Messico e Guatemala insoliti

Citta del Messico- Cuernavaca - Puerto Vallarta -Toluca - Guatemala-Tapachula - Siamo partiti il 5 agosto da Malpensa . Abbiamo fatto scalo al JFK di New York, abbiamo impiegato più di due ore per passare i controlli. Durate l'attesa del successivo volo che ci avrebbe portato alla Ciudad de Mexico  approfittiamo del cambio favorevole...
Scritto da: rosaz2
messico e guatemala insoliti
Partenza il: 03/08/2008
Ritorno il: 22/08/2008
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
Citta del Messico- Cuernavaca – Puerto Vallarta -Toluca – Guatemala-Tapachula – Siamo partiti il 5 agosto da Malpensa . Abbiamo fatto scalo al JFK di New York, abbiamo impiegato più di due ore per passare i controlli. Durate l’attesa del successivo volo che ci avrebbe portato alla Ciudad de Mexico  approfittiamo del cambio favorevole euro/dollaro per fare qualche acquisto.

Sul volo della Mexican airlines che ci porta alla Ciudad già respiriamo aria di Messico.

Atterriamo alle 21.00 , lo spettacolo di quell’immenso agglomerato urbano visto dall’aereo che sta per atterrare è incredibile: ci sono luci a perdita d’occhio  che ci paiono una coperta trapuntata di stelle di cui non riusciamo a scorgere l’estremità.

Dall’aeroporto chiamiamo il taxi messo a disposizione dall’ostello che dopo circa mezz’ora arriva a prenderci. Il taxista ci racconta che segue sempre il calcio italiano in TV e ci intrattiene per tutto il tragitto con il racconto delle prodezze della sua squadra del cuore, la cruz azul.

L’ostello Moneda è molto spartano ma in compenso la posizione è ottima, lo staff accogliente e la vista dalla terrazza impareggiabile.

la mattina del 6 agosto ci uniamo ad un tour guidato a piedi del centro della Ciudad. In ordine visitiamo:lo zocalo, il Palacio Nacional dove possiamo ammirare alcuni strepitosi murales di Diego Rivera, la Catedral Metropolitana, el templo Mayor.

Da ultimo visitiamo una dei migliori forni della Capital dove troviamo dolci e salati di tutti i gusti. File di locali escono con pacchetti infiocchettati dal profumo delizioso. Al piano superiore ci sono elaborate torte pasticciere per matrimoni e feste religiose che a noi sembrano un po’ pacchiane ma che le commesse ci mostrano con orgoglio e che a dir la verità danno un tono da fiaba a tutto l’ambiente. Prima di andarcene, anche noi non possiamo resistere dall’acquistare un po’ di pan dulce effettivamente delizioso.

IL pomeriggio prendiamo l’autobus che ci porta da Hildago al museo antropologico passando per il Paseo de la Reforma. Rapiti dalla vastità della città ammiriamo la statua di Cristoforo Colombo, l’Angelo della libertà, e quasi non ci accorgiamo della nostra fermata, fortunatamente gli altri passeggeri del bus ci avvertono che dobbiamo scendere.

Trascorriamo 4 ore al museo antropologico ma il tempo è comunque poco, per aver potuto esplorare ogni stanza come meritava avremmo avuto bisogno almeno del doppio del tempo. Interessanti anche le esibizioni  delle stanze al primo piano dedicate agli usi e costumi del Messico rurale moderno.

La sera dopo cena usciamo per una passeggiata nello Zocalo che anche di notte risulta affascinante e abbastanza sicuro dato l’ingente spiegamento di forze di polizia. Un poliziotto, si offre persino di farci da guida turistica nel suo giorno libero.

Beviamo un drink nel locale Cafè de Tacuba un elegante ristorante – bar alla moda dal sapore di inizio secolo scorso con cameriere vestite con vestiti d’epoca. Proviamo un Margarita che ci dicono però non essere una specialità messicana come da bravi turisti noi crediamo ed infatti rimaniamo abbastanza delusi. Gli altri drinks dai variopinti colori a base di Calua che ordiniamo risultano invece deliziosi.

Il giorno seguente prendiamo un pullman Frecia roja per la nostra prossima destinazione: Cuernavaca. Abbiamo scelto Cuernavaca perché è fuori dai comuni itinerari turistici ma dato che è un importante centro di vacanza per i Messicani abbiamo deciso che se ci andavano i locali in vacanza meritava sicuramente una visita,  ed infatti non rimaniamo delusi.

Cuernavaca ci affascina con le sue costruzioni coloniche e le sue coloratissime chiese. Visitiamo il palacio de Cortes e il suo museo. Ci rilassiamo nel jardin de Borda  tra piante e fiori tropicali e ammiriamo i dipinti della cattedrale Templo de la Asuncion de Maria con i suoi affreschi che rappresentano la persecuzione di missionari cristiani in Giappone e la Cappilla Abierta de San Josè.

Cuernavaca ha un clima piacevole  non umido e più caldo della Capital nonostante disti meno di un’ora .

Dopo la cena in un locale tipico a base di tacos e enchiladas innaffiato dalla gustosa birra locale andiamo nella piazza principale la “plaza de Armas” dove assistiamo ad una romantica esibizione di Mariachi gustando il più buon liquado che abbiamo bevuto in Messico acquistato in un affollata bancarella del centro del jardin juarez nel gazebo progettano non meno che da Gustave Eiffel.

La mattina  seguente visitiamo  Hacienda Vista Hermosa a Tequesquitengo, pochi chilometri da Cuernavaca. L’hacienda è dal 1947 un hotel ma era un tempo una hacienda di canna da zucchero fondata da Hernan Cortes nel 1529 . Vicino alla reception si può ammirare una bella collezione di carrozze; ci affascinano le tipiche costruzioni in pietra e la plaza del toro vicino alle scuderie, contornate dalle distese di prati verdi a perdita d’occhio . I vialetti circondati dalle rigogliose palme, la piscina e le panchine piastrellate di azulejos rendono questo locale un luogo da favola.

Nel pomeriggio torniamo a Cuernavaca in tempo per un ultimo giro al mercato artigiano vicino al Palacio di Cortes dove acquistiamo variopinte ceramiche e filati colorati.

Il giorno seguente partiamo per Toluca. La moderna città  fu fondata dagli spagnoli nel XVI sec, dopo aver scacciato gli  originari abitanti Aztechi e  Matlazinga .  Trascorriamo solo un paio d’ore a Toluca, giusto il tempo di andare all’aeroporto a prendere il volo interjet per Puerto Vallarta, avremmo avuto tutto il tempo di visitare la città al nostro ritorno.

Il nostro programma era di trascorrere una settimana di relax a Puerto Vallarta ed in effetti non avremmo potuto scegliere luogo migliore.

La città sull’Oceano Pacifico è tra le mete favorite dei turisti statunitensi, che hanno trasformato la Nuova Puerto Vallarta in una piccola Miami con shopping center e grattacieli che ricordano tanto i luoghi di villeggiatura negli Stati Uniti. I turisti europei non sembrano invece passate frequentemente di qui.

Noi preferiamo restare nella più tradizionale zona romantica di Puerto Vallarta tra la playa de los muertos e la playa de la Olas altas che nonostante il nome sono tra le migliori spiagge della città.

La plaza de Armas è il centro dove si può visitare il Templo di Guadalupe con il suo campanile “incoronato” che è uno dei simboli della città.

Dalla plaza de armas percorrendo il Malecon si ha solo l’imbarazzo della scelta tra bar discoteche e locali alla moda.

Prima che la lunga notte abbia inizio non si può certo rinunciare a sorseggiare un cocktail al tramonto in uno dei tanti bar della spiaggia dopo un ‘incantevole passeggiata per il mercato artigiano sulle rive del rio Cuale Puerto Vallarta oltre che per la vita notturna è famosa per le sue bellezze naturali : spiagge nascoste, cascate immerse nella giungla e l’osservazione di balene e delfini.

Degna di nota è indubbiamente la playa de Mismaloya dove nel 1963 fu girato il film “la notte dell’iguna” che rese Puero Vallarta celebre luogo di villeggiatura. Dopo l’escursione a Mismaloya decidiamo di cenare nel vicino ristorante Le Kliff costruito a picco sull’oceano in una posizione mozzafiato. Qui vi hanno girato la famosa telenovela messicana degli anni ’90 Corazon Salvaje. La cucina è deliziosa e anche abbastanza economica ( tranne l’acqua che scopriamo essere importata dalla Norvegia e che ci costa 900 pesos cioè circa 6 euro!) la vista sul parco marittimo Los Arcos è assolutamente impareggiabile.

Lasciamo a malincuore questo piccolo gioiello sull’oceano e facciamo rotta nuovamente per Toluca per iniziare la seconda parte del viaggio.

Toluca non è una città turistica e non ci saremmo mai passati se non fosse che le compagnie low-cost partono proprio dall’aeroporto di Toluca, pertanto nell’attesa di prendere il volo per il Chiapas, trascorriamo due notti in questa cittadina che scopriamo, a sorpresa, essere affascinante e soprattutto veniamo a contatto con la vera quotidianità della gente messicana. Toluca è 400 mt più in alto di Città del Messico, a 2260 m e lo sentiamo: a metà agosto la temperatura non supera i 20 gradi! La mattina del primo giorno, dopo una colazione a base di cioccolata  calda e  deliziosi churros, ci dirigiamo alla plaza de los Martires dove scattiamo qualche foto ai palazzi governativi d’epoca che abbracciano la piazza  e visitiamo il Templo de la Santa Veracruz del XVIII secolo e la cattedrale del XIX secolo.  Visitiamo poi il cosmo Vitral Jardin Botanico che più per le piante esotiche che contiene ci incanta per le sue coloratissime vetrate realizzate all’inizio del ‘900 dall’artista Leopoldo Flores originario di Toluca.

Dopo una breve sosta ad una bancarella per degustare la tipica torta Toluquena (con formaggio , Chorizo, salsa verde e pomodoro) prendiamo un autobus per il Mercado Juarez.

Ci rendiamo subito conto che non è un mercato per turisti ma dove i locali fanno i loro acquisti per la vita quotidiana. Il mercato è suddiviso in grandissimi capannoni in base al settore merceologico del prodotto in vendita, quindi c’è il capannone per la vendita di tessuti e stoffe dove troviamo di tutto dai ponchos ai vestiti da sposa  e il capannone delle spezie e dei fiori dal profumo inebriante.

Fatto qualche acquisto al mercato, per sfruttare a pieno la nostra giornata,decidiamo di visitare il vicino sito archeologico di Teotenango.

Con un autobus in circa 30 minuti arriviamo alla città di Tenango de Arista, sormontata a ovest dal sito  di Teotenango, centro cerimoniale Matlazinca.

Il sito non rientra comunemente negli itinerari dei turisti stranieri ed è per di più visitato dalle scolaresche locali. La vista  della città dalla cima delle piramidi che risalgono al IX è davvero mozzafiato ed anche il sito archeologico dove siamo gli unici turisti insieme ad una famiglia di locali ci sembra assuma una veste quasi irreale.

Verso sera torniamo a Toluca e ceniamo in uno dei ristoranti del centrale portal madero dove degustiamo i tacos de obispo, fatti con una salsiccia tipica di Tenencigo, accompagnati da una gustosa agua jamaica.

Nel locale ci colpisce un cartello sulla cassa che dice :“ se questo locale non vi fornisce la ricevuta fiscale, quello che avete consumato sarà gratis, chiamate il numero verde sottostante” ci chiediamo se questa norma potrebbe funzionare in Italia.

Alle 6.00 della mattina seguente prendiamo un taxi che per 90 pesos (6 euro circa) ci porta all’aeroporto Adolfo Lopez Meteos da cui prendiamo un volo della compagnia messicana Volaris alla volta di Tapachula in Chapas.

Dopo un volo di circa 1 ora e 30 atterriamo.

 L’aeroporto di Tapachula è molto piccolo e appena giunti veniamo assaliti dalla forte umidità che impregna l’aria, la temperatura è molto diversa da quella che abbiamo lasciato a Toluca.

Camminiamo fino alla strada principale e prendiamo un autobus che ci porta al centro città.

Il mezzo è senza dubbio folcloristico: mancano alcuni finestrini, la porta e anche qualche sedile. L’autista si fa aria con un piccolo ventilatore montato sul cruscotto e mentre guida di tanto in tanto butta l’occhio sullo schermo del piccolo televisore in bianco e nero anch’esso montato sul cruscotto che è sintonizzato sulle olimpiadi di Pechino.

Non ci fermiamo più di un’ora a Tapachula , giusto il tempo di prendere un autobus per la Ciudad Hildago ultima città prima del confine con il Guatemala. Siamo un po’ stretti con i tempi e non riusciamo neppure a prelevare un po’ di contante e di questo ce ne saremmo pentiti una volta giunti in Guatemala.

Ciudad Hildago è calda e polverosa e costituita di povere costruzioni dai colori sbiaditi, prendiamo un bici-taxi che per 20 pesos (meno di 2 euro) ci porta al confine guatemalteco dove dobbiamo espletare le pratiche burocratiche per entrare il Guatemala. Impieghiamo circa mezz’ora e nell’attesa abbiamo il piacere di parlare con alcuni simpatici messicani che attraversano il confine per la giornata e ci chiedono interessati informazioni dell’Italia.

Attraversato il confine l’immagine che ci appare è di un paese coloratissimo, indaffarato ma molto povero.

Proviamo subito a prelevare contante prima di partire ma con nostro disappunto i bancomat non accettano la nostra carta. Decidiamo comunque di proseguire e con i pochi soldi che ci rimangono prendiamo un microbus per Quezaltenango dato che il bus per Panajachel è già partito e non ce ne sarà nessun altro fino al giorno seguente. Pensiamo che a Xela, antico nome di Quezaltenango, potremo forse trovare un autobus per Panajachel.

L’autista del microbus ci fa accomodare nei posti davanti, i più comodi, mentre tutti gli altri passeggeri sono stipati nel retro, almeno dieci persone su un pullmino che ne può trasportare al massimo 6. I bagagli sono impilati sul tettuccio insieme a del legname e a dei sacchi di cereali e non possiamo non chiederci se mai li rivedremo.

L’autista, molto cordiale, ci racconta degli anni trascorsi da clandestino negli Usa, fatto non inusuale in questa parte del centro-America. Giunti a Coatepeque, l’uomo sempre sorridente ci aiuta a trovare il Chicken bus per Xela ma dato che questo è già praticamente partito, l’autista invia il suo aiutante, seduto tra i passeggeri dietro, di corsa a fermare il bus che procede lentamente nella via affollatissima. Gli stringiamo la mano calorosamente e corriamo sul coloratissimo chicken bus mentre qualche ragazzo che non capiamo bene se lavori per il trasportatore oppure no, scarica e carica i nostri pesanti bagagli sul tetto del chicken bus senza darci neppure il tempo di aiutarlo ne’ di ringraziarlo.

Il tragitto è mozzafiato, percorriamo strette strade a strapiombo sulle verdi vallate, ci chiediamo come quelle strade possano essere a doppio senso, ma poi preferiamo non pensarci. C’è un continuo via vai di gente che sale sul bus per vendere ogni sorta di prodotto , dalle caramelle ai gelati dagli improbabili colori, alle copie di cds, fino ad un predicatore.

Arrivati alla stazione dei bus di Xela sono già le 16,00 e il bus per Panajachel è già partito. Siamo anche senza soldi e temiamo che saremo costretti a passare la notte nella giungla. La stazione dei pullman è un mix di colori e voci che ci ubriacano , con gli ultimi 3 dollari che abbiamo chiediamo ad un taxista alquanto improvvisato di portarci in qualsiasi hotel accetti carte di credito. L’uomo ci guarda un po’ perplesso e poi ci porta in un grazioso hotel del centro dallo stile coloniale e con un caratteristico cortile interno circondato da piante e fontane.

Ci fermiamo a Xela due notti in quanto dobbiamo attendere la riapertura delle banche il lunedì mattina. Sfruttiamo l’occasione per visitare quella città fuori programma e rimaniamo sorpresi dalla sua spontaneità. Nonostante il clima freddo la popolazione si mostra da subito riservata ma molto accogliente.

Al caotico mercato, le donne dei villaggi vicini vestite con abiti tradizionali vendono la loro mercanzia su teli adagiati sui marciapiedi ed i bambini giocano a calcio con qualche ortaggio.

Visitiamo il locale museo Municipalizado de Quetzaltenango che contiene la più vasta gamma di reperti dall’epoca dei conquistadores ai giorni nostri.

In quell’assolata domenica, nella piazza principale, assistiamo anche alla folcloristica manifestazione per l’elezione della reginetta dei villaggi.

Il lunedì mattina partiamo finalmente alla volta di Panajachel. Ci rendiamo subito conto che la cittadina affacciata sul lago Atitlan è molto più turistica di Xela e indubbiamente altrettanto affascinante. Ci dirigiamo subito alla Reserva natural de Atitlan dove percorriamo un sentiero che ci guida all’interno della giungla tra cascate, coloratissimi fiori, scimmie e curiosi procioni.

Il lago Atitlan circondato da vulcani è sicuramente uno dei luoghi più belli che abbiamo incontrato in questo nostro viaggio. I riflessi argentati delle sue acque creano un riflesso quasi irreale, peccato per l’ecomostro verde di più di dieci piani che è stato costruito sulle sue rive e che è giustamente detestato dai locali.

Purtroppo la nostra visita a Panajachel dura poco, ma facciamo comunque in tempo a concederci una romantica cena sul lago puntellato di luci.

Al risveglio salutiamo, dal pontile sulla spiaggia, il lago con le mattiniere lance che tagliano lo specchio d’acqua calmo e piatto.

Con il solito Chichen bus andiamo ad Antigua, la nostra ultima destinazione in Guatemala. Antigua è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità e appena arrivati capiamo subito il perché.

Le case coloratissime e i tre vulcani che la incoronano ne fanno un luogo unico. Distrutta dal terremoto del 1773 e mai completamente ricostruita conserva un fascino d’altri tempi.

Partiamo dal parque Central e visitiamo la Catedral de Santiago e le sue rovine con imponenti colonne e archi in mattoni abbelliti da qualche affresco che ancora si intravede.

Ci dirigiamo poi a la Iglesia y Convento de Nuestra senora merced e la Iglesia de san Francisco.

Da ultimo non ci perdiamo il colorato mercato dove facciamo gli ultimi acquisti.

Il mattino seguente prendiamo un micro per la Ciudad del Guatemala e da lì un autobus che ci riporta a Tapachula , Mexico dove arriviamo dopo 7 ore di viaggio.

Tapachula non è certo un centro turistico ma ci risulta da subito molto accogliente sebbene ci rendiamo conto di essere probabilmente gli unici due turisti in tutta la città Decidiamo di sfruttare a pieno la mezza giornata che ci resta nella piccola cittadina. Per rinfrescarci e ritemprarci data la calura di mezzogiorno e la stanchezza del lungo viaggio in pullman, decidiamo di trascorrere qualche ora a Puerto Madero , sulla costa pacifica a 20 minuti circa da Tapachula.

l’impetuosità delle onde non ci consenta di spingerci molto a largo ma il tepore delle acque e la pace della spiaggia deserta ci rivitalizzano. Assaporiamo una birra gelata accompagnata da qualche gustoso tacos in un piccolo bar sulla spiaggia mentre ammiriamo il sole che lentamente si avvicina alla linea dell’orizzonte in quell’ultimo nostro pomeriggio messicano.

Tornati a Tapachula visitiamo l’immancabile mercato locale come sempre colorato ed allegro.

La sera dopo cena assistiamo ad un simpatico spettacolo folkloristico organizzato dal Comune a cui una folla di cittadini vestiti a festa partecipa divertita.

Prendiamo il volo il giorno seguente per Città del Messico e da qui l’aereo che ci riporterà in Italia.

Dal finestrino salutiamo con un po’ di tristezza il Messico che in questa intensa vacanza ha, così orgogliosamente, condiviso con noi i suoi sapori, i suoi colori e le sue bellezze.

Di una cosa siamo certi, il nostro saluto non è un addio ma solo un arrivederci a questo meraviglioso ospite.



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