Vivendo il Messico

Mexico City - Oaxaca - San Cristobal de las Casas - Palenque - Merida - Uxmal - Chichen Itzà - Cobà - Tulum - Cancun (e molto altro). 15 GENNAIO 2003- mercoledi Il nostro lungo viaggio verso il sogno inizia in una fredda mattina di gennaio, a Roma. Sono le 5.45 a.m. Quando prendiamo il trenino che ci porterà all’aeroporto Leonardo da...
vivendo il messico
Partenza il: 15/01/2003
Ritorno il: 01/02/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
Mexico City – Oaxaca – San Cristobal de las Casas – Palenque – Merida – Uxmal – Chichen Itzà – Cobà – Tulum – Cancun (e molto altro).

15 GENNAIO 2003- mercoledi Il nostro lungo viaggio verso il sogno inizia in una fredda mattina di gennaio, a Roma.

Sono le 5.45 a.M. Quando prendiamo il trenino che ci porterà all’aeroporto Leonardo da Vinci. Prima tappa Londra, da dove ripartiamo per Mexico City. L’arrivo è dopo 12 ore!!!! La prima cosa che vediamo dall’aereo sono due vette che sembrano emergere dal cielo. E poi la distesa infinita di case e grattacieli della città. Arriviamo alle 18.30 ora locale, e dopo aver recuperato il bagaglio (due macigni che ci hanno accompagnato per tutti i chilometri del viaggio) facciamo la fila per la dogana. Capiamo presto che un semaforo segnerà il nostro destino: si pigia un pulsante, se si accende la luce rossa è finita (trasportiamo di tutto, cibo animale e vegetale) mentre se è verde.. Via libera! Noi evitiamo il semaforo e anche le radiografie delle nostre borse… Siamo italiane! Fuori ci guardano e ridono, cominciamo ad abituarci perché non la smetteranno più.

Cambiamo un po’ di dollari in pesos (ormai non vale più la pena portare i dollari perché l’euro viene cambiato e quotato bene!) e telefoniamo all’ostello per il pick-up. Dall’altra parte della cornetta Veronica ci da il benvenuto e ci informa che entro 5 minuti si presenterà l’autista davanti ad un fast-food dell’aeroporto. Dopo un’ora ancora niente, ci si avvicina una signora canadese che ci puntava ormai da tempo. Io, Federica, mi sono ritrovata coinvolta in un terzo grado interminabile, mentre Paola cercava disperatamente di sopravvivere a strani “odori” e a capovolgimenti gastro-intestinali. Dopo quasi un’ora e mezza, e varie telefonate, arriva l’autista. La città è vicina, ma c’è traffico. Giungiamo allo “zocalo”, la piazza centrale, dove si trova il nostro ostello (Hotel Moneda, 125 pesos a notte, la doppia). Ci spaventiamo un po’, sporcizia (basura) ovunque e vie deserte. L’ostello è un bazar… gente di tutte l’età e razze, un vero e proprio scambio culturale. Finalmente a nanna dopo 24 ore di trasferimenti! Paola dorme, io non chiudo occhio, sia per il jet-leg sia per uno strano vociare che non riesco ad identificare. 16 GENNAIO 2003- giovedì Alle 6.00 a.M. Riesco, finalmente, a buttare Paola giù dal letto… In fondo in Italia sono le 13.00!! Apro la finestra e mi trovo di fronte una camionetta strapiena di militari, sembrano apprezzare il buongiorno ed iniziano a salutarci. Ecco chi chiacchierava durante la notte! Scopriamo che davanti al nostro ostello si trova il “Palacio del Gobierno”, che fortuna… questo vuol dire notti insonni! Telefoniamo a casa ed usciamo, non prima di averci fatto spiegare la strada per il Terminal Norte (stazione degli autobus) e dopo un breve saluto ai nostri militari-vicini di casa. Un consiglio: se le giornate sono calde le mattine (e le notti) no, copritevi. In tutto lo Zocalo deserto c’era solo uno spazzino, lo avviciniamo e lo bombardiamo con un mix di inglese-italiano-spagnolo. Ci indica la stazione della metro più vicina, zocalo, dove iniziamo la nostra avventura metropolitana. Il costo del biglietto è 0.20 pesos, ma non credete di essere in Italia! Ci perdiamo subito: non oltrepassate i passaggi metallici se non volete riuscire, a meno che non vogliate pagare due volte il biglietto! Non si ha proprio l’idea di cosa voglia dire prendere la metro a Mexico City all’ora di punta finché non ci si ritrova fotocopiati dentro… Cambiamo tre linee (blu, rosa e gialla) e arriviamo al terminal Norte, dove, in fondo a sinistra, si trova la compagnia di autobus diretti a Teotihuacan (21 pesos solo andata). Partiamo alle 8.30, e si arriva a destinazione dopo un’ora. Il viaggio di per se è interessante, uscire dalla conca entro cui si trova la città (2500m) richiede tempo e si ha un’idea dell’estensione e della popolosità. Il bus lascia all’entrata del sito (35pesos), da qui inizia la vera fuga dall’assalto dei venditori ambulanti… Non pensate di vincere! Noi ci siamo appesantite subito le valigie (sfere di ossidiana, argenti vari, piatti, ecc), ma alleggerite nel portafoglio. Ricordate che ciò che trovate in un luogo difficilmente lo troverete in un altro. Visitare Teotihuacan è un’esperienza unica. Preparatevi: sarete travolti da emozioni e sensazioni che cambieranno per sempre i vostri parametri di vita (come avrete capito siamo rimaste folgorate). E’ un equilibrio tra l’idea di essere dominati e poter dominare, soprattutto quando ti trovi sul tetto del mondo (la piramide del sole e della luna). Non diciamo oltre, lasciamo ad ognuno la possibilità di vivere le proprie emozioni. Ma se dobbiamo scegliere la parola più adatta per definire il tutto, questa è LIBERTA’. I gradini sono tanti, 248 la piramide del sole e 196 quelli della luna, ma ne vale la pena. Farete anche tanti strani incontri, scolaresche che cercano il contatto, messicani gentili che per “buena sorte” vi faranno strani riti. Dopo 4 ore, passate anche alla ricerca del museo nascosto tra i cactus, prendiamo un taxi-maggiolino verde (senza sedile anteriore!) fino alla Basilica della Guadalupe (Mexico City). Questo luogo è molto importante per i messicani, consiste di diversi edifici, e ci sono Messe in continuazione e gente che prega. La Madonna di Guadalupe ci accompagnerà per tutto il viaggio, in tutte le chiese messicane, in tutti gli autobus presi, nelle case. Ci siamo rituffate nella metro, a noi è piaciuta ma di altri turisti nemmeno l’ombra (?), forse perché non è raccomandabile prenderla all’ora di punta? Quando l’affluenza è alta (17.00-20.00) le file vengono divise in due: donne e bambini da un lato, gli uomini dall’altro. Ma non crediate di salvarvi, sarete catapultati, calpestati e schiacciati anche dalle formose donne messicane. Scese allo zocalo abbiamo visitato la cattedrale e il campanile (i 900 scalini già fatti non c’erano bastati), la piazza con il mercatino e i dintorni. Il mercato si estende anche sotto il nostro ostello, ecco perché all’arrivo dall’aeroporto c’erano così tanti rifiuti a terra! In serata siamo andate a prendere i biglietti del pullman per Oaxaca per il giorno dopo (ricordatevi di farlo perché finiscono in fretta) al terminal Tapo. Distrutte dal fuso orario e dalla stanchezza andiamo a dormire alle 22.00, provano a svegliarci ad un’ora imprecisata della notte (per una festa? Non lo sapremo mai…) ma non reagiamo… Meritato riposo!!! 17 GENNAIO 2003-venerdi Di nuovo al terminal Norte, questa volta diretti a Tula (biglietto a/r 42 pesos). Dopo un’ora e ¼ arriviamo alla stazione dove prendiamo un taxi (20pesos) per arrivare al sito (30 pesos). La cosa più “sorprendente” di Tula sono le statue tolteche che si ergono su una delle piramidi, vale sicuramente la pena! All’uscita dal sito non abbiamo molte possibilità se non di camminare a piedi verso la stazione (dei taxi nemmeno l’ombra). Ci impieghiamo circa 40 minuti e intanto chiediamo informazioni a tutti, migliorando sempre più il nostro spagnolo. La sensazione è quella di essere a casa. Il ritorno è rallentato dai continui topes (rallentatori, dossi) e dal traffico. I topes diventeranno parte integrante dei vostri itinerari, vi si svolge una parte importante della vita messicana. Esistono di varie dimensioni, in Yucatan sono bassi ma larghi e servono anche per attraversare la strada, in Chiapas e altrove sono alti e stretti e, oltre a distruggere le macchine, permettono ai venditori di avvicinarsi. Al ritorno riprendiamo la metro, ormai siamo di casa, e arriviamo al Museo Antropologico (35 pesos) dopo una camminata lungo l’Avenida Indipendencia. Il Museo è molto grande ma è uno dei più belli del mondo e vale la pena visitarlo tutto. Anche il negozio di souvenir non è niente male, ma non fate come Paola: la tazza con il caffè dentro non è in vendita!!!!!! Ceniamo sulla terrazza del nostro ostello da dove si vede la cattedrale illuminata, sicuramente un bell’addio… Andiamo alla stazione Tapo, dove aspettiamo il pullman delle 23.00 per Oaxaca, ADO-prima classe (271 pesos, e li vale!). Ogni stazione ha un iter particolare per i bagagli, qui vanno consegnati 20 minuti prima di salire a bordo (sono assicurati, non preoccupatevi!).

18 GENNAIO 2003-sabato Questi pullman sono troppo puntuali! Siamo arrivati a Oaxaca prima del previsto (ore 5.00 della mattina, 500km in 6ore), dopo aver “dormicchiato” qualche ora. Dormire è altamente consigliabile, meglio non accorgersi delle strade percorse a quella velocità… Vedere la valle illuminata dove si distende la città è magnifico. Alla stazione abbiamo subito fatto i biglietti per la prossima tappa, S. Cristobal de las Casas, ormai abbiamo imparato questo trucchetto per evitare di tornare alla stazione. Apriamo le nostre guide (scopriremo che la lonely planet è la più gettonata, giustamente!) e ci facciamo portare al primo albergo. Le porte sono, chiaramente, sbarrate ma il nostro taxista, sfidando l’ira funesta dei portieri, sveglia tutti. Niente da fare, è pieno. Alla Posada Santa Clara,invece, ci apre un omino che stenta a portare le nostre valigie… La camera è al piano terra (chissà perché…?) ed è tutta colorata e confortevole ma priva della porta del bagno, nessun problema! Paola decide di usare le ante dell’armadio a questo scopo. Ci sdraiamo sul letto, ma tanto è inutile dormire, il Messico ci aspetta! Cominciamo il nostro giro dalla Chiesa di S. Domingo de Cuzman , poi lo zocalo (caffè e change), la cattedrale e,finalmente, i mercati! Andate con pochi soldi perché ritornerete senza, Paola è tornata carica come un mulo: tappeti, coperte, magliette, cioccolata, amaca e non dico altro perché non ci sono molte parole. Torniamo all’albergo per posare gli acquisti, ma non lo troviamo subito (!). Ci indicano la strada per prendere il collettivo per Mitla(45km), sappiate che non avete tempo per dire la vostra destinazione, verrete letteralmente risucchiati dentro senza poter proferire parola. Ci siamo sedute in fondo al pullman. Il biglietto(12 pesos) è comprensivo di maschera alla polvere e relativa intossicazione, ma al ritmo di musica messicana suonata da un cantante che è miracolosamente riuscito a salire con la sua chitarra. Dopo circa un’ora, ricordatevi dei topes, veniamo scaricate a Mitla. Poiché la mia nikon ha deciso che questo era il posto giusto per morire (e potete capire che stavo per morire con lei), siamo andate alla ricerca di un tecnico fotografico. Ci siamo ritrovate dentro un’aia, tra galline, pulcini, maiali e una minuscola signora dalla voce indescrivibile che ci dice di tornare dopo. Raggiungiamo il sito (entrata 27 pesos) e lo visitiamo, abbracciate la colonna della vita, vi dirà quanti anni di vita vi rimangono, noi abbiamo truccato il risultato! Torniamo dal fotografo, che dopo aver ripetutamente cercato di distruggere definitivamente la mia fotocamera, tra le mie urla e le risate di Paola, mi consiglia di farla riparare in Italia. Vista la giornatina così riposante decidiamo di fermarci a Yagul. Il collettivo (5pesos) ci lascia ai piedi di una salita molto ripida, 2 km. Che fortuna! Non passa nessuno!!!! Con coraggio, sotto il sole delle 15.00, affrontiamo il duro cammino. Davanti a noi solo campagne e pascoli. Libertà pura. Arrivate in cima il custode ci applaude, non credo che molti arrivino fin lassù. La visita del sito (27pesos) inizia con un’altra salita (la vista più bella è dalla fortezza). Il paesaggio da là in cima è spettacolare, non perdetelo. Anche il sito vale la visita. Di nuovo 2 km, ma questa volta in discesa. Lezione di urla a squarciagola di Paola, ottima maestra, le pecore non la dimenticheranno. Rifiutiamo qualche passaggio e aspettiamo il nostro collettivo, strapieno, per tornare a Oaxaca. Di nuovo il nostro albergo scompare, ma stavolta Paola si è segnata il numero civico, non ci scapperà! Niente doccia, l’agua caliente arriva alle nueve, noi pensiamo della sera, ma non è così, forse domani? Cena allo zocalo, dove incontriamo alcune persone già viste al mercato, c’è molta vita e una festa. 19 GENNAIO 2003-domenica Alle 9.00 siamo pronte per prendere il pulmino per il sito di Monte Alban, 9Km, [che si prende, unicamente, davanti all’hotel sulla Mina], il biglietto (24 pesos include l’andata e il ritorno che deve essere 2 ore dopo). Il sito è molto grande e come sempre ci arrampichiamo ovunque. In attesa dell’arrivo del pullman socializziamo con un austriaco (e che austriaco!) che è in giro da mesi tra Messico e Guatemala. Ho cercato di ignorare Paola che mi segnalava la partenza dal bus, ma alla fine è riuscita a richiamarci e il mio sogno si è infranto… Dove sei adesso? Tappa successiva “El Tule” (10km, entrata 3 pesos, anche la domenica quando di solito non si paga). Si dice che sia l’albero più grande e vecchio del mondo, accanto alla chiesa c’è il niño. L’albero è spettacolare, le radici e i rami hanno le sembianze di alcuni animali: l’elefante, il cervo, la scimmia. Torniamo a Oaxaca con un collettivo (6 pesos), e visitiamo la Basilica della Soledad, vicino allo zocalo. Prima di partire decidiamo di vivere una tipica domenica messicana, ci sediamo su uno scalino vicino alla cattedrale e osserviamo bambini, adulti e venditori trascorrere il pomeriggio. Torniamo al nostro albergo fantasma per riprendere i bagagli (le nueve sono passate ma di acqua caliente neanche l’ombra) e ci avviamo alla stazione. Partiamo alle 19.00 per S.Cristobal de las Casas (217 pesos, S.Cristobal Colon, 650km in 12ore e 1/2). 20 GENNAIO 2003-lunedi Arriviamo alle 7.30, solita trafila: biglietto per Palenque e ricerca di un albergo. Il destino, aiutato da un messicano promotore alberghiero, ci scarica alla “Posadina” (il taxi era compreso). La camera è pulita e grande(100pesos a notte la doppia), ma le notti sono fredde(siamo a 2000m) e li troviamo impreparati alla richiesta di ulteriori coperte. Facciamo un primo rapido giro, prenotiamo in un’agenzia l’escursione per i Lagos de Montebello dell’indomani, entriamo nella Basilica e giriamo per i mercatini intorno alla chiesa di S. Domingo. Qui ci sono tutti prodotti artigianali fatti a mano dagli indios, vengono da vari paesi intorno alla città. Qui, forse per la prima volta, ci rendiamo conto di essere nel vero Messico. Gli indios non vogliono essere fotografati, portate rispetto, e chiedete sempre prima il permesso. Tutti sono vestiti con gli abiti tradizionali, le lunghe trecce nere delle donne sono unite da nastri colorati. Non è facile descrivere i colori, i suoni, i profumi, le emozioni. Ci siamo avventurate fino alla fine del mercato, verso il punto di partenza dei collettivi (12pesos). Stavolta sono proprio “veri”: ci troviamo uniche turiste tra indios che ci scrutano con curiosità. La nostra meta è un paesino a 7km da S. Cristobal, San Juan Chamula . Il villaggio è interamente indios, e preparatevi a vivere un’esperienza unica. Siete, e vi faranno sentire, degli estranei. Si deve chiedere un permesso per entrare nella Chiesa principale, dentro non troverete banchi ma tanti “altarini” per i vari santi. Il pavimento è coperto di aghi di pino e erba e le persone pregano in ginocchio davanti ad una fila di candele bevendo coca-cola (ruttare vuol dire scacciare gli spiriti maligni). La religione è una combinazione di credenze maya e cristiane.Dentro c’è musica e si beve un liquore. Fuori dalla chiesa c’è un mercato non turistico, giriamo un po’ e poi torniamo verso i collettivi. Continuiamo il nostro giro per S. Cristobal, visitiamo altre chiese: S. Cristobal da cui si accede per una lunga e faticosa salita (tanto per non perdere l’allenamento) ma da cui si vede un bel panorama (magra consolazione al fatto che fosse chiusa); Santa Lucia, bianca e celeste per la felicità di Paola; la Chiesa di Guadalupe, per raggiungere la quale si percorrono strade attorniate da casette colorate in tinte pastello. 21 GENNAIO 2003-martedi Si parte alle 9.00, destinazione Lagos de Montebello. Ci aspetta Jorge, l’autista, e due ragazzi messicani simpaticissimi, Martha e David. Questa avventura non sarebbe stata così speciale senza di loro. La prima tappa sono le Grutas, vicino S.Cristobal, dove un ragazzino ci ha accompagnati per 1km dei 9 esistenti, tra stalattiti e stalagmiti di varie forme (cattedrali, animali, ecc.). Breve sosta ad Amantenango del Valle, e si prosegue fino a Comitan. Siamo vicini alla frontiera con il Guatemala, perciò ci sono molti posti di blocco. David vuol farci arrestare e continua ad urlare che siamo spacciatori colombiani. Qui c’è odore di marijuana e i paesi hanno nomi strani (herba buena…?). Non ci aspettavamo un Chiapas così verdeggiante, pinete, prati, canneti, campi di mais, e gli odori, e i colori… Visitiamo “Tenam Puente”, un sito archeologico lungo la mitica Mex190, una strada che alla fine del nostro viaggio avremo percorso quasi interamente. Il posto è incantevole, immerso nella foresta, tutto per noi. Paola si arrampica ovunque, c’è tanta allegria. Ci dirigiamo verso i Lagos, un parco naturale con 50 laghi, la cui zona più caratteristica è la “lagunas des 5 colores” , laghetti di colori diversi vicini tra loro. David ci propone un giro in barca, ci indica una passerella ma quando scendiamo scopriamo che la “boat” non era una barca ma quella passerella: una zattera! Quattro tronchi paralleli uniti da corde, l’acqua filtra ovunque ed è molto precaria. Ci ritroviamo con dei remi in mano, il “capitano” evidentemente vuole dividere il lavoro! Arriviamo al cenote e poi continuiamo a remare nel lago cantando a squarciagola canzoni messicane e italiane, più “una storia tra le dita” che viene cantata in contemporanea nelle due lingue. David ha una voce strepitosa, canta “cielito lindo” che diventerà la colonna sonora del nostro viaggio (la cantiamo ancora oggi). Mangiamo “quesadilla” e ci godiamo il sole. Jorge ci propone una deviazione poco nota: le cascate di “El Chiflon” (10pesos), non c’è su nessuna guida ma vale assolutamente la pena! La salita è dura ma lo spettacolo è unico, una cascata molto alta che si tuffa in un arcobaleno di colori. Al ritorno prendiamo strade secondarie e ci immergiamo così in un tramonto infuocato sugli altipiani del Chiapas, è troppo difficile riuscire a descrivere le emozioni, è qualcosa che riusciamo a leggerci negli occhi soltanto noi. E ancora abbiamo impresso il cielo coperto da un manto di stelle, che è esploso nel cielo subito dopo…

22 GENNAIO 2003 –mercoledi Alle 7.30 siamo partite per Palenque (196pesos, 209km, 5ore), attraverso una strada tortuosa che passando per Oocosingo ci introduce gradualmente nello scenario della giungla. Arrivate alla stazione facciamo il biglietto per Merida e cerchiamo un albergo. Non ci allontaniamo molto, proprio dietro alla stazione c’è l’hotel Santa Elena (120pesos la doppia). Sono le 13.00 e fa un caldo umido ma non ci fermiamo. Dopo aver sistemato i bagagli e prenotato la gita dell’indomani per le cascate, ci dirigiamo verso il sito. Nostro mezzo di trasporto “preferito” è il collettivo (14pesos). L’entrata a Palenque è di 35 pesos, una meraviglia! Il sito è immerso nella giungla, dietro ogni angolo ci sono delle rovine, l’umido della giungla si confonde con i versi dei suoi abitanti. E’ un’esperienza da provare, ci si sente un tutt’uno con la natura. Trovare il museo si rivela,invece, un’impresa. Si trova lungo la strada, fuori dal sito, e noi, come al solito infaticabili, ci andiamo a piedi. Torniamo all’albergo riprendendo al volo un collettivo, ci laviamo (ogni tanto succede!) dopo aver scoperto che l’agua caliente esce solo dopo 10 minuti dall’aver aperto il rubinetto dell’acqua fredda (logico, no?). La sera giriamo per la cittadina, è molto piccola ma ospitale.

23 GENNAIO 2003-giovedì Alle 9.00 partenza per la gita organizzata (100pesos), prima tappa a Misol-hà (20km,30minuti). Compagni di avventura erano due spagnoli, una svizzera, un tedesco e Matthias, danese. La cascata è di 35 m, immersa nel verde, e ci si può camminare sotto. Seconda tappa Agua Clara, una distesa di acqua tra il celeste e il turchese, che abbiamo attraversato grazie ad un ponte sospeso molto traballante. Ultima tappa Agua Azul, un insieme di cascate di un bel colore azzurro. Si può camminare lungo il corso d’acqua e anche farsi un bagno. Noi ci siamo limitate ad osservare Matthias e gli altri sguazzare felici, sdraiate al sole scrivendo cartoline. Tornate a Palenque siamo state travolte da uno di quei nubifragi di cui tanto avevamo sentito parlare, e che spiega l’altezza insolita dei marciapiedi. Ci siamo riparate alla stazione, e dopo un’oretta è tornato il sole. In venti giorni si può ben concedere un’ora di pioggia! Le ultime ore prima della partenza le abbiamo trascorse a girare per bancarelle…Cosa credevate? Abbiamo incontrato Matthias e chiacchierato molto sulle nostre vite, sui nostri sogni e su questo viaggio. Che strano incontrare alcune persone per un attimo e poi non vederle più per tutta la vita…

Alle 23.45 partenza per Merida (240 pesos, 8 ore), compagnia Altos, l’unico viaggio veramente scomodo fatto: musica assordante per tutta la notte e un gelo polare. 24 GENNAIO 2003- venerdì Abbiamo lasciato le valigie-muerte alla stazione centrale dei pullman e abbiamo fatto un giro per Merida, sarà stato il viaggio o la stanchezza, ma non ci ha entusiasmate. Un messicano ci racconta che la città è stata la capitale dello Yucatan e che circa 4 mesi fa è stata distrutta da un uragano. Camminiamo lungo la Plaza Grande, dove ci sono la cattedrale, il Palazzo del Governo e il Palazzo Municipale. Passiamo anche davanti al teatro dell’opera, all’università e all’Iglesia de Jesus. All’ora di pranzo, alla stazione Came, incontriamo mia sorella Rosanna con Gabriele, che sono da qualche giorno a Cancun: da adesso in poi saremo motorizzate! Prossima destinazione Uxmal (75km). L’entrata costa 85 pesos compreso lo spettacolo di suoni e luci (anche se non si rimane a vederlo). Purtroppo per Paola non si può salire sulla piramide dell’indovino, che è anche la più alta. In compenso ci sono molte altre costruzioni, ovunque la raffigurazione del dio Chac (della pioggia). Se si arriva la mattina non vale la pena rimanere per lo spettacolo. Il viaggio di ritorno è interminabile, dobbiamo andare a Cancun (400Km) dove abbiamo affittato un appartamento per una settimana. I topes ci perseguitano per tutta la strada, faccio uno studio approfondito: il loro numero varia da 5 a 8 in base alla grandezza del centro abitato attraversato. E se ne incontrano tanti! 25 GENNAIO 2003-sabato Giorno di relax, dedicata al favoloso mare di Quintana Roo. Andiamo alla Playa Marlin, dove una sabbia bianca e finissima si tuffa in un mare caraibico. Cancun, invece, ci ha deluse: sembra una Las Vegas per ricchi Americani. E’ tutto un susseguirsi di alberghi, fast-food, locali notturni e negozi lussuosi.

26 GENNAIO 2003-domenica Stamattina partenza per Chichen-Itzà (205km), stavolta scegliamo la superpista, che se non è economica(330pesos), sicuramente “rapidiza la vida”!!!! E ci stressa di meno. Dopo due ore arriviamo al sito: uno spettacolo! La piramide “el castillo” è il simbolo del Messico e quella meglio conservata. E’ costruita seguendo i principi di astronomia già allora noti, e sui cui basavano la loro vita. Salire non è così semplice, è molto ripido e pericoloso, testimone il turista caduto… Dentro la piramide c’è un cunicolo che porta ad una camera dove c’è un giaguaro e “chac-mol” . Anche gli altri edifici sono interessanti e vale la pena girare. Tappa successiva Cobà (1ora e ½ circa di macchina), il paesaggio è vario e la strada buona. Anche qui non paghiamo l’entrata perché è domenica. E’ immerso nella giungla e si ha la possibilità di vedere,e sentire, le scimmie ragno. Scalare la piramide di Nohoc-Mul (45m) non è per tutti: gli scalini sono di altezza, larghezza ed inclinazioni diverse. Ma dall’alto la vista è meravigliosa, si vedono le cime degli alberi e lo sguardo spazia per tutto l’orizzonte. Un contrasto di colori, giocato sul blu del lago e la luce dorata del tramonto. Prima di andare via facciamo un incontro con un alligatore che passeggia tranquillo sul pontile…Non lo salutiamo da vicino! 27 GENNAIO 2003-lunedi La strada per Tulum è buona (130Km) e impieghiamo quasi due ore per raggiungerla. L’entrata costa 35 pesos. Le “ruinas” non sono niente di che, ma l’insieme è uno spettacolo! C’è una fusione totale tra il colore indescrivibile del mar dei Caraibi, le palme, la sabbia bianca e fina, le nuvole disegnate nel cielo. E i pellicani in picchiata sul mare, le iguane padrone delle rocce. E il sentirsi un tutt’uno con questo spettacolo, appartenere a questo posto… Troviamo un posto sulla spiaggia riparato dal vento, a ridosso di alcune rocce, ci sorge il dubbio sul perché tanta fortuna, ma ci accampiamo allegramente. Dopo un paio d’ore decidiamo di farci il bagno e alzando lo sguardo ci ritroviamo a meno di mezzo metro da un’iguana gigante che domina dall’alto della roccia. Ormai nulla ci spaventa, ci sentiamo totalmente messicane! Eppure una leggera malinconia comincia a farsi sentire…Sarà già nostalgia? Sulla strada del ritorno ci fermiamo a Playa del Carmen, ma è pieno di italiani che bevono birra e giocano a beach-volley, noi decidiamo di scappare.

28 GENNAIO- martedì Giornata di relax e mare a Cancun 29 GENNAIO-mercoledì La meta di oggi è Xel-hà, una sorta di parco naturale dove fare snorkelling e divertirsi con le ciambelle galleggianti (25 dollari). E’ una laguna che si affaccia sul mare a 131 km da Cancun. I pesci ti nuotano accanto e le iguane attraversano i sentieri. 30 GENNAIO-giovedì Domani si parte…Decidiamo di trascorrere un altro giorno di mare e di comprare gli ultimi regali. La cena non può che essere messicana: tacos, quesadilla, burritos de pollo e margaritas. Il tutto accompagnato da musica messicana, con “cielito lindo” che è ormai diventata la sound track del nostro viaggio. Il cameriere risponde al nostro saluto con un indimenticabile “no adios, hasta luego”.

31 GENNAIO-venerdì Non rinunciamo ad un rapido giro per Cancun…Tanto per spendere gli ultimi pesos! Poi all’aeroporto dove riconsegniamo la macchina e dove inizia il lungo viaggio di ritorno…Stavolta senza neanche la consolazione della vacanza che ci aspetta. Un viaggio all’insegna delle lunghe attese per i chek-in e dei ritardi causa neve.

Abbiamo pensato a lungo se concludere questo nostro diario descrivendo le emozioni provate. Troppo difficile. Il Messico va vissuto e non raccontato…

Federica e Paola



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