Mahahual l’altro Yucatàn, di JefaPat

JefaPat, 30 Ott 2008
mahahual l'altro yucatàn, di jefapat
Nuovo approfondimento della serie Guide per Caso in primo piano: questa settimana Patrizia (alias Jefapat), Guida per Caso del Messico, ci conduce alla scoperta di una piccola località di mare fuori dalle rotte consuete, Mahahual.

L’ultima spiaggia dello Yucatàn? L’ultimo angolo non ancora aggredito dall’assalto dei villaggi turistici e dei grandi alberghi internazionali? Forse Mahahual è questo. Forse, visto che il Messico non finisce mai di sorprendere tirando fuori dal suo grande sombrero, come fa un prestigiatore col cilindro, una nuova meraviglia… Ma oggi il gioiello segreto del viaggiatore alternativo è questo ‘pueblito’ sulla Costa Maya, come viene chiamato il tratto compreso tra la Riserva di Sian Ka’an ed il confine con il Belize. Ci troviamo nello stato di Quintana Roo, penisola dello Yucatàn, una delle regioni del Messico a più forte sviluppo turistico; Playa del Carmen è lontana più di duecento chilometri o forse duecento anni, per non parlare di Cancùn. Majahual è un piccolo agglomerato di costruzioni colorate che orlano una spiaggia bianca con palme e mare turchese da cartolina e vari chilometri di strada costiera punteggiata da gruppetti di cabañas, qualche alberghetto, abitazioni dall’aspetto originale… Da queste parti è facile farsi prendere dal ritmo lento del Caribe come hanno fatto parecchi stranieri arrivati per caso, che qui sono fermati. Ci sono i soliti italiani che hanno aperto un ristorante e americani che hanno investito in bungalow per turisti. Come Janet, un’atletica cinquantenne senza nessun rimpianto per il suo Massachusset. Da sette anni vive sulla costa affittando tre romantiche cabañas, insieme a 8 gatti, 5 cani, una scimmietta, un procione e a Guillermo, il suo compagno scuro come un indio e cerimonioso come un hidalgo.

Atri invece hanno comprato lotti di terreno. C’è chi si è costruito la villetta di stile indefinibile, chi ci ha piazzato la roulotte e chi si è inventato la soluzione bricolage. Come un vecchio bus, una ‘guagua’ colorata poggiata su mattoni che aspetta qualcuno che appena può ci viene a passare le vacanze. In un altro lotto, con un’abitazione artigianale fantasiosa, c’è una targa che dice ‘Mi Casa’, e sotto un cartello con freccia indica ‘N.Y. 5640.9 km.’ Alle spalle palme, mangrovie e flamboyant a profusione e davanti chilometri di spiaggia non molto larga, ma così tranquilla che si può camminare dieci minuti senza incrociare una persona. Il centro del paese è un tantino più animato: c’è l’unico vero albergo della zona, manco a dirlo gestito da tre ragazzi italiani, una gelateria e qualche ristorantino. Lontano, sulla linea dell’orizzonte si intravede la sagoma di un molo di cemento, una grande e moderna struttura che per molti rappresenta la speranza e per altri l’incognita di Mahahual. Ad alcuni chilometri dal paesino infatti nel 2002 è stato inaugurato un punto di attracco per navi da crociera che per i primi tempi ha funzionato in maniera piuttosto sporadica. Dallo scorso anno invece, dopo che gli uragani hanno danneggiato altre strutture più a nord nello Yucatàn, gli arrivi si sono fatti più frequenti. Oggi le navi attraccano tre o quattro volte durante la settimana e generalmente si tratta dei grandi palazzi sul mare di una nota linea di navigazione americana. Arrivano alle sette di mattina e in pochi minuti riversano sul molo il loro carico di croceristi in bermuda e cappellino a visiera, ansiosi di fare tutto il fattibile e comprare tutto il comprabile. Alcuni si fermano sulla spiaggia per una tranquilla giornata di sole e mare, ma per la maggioranza di loro sono pronti intrattenimenti e gite varie: alla barriera corallina in lancia a motore, in acquascooter, in pullman alle suggestive rovine maya di Chacchoben o alle acque turchesi della Laguna Bacalar. Ogni località nel raggio di parecchie decine di chilometri sta godendo di questo nuovo flusso turistico con tutte le sue conseguenze. La più evidente è il miglioramento delle vie di collegamento. La strada che unisce la Costa Maya a Chetumal, la capitale dello stato, fino allo scorso anno richiedeva quattro ore di percorso polveroso e pieno di buche; oggi i 160 chilometri si fanno in metà tempo, godendosi il bel panorama. Le navi da crociera ripartono dopo meno di una giornata di sosta, alle quattro del pomeriggio nel paese cala la calma tropicale sonnolenta, come per l’incantesimo di una fiaba. La sera e nei giorni in cui le navi non arrivano Mahahual ritorna tutta della sua, poca, gente e dei fortunati, pochi, che hanno saputo della sua esistenza leggendo qualche riga su una famosa giuda turistica o in un sito di viaggi.

Patrizia S. (Jefapat) Guida per Caso del Messico