Por la carretera

ITINERARIO: Città del Messico – Puebla – Oaxaca San Cristobal de las Casas – Palenque Yaxchilan – Bonampak – Merida Playa del Carmen – Cozumel – Isla Mujeres 1° giorno (Città del Messico) Arriviamo all’Aeropuerto Internacional Benito Juarez alle ore 20,00 circa; dopo aver sbrigato le pratiche doganali ed aver ritirato i...
Scritto da: fabiomontesi
por la carretera
Partenza il: 13/08/2006
Ritorno il: 02/09/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
ITINERARIO: Città del Messico – Puebla – Oaxaca San Cristobal de las Casas – Palenque Yaxchilan – Bonampak – Merida Playa del Carmen – Cozumel – Isla Mujeres 1° giorno (Città del Messico) Arriviamo all’Aeropuerto Internacional Benito Juarez alle ore 20,00 circa; dopo aver sbrigato le pratiche doganali ed aver ritirato i bagagli, cerco uno sportello bancario per effettuare il primo cambio (conviene cambiare in aeroporto il tasso è il migliore di tutto il Messico); Fatto ciò vado al banco dei taxi, all’interno del terminal, per acquistare il ticket (Vi sconsiglio vivamente di prendere i taxi direttamente per strada soprattutto la sera). Acquistato il biglietto usciamo dall’aeroporto e ci mettiamo in fila alla Stazione dei taxi per raggiungere l’albergo Hotel Ritz che si trova in pieno centro a tre isolati ovest dello Zocalo.

Arrivati in albergo prendiamo possesso della camera e prima di andare a letto prenotiamo una escursione comprendente il giro della città e la visita a Teotihuacan.

2° giorno (Città del Messico) Dopo un’abbondante colazione, ci rechiamo nella hall dove aspettiamo la guida che ci accompagnerà durante l’escursione.

Bene si parte la prima tappa è la Plaza de las tres culturas porta questo nome perchè in questa piazza sono rappresentate le tre civiltà che hanno dominato il Messico e sono: la civiltà preispanica con la piramide azteca di Tlateloco, la civiltà Spagnola con il seicentesco Templo de Santiago in stile coloniale e dal moderno edificio della Secreteria de Relaciones Exteriores La nostra gita è proseguita con la visita alla Basilica de Guadalupe costruita intorno al 1700, ma agli inizi del 1970 la vecchia basilica stava lentamente sprofondando a causa del gran numero di pellegrini che l’affolavano ogni giorno e fu deciso di costruirne una nuova Basilica de Nuestra Senora de Guadalupe considerata la seconda basilica al mondo dopo San Pietro. Nella piazza davanti all’entrata c’è un percorso di sampietrini che viene percorso a ginocchia nude dai pellegrini che intendono chiedere la grazia.

Dopo una breve pausa per rinfrescarci e bere qualcosa, siamo partiti alla volta di Teotihuacan con il suo sito archeologico di grande interesse storico artistico a circa 50/60 chilometri da Città del Messico. Il sito è stupefacente pieno di fascino e mistero dove brillano le straordinarie piramidi preispaniche del Sol y de la Luna costruite all’inizio del 1° secolo d.C.; dopo averle ammirate da ogni possibile posizione dal basso, abbiamo iniziato la scalata della Piramide del Sol; Un’ascesa a dir poco massacrante, ma l’emozione di arrivare sul tetto è un’esperienza che va provata assolutamente. Sulla cima della piramide, c’è un punto dove la leggenda vuole che mettendoci sopra il dito si assorbe tutta l’energia positiva del Sole e per non farci mancare niente mettiamo il dito sul punto anche noi. E’ ora di iniziare la discesa che è quasi più faticosa della salita. Arrivati alla base Gioia si arrende e si siede all’ombra io imperterrito salgo anche sulla Piramide della Luna.

A questo punto la fame si comincia a far sentire e usciti dal sito troviamo un ristorante dove mangiamo una specie di zuppa di carne con avocado e cactus molto piccante accompagnata dalle imancabili tortillas da bere neanche a dirlo cerveza corona e per concludere tequila.

Bene è ora di tornare al nostro pulmino per rientrare a Città del Messico; rientrati in città facciamo una passeggiata per lo Zocalo poi con calma torniamo in albergo.

3° giorno (Puebla) Al mattino fatta colazione, chiamiamo un taxi per dirigerci al Terminal Northe, dove prenotiamo il pullman de primiera ADO per Puebla che fortunatamente parte dopo 5 minuti. Il tragitto è di poco più di un ora molto confortevole.

Arrivati, prendiamo un taxi per raggiungere il nostro albergo Hotel Imperial prenotato via internet, molto carino e pulito. Usciamo subito e ci dirigiamo verso lo localo il centro della città; ad un certo punto sentiamo sparare e decine di persone che corrono: da lontano sembrano insanguinate e sporche deve essere successo qualcosa di grave! Niente affatto oggi a Puebla c’è Holliwood, infatti stanno girando un film d’azione, incuriositi ci avviciniamo e tra gli attori riconosco Forest Whitaker; curiosiamo ancora un po’ poi decidiamo di continuare il nostro giro, visto che avevamo programmato un solo giorno a Puebla. La città è molto bella e ordinata (rarità per il Messico) conta oltre 70 chiese e moltissimi edifici in stile coloniale, molti dei quali decorati con piastrelle di ceramica dipinte a mano dette azujelos. Visitiamo la cattedrale sita nella parte sud dello zocalo e tutti gli edifici storici situati sempre nei pressi dello zocalo, poi guardiamo qualche negozio ed in fine ci fermiamo in un locale (la Princesa) a pranzo spendiamo poco, ma mangiamo male, anzi forse sbagliamo il menu scelto. Rientrimo in albergo doccia e ci corichiamo per riposare quando ad un certo punto la terra trema; è una scossa di terremoto, la ragazza della hall mi spiega che non c’è da preoccuparsi :”…Da queste parti è una cosa normale…”. La sera la città si anima lo zocalo si riempie di mariachi giocolieri e artisti vari. Ci sediamo in un ristorante, ceniamo e rimaniamo fine a sera tarda in compagnia di canti, balli e spettacoli di vario genere.

4° giorno (Oaxaca) Dopo aver preparato i bagagli, chiamiamo un taxi per dirigerci alla stazione dei pullman ADO facciamo il biglietto sia per Oaxaca che per San Cristobal de las Casas. Dopo circa un’ora di marcia il pullman si rompe; acqua in ebollizione, cazzo non ci voleva! L’autista tenta di recuperare la situazione, ma non c’è nulla da fare. Le soluzioni sono 2: aspettare il pullman di riserva, in questo caso bisogna aspettare circa tre ore, oppure se ci fosse posto possiamo prendere il primo autobus locale di non so quale categoria, che dovrebbe passare tra un’ora. Accettiamo la seconda proposta e giunto l’autobus ci precipitiamo dentro prima che si esaurisca. Sfortunatamente non ci sono posti a sedere e continuiamo il viaggio in piedi. Tre ore e mezzo di curve in una calca pazzesca. Finalmente arriviamo in città, ma ormai è tardi per andare a visitare il sito del Monte Alban quindi decidiamo di passare il tempo che ci rimane prima di prendere il successivo pullman per San Cristobal per una visita della città. Al contrario di Puebla qui è tutto un casino, lo zocalo ospita il mercato dove si vende di tutto a prezzi convenienti, l’atmosfera che si respira è veramente entusiasmante. Compriamo della cioccolata (è una specialità del posto) alcune bottiglie di Mescal e vari souvenir. Bene ci resta ancora del tempo ed è quasi ora di cena; con l’aiuto della “Lonely bibbia Planet” troviamo un ristorantino (El Asador Vasco). Ordino la specialità del posto e cioè Pollo al mole negro, in pratica del pollo condito con una salsa a base di cioccolato e chili, niente male davvero. Se avete coraggio provate a mangiare le cavallette fritte glassate al cioccolato. Cenato e digerito con la solita immancabile tequila, ci dirigiamo al terminal per prendere il pullman che ci porterà a San Cristobal. Il viaggio dura tutta la notte.

5° giorno (San Cristobal de las Casas) Arriviamo al mattino presto, ancora canta il gallo, e in taxi dal terminal ci facciamo portare al nostro hotel (Posada Margarita), per una doppia con bagno 300 pesos al giorno, molto carino e pulito; adiacente all’abergo c’è una piccola ma efficientissima agenzia di viaggi “Viajes Chincultik” con loro prenotiamo tre escursioni: Canon del Sumidero – Villaggi Indios (San Juan Chamula / Zinacantan) – Laguna di Montebello & Cascata dello Chiffon). Tempo di fare una doccia e si parte per Chapa de Corzo, dove visiteremo il famosissimo Canon del Sumidero. Arrivati al sito ci imbarchiamo su una lancia che ci porta nei posti piu suggestivi, adesso mi sento in difficoltà perché credetemi e difficile raccontare ciò che vedo; mi viene solo una parola FANTASTICO. Durante la navigazione oltre al superlativo panorama potrete avvistare Coccodrilli, Fenicotteri ecc. La gita dura circa due ore, un consiglio date la propina al lancheros così avrete una visita più lunga e accurata. Finito il tour il nostro minivan ci porta a Chapa de Corzo, dove abbiamo la possibilità di fare un giro per la città e mangiare qualcosa. Girovaghiamo senza un itinerario preciso fino ad arrivare ad un mercato alimentare, dove non vi è traccia di turisti; ci inoltriamo e compriamo varie spezie come il chili sia fresco che essiccato ed altri tipi di non so bene cosa. Inizialmente la gente del luogo ci guarda in maniera strana come a dire:<> poi ad un certo punto si avvicina una signora che ci invita a sederci in un tavolo davanti al suo banco chiedendoci se volevamo mangiare. Accettiamo senza esitare a questo punto le altre persone presenti apprezzano il gesto (forse perché non capita quasi mai che un “gringos” accetti di mangiare fuori dai circuiti turistici). Non chiediamo di sapere neanche cosa c’è, ma ci facciamo portare ciò che la signora a preparato. Bene! Pollo in brodo accompagnato da riso con una sfilza di varie salse dal piccantissimo all’agrodolce, le immancabili tortillas, fagioli neri, queso, cerveza e acqua minerale. Finito di mangiare chiediamo il conto, la signora si consulta con altre persone e alla fine ci chiede 70 pesos (5 €) gli diamo 100 pesos, salutatiamo e raggiungiamo il minivan sulla piazza principale. Partiamo per tornare a San Cristobal. Dopo un breve riposino, proseguiamo la giornata visitando la Città. La grandiosa piazza principale è circondata da eleganti palazzi coloniali ed è il luogo ideale per assaporare la pacata atmosfera di questa splendida cittadina. Il lato nord della piazza è occupato interamente dalla cattedrale che risale al 1528. Proseguendo dalla piazza verso nord si arriva al Templo de Santo Domingo è senza dubbio la chiesa più bella di San Cristobal, di seguito si trova il vecchio monastero. Ogni pomeriggio intorno a Santo Domingo, si tiene il mercato dove si possono trovare tantissimi oggetti di artigianato a prezzi veramente incredibili; c’è di tutto tessuti, tappeti e coperte di lana, cinture, cappelli, gioielli di pietre naturali e tantissimi altri oggetti di artigianato lavorati a mano. Bene ormai è sera, quindi cerchiamo un locale dove mangiare, tra le decine di locali scegliamo “Salsa Verde” mangiamo tacos con salsa verde, tortillas farcite in vario modo fatte al momento, cerveza da bere e per concludere tequila di botte il prezzo 120 pesos. Usciti dal ristorante passeggiamo per il centro e arrivati in prossimità della cattedrale, nello spiazzo antistante, vediamo un gruppo di ragazzi indios che stanno facendo uno spettacolo di canti e balli con clavette di fuoco, una ragazza del gruppo ci chiede un’offerta che ovviamente assolviamo. Ormai è notte e la stanchezza si fa sentire quindi rientriamo in albergo.

6° giorno (San Cristobal de las Casas) Oggi il programma prevede la visita dei villaggi indios di San Juan Chamula e Zinacantan prima di partire usciamo per fare colazione ci fermiamo in un posto chiamato “La Jungla” dove ordiniamo Huevos revuelto con jamon + caffè+cocktail di frutta(melone, papaia, mango) per 75 pesos. Soddisfatto lo stomaco ci presentiamo all’appuntamento con la guida che ci accompagnerà Alejandro. Vi consiglio di farvi accompagnare per questa escursione, primo perché riuscirete a capire meglio la storia di questi villaggi secondo perché involontariamente potreste fare o dire qualcosa che potrebbe offendere gli abitanti di questi luoghi. Si parte direzione sud dopo circa 10 Km arriviamo e parcheggiamo il minivan in prossimità di un’altura appena fuori del paese, da dove abbiamo una vista panoramica dello stesso. Alejandro inizia a spiegarci gli usi e costumi di questa popolazione e ci fa visitare alcune case costruite ancora oggi come si fa da secoli, poi ci spiega il significata della “Cruz Maya” e il rapporto della stessa con gli astri, poi ci da indicazioni su come comportarsi in paese e soprattutto all’interno della cattedrale (Non sto a spiegarvi tutto ci vorrebbe troppo tempo). Le norme principali sono: Non fotografare le persone del luogo Non fare elemosina ai bambini Non ridere di cose o situazioni che a voi possono sembrare ridicole Non avere atteggiamenti di pietà nei confronti delle persone Bene! arrivati sulla piazza visitiamo velocemente il mercatino, dopo entriamo nella cattedrale. Ci troviamo davanti un posto che è un misto tra sacro e profano, pieno di candele accese, incenso e fedeli inginocchiati sul pavimento completamente ricoperto da aghi di pino. Le immagini dei santi sono circondate da specchi e vestiti con paramenti sacri. I fedeli adorano San Juan Bautista più di quanto adorino Cristo ed è proprio la sua effige ad occupare il posto più importante nella chiesa. Ci sono addirittura santi messi in castigo, perché a loro giudizio non hanno protetto la cattedrale nel modo giusto, c’è per esempio San … Oddio non mi ricordo! Va be’ comunque, nel periodo in cui questo santo era in voga ci fu un terremoto che distrusse la cattedrale ed i fedeli lo punirono, ritenendolo responsabile e lo relegarono nel lato buio della cattedrale e senza i paramenti sacri. Nella chiesa i fedeli ci passano la giornata, e danno vita ad alcuni riti per noi inverosimili; a volte portano dei polli o galline a cui tirano il collo in segno di sacrificio, poi l’animale verrà cotto e mangiato. La suddivisione del pasto viene fatta esattamente in parti uguali fra tutti i familiari e sarà servita in ordine di anzianità, in pratica la prima porzione spetta al più anziano, l’ultima al più giovane, lo stesso succede con le bevande. Mentre continuiamo ad assistere a queste scene, sempre con molto rispetto e in rigoroso silenzio ci avviciniamo verso l’altare dove vediamo un Curanderos una specie di guaritore, che pratica dei strani riti sul corpo di una persona. Bene a questo punto guadagniamo l’uscita e ci riuniamo con gli altri fuori dalla cattedrale. Visto che abbiamo ancora un po’ di tempo a disposizione ne approfittiamo per andare in un bar a bere qualcosa, Gioia vede un carrettino che vende pannocchie alla brace ne compra una ed è veramente speciale. Finita la pausa, la nostra guida ci porta a visitare il cimitero del villaggio, dove ci sono croci nere, blu e bianche. Le nere sono delle persone morte in tarda età, le bianche sono quelle dei bambini e quelle blu degli altri. Ripreso il minivan ci spostiamo un paio di Km più a nord dove troviamo il villaggio di San Lorenzo di Zinacantan, ordinatissimo paesino in cui vive il popolo dei Tzotzil. Alejandro ci porta in visita in una specie di azienda familiare, dove si producono alcuni manufatti di artigianato come tappeti e vestiti in particolare tuniche, ma anche cappelli fatti con foglie di palma. Finita la visita, veniamo invitati all’interno di una capanna dove una signora stava preparando tortillas di mais negro, farcite con fagioli neri, chili y cheso de cabras; poi ci invita ad assaggiarle, veramente buone! Dopo le tortillas, ci fanno assaggiare anche del mescal fatto da loro e qui credo di aver fatto diversi bis. Bene è ora di rientrare, ripercorriamo la strada a ritroso e torniamo a San Cristobal. Arrivati andiamo direttamente in camera per fare una doccia. Nel pomeriggio giriamo per la città per vedere ciò che non abbiamo visto ieri e cioè il Museo dell’Ambar de Chiapas e il Museo de las Culturas tornando verso l’hotel ripassiamo per il mercato e solita cena al Salsa Verde.

7° giorno (San Cristobal de las Casas) Di buon mattino si parte per i Lagos de Montebello a metà strada ci fermiamo alle bellissime Cascate dello Chiffon che ci regala un salto veramente pazzesco è possibile, osservare il salto principale della cascata attraversandola da parte a parte seduti ad una specie di seggiolino sospeso, agganciato ad una carrucola, la sensazione è veramente forte se soffrite di vertigini lasciate perdere. Finita la visita si riparte per raggiungere la nostra meta e cioè la laguna di montebello, una serie di laghi, per l’esattezza 59, siti proprio al confine con il Guatemala, un posto veramente molto bello, ma impossibile da visitare interamente esageratamente grande, consigliati, decidiamo di visitare approfonditamente le lagunas de colores una serie di cinque laghetti dal colore turchese, blu, verde smeraldo fino ad arrivare al verde scuro. Continuando il giro per il parco, ci spostiamo in un lago molto grande dove al centro si trova una piccolissima isoletta che si può raggiungere con delle canoe al costo di pochi pesos. Il barcaiolo ci consiglia di portare il costume, se lo abbiamo; Ciò presume che si può fare il bagno! Qualche minuto siamo è siamo sull’isoletta, la giro in un attimo e noto delle bellissime orchidee ed infine ci facciamo il bagno: l’acqua è pulita ed il fondo, almeno in alcuni punti, è sabbioso sembra di essere al mare. Dopo qualche minuto di relax ci asciughiamo seduti sulla piccola spiaggia. Un consiglio se fumate fate in modo di portarvi dietro un contenitore, un piccolo portacenere, perché nella laguna non potete gettare niente neanche i mozziconi di sigarette: tutto ciò che portate deve tornare indietro ed essere gettato negli appositi cassonetti. Finita la visita riprendiamo il pulmino e torniamo a San Cristobal per la nostra ultima serata in questo luogo dove ho lasciato un pezzo di cuore, ed ho incontrato gente pacifica e sempre ben disposta a scambiare quattro parole. Devo comunque notare che ho visto un comportamento ben diverso con i turisti “all inclusive”, nei confronti dei quali la popolazione è più fredda e meno disponibile, anzi a volte irritante. Mi sono chiesto il perché è la risposta è che il turismo organizzato è associato agli americani che da queste parti non godono di particolare simpatia; per loro i gringos restano coloro che gli hanno rubato la California e che li hanno oppressi per anni. Ma lasciamo da parte queste divagazioni di natura politica e torniamo al viaggio.

8° giorno (Palenque) Dopo la solita colazione si parte destinazione Palenque, l’autista ci avverte che il tragitto è piuttosto movimentato. Circa dopo una ora di marcia passiamo nei pressi di un villaggio dove campeggia un cartello che recita: <> Credo che la traduzione sia superflua, chiediamo al conducente se fosse possibile fare una sosta, ma ci fa capire che è meglio non sfidare troppo la sorte, che questo villaggio non è un’attrazione turistica e non ci sarebbe motivo per fermarsi. Proseguiamo per la nostra strada e finalmente arriviamo alla Cascata di Agua Azul purtroppo oggi non è proprio azzurra come al solito, infatti ieri da queste parti ha piovuto abbondantemente e ciò ha reso l’acqua torbida. Finita la visita, proseguiamo per raggiungere un’altra cascata e cioè quella di Misol Ha dove facciamo anche il bagno. Stupendo! L’acqua è fresca e con il caldo che fa oggi è un piacere trastullarci a mollo. Un altro vantaggio di non essere turisti all inclusive è quello che il tempo dedicato alla visita dei luoghi lo stabilisci tu stesso senza dover rendere conto a niente e nessuno. Bene ci rimettiamo in cammino e ci fermiamo a mangiare in un ristornino sulla strada in prossimità delle rovine della mitica Palenque. Finito di mangiare ci rechiamo all’ingresso del sito, dove con altri Italiani ingaggiamo un cicerone del luogo, Alberto un signore molto sicuro di se che per prima cosa ci mostra l’attestato di guida autorizzata è molto fiero di questo. Il colpo d’occhio appena entrati è veramente notevole ho quasi la pelle d’oca per me è la realizzazione di un sogno finalmente sono a Palenque nel regno di Pakal.

Il sito è immerso nella fitta foresta tropicale, ed è composto da 500 edifici, ma solo alcuni di questi sono stati riportati alla luce e si trovano nella parte centrale. Tutto quello che si vede, secondo l’archeologia ufficiale è stato costruito senza l’ausilio di accessori di metallo, ma Alberto ci smentisce ciò e ci fa notare delle pietre che fanno parte della base del famoso osservatorio astronomico che sembrano segate, si notano su di esse i segni dentati di una sega. L’impressione che ho è che non è possibile che hanno costruito tutto questo senza mezzi dotati di ruote. Visitiamo man mano tutti i templi, i più interessanti sono il Templo de la Calavera, il Templo XIII per culminare poi con il famosissimo Templo de las Inscripciones nel cui interno si trova il famoso bassorilievo che sembra rappresentare un astronauta ai comandi di un veicolo spaziale (per poter visitare questa sala bisogna farsi accreditare presso il museo) . Continuiamo la visita con El Palacio, il Templo del Sol e il Templo de la Cruz. Finita la parte centrale visitiamo l’Acropolis Sur e il Grupo Norte dove si trova il famoso Campo del juego de la Pelota. La visita dura circa tre ore. Volendo, finito il giro ci si può avventurare all’interno della jungla che circonda il sito dove seguendo un sentiero si possono raggiungere delle piccole, ma affascinanti cascate; non posso darvi dei punti di riferimento per trovarle, anche perché i sentieri potrebbero essere cambiati. Ormai sono più di quattro ore che giriamo e il sito sta per chiudere quindi guadagniamo l’uscita, e ripreso il pulmino ci dirigiamo in città. Sulla strada che va in città, passiamo di fronte ad una specie di villaggio El Panchan leggendario posto frequentato da hippy e artisti di strada. El Panchan è anche il posto dove si aggirano parecchi pusher in cerca di clienti per i loro Funghi Magici (allucinogeni). Arrivati in città ci facciamo accompagnare al nostro Hotel “Posada Tucan” la stanza è piccola, ma in compenso pulita e dotata di aria condizionata. Tempo di fare una doccia e siamo di nuovo in strada per visitare la città; il posto è molto squallido e non c’è niente da vedere quindi entriamo in un locale dove ceniamo discretamente e poi subito a letto domani ci attende un’alzataccia.

9° giorno (Palenque) Partiamo alle sei del mattino, destinazione i siti archeologici più remoti del Chiapas: Yaxchilán e Bonampak . Il nostro mezzo è un pulmino bianco con otto posti più l’autista, a bordo quattro Italiani e due Francesi. Il percorso che ci separa dalla nostra meta è di circa 180 Km. Ci fermiamo a fare colazione in un posticino immerso nel verde, sulla strada, una sorta di capanna di legno dove i sedili sono tronchi tagliati. Ci offrono un ottimo buffet di qualità. Dopo colazione siamo pronti a proseguire per Frontiera Corozal, un piccolo paese al confine col Guatemala. Qui alla Zona Lacandona Comunidad Frontiera Corozal si pagano 10 pesos per l’ingresso e sempre da qui che partono le motolancie che navigano per un’ora circa lungo il fiume Usumacinta fino a raggiungere le rovine archeologiche. Il tragitto è molto suggestivo! Natura a trecentosessanta gradi la jungla imponente fiancheggia il corso dell’Usumacinta e spesso si vedono gruppi di scimmie saltare da un ramo all’altro. Finalmente raggiungiamo il sito. Situata sulla riva sinistra del fiume Usumacinta, dista 40 Km dalla vicina Pedras Negras con la quale condivise lo sviluppo storico e culturale. Gli edifici cerimoniali, i palazzi, i campi da gioco vennero costruiti su acropoli che si innalzano fino a 50 metri sopra il fiume rendendo assai difficoltoso l’accesso per i restauri. Gran parte dei suoi monumenti, infatti, non sono ancora stati riportati alla luce e giacciono ricoperti dalla densa foresta tropicale insieme ai loro tesori ed alla loro storia. Tipici dell’architettura della città sono i palazzi costituiti da una struttura rettangolare che si snoda attorno ad un patio e che viene sormontata da una cresta a traforo. Sulle architravi interne si sono conservate splendide iscrizioni. Ciò che la rende famosa sono le facciate particolarmente decorate dei suoi palazzi e i magnifici architravi scolpiti. Dall’ingresso si può decidere se visitare subito la Pequena Acropolis, un gruppo di rovine su un’altura. Dirigendosi invece verso il “centro”, la prima struttura che s’incontra è El Labirinto, intorno ci sono altri palazzi ricoperti da rampicanti, che si affacciano sull’erbosa Gran Plaza, luogo dove risiedevano i nobili. Tutto il sito è ricco di stele che raffigurano l’auto-sacrificio, considerato atto di devozione e modo per comunicare con l’aldilà. Davanti alla stele n. 1 parte una scalinata imponente che porta all’edificio meglio conservato e cioè l’Edificio 33. A sud della Gran Plaza le scalinate conducono alla Gran Acropolis. L’edificio 41 è il più alto del sito. La natura è straripante: vediamo una Nottola e una tarantola gigantesca! La cosa più emozionante in assoluto è l’urlo delle scimmie urlatrici: quasi un ruggito nelle foreste! Tornati a Frontera Corozal è ora di pranzo e mangiamo in una specie di trattoria situata vicino all’imbarcadero, in seguito riprendiamo il pulmino per raggiungere la prossima meta, ad un certo punto l’autista si ferma perché bisogna cambiare il mezzo e saliamo su una vecchissima Range Rover guidata da un rozzo e spericolatissimo tipo con baffoni, che ci porta fino all’ingresso del sito. La città di Bonampak è piccola e semplice con l’eccezione dei murali (unici nel Mondo Maya) che furono scoperti all’interno della struttura numero 1 e che sono dell’ultima parte del secolo 8. Gli affreschi rappresentano immagini del governante Chan Muán, vita di corte, scene di guerra, rituali e constumi del giooco della pelota e scene di sacrificio. Gli affreschi risaltano la realtà di guerre e della vita di palazzo. Certo l’impatto ambientale non è nemmeno paragonabile a quello di Yaxchilan, ma i suoi murales sono esaltanti e valgono da soli lo scopo della visita. Mentre scendiamo dalla piramide si scatena un temporale e cerchiamo riparo in un gazebo posto alla base della piramide. Appena spiovuto raggiungiamo il “baffone” che ci riporta in un battibaleno al nostro pulmino. Bene è ora di tornare a Palenque anche perché alle 22,00 dobbiamo prendere il pullman ADO de primiera, che ci porterà alla nostra prossima meta e cioè Merida.

10° giorno (Merida) Dopo un tragitto di otto ore, siamo finalmente arrivati. Il viaggio è stato molto confortevole infatti ho dormito per quasi tutto il tempo; un consiglio se decidete di viaggiare in pullman, soprattutto la notte, tenete sempre a portata di mano una felpa o un plaid qui hanno l’abitudine di sparare l’aria condizionata a cannone. Recuperati gli zaini prendiamo un taxi per farci portare all’albergo prescelto “Hotel Trinidad Galeria” La hall è molto bella, piena di dipinti e sculture fatte dal proprietario dell’Hotel che è un artista hippy. Il portiere ci fa vedere la camera: molto spartana e un po’ malandata, ma è l’unica disponibile, contrattiamo il prezzo e ne prendiamo possesso. Fatta doccia e barba usciamo per vedere la città e fare colazione. La cosa che salta subito all’occhio è la differente atmosfera rispetto al Chiapas, qui e tutto più simile alle nostre città: tante auto, traffico, non dico che la vita è frenetica come da noi, ma quasi. Giunti allo zocalo, assistiamo alla parata della polizia, molto coreografica. Appena finita ci fermiamo in una caffetteria per la colazione; anche i prezzi non sono più quelli del Chiapas. Merida è una splendida città nel cuore dello Yucatan di cui è la capitale, era un centro importante già al tempo dei Maya e attualmente gode di un caratteristico centro storico in stile coloniale. Dalla piazza in cui ci troviamo prendiamo un autobus per raggiungere il terminal dei pullman che portano al sito di Chichen Itza. Bene il pullman parte tra pochi minuti! Dopo un’ora di viaggio siamo arrivati. Raggiungiamo l’entrata del sito facciamo il biglietto ed entriamo. Si capisce subito che al contrario degli altri siti visti fino ad ora che qui c’è molto turismo di massa, infatti il sito si riempie di turisti provenienti dai resort di Cancun e Playa del Carmen riconoscibilissimi dall’immancabile braccialetto di gomma colorato che portano al polso. Chichén Itzá, comprende circa trenta costruzioni visibili. Il primo complesso che si offre alla vista appena varcato l’ingresso è il Juego de la Pelota, un’area costituita da un rettangolo delimitato da due muri alti e paralleli adornati di bassorilievi, rappresentanti scene di gioco e di sacrificio. L’edificio più importante è il tempio di Kukulcán, la famosa piramide a nove piani, di pianta quadrata, alta 17 metri e sormontata da un tempio a due vani in cui sono stati ritrovati una statua di Chac-Mool e il trono/giaguaro in pietra. Il Tempio è circondato da una galleria e da un portico in cui l’ingresso principale è segnato da due colonne a forma di serpente. La piramide è connessa al culto del sole e all’osservazione astronomica, intuibile anche dalle quattro gradinate che, composte di 364 scalini e sommate alla piattaforma superiore, sono 365 come i giorni dell’anno solare, e anche dai novi piani della piramide che originano 18 elementi, corrispondenti ai mesi del calendario azteco. Il monumento, oltre a essere un luogo di culto, funzionava come una gigantesca meridiana, e non c’è niente di più emozionante dello spettacolo che offre al solstizio di primavera, quando l’esatta posizione della piramide allineata con il sole crea una fila di ombre a forma di triangolo che scendono lungo la scalinata, rappresentando un serpente che, durante tutto il giorno, scende dal tempio fino alla base della piramide. Di fronte si trovano il Complesso delle mille colonne e il Tempio dei guerrieri, con colonne in pietra costituite da fusti squadrati o rotondi, spesso scolpiti in bassorilievo. Passeggiare per quest’area significa scoprire suggestioni ad ogni angolo, immaginare la precisione con cui furono create queste opere, tuffarsi in percorsi ricchi di enigmi che ci riportano nel mondo precolombiano, in una vera e propria Meraviglia del Mondo. Mentre visitiamo l’Osservatorio Astronomico inizia a tuonare <> neanche il tempo di pensarlo che si scatena una pioggia incredibile dopo pochi minuti il sito è sommerso dall’acqua, dal punto in cui siamo non c’è nessun riparo ed allora iniziamo a correre per tornare all’ingresso, che non è proprio vicino, anzi. Arrivati ci ripariamo nella grande hall dell’entrata e andiamo nel bagno pubblico per ricomporci ed asciugarci un po’. Verifico la condizione del passaporto e del biglietto aereo, che tengo sempre con me in un marsupio che porto sotto i jeans; un disastro il ticket è quasi sbiadito, il passaporto è diventato un cencio le pagine sono una incollata all’altra e la copertina si è tutta arricciata, ma speriamo bene! Intanto a smesso di piovere e il sole torna a splendere. Guadagniamo l’uscita e ci mettiamo in fila per riprendere il pullman verso Merida. Il tragitto dura sempre un’ora come all’andata, ma sembra non passare mai; l’aria condizionata, bagnati come siamo, ci sta distruggendo, sentiamo talmente tanto freddo che sembra di essere al polo nord. Fortunatamente arriviamo, questa volta prendiamo di corsa un taxi per tornare in albergo. Prima di fare una bella doccia calda stendiamo passaporti e biglietti davanti al ventilatore che abbiamo in dotazione, per asciugarli il meglio possibile. Dopo esserci riposati usciamo per la cena, la scelta cade per un ristorante vicino all’albergo, ordiniamo un piatto tipico, ma questa volta rimandiamo quasi tutto indietro, per il nostro palato è nauseante. Mi consolo con dei tacos con salsa roca e qualche tortillas, ovviamente cerveza e l’immancabile tequila.

11°-12°-13°-14°-15° giorno (Playa del Carmen) Dopo una bella dormita, chiudiamo gli zaini e li portiamo nella hall. Facciamo colazione in albergo con uova strapazzate, pane tostato e marmellata, caffè, e succo di arancia. Saldiamo il conto e ci facciamo chiamare un taxi per il terminal ADO dove prendiamo il pullman per Playa del Carmen. Dopo tante alzatacce ed escursioni massacranti e giunto il momento del mare da oggi fino alla nostra partenza per Roma il viaggio sarà tutto mare e sole. Più ci avviciniamo a Playa, più il paesaggio cambia, ormai la foresta pluviale e le montagne del Chiapas sono solo un ricordo e vengono sostituite dall’impareggiabile atmosfera caraibica tutta palme, sabbia e reggae . Il viaggio dura poco più di cinque ore. All’arrivo cerchiamo un taxi, ma non se ne vede uno, però ci affianca un uomo con una specie di risciò a pedali chiede 100 pesos per portarci dove vogliamo. Ancora non sappiamo se puntare su un Resort oppure un alberghetto sulla mitica quinta avenida il vero cuore pulsante di questa piccola ma carinissima cittadina. Puntiamo su un resort, che si trova fuori Playa, ma a parte il prezzo non mi convince l’idea di rinchiudermi in un villaggio. Quindi Zaino in spalla e via verso la “quinta”. Dopo due tentativi di tutto esaurito troviamo alloggio presso “El Castillo del Mar” un piccolo albergo senza pretese, il costo è di 500 pesos per una doppia con bagno e aria condizionata, prima di accettare chiediamo di poterla visionare. Bella! Spaziosa con balcone che affaccia sulla strada; affare fatto! Sistemati i vestiti nell’armadio usciamo di corsa la voglia di vedere la spiaggia e il mare è fortissima. Attraversata la strada siamo già in spiaggia. Bella, bianchissima con un mare turchese, in lontananza oltre l’imbarcadero per Cozumel, si vedono i Resort, che obiettivamente sembrano situati in una posizione migliore. Playa del Carmen è una cittadina situata sulla costa caraibica nella parte nord-orientale dello stato di Quintana Roo. Il suo antico nome è Xaman-Ha che significa Luogo dove sorgono le acque del Nord. Da qui i Maya salpavano per andare a rendere omaggio alla dea della fertilità, Ixchel, nell’isola di Cozumel. È capoluogo della municipalità di Solidaridad. Dopo aver fatto il primo bagno ed esserci trastullati un po’ al sole, iniziamo a girare un po’ per la quinta avenida. Credo che la scelta di non andare nel villaggio, sia stata quella giusta, perché anche se perdiamo qualcosa dal punto di vista del mare, guadagniamo sicuramente in allegria e vita notturna. La cittadina è veramente graziosa, composta da edifici max di 3 piani, tutti molto ben rifiniti e quasi tutti con struttura portante in legno. La strada principale pullula di ristoranti, bar, locali con musica dal vivo e tantissimi negozi. Il bello è che questi posti hanno mantenuto la caratteristica tipica caraibica a conduzione familiare, senza farsi traviare dallo stile trash per esempio di Cancun, dove è tutto Mega: Mega Discoteche, Mega Ristoranti, Mega Alberghi, Mega Centri Commerciali, qui è tutto a misura d’uomo, un posto veramente bello e divertente. Dopo aver girato in lungo e largo per la città, rientriamo in albergo, solita doccia un piccolo riposino e poi di nuovo in giro. Camminando per la quinta, osserviamo con attenzione tutti i locali e i ristoranti per trovare quello che fa per noi, è un continuo sentirsi chiamare, i ristoratori sono sempre sulla porta, pronti a decantare le loro specialità <>. L’aragosta e i gamberoni sono sicuramente le specialità più reclamizzate. Alla fine optiamo per un ristorantino gestito da due ragazzi toscani. Facciamo un pasto completo a base di pesce (Aragosta, gamberoni, calamari ecc.) spendiamo circa € 25 a persona.

Tulum – Il giorno seguente, appena svegliati, scendiamo per la colazione, proprio davanti il nostro hotel c’è un ristorante specializzato in colazioni dove fanno il caffè espresso. Neanche a dirlo è di proprietà di una ragazza italiana Francesca ed è anche il ritrovo dei tantissimi Italiani residenti a Playa, quasi tutti gestiscono piccoli ristoranti, ma si sono inseriti bene anche nel commercio e nell’edilizia; Accanto alla cassa vedo delle copie di un quotidiano in Italiano, stampato a Playa . Il caffè è discreto e la colazione abbondante il clou è una ciotola piena di nutella originale servita con del pane tostato. Finito di mangiare, ci informiamo su come arrivare alle rovine di Tulum alla fine decidiamo di prendere un Collettivos (pulmino privato che raccoglie turisti e non per varie destinazioni). La posizione costiera di Tulum, con l’alto edificio del Castillo a picco sul mare, ha fatto sì che la cittadella fosse la prima a essere avvistata dagli spagnoli. Il 3 marzo 1517 tre vascelli spagnoli giunsero nei pressi della città e vennero raggiunti da alcune piroghe maya. Tulum fu teatro di un primo scontro tra maya e invasori, avvenuto allo sbarco degli europei e risoltosi a favore degli invasori. La favorevole posizione geografica collocava Tulum sull’asse commerciale che congiungeva l’Altopiano messicano e l’America centrale. I commerci si svolgevano via mare, su grandi piroghe che approdavano nell’insenatura presso il Castillo scaricando merci come miele, sale, pesce, oggetti di ossidiana e piume di quetzal. L’espressione artistica di Tulum rivela influssi di regioni lontane, come quella dei Mixtechi dell’altopiano di Oaxaca. Una singolare divinità, il dio discendente, collegata forse al miele o al sole al tramonto, appare rappresentata in molti edifici, nelle nicchie verticali sopra gli ingressi. Si tratta di una figura misteriosa, unica nell’arte classica maya: è presentato a testa in giù, con le gambe all’aria divaricate, coda di uccello e ali. A Tulum sono conservati affreschi rappresentanti divinità, animali marini e serpenti, in cui si riconosce l’influsso mixteco. In un affresco a fondo nero la dea Ix Chel è accompagnata dal dio Chaac. Il sito è abitato da bellissime Iguane che si aggirano tra le rovine, alcune di loro raggiungono il metro di lunghezza. Altra particolarità che fa di Tulum un posto unico è quello di trovarsi direttamente sul mare e il panorama delle rovine visto dalla spiaggia sottostante è veramente suggestivo. Terminata la visita trascorriamo parte del pomeriggio in spiaggia che si raggiunge da una scalinata. Il mare qui è bellissimo, molto piu che a Playa e c’è una brezza rinfrescante che ne rende la permanenza piacevolissima.. Tornati a Playa, passiamo la serata prima in un ristorante con cena a base di aragosta, poi entriamo in un locale molto carino arredato tipo jungla con tanto di liane, dove c’è un gruppo rock che ci accompagna fino a notte fonda tra una birra e una tequila e … Cozumel – Un’altra bellissima escursione da Playa è stata quella a Cuzumel che si raggiunge dall’imbarcadero la traversata dura 30 minuti. L’isola di Cozumel, lunga 53 chilometri e larga 14, si trova a soli 20 km dalla costa. Le spiagge color avorio sono circondate da una delle barriere coralline più spettacolari dell’emisfero settentrionale. Le acque calme della costa occidentale hanno attratto quasi tutto lo sviluppo balneare dell’isola. Le ventose coste orientali, al contrario, sono una serie di spiagge deserte punteggiate di baie e calette. Per i coralli e la vita sottomarina è considerata una delle migliori località al mondo per le immersioni subacquee. Ma non c’è solo il mare. All’interno si visita la vasta area cerimoniale maya nota come El Castillo Real, dedicata alla dea Ix Chel, protettrice della tessitura e della maternità. Gli amanti della natura vengono a Cozumel per vedere le gigantesche tartarughe di mare che depongono le uova sulla spiaggia (da maggio a settembre) e per ammirare gli uccelli esotici migratori che si incontrano su tutta l’isola. Appena sbarcati ci vengono incontro molte persone offrendoci tour organizzati, noleggio auto o scooter, immersioni subacquee. Siamo molto tentati dalle immersioni visto che siamo due subacquei piuttosto esperti (piu che decennali), ma alla fine optiamo per il noleggio dello scooter, il tizio ci chiede 700 pesos, sia per il mezzo che per l’attrezzatura da snorkeling, mi rendo conto che non abbiamo i soldi sufficienti con noi ed allora lascio alla piu esperta e scaltra Gioia il compito di combinare la cosa. In quattro e quattr’otto risolve il tutto facendosi addirittura avanzare dei soldi che serviranno per il pranzo. Bene preso lo scooter iniziamo l’esplorazione dirigendoci verso sud dalla parte occidentale. Seguendo la mappa che ci è stata data in dotazione ci fermiamo quasi subito in un punto indicato come uno dei migliori per fare snorkeling. Indossato maschera e pinne iniziamo ad esplorare la barriera corallina, davanti ai nostri occhi si apre uno scenario straordinario: tantissimi pesci colorati tipici della barriera, gorgonie, piccoli ramoscelli di corallo, polpi e gli immancabili barracuda quasi immobili in cerca di prede, ho la fortuna di vedere un attacco fulmineo di uno di questi la vittima è un povero pesce pappagallo. Dopo circa un’ora decidiamo di tornare sulla spiaggia. Ripreso lo scooter continuiamo il nostro giro fino ad arrivare in un punto “Baia San Francisco” dove c’è una spiaggia bellissima, per accedervi bisogna entrare in un resort. All’ingresso un addetto ci invita ad entrare lo seguiamo poi giunti sulla battigia proseguiamo verso la ns. Destra dove c’è una meravigliosa spiaggia libera con sabbia bianchissima e palme, il mare è uno spettacolo non riesco neanche descriverlo, devo dire che è un posto bellissimo. Facciamo vari bagni, poi ci lasciamo andare spalmati al sole sul bagnasciuga. Riprendiamo il nostro tour dell’isola e facciamo un’altra sosta ad “Arrecife Santa Rosa” altro posto per lo snorkeling, poi proseguiamo fino a Punta Sur. Parcheggiamo per ammirare il panorama Il colpo d’occhio è bellissimo: grandissime onde si infrangono sulla costa, mostrando tutta la potenza del dio del mare. Nel punto in cui siamo c’e un cartellone con l’effige di Bob Marley che dice :<> è l’entrata di una sorta di stabilimento balneare composto da una capanna di legno, adibita a ristorante; da questa sala, tramite una scala, si scende in un patio sulla spiaggia dove ci si può riposare su delle coloratissime amache. Il ristorante è arredato in stile Giamaicano con tavoli e sedie tutte rigorosamente di legno; le pareti sono tappezzate completamente da T-Shirt con scritte di ogni genere lasciate dai turisti di passaggio. Divoriamo delle buonissime tortillas con pollo e formaggio accompagnate da birra ghiacciata. Finito di mangiare, andiamo a fare il bagno tra le onde, ogni volta che si viene colpiti si finisce sotto e trascinati per diversi metri: uno sballo! Sfruttiamo anche le amache si sta veramente da Dio. Riprendiamo la marcia continuando il giro dal lato orientale dell’isola. Questa parte di Cozumel è praticamente deserta, perché il mare non è accessibile per via del fortissimo vento e delle onde. Continuando la marcia per concludere il tour passiamo davanti al piccolo sito archeologico del Castillo Real, ma non ci fermiamo anche perché rischiamo di perdere l’ultimo traghetto per Playa che parte alle 19,00. Devo dire che è stata una giornata veramente molto divertente.

16°-17°-18°-19-20° giorno (Isla Mujeres) Dopo cinque bellissimi giorni trascorsi a Playa, di comune accordo decidiamo di partire per Isla Mujeres; quindi dal terminal prendiamo il primo pullman per Cancun. Arrivati, facciamo un giro per vedere la città. Cancun è divisa in due: c’è la città vera e propria e la zona così detta hoteliera, che è la parte turistica dove sono raggruppati i mega alberghi, le discoteche ed i locali notturni. Non posso certo dire che è brutta, ma fa parte di un tipo di turismo che ha ben poco a che fare con noi; però se amate il tipo di vacanza villaggiera potrebbe essere il vostro habitat perfetto. Fatto il giro, con un taxi arriviamo all’imbarcadero per Isla Mujeres. Dopo meno di un’ora di navigazione arriviamo all’Isla Mujeres, chiamata “Isola delle Donne” dagli spagnoli per le numerose statue di figure femminili presenti sull’isola stessa. Il mare è puro Caribe, i turisti non mancano di certo ma Isla Mujeres, isola di pescatori, è un’isoletta tranquilla e poco mondana che ospita una riserva naturale protetta dalla barriera corallina. L’isola è lunga 8 km e larga al massimo 800 metri, il centro è molto carino, pieno di negozi e locali tipici e si gira molto bene in motorino o bicicletta, le automobili sono vietate e ci si può muovere solamente con piccole auto elettriche. Appena sbarcati, ci mettiamo subito alla ricerca di un hotel, ma prima noleggiamo una piccola auto elettrica per spostarci sull’isola, quindi carichiamo gli zaini sulla nostra fuoriserie e via. Dopo circa duecento metri (dall’imbarcadero verso Playa Norte), vediamo l’hotel “Posada del Mar” la posizione è veramente invidiabile direttamente sul mare, entriamo e prendiamo una doppia con bagno e aria condizionata al secondo piano per 400 pesos per notte. Disfatti i bagagli, neanche a dirlo subito in spiaggia. Le spaigge di Isla Mujeres sono assolutamente eccezionali. A Punta norte si trova l’omonima Playa Norte che è la nostra prima scelta. Arrivati, davanti ai nostri occhi si apre uno dei mari più spettacolari dei Caraibi. E’ una spiaggia eccezionale, dalle sabbie bianchissime e mare di tutte le tonalità dal turchese al blu cobalto. E’ la spiaggia perfetta per il mattino, il pomeriggio e la sera, con le diverse parti della spiaggia che ricevono ciascuna la perfetta illuminazione durante le varie fasi del giorno, e con una luce particolarmente struggente al tramonto. Aggiungete il fatto che potete trovare pesce fresco da mangiare direttamente in spiaggia, e allora difficilmente riuscirete a distaccarvi da questo magnifico arenile orlato da palme. Come stavo accennando a Playa Norte ci sono dei piccoli locali attrezzati a ristorante, che vengono forniti di pesce freschissimo dai piccoli pescatori locali. Scegliamo il primo che ci capita tanto l’uno vale l’altro e ordiniamo ciò che hanno; oggi è disponibile il Mero (specie di cernia tropicale) cotto sulla brace. Buono! Beviamo anche una bella birra fredda e tiriamo avanti la giornata tra bagni, sole e qualche breve passeggiata sulla battigia. Nei giorni che seguirono visitammo altre belle spiagge che si trovano nel lato occidentale dell’isola, in particolare Playa Lancheros, Playa Indios e Playa Paraíso, anche qui si possono fare dei bei bagni, esplorare i limpidi fondali facendo snorkeling. Alla zona più selvaggia dell’isola è cioè quella meridionale, dedichiamo una giornata intera. Presa la nostra piccola vettura ci dirigiamo verso El Garrafon, una riserva marina, sicuramente il posto migliore per fare snorkeling di tutta l’isola. Il posto non delude affatto le aspettative, né dal punto di vista del panorama, ma soprattutto non delude per i fondali marini, assolutamente straordinari, esploriamo quel tratto di barriera corallina più volte ed è pieno di pesci di grande taglia, vediamo un pesce napoleone enorme, e tantissimi pappagallo. Nella riserva si può pranzare al ristorante bar, che si trova su una terrazza ricavata dalla scogliera. Tra i tavoli si aggirano delle bellissime iguane. Trascorriamo i rimanenti giorni tra una spiaggia e l’altra, alla fine però facciamo un’altra escursione, a El Garrafon, ma questa volta via mare. Partiamo da un piccolo molo nei pressi dell’imbarcadero. La gita comprende: attrezzatura da snorkeling, trasporto e pranzo presso un hotel-ristorante che si trova sulla spiaggia nella parte sud dell’isola. Facciamo due soste nei reef più belli per lo snorkeling, poi ci fermiamo per il pranzo e finiamo la gita arrivando fino a capo sur la punta più estrema della Isla.

A questo punto il racconto volge al termine; che altro dire: E’ stato il viaggio più bello della mia vita, fatto con la persona giusta e cioè la mia amata Gioia, che ha condiviso con me tutti gli istanti di questa splendida avventura. Prima di rientrare a Roma ci facciamo una promessa che è quella di tornare in questi luoghi, casomai con un itinerario diverso, ma sempre POR LA CARRETERA.



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