricavate dall’agave. Compriamo qualche ricordino di artigianato, qui in Chiapas i prezzi sono realmente molto economici (ce ne accorgeremo poi nello Yucatan e nel Quintana Roo, dove tutto, proprio tutto, costa il doppio!!!). Saltiamo il pranzo, ma nel pomeriggio, rientrati a San Cristobal, ci abbuffiamo di frutta comprata nei banchetti per la strada. Si, tutti sconsigliano di mangiare la roba che vendono per strada, ma quei cestelli di frutta sono davvero così invitanti… continuiamo la visita della città, andando a visitare la chiesa della Virgen de Guadalupe e poi approfittiamo per fare qualche altro acquisto di artigianato nel mercatino, e ci concediamo una piccola siesta prima della cena. Andiamo a mangiarci due belle bistecche in un ristorante uruguayano nei pressi della posada!

25 marzo – Alle 7.15 abbiamo il bus per Palenque. Usciamo di buon ora e con i nostri zaini andiamo a piedi fino al terminal. Per arrivare a Palenque ci vogliono circa 5 ore. Intorno alle 10 arriviamo a Ocosingo. Abbiamo letto sulla guida che questo centro è una roccaforte dell’EZLN (proprio qui si verificò negli anni 90 l’ultimo cruento scontro a fuoco tra l’Esercito regolare e gli Zapatisti del Subcomandante Marcos). Piccola sosta al terminal e ripartiamo, ma… facciamo qualche centinaio di metri e la strada è bloccata… c’è una manifestazione di sciopero dei campesinos e dei sindacati che hanno bloccato completamente il traffico sull’unica strada percorribile… aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo, ma non si sblocca la situazione… morale della favola, rimaniamo bloccati a Ocosingo per quattro ore e mezza… ci avviciniamo nei pressi del blocco per vedere la situazione, è stato allestito un piccolo palco dove si alternano ai microfoni lavoratori, sindacalisti, companeros che illustrano le ragioni della loro manifestazione. C’è tanta gente, ognuno con lo striscione del villaggio di provenienza, e c’è una grande partecipazione. Intorno i venditori di tortillas e i chioschetti di frutta e bibite fanno affari d’oro, approfittiamo pure noi per bere e mangiare qualcosa. Poi finalmente i manifestanti liberano la strada e il bus può proseguire verso Palenque, alle 14.30. Arriviamo, dopo una interminabile serie di curve, a Palenque alle 17.30, prendiamo un taxi e ci facciamo portare alle Chato’s Cabanas di El Panchan, una sorta di camping che affitta delle cabanas nella foresta, che sta sulla strada per le rovine archeologiche. Il posto è molto bello, la nostra “capanna” è un bungalow in muratura circolare, ha il bagno al piano terra e la camera da letto al piano di sopra, non ha finestre, ed è quasi completamente aperta, chiusa solo da una serie di zanzariere. All’interno della struttura è presente un ristorante che ogni sera propone spettacoli con musica dal vivo. Il mangiare è buono, e l’ambiente è spartano ma piacevole. Siamo soddisfatti di aver scelto di soggiornare qui e non in un classico hotel in città. Alla sera il rumore degli insetti è fortissimo, ma ci si fa presto l’abitudine.

26 marzo – L’idea era quella di fare un’escursione a Bonampak e Yaxchilan (alla reception si possono prenotare i bus collettivi per escursioni senza guida), invece decidiamo di visitare la città di Palenque, prendiamo un collettivo sulla strada (fanno su e giù da Palenque alle rovine), ma non appena arriviamo ci accorgiamo con somma delusione che non ha niente a che vedere con San Cristobal, ma soprattutto non c’è praticamente nulla che valga la pena vedere. Purtroppo è già tardi per pensare di poter acchiappare al volo un’escursione in qualche agenzia, partono tutte molto presto al mattino. Giriamo un po’ per le strade della città, ma non c’è proprio nulla di caratteristico. Negozi all’occidentale scarpe, abbigliamento e qualche bar… entriamo in un internet point più che altro per passarci l’ora, approfittando per mandare qualche mail agli amici e ai familiari, poi presi dalla disperazione a mezzogiorno entriamo in un ristorante per pranzare… potremo andare a visitare le rovine di Palenque ma abbiamo già il programma per domani (e abbiamo già pagato il trasporto che comprende anche le visite alle cascate), quindi decidiamo mogi mogi di prendere un collettivo e tornare a El Panchan, ci faremo un giro nella foresta. All’imbrunire ci prendiamo una birra al bar del ristorante e andiamo a preparare gli zaini, visto che domattina dovremo lasciare la cabana. I ragazzi della reception ce li custodiranno mentre siamo in escursione, visto che abbiamo il bus l’indomani alle 23,30 e non è pensabile portarsi appresso tutto il bagaglio… tutto sommato giornata andata male, ma la prendiamo con filosofia, può capitare.

27 marzo – Dedichiamo la mattinata alla visita del sito archeologico di Palenque. Il posto è davvero fantastico, immerso nel verde dal quale “sbucano” gli antichi edifici maya… non è neppure molto affollato, quindi riusciamo a goderci la visita con assoluta tranquillità. Ci tratteniamo per oltre 3 ore, inoltrandoci per i tratti consentiti anche all’interno della selva, dalla quale ogni tanto spuntano i resti di altri edifici completamente avvolti in essa… cerchiamo di immaginare come sarebbe potuto essere ai tempi in cui la civiltà maya era prospera, prima che arrivassero gli spagnoli a rovinare tutto… il tempo restante in attesa del collettivo lo dedichiamo alla visita del museo. Fuori, sul piazzale, ragazze indio vendono la loro merce, e tra un turista e l’altro si scattano a vicenda delle foto (ma allora non è vero che credono che le foto le rubino l’anima… 🙂 ) coi loro cellulari di ultima generazione… ci fa un pò strano vedere le ragazze col tipico vestito colorato e il cellulare hi tec!!! Il bus è in leggero ritardo, le ragazze francesi che viaggiano con noi sembrano un pò preoccupate, ma le tranquillizzo, siamo in Messico, la puntualità non è di casa!!! Dopo circa mezzora siamo a Misol-Ha, la cascata è molto bella, il salto d’acqua di circa 30 metri cade su un laghetto la cui acqua non sembra pulitissima… un sentiero porta ad una grotta che si inoltra sul retro della cascata, dei ragazzi si offrono di portarci all’interno con le pile, ma abbiamo poco tempo e non entriamo. Poco più a valle in un balneario qualcuno fa il bagno. Riprendiamo il collettivo e ci dirigiamo verso Agua Azul. Lungo la strada, in un villaggio, un gruppo di persone ha sistemato una tavola chiodata che blocca la strada e tutti i mezzi che passano… dopo un piccolo conciliabolo con l’autista il capogruppo chiede 50 pesos per farci passare, rapida colletta tra i passeggeri e all’autista viene persino rilasciato un foglietto a mò di ricevuta, per il passaggio al ritorno… avevamo letto sulla guida di questa pratica esercitata dagli zapatisti per autofinanziarsi, ma non so fino a che punto la storia possa reggere… arrivati ad Agua Azul lo spettacolo delle cascate è davvero mozzafiato… tante cascate che si susseguono, creando delle pozze d’acqua di un azzurro turchese (ecco perchè la chiamano Agua Azul)… è domenica, il posto è affollato da tantissime famiglie del posto, tanta gente fa il bagno in una pozza che però non è azzurra come tutto il resto… decidiamo di risalire il corso del fiume alla ricerca di un posto dove fare il bagno… il sentiero che sale è disseminato di ogni genere di bancarella, dall’artigianato, ai cd, alla frutta oltre a diversi baretti e ristorantini. Chiedo informazioni a un ragazzo che incrocio lungo il percorso, mi dice che il sentiero risale per quasi tre chilometri e i punti migliori per fare il bagno sono ovviamente piuttosto lontani. Dopo circa 15 minuti di camminata troviamo un punto poco affollato e molto pulito, e decidiamo di fermarci lì, e ci godiamo un bel bagno rinfrescante! Abbiamo circa 3 ore di tempo prima che il collettivo riparta, quindi ci tratteniamo ancora un pò per mangiare della frutta e bere un rinfrescante cerveza! Notiamo un ragazzo che viaggia sul nostro collettivo che è seduto da solo in una panchina e ci avvicianiamo per socializzare. E’ di Londra, ci racconta che è in viaggio da 5 mesi, sta risalendo dal sudamerica verso il Canada, e che ha perso documenti e carte di credito, e sta risalendo verso Città del Messico in attesa che la sua ambasciata gli rilasci un nuovo passaporto… non parla spagnolo, quindi quando ci dirigiamo verso il collettivo mi chiede di fargli da traduttore per alcune informazioni che deve chiedere all’autista. Lui deve andare a San Cristobal, l’autista mi spiega che lungo la strada ci fermeremo per far scendere i passeggeri che devono andare a San Cristobal che verranno caricati da un altro collettivo. Si tranquillizza, poi, arrivati al punto di scambio, ci salutiamo e proseguiamo ognuno per la sua via. Torniamo al Panchan, ceniamo e recuperiamo le valigie… abbiamo il bus per Merida alle 23, ma sappiamo che ce n’è uno che parte alle 21, quindi decidiamo di correre al terminal e vedere se riusciamo a prendere quello… arriviamo alla biglietteria e riusciamo a salire sul bus delle 21. I bus della ADO sono comodissimi, riusciamo a dormire per quasi tutte le 8 ore di viaggio…

28 marzo – Merida è solo una stazione di passaggio, arriviamo intorno alle 5,30 e facciamo subito i biglietti per Valladolid, che è la nostra meta finale per oggi. Il primo bus disponibile parte alle 6,15, siamo fortunati perchè riusciamo a prendere gli unici due posti liberi rimasti!!! Arriviamo a Valladolid alle 8.30 e ci rechiamo immediatamente all’hotel San Clemente, che avevamo prenotato telefonicamente da Palenque. Anche qui, nonostante sia primo mattino ci danno subito la camera. Il tempo di poggiare gli zaini e andiamo a prendere il bus per andare a Chichen Itzà… lungo la strada per il terminal veniamo abbordati da un autista di collettivo, che ci propone il trasporto. Accettiamo e partiamo quasi subito. In circa 40 minuti siamo al sito di Chichen Itzà… inutile dire che c’è una enorme folla, arrivano autobus in grande quantità scaricando schiere di turisti in arrivo da Cancun e Playa del Carmen… il costo del biglietto di ingresso è tre volte tanto gli altri posti che abbiamo visitato, ma d’altronde siamo arrivati nello Yucatan, località turistica per eccellenza, e ce lo aspettavamo. C’è un caldo bestiale, forse siamo intorno ai 40 gradi. Visitiamo pian piano in un paio d’ore il sito, el Castillo (peccato non ci si possa salire per ragioni di sicurezza) e il Caracol sono edifici bellissimi, ma a dire il vero non ci entusiasmano come il sito di Palenque… per il rientro non troviamo un collettivo disponibile, quindi prendiamo un bus per Valladolid. Non siamo molto affamati, quindi per il pranzo ci prendiamo in un chiosco una pinacolada freschissima fatta sul momento! Ci concediamo quindi un rinfrescante bagno nella piccola piscina dell’hotel e poi una siesta riposante. Quando il sole si fa meno opprimente usciamo a visitare la cittadina. C’ero già stato tanti anni fa, e non è che poi sia cambiata tanto. Andiamo a visitare il convento di San Bernardino da Siena, il palazzo municipale, e ci fermiamo quindi nella piazza principale, dove le famiglie si recano a prendere il fresco sotto gli alberi, i bimbi giocano, e tanti ragazzi vanno li con il loro pc a usufruire della connessione wi-fi gratuita. Veniamo avvicinati da due bimbetti che bisticciano tra loro sputandosi addosso, e richiando di colpire pure noi!!! Così si fa ora di cena, cerchiamo un ristorante e poi ci dirigiamo verso l’hotel.

29 marzo – Il bus per Playa del Carmen parte alle 10, dopo la colazione trascorriamo una mezzora sotto gli alberi della piazza. Compro un piccolo sombrero in una bancarella, sarebbe stato brutto tornare a casa senza questo souvenir… arriviamo a Playa del Carmen intorno alle 12,30 e dal terminal ci dirigiamo a piedi verso l’hotel Banana (prenotato dall’Italia tramite Booking) un grazioso hotel sistemato proprio sulla 5a avenida (la principale strada pedonale di Playa del Carmen) ma in una parte defilata, quindi non troppo caotico. L’hotel è gestito da due ragazzi italiani, che ci fanno un upgrade di stanza senza sovrapprezzo, a titolo di solidarietà nazionale! 🙂

Qui è un altro mondo rispetto al Chiapas, sia a livello ambientale che economico, ma questo già lo sapevamo, ed abbiamo scelto di passare qui gli ultimi giorni per un minimo di relax prima del rientro. Un rapido pranzo fast food, e ci concediamo qualche ora in spiaggia, dista circa 200 metri dall’hotel. La spiaggia di Playa del Carmen è molto affollata, ci concediamo un bagno nel mar dei Caraibi ed un pò di tintarella. Il mare è piuttosto agitato, ma non pericoloso. Il resto della serata lo passiamo a zonzo per Playa del Carmen, in mezzo a folle di turisti abbronzati. Le vie sono super affollata da americani in vacanza (è tempo di spring break), ma ci sono turisti da ogni parte del mondo. Diamo una scorsa ai menù dei ristoranti sulla strada e optiamo per un ristorante che fa cucina messicana, ormai ci stiamo abituando alla cucina piccante!

30 marzo – Alle 7 partiamo per l’escursione alla biosfera di Sian Kaan. Ci accompagna Claudio un romano-messicano simpaticissimo, con cui familiarizziamo subito. Con noi viaggiano altri turisti italiani che recuperiamo lungo strada nei vari resort. Il tragitto è di circa 2 ore, di cui oltre un’ora di rettilineo sterrato in mezzo alla foresta. Arrivati a destinazione saliamo su una lancia per un lungo giro della laguna, in mezzo alle mangrovie avvistiamo varie specie di uccelli (la garza tigre, aironi, pellicani, fregate) e vediamo da vicino una tartaruga caretta caretta che spunta dall’acqua per respirare e poi sparisce nuovamente sott’acqua… dopodichè ci spostiamo più al largo, e lì ammiriamo lo spettacolo di alcuni gruppi di delfini che nuotano a pochi metri dalla nostra imbarcazione! Ci avviciniamo alla barriera corallina per una buona mezzora di snorkeling, lo spettacolo sottomarino è notevole. E per finire un bagno nel mare trasparente delle cosiddette piscine naturali, spettacolari spiaggette caraibiche, di sabbia bianca finissima. Torniamo a terra per il pranzo, a base di pesce, e l’immancabile cerveza (ne abbiamo provato una dozzina di marche differenti durante il viaggio). Dopo pranzo relax e siesta sotto le palme della spiaggia, prima del rientro a Playa del Carmen. Siamo cotti dal sole, ma va bene così. Ci invidieranno tutti al rientro! Siamo anche molto stanchi, ceniamo in un ristorante argentino nei pressi dell’hotel e alle 22 siamo già a nanna, cotti in tutti i sensi!!!

31 marzo – Ed eccoci giunti all’ultimo giorno pieno di vacanza. Domani ci aspetta un lungo viaggio tra un aeroporto e l’altro!!! Mentre facciamo colazione tentiamo di fare il check-in online per i voli dell’indomani, ma il sito dell’Air France non va… pazienza, faremo in aeroporto… Prendiamo sulla 2a avenida un collettivo per Tulum. Sul collettivo ci facciamo convincere dai discorsi di due signori tedeschi che stanno andando a Coba. Ce ne ha parlato molto bene Claudio, la guida del giorno precedente. Quindi anziché scendere dal collettivo alle rovine di Tulum ci facciamo portare al paese, da dove partono i collettivi per Coba. Andiamo così insieme ai signori tedeschi, che poi perderemo di vista all’interno del sito archeologico. Il sito di Coba è molto grande, in mezzo alla foresta si trovano rovine disseminate nell’arco di 70 km (così dice la guida routard) e la quasi totalità è letteralmente inghiottita dalla giungla. Vediamo le cose principali (il gioco della pelota, la piramide) a bordo di un bicitaxi che ci fa scendere in prossimità degli edifici. Saliamo sulla piramide (è la più alta dello Yucatan) da dove si gode di un bel panorama. In cima alla piramide incontriamo due ragazzi belgi che hanno fatto più o meno il nostro stesso giro e che abbiamo incontrato nell’ordine: bagagli smarriti a Città del Messico, San Cristobal de Las Casas (erano nella nostra stessa posada), nel bel mezzo della barirera corallina durante lo snorkeling e ora qui). Ci guardano sorridenti come dire “eh, no! Anche qui???” 🙂

Dopo circa un’ora e mezza torniamo verso il parcheggio dei collettivi, e qui l’amara sorpresa… non ci sono collettivi, aspettiamo un pò ma niente. Un tassista si propone di accompagnarci ma il prezzo della corsa è esoso. Proviamo alla stazione dei bus, il prossimo è alle 15, e sono appena le 11,30… la cosa tragica è, che avendo in programma solo la visita a Tulum, siamo usciti con pochi soldi appresso e abbiamo lasciato bancomat e carta di credito in cassaforte in hotel, non abbiamo la possibilità di prelevare un pò di contante e quindi dobbiamo far bene i conti… se prendiamo il taxi non so se ci basteranno i soldi per visitare Tulum e tornare a Playa del Carmen… allora decidiamo di andare nei pressi dell’uscita delle rovine, chiediamo ai pullmini turistici delle agenzie se possono portarci, a pagamento ovviamente, fino a Tulum, ma la risposta è negativa, sono tutti pieni. Allora vediamo se riusciamo a trovare due persone con cui dividere la spesa del taxi… niente, quelli a cui chiediamo sono tutti arrivati qui a Coba con i pullmini delle agenzie… vedo con la coda dell’occhio una coppia di ragazzi che salgono su un’auto nel parcheggio e mi precipito da loro di corsa… gli chiedo in spagnolo se stanno andando a Tulum, ma la ragazza mi dice che non parlano spagnolo, allora glielo chiedo in inglese, loro mi dicono di si, allora gli spiego la situazione e gli chiedo se possono accompagnarci fino a Tulum… si guardano insospettiti (l’avrei fatto pure io se qualcuno mi avesse chiesto un passaggio), e mi chiedono quanti siamo, gli rispondo che siamo in due, poi mi chiedono chi è l’altra persona, allora gli indico Paola che avevo lasciato diversi metri indietro… si guardano tra loro, ok si può fare!!! Chiamo Paola che non aveva ben capito cosa stavo facendo, e arriva di corsa… tiriamo un sospiro di sollievo, la giornata è salva!!! Lungo il tragitto chiaccheriamo un pò con loro, sono marito e moglie che vengono dallo Iowa, e sono in Messico per una decina di giorni di vacanza. Si dicono amanti dell’Italia, ci raccontano che sono stati da loro amici ad Asolo l’anno precedente. Tra una chiacchiera e l’altra i 50 km passano veloci. Ci lasciano al paese di Tulum, li ringraziamo e proseguiamo. Prendiamo un taxi per i restanti 4 km che mancano all’ingresso delle rovine… il sito di Tulum è davvero accattivante, le rovine si affacciano direttamente sul mar dei Caraibi, è tutto molto ben curato, credo sia uno dei siti archeologici maggiormente visitati, al suo interno c’è pure la spiaggia dove potersi fermare per fare il bagno, e ovviamente non ci lasciamo scappare l’occasione. Ci voleva proprio un bagnetto rilassante per liberarsi dallo stress dei momenti di Coba! Nel pomeriggio ci riavviamo verso la strada principale dove fermano i collettivi, e ne prendiamo uno per tornare a Playa del Carmen. Arriviamo e ci mangiamo un panino, siamo un pò affamati. Un paio d’ore di relax in hotel, poi si parte per la “notte cerimoniale” del Temazcal… non avevamo ben chiaro cosa fosse, infatti non eravamo attrezzati di costume e asciugamano… arriviamo al villaggio dopo circa un ora di pullmino, si trova nei pressi di Tulum. A quel punto ci viene presentato lo sciamano, che non veste la maschera col serpente piumato come da immaginario collettivo, ma una canottiera e dei pantaloncini Adidas. Anche gli sciamani si globalizzano… facciamo le presentazioni all’interno del cerchio dell’amicizia, poi proviamo a far suonare senza grossi risultati dei conchiglioni giganti… poi arriva il momento del Temazcal… allinterno di un igloo di pietra veniamo fatti entrare uno per volta pronunciando una parola sacra che non ricordo, ci viene dato un pezzo di aloe per idratare la pelle (una signora se lo stava per mangiare tra l’ilarita’ generale). Una volta entrati lo sciamano fa introdurre delle pietre roventi al centro del Temazcal… fa piuttosto caldo. Poi ci spiega che all’interno l’unico che ha facolta’ di parola e’ lui, e che siccome a brece avrebbe sigillato l’ingresso e ci avrebbe chiuso al buio, chi non si sentiva di restare, durante la cerimonia doveva battere le mani due volte, e sarebbe stato fatto uscire… il tutto dura circa 25 minuti (dice che in antichita’ questa era una prova a cui venivano sottoposti i guerrieri, e per loro durava 4 ore), divisi in tre fasi, alla fine delle quali lo sciamano versa dell’acqua sulle pietre roventi creando vapore (sembrava balsamico), e aumentando la temperatura. Una vera e propria sauna. Durante la cerimonia alcuni desistono, noi resistiamo stoicamente fino alla fine e veniamo cosi’ dichiarati guerrieri Maya! Subito dopo la sauna un bel tuffo in un cenote freschissimo, la sensazione e’ meravigliosa, passare dai 60 gradi all’interno dell’igloo ai 16 gradi dell’acqua limpida! Dopo il bagno ceniamo all’interno di una grande capanna, e torniamo in albergo.

1 aprile

Rassettiamo i bagagli e contrattiamo un taxi per il terminal dei bus, non abbiamo voglia di fare tutta la 5a avenida con gli zaini carichi in spalla. Il bus per l’aeroporto di Cancun e’ puntuale, espletiamo le pratiche al check in e alle 14,40 decolliamo per Citta’ del Messico, prima tappa di un lungo viaggio che diventera’ lunghissimo. Non avevamo fatto i conti col pesce d’aprile!!! A Citta’ del Messico dovremo prendere il volo per Parigi alle 19,40, espletiamo le formalita’ doganali (in pratica nessuna, non ci timbrano neppure il passaporto al’uscita dal paese). L’addetto ci manda direttamente al gate di imbarco. L’aereo ha inizialmente un’ora di ritardo, poi due, poi verso le 22 ci danno la notizia: cancellato per guasto tecnico. E’ il caos. Ci mandano a ritirare i bagagli, e poi dalle addette che dovranno smistarci verso i vari hotel per la notte… inutile dire che al banco c’e’ una ressa incredibile, ci rassegnamo ed aspettiamo che la fila sfoltisca… arriviamo in hotel dopo circa tre ore, al desk ci danno dei buoni pasto per cena e colazione… riusciamo a trovare un tavolo al ristorante e ceniamo, poi andiamo a dormire, distrutti…

2 aprile

Arriva un rappresentante dell’Air France, poverino, viene letteralmente assalito… spiega che non verremo riprotetti su altri voli, ma dovremo aspettare la riparazione dell’aereo, i meccanici erano in viaggio dalla Francia coi pezzi di ricambio… la partenza e’ prevista per le 21, ma ci dice di andare all’aeroporto alle 14, per non accavallarci con i check in dei voli per Parigi previsti per il giorno. A quel punto ci diciamo che tra bivaccare in hotel o in aeroporto, meglio l’aeroporto, e con la navetta dell’hotel andiamo intorno alle 12,30. Ci sistemiamo in fila al check in, per fortuna non c’e’ ancora molta gente. Prima ci sbrighiamo, meglio e’… il check in e’ un macello, per chi ha coincidenze a Parigi. Solo dopo ripetute insistenze ci fanno le carte di imbarco anche per il Parigi-Roma… a sentire loro lo avremmo dovuto fare a Parigi, col rischio di perdere li’ un’altra notte… dopo lunga e noiosa attesa finalmente riusciamo a partire verso la vecchia Europa, alle 21,30!!!

Arrivati a Parigi dobbiamo sperare di trovare un biglietto per l’ultimo volo Roma-Cagliari, dato che quello del giorno prima e’ ormai perso… alla biglietteria Alitalia del CdG ci dicono che alle 21,40 non ci sono voli per Cagliari… insisto, ma controllano il terminale e no, secondo loro non ci sono… io sono sicuro che ci sia. Per fortuna ho il netbook con me, sto per concludere la prenotazione online… ma per la transazione con la carta di credito ci vuole il generatore di password, che ovviamente non ho con me… potrei fare con la PostePay ma non ho credito sufficiente, per la miseria! Esco dall’area imbarchi e torno alla biglietteria… la signorina mi dice che prima si e’ confusa, aveva capito che volevo un volo per Catania invece che per Cagliari… ci sono posti sul volo, per fortuna! Al che le dico: “ok, mi faccia due biglietti, tariffa residenti in Sardegna”. Mi guarda un po’ basita… e mi dice che non conosce la procedura per emettere un biglietto residenti… chiede al collega… “no, non ci hanno spiegato la procedura”… e va bene, li prendo a tariffa piena, chi se ne frega, ho necessita’ di rientrare a casa… totale 385 euro, se li avessi presi online li avrei pagati 243… beh, almeno abbiamo la certezza che stanotte dormiremo a casa nostra!

Faccio giusto in tempo a rientrare in area imbarchi che al gate sta iniziando l’imbarco. Arriviamo puntuali a Roma e con un leggero ritardo partiamo per Cagliari.

Tutto sommato, se proprio doveva succedere, meglio sia successo al ritorno, fosse successo all’andata mi avrebbe dato ancor piu’ fastidio!

Non e’ finita qui: vi racconto l’epilogo!

Ci informiamo sulla carta dei diritti del passeggero, e ci attiviamo per ottenere un rimborso.

Alitalia ci concede il rimborso della differenza tra il costo dei biglietti acquistati a Parigi e l’equivalente residenti in Sardegna (dopo varie telefonate e fax, al call center ognuno ha la sua procedura, basta parlare con due operatori diversi e ognuno dice la sua, ma io ho insistito fino a che ho trovato l’operatore che mi ha confermato che mi avrebbero concesso il rimborso…), tramite un voucher viaggio da utilizzare entro un anno (avrei potuto insistere per avere il cash, ma da qui a un anno quel voucher lo sfrutteremo sicuramente).

Con Air France e’ una guerra… inizialmente li contatto in via amichevole tramite il form reclami online. Mi risponde che il guasto e’ indipendente dalla loro volonta’ ed e’ da considerare evento eccezionale (il che non darebbe diritto a nessun rimborso), e che in via del tutto eccezionale ci concede due voucher da 300 euro, da utilizzare entro un anno.

Non mi perdo d’animo, e gli riscrivo. Sulla base della Carta dei diritti, ci spetterebbero 600 euro a testa, cash, ma saremmo anche disposti ad accettare due voucher, pero’ da 600 euro l’uno.

Mi rispondono picche, ma certo di quel faccio mi rivolgo a un amico avvocato, gli porto tutte le carte e invia un fax all’ufficio legale di Air France. Tempo 24 ore e arriva la risposta. Air France e’ disposta alla transazione (pur escludendo la propria responsabilita’), e ci offre due alternative:

1- Due voucher viaggio da 700 euro l’uno.

2- Due assegni da 400 euro l’uno.

In alternativa l’avvocato ci dice che potremo anche spuntare gli assegni da 600 euro, ma sicuramente si sarebbe dovuti passare per giudice di pace e aule di tribunale.

Ci pensiamo un attimo e alla fine optiamo per gli sporchi, maledetti e subito! Gli assegni da 400 euro! Il voucher sarebbe stato troppo vincolante, utilizzabile solo tramite call center e non online, senza possibilita’ magari di usufruire delle offerte online…

Detto questo, diamo un consiglio a chi dovesse trovarsi in una situazione simile.

Mai arrendersi, se si e’ certi di avere dei diritti!

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Canyon del Sumidero

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San Cristobal de las Casas

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Teotihuacan

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Colori del Chiapas

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Il guardiano di Tulum

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Palenque

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Cascadas de Agua Azul



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