Mauritania, zaino in spalla: miraggio o realtà?

La Mauritania è una nazione che quasi sempre viene visitata a bordo di un fuoristrada, noi abbiamo voluto provare ad attraversarla con lo zaino in spalla e mezzi pubblici
Scritto da: Antonietta Peroni
mauritania, zaino in spalla: miraggio o realtà?
Partenza il: 03/11/2013
Ritorno il: 02/12/2013
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
La Mauritania è una nazione che quasi sempre viene visitata a bordo di un fuori strada, noi abbiamo voluto provare ad attraversarla con lo zaino in spalla e mezzi pubblici. Partenza da Roma-Fiumicino con scalo a Tunisi e poi direzione Nouakchott, capitale della Mauritania, arrivando sul posto in tarda serata abbiamo preso un taxi e abbiamo raggiunto l’Auberge Menata, situato in centro con una sistemazione discreta.

La mattina seguente la prima operazione da compiere era il cambio dei soldi, venivamo avvicinati in continuazione da uomini del posto che dicevano: “Monsieur change?”, ma noi trovata una banca abbiamo cambiato i dollari americani in ouguiya più o meno al solito tasso del nero, adesso si può fare colazione! Ci siamo fermati in una pasticceria e abbiamo mangiato una pasta farcita con crema ed ananas e lo zrig (latte di cammella), poi sotto al sole bollente, siamo andati al mercato, dove tutti ci volevano vendere qualcosa. Vi sono banchi che vendono carne, pesce, frutta, verdura, legumi, datteri, casalinghi, saponi, insetticida e artigianato locale. Nel settore del vestiario, si può acquistare il bubu, lunga tunica di colore azzurra o bianca che indossano gli uomini mauritani, io mi sono comprata il malafa, stoffa colorata con disegni floreali o geometrici che ho indossato per tutto il mese, le donne locali lo usano come velo. Proseguendo nella città abbiamo visitato la Grande Mosquèe costruita dai sauditi, qui il 99,84% degli abitanti professa la religione islamica, il muezzin cinque volte al giorno recita l’adhan dal minareto della moschea a scopo di richiamare i mussulmani alle preghiere obbligatorie. Una visita al Musèe National dove al primo piano si trova una galleria con reperti archeologici e al secondo piano recenti mostre etnografiche sulla società dei mauri. In città spesso si vedono uomini accovacciati a far pipì, all’inizio abbiamo provato un po’ d’imbarazzo ma poi ci siamo abituati.

Verso le 13:00 abbiamo preso un taxi per Port de Pèche, il mercato del pesce, affollato e pittoresco, sulla spiaggia ci sono tante barche colorate, pescatori che trascinano le loro reti cariche di pesce, bambini che corrono con il pesce in mano, donne che lo acquistano e che lo cucinano, ne abbiamo subito approfittato mangiando riso, verdure e pesce fresco, ottimo! C’è anche il settore dove il pesce viene pulito, sfilettato pronto per essere essiccato, scusate la ripetizione della parola “pesce”, ma è proprio per sottolineare la grande quantità che vi si trova! Al rientro nel tardo pomeriggio abbiamo ripreso un taxi e abbiamo raggiunto l’ufficio del Parc National du Banc D’Arguin per organizzare un giro di almeno 3 giorni. Dovremmo prendere a noleggio una jeep con autista e i prezzi sono alquanto elevati poiché il costo del gasolio è di 384 UM a litro, quindi siamo tornati al nostro albergo, qui abbiamo incontrato Baba, guida turistica mauritana che parla molto bene l’italiano, il quale ci ha aiutati ad organizzare il tutto. Partenza giorno successivo alle 12:00, arriva Said, con la sua jeep andiamo ad acquistare il biglietto d’ingresso valido 3 giorni al costo di 3600 UM cadauno e inizia la nostra avventura. Il Parc National du Banc D’Arguin si estende per 200 km verso nord da Cape Timiris, è il punto d’incontro degli uccelli acquatici che migrano tra l’Europa, l’Asia del nord e l’Africa, affacciato sull’Oceano Atlantico, il mare è limpido ed è punteggiato da banchi di sabbia dove i volatili nidificano e si riposano. Si percorre una lunga strada asfaltata con ai lati un paesaggio spettacolare: deserto con varie tonalità che vanno dal grigio al giallo e in alcuni punti rossastro, dune, cammelli, cammellieri, alberi di acacia nel deserto roccioso e soprattutto tanti posti di blocco della gendarmeria. Dopo circa 5 ore di viaggio siamo arrivati a Cape Tafarit, promontorio roccioso sull’Oceano e da qui ci siamo diretti ad Arkeiss ove ci siamo fermati in un campo con tende stile tuareg, che seppur spartane offrono la suggestione di dormire tra le dune del deserto del Sahara e le onde dell’Oceano Atlantico. Passeggiata e foto a non finire e poi cenetta sotto il cielo stellato illuminato dal fuoco acceso da Said, il quale dopo aver pregato e cenato ci ha preparato il tè mauritano, con la sua teiera colorata e bicchierini di vetro. Il modo tradizionale di preparare questo tè necessita di circa un’ora di tempo perché prevede che sia ripetuto per tre volte: il primo bicchiere è amaro come la vita, il secondo è dolce come l’amore e il terzo è soave come la morte. Chi lo prepara pone nella teiera, sempre ben riscaldata, l’acqua, vi aggiunge una dose di tè verde e un misurino di zucchero, quando l’infuso, mantenuto caldo ha raggiunto la temperatura di 100 gradi, ne viene versata solo una parte in un piccolo bicchiere, mentre il rimanente viene lasciato in infusione. Il rito inizia da qui: il contenuto del primo bicchiere viene versato dall’alto da un bicchiere all’altro, a più riprese, in modo da creare in ognuno un piccolo strato di schiuma bianca, soltanto a questo punto, l’infuso della teiera, viene versato nei piccoli bicchieri di vetro, alcune volte aggiungendo la menta fresca e poi servito sopra un vassoio circolare, in questo modo il tè diventa un rituale che ripetuto diverse volte al giorno, serve a riempire le lunghissime giornate nel deserto ed a facilitare la socializzazione. Dopo il tè siamo rimasti a parlare un po’ con Said osservando il panorama che ci circondava, il cielo stellato illuminato dalla luna, sentendo solo la risacca delle onde. La mattina seguente ci siamo svegliati verso le 7:00 e naturalmente abbiamo fatto colazione bevendo il tè e mangiando del pane, dopo aver pagato 6000 UM per il pernottamento, abbiamo ripreso il viaggio verso Ten Aloul per poi arrivare ad Iwik, un villaggio di pescatori abitato da 62 famiglie, una scuola e tanto pesce fresco disteso al sole ad essiccare. Abbiamo fatto un bel giro a piedi, fotografando pellicani bianchi, pellicani grigi e sterne nere, poi ripresa la jeep siamo giunti a Tèchot dove una famiglia del posto ci ha offerto il tè, uno spuntino veloce, un po’ di rilassamento e poi via verso Cape Timiris più precisamente a Nouamghar, attraversando la Baie de St. Jean, con i suoi scenari spettacolari! Arrivati a destinazione siamo rimasti a bocca aperta, eravamo circondati da tante varietà d’uccelli: pellicani bianchi, fenicotteri rosa, cormorani, aironi e tanti granchietti. Mentre cenavamo sotto un cielo stellato, la luce della nostra torcia attirava tanti insetti e piano piano si è avvicinato un granchio che li catturava e se li mangiava, nell’immenso silenzio si sentiva il rumore del suo sgranocchiare! Un granchio molto socievole, ci osservava con i suoi occhietti curiosi e poi via di nuovo a catturare e mangiare altri insetti, ad una certa ora preparazione del tè e poi a dormire in un tikit in compagnia di un topino.

La mattina seguente, dopo aver pagato 8000 UM per il pernottamento, ci siamo diretti sulla strada del ritorno, aspettando la bassa marea e via, lungo la spiaggia. Molto emozionante, su un lato il mare, sul lato opposto il deserto che arriva fino alla battigia, le onde che lambivano le ruote del fuoristrada, un percorso in alcuni tratti un po’ preoccupante poiché si ha paura di essere sorpresi dall’alta marea. Dopo circa un’ora non era più il caso di rischiare visto l’aumento della marea, quindi abbiamo ripreso la strada nel deserto, per poi arrivare a quella principale, con tutti i suoi posti di blocco. Alle 12:00 eravamo di nuovo a Nouakchott che in questi giorni è ancora più viva, poiché c’è la campagna elettorale per le elezioni legislative e municipali, per questo evento usano le tende, le donne distribuiscono volantini dei vari candidati politici e musica dalla mattina fino a tarda sera. Pranzo, giro al mercato, rientro in albergo nelle ore calde, chiacchierata con Baba e poi di nuovo fuori fino a sera, cenando con cous cous, zuppa di verdure e shawerma, passeggiata serale e poi rientro in stanza, domani partiamo per Nouadhibou. Alle 6.30 siamo alla ricerca di un taxi brousse per andare al garage dei minibus diretti a Nouadhibou, lo raggiungiamo, si parte alle 07:30 e il costo del biglietto è di 6000 UM cadauno. Percorriamo in parte la stessa strada per raggiungere il parco, stessi posti di blocco e stessi scenari, dopo circa 6 ore di viaggio arriviamo al garage di Nouadhibou e con un taxi ci siamo diretti al Camping Baie du Lèvrier, albergo in una posizione centrale vicino al mercato ma con stanze un po’ piccole. Da qui abbiamo iniziato la visita, con un taxi abbiamo raggiunto la penisola di Cap Blanc lunga circa 35 km., le acque dell’Oceano Atlantico sono fredde e ricche di pesce, abbiamo visitato la Baie de Cansado, a sud del porto, dove è situato il cimitero navale, vi sono parecchi relitti e via con le foto, poi tornati in città abbiamo curiosato un po’ visitando il mercato, vari negozietti e chiacchiere con gli abitanti del posto. Una particolarità dei mauritani è che quando vogliono confermare ciò che gli stai dicendo emettono un suono schioccando la lingua sul palato. Cena e poi a riposare, domani ci aspetta il treno del ferro. Alle 7:30 siamo già in giro per Nouadhibou, che inizia a svegliarsi e c’è un bel vento fresco, gli alisei dell’Oceano si fanno sentire, a differenza di Nouakchott dove fa molto caldo, acquistiamo varie vivande per affrontare il viaggio in treno e poi con un taxi raggiungiamo la stazione ferroviaria che si trova a 15 km. dalla città. In stazione un poliziotto registra la nostra presenza, acquistiamo il biglietto e poi qualche foto lungo i binari dispersi nel deserto. Alle 15:00 finalmente in lontananza, nell’immenso deserto s’intravede il fanale centrale della locomotiva del treno che porta il ferro, il più lungo del mondo, circa 2,5 km., trasportando a Nouadhibou il minerale ferroso estratto dalle miniere di Zouèrat. All’arrivo il treno sembra interminabile, ci sono tanti vagoni (dicono circa 250) e poi finalmente la carrozza adibita al trasporto dei passeggeri, che come cavallette, saltano sul treno ancora in movimento cercando d’entrare dai finestrini pur di aggiudicarsi un posto a sedere! Salire ed entrare dalla porta, beh, anche questa una bella impresa, la banchina non esiste, la piattaforma del treno è in alto, ma con una spinta del passeggero che ti sta dietro si riesce a salire con zaino in spalla! Una volta saliti, nel corridoio spingendo e trascinando lo zaino e con l’aiuto di un addetto della Snim (società che trasporta il minerale) ci siamo seduti in una “cuccetta”, le poltrone non esistono più, ci sono tavole e molle che fuoriescono da tutte le parti, i vetri ai finestrini non ci sono e non c’è neanche l’illuminazione! Tutto questo viene quasi dimenticato dallo scenario che si attraversa, un deserto abitato, che si alterna con uno contenente vegetazione e poi solo deserto privo di vita, tutto illuminato dalla mezza luna e dal cielo stellato, peccato, se avessimo viaggiato di giorno, avremmo visto anche il Ben Amira, monolite di granito alto oltre 400 mt., il terzo per grandezza al mondo. Durante il viaggio si fa di tutto, oltre a respirare la polvere, c’è chi prova a dormire, chi si guarda intorno, chi prega, chi mangia, ma il bello è che c’è pure chi prepara il famoso tè con tutto il rito, offrendolo ai compagni di viaggio, incredibile! Dopo circa 12 ore, in piena notte, siamo arrivati a Choùm, da qui in taxi brousse attraversando sempre il deserto e fermandoci ai vari posti di blocco, viaggiando per 3 ore siamo arrivati ad Atar. A piedi raggiungiamo l’Auberge Bab Sahara, ci sono tikit, caravan e tende, la coppia europea che lo gestisce sono una buona fonte di consigli e informazioni, quindi una bella doccia per toglierci di dosso la polvere, un riposino visto che la notte precedente non abbiamo dormito e poi in giro per Atar. La città è divisa in due parti unite fra loro dal mercato che abbiamo visitato, poi dopo aver pranzato in un ristorante marocchino siamo rientrati in albergo, ci siamo rilassati, domani ci aspetta un nuovo spostamento direzione Chinguetti. Alle 8:30 arriva il taxi brousse a prenderci (trovato dai gestori dell’albergo) e andiamo in centro-città in attesa di caricare altri passeggeri, finalmente alle 10:30 partiamo, attraversando il passo di Amogjâr e la zona montuosa circostante, con canyon e vallate di pietra, il tutto, spettacolare! S’incontrano camion carichi che arrancano sulla salita, vetture che vanno piano ma poi alla fine tutti riescono a raggiungere la meta, in tutto questo naturalmente non mancano i posti di blocco, ma finalmente alle 13:30 arriviamo e pernottiamo all’ Auberge La Rose des Sables, in una capanna di pietra, graziosa e confortevole. Al nostro arrivo il proprietario ci ha offerto il tè; tra un bicchiere e l’altro abbiamo organizzato un’escursione di 7 giorni a piedi nel deserto con cammelliere, 2 cammelli, viveri e pernottamento sotto le stelle, quindi partenza da Chinguetti, passando per Tanouchert per poi arrivare a Ouadàne.

Nel pomeriggio abbiamo visitato la città di Chinguetti, un ampio wadi pianeggiante ricoperto da palme la separa dallo Ksar, ove vi sono edifici in pietra per lo più disabitati e la moschea cinquecentesca accessibile solo ai fedeli mussulmani. Chinguetti è la settima città santa dell’Islam, qui vi sono biblioteche che custodiscono antichi manoscritti islamici, noi abbiamo visitato la Bibliothèque Ehel Hamoni, molto interessante e suggestiva, poi ancora foto sulle dune che arrivano fino alla città, sosta alla tenda della campagna elettorale a curiosare e poi rientro in albergo, doccia, cena e poi a letto. Da domani per 7 giorni saremo nel deserto! Il giorno seguente ci siamo alzati presto, colazione al mercato con baguette farcita con marmellata e cioccolato, una botta di vita! Verso le 9:00 è arrivato il cammelliere con i suoi 2 cammelli, caricati gli zaini e i viveri siamo partiti per la nostra avventura. Attraversato il wadi ci siamo inoltrati nel deserto, scalando magnifiche dune sulle quali la luce del sole disegna sfumature colorate, all’inizio si fa un po’ fatica a camminare, le dune sono molto alte e con i piedi si affonda, riempiendo gli scarponcini di sabbia, ma il tutto è molto eccitante, in alcuni tratti si trovano punti rocciosi e tutt’ intorno tantissima vegetazione. Quando il cammelliere si ferma per pregare, noi ne approfittiamo per riposarci e dopo ore di cammino, sotto al sole bollente, in quest’immensa distesa di sabbia, scegliamo il nostro punto di ristoro, l’unica ombra, un albero di acacia, detto anche “Albero del Diavolo” perché vive da solo nel deserto e perché si tratta di un albero completamente spinoso, anche nella parte verde, pasto molto gradito ai cammelli. Ogni qualvolta che ci fermiamo per la sosta scarichiamo i cammelli, i quali ne approfittano subito, allontanandosi nel deserto alla ricerca di cibo, mentre noi intanto facciamo uno snack con arachidi, biscotti e datteri, il cammelliere accende il fuoco per cucinare il pranzo a base di pasta con verdure accompagnato dal tè (il contratto prevede tutto questo !!). Qualche foto e poi, dopo il riposo nelle ore calde, il cammelliere recupera gli animali, carico dei bagagli e ripartiamo, muniti di bottiglietta d’acqua in mano. Sia gli scenari che l’emozioni che si provano sono indescrivibili, ma ogni tanto anche una sorsata d’acqua dalla fatidica bottiglietta, non si disdegna vista la calura!

Dopo ore di cammino la sosta per la notte, tra dune di sabbia altissime, quindi nuovamente scarichiamo i cammelli, i quali subito si allontanano per mangiare, il cammelliere accende di nuovo il fuoco, versa sul vassoio snack di biscotti, arachidi e datteri, prepara la cena, poi il solito rito del tè, contemporaneamente impasta il pane che cuocerà ricoperto dalla sabbia con sopra la brace per la colazione del mattino seguente, il tutto illuminato dalla fiamma del fuoco, quindi qualche chiacchiera, il momento della preghiera e a dormire. Noi prepariamo i nostri letti, materassino e sacchi a pelo, indossiamo anche una felpa per dormire poiché durante la notte fa un po’ freddo, ci sdraiamo, sopra ai nostri occhi il cielo stellato, la mezza luna che illumina l’immenso deserto, un silenzio indescrivibile, buonanotte!

Troppo bello svegliarsi la mattina e osservare l’alba nel deserto, il sole che inizia a colorare la distesa di sabbia, sentire il sussurro del vento; si fa colazione con tè e pane, poi ricerca dei cammelli, carico bagagli e via per un nuovo spostamento. Nel pomeriggio del secondo giorno siamo arrivati al campo dove vive il cammelliere che ci accompagna in questa meravigliosa avventura, all’inizio dell’accampamento è situato il pozzo dove donne e bambini del villaggio riempiono le loro taniche, le caricano sugli asinelli e fanno ritorno portandole ognuno alla propria tenda. La moglie del cammelliere ci ha fatto trovare latte di capra fresco! Abbiamo fatto un giro nell’accampamento, tra le tende e sulle dune fotografando tutto quello che ci circondava. A cena abbiamo mangiato tutti insieme, famiglia del cammelliere e altri vicini, un piatto di cous cous con verdure, il tè accompagnato da un dolce composto da pasticcio di datteri cosparso di cremina di latte di capra, molto buono, dopodiché ci siamo coricati e fatto una bella dormita sotto il cielo stellato, osservati dalle curiose caprette che circolavano intorno al campo! La mattina seguente la signora ci ha preparato il tè, datteri, arachidi e latte di capra scecherato, molto simile allo yogurt e poi dopo aver ricaricato i cammelli e salutato tutti, ci siamo messi di nuovo in cammino, attraversando l’infinito deserto con dune colorate, pianure con vegetazione, sotto il sole sempre bollente,vari miraggi, incontrando cammelli in libertà, effettuando altre soste per i vari pasti e pernottamenti ancora sotto le stelle. Durante gli spostamenti abbiamo attraversato accampamenti di pastori nomadi incuriositi (avranno pensato:”che ci fanno questi intrusi in questo deserto, per loro inospitale?”), i quali ci hanno fatto accomodare all’ombra della loro tenda, offrendoci quel poco che hanno, latte di capretta appena munto con datteri e rivolgendoci molte domande. Il quarto giorno siamo arrivati a Tanouchert, un’oasi a metà strada tra Chinguetti e Ouadane, circondata da palme e da magnifiche dune di sabbia e finalmente un nuovo pozzo con acqua molto buona e fresca per rifornirci. Anche qui abbiamo trovato la tenda elettorale e abbiamo scambiato due chiacchiere con alcuni abitanti, dopo una sosta di ristoro ci siamo rimessi in cammino alla volta di Ouadane. L’ultima notte si è alzato il vento freddo sahariano, io ho dormito pochissimo poiché volevo godermi ogni attimo: intorno a me una distesa di sabbia illuminata dalla luna e dalle stelle, sentivo il suono del vento che spostava la poca vegetazione e la sabbia, il cammelliere dormiva sotto una montagna di coperte, Giovanni nel suo sacco a pelo dormiva beatamente sognando forse, il “deserto” e per finire dietro di noi i cammelli, sembrava che facessero la guardia, a turno si mettevano giù a dormire, ad un certo punto la luna è sparita ed è sceso il buio più totale, molto affascinante.

L’alba come sempre spettacolare, il tutto che si illumina piano piano, assumendo varie sfumature colorate, e noi che iniziamo il cammino verso Ouadane, che si è svolto sotto un cielo nuvoloso accompagnati sempre dal vento, per fortuna non c’è stata una tempesta di sabbia! Dopo circa 3 ore siamo arrivati a destinazione, il cammelliere ci ha accompagnati all’Auberge Vasque- Chez Zaida, gestito da Zaida, donna molto intraprendente e simpatica, qui vi sono vari tikit molto confortevoli. Zaida ci ha offerto subito un tè e dopo averlo consumato tutti insieme abbiamo salutato e ringraziato il cammelliere, il quale avrebbe impiegato tre giorni per tornare a casa con i suoi animali. Durante questi sette giorni nel deserto si provano emozioni molto forti che non possono essere descritte, vanno vissute!

Per giorni soli nel silenzio con se stessi, si riflette e si apprezzano di più tante cose, si mette a dura prova il proprio fisico e ci si rende conto che tutto si può fare l’importante è volerlo, non esiste la frase “non ce la faccio”, s’impara a razionare l’acqua anche se si ha tanta sete, ci si bagnano le labbra e la sensazione che si prova è quella di averne bevuto un bicchierone, insomma tutto dipende dalla nostra mente! A Ouadane, al posto di blocco situato all’entrata della città, hanno registrato la nostra presenza e poi da qui ci siamo incamminati sulla collina, tra le case di pietra del Ksar Kiali (città vecchia), anche qui, è presente la tenda delle elezioni, con musica a tutto volume. Dall’alto abbiamo ammirato i giardini dell’oasi che arrivano fino al deserto, sulla sommità della collina vi si trova la moschea nuova, mentre quella vecchia si trova ai piedi della città. Una passeggiata tra l’oasi fotografando quest’immensa distesa di palme, sempre sotto un sole bollente che non ci abbandona un attimo, poi tornati in albergo, una doccia molto piacevole, visto che per sette giorni non ci siamo lavati, cena con passato di carote, cous cous con verdure e per finire ananas, molto buona e piacevole, i piatti caldi, ci hanno riscaldato, visto che si è alzato un vento molto freddo, poi a letto cullati dalla musica “elettorale”, domani torniamo ad Atar con un taxi brousse.

Partenza alle 7:00, attraversando magnifici paesaggi e fermandoci ai vari posti di blocco, dopo circa quattro ore siamo arrivati a destinazione. Siamo tornati all’Auberge Bab Sahara, dove appena lasciati i bagagli, ci siamo incamminati verso il mercato, pranzato in un ristorantino, chiacchierato con gli abitanti del posto, mentre nel centro della città si svolgeva una grande festa per la campagna elettorale, musica a tutto volume, danze, comizi dei vari rappresentanti, persone arrivate con i cammelli, insomma tutti molto euforici, dopo cena siamo tornati in albergo, domani ci attende un lungo viaggio per Nouakchott. Dopo una nottata un po’ fredda, ci siamo recati al garage dei taxi brousse e siamo partiti, attraversando scenari sempre bellissimi e suggestivi. Viaggiando per circa 5 ore siamo di nuovo nella calda e confusionaria capitale, con un secondo taxi brousse siamo tornati all’Auberge Menata e via a visitare la Mosquèe Marocaine e al Cinquième Marchè, qui è pieno di emigranti provenienti da ogni parte dell’Africa, c’è molta confusione e tanti banchi di frutta, verdura, pesce, carne, sarti, abbigliamento, artigianato e tanto caldo. Lungo la strada abbiamo mangiato datteri e bevuto latte di cammella, cenetta in un ristorante libanese, passeggiata serale e rientro in albergo, domani partiamo per il Tagant, facendo sosta a N’beyka.

La mattina seguente ci siamo alzati presto e alle 6:00 eravamo già in strada alla ricerca di un taxi brousse che ci avrebbe accompagnati al garage dei mezzi in partenza per il Tagant, dopo averlo trovato e dopo un po’ di giri in città siamo riusciti ad arrivare al garage, neanche l’autista del taxi sapeva dove si trovasse. Orario di partenza ore 10:00 costo del biglietto 7000 UM cadauno più 2000 UM per i bagagli, sempre con taxi brousse, Mercedes 190, con a bordo 12 persone! Naturalmente il viaggio non è stato molto comodo, si percorre la Route de l’Espoir, strada asfaltata lunga circa 1100 km. che collega Nouakchott a Nema, questa strada è molto trafficata e necessita di attenzione perché spesso viene attraversata da cammelli, capre, agnelli e dai bambini che aspettano che si avvicini la vettura per poi attraversare velocemente, si divertono così, per loro è un gioco, molto pericoloso. Durante il lungo viaggio, ci si ferma per vari motivi, posti di blocco, bisogni fisici, per pregare oppure per il pranzo nei punti di ristoro: un accampamento con tende, venditori ambulanti, caprette che girano, mentre nei paraggi della tenda vengono macellate e poi la loro carne esposta, il viaggiatore sceglie il pezzo che vuole mangiare e immediatamente viene cotta alla brace e servito sotto le tende accompagnato dal tè. Soltanto noi due siamo arrivati a N’beyka, gli altri sono scesi nei vari villaggi attraversati lungo la strada. Dopo un viaggio di circa 9 ore e una sosta di mezz’ora alla gendarmeria per la registrazione della nostra presenza, con l’aiuto dell’autista del taxi, ci siamo sistemati in una stanza di un’abitazione al prezzo di 4000 UM , qui non ci sono alberghi, una cena veloce con legumi e poi a letto, domani ci aspetta Matmata.

La mattina seguente ci alziamo presto alla ricerca di un mezzo che ci porti a visitare Matmata, la ricerca è stata alquanto complicata poiché tutte le jeep sono impegnate per la campagna elettorale, ma dopo vari tentativi con l’aiuto degli abitanti del villaggio, ne troviamo una al prezzo di 25000 UM con autista, il caso vuole ha la famiglia che vive proprio lì. L’autista percorre la strada sabbiosa già tracciata dalle jeep che sono passate prima di noi, lungo il percorso attraversiamo vari villaggi e i bambini ci salutano incuriositi. Il viaggio è stato alquanto difficoltoso, la jeep faticava a procedere su questa pista, purtroppo la batteria è andata giù, il motore si è surriscaldato, si è spento, non si rimetteva più in moto e per finire l’autista non aveva con sé neanche l’acqua da mettere nel radiatore, quindi siamo stati costretti ad aspettare. Per fortuna è passata una jeep della campagna elettorale che raggiungeva i villaggi e ci ha soccorso con acqua e come per magia la jeep si è rimessa in moto. Dopo aver percorso circa 2 ore di strada sabbiosa, strada con massi di pietra e imponenti pareti rocciose, siamo scesi dalla jeep e a piedi abbiamo raggiunto la colonia di coccodrilli. Le piscine naturali che ospitano i coccodrilli sono scavate in una piattaforma di pietre e sono alimentate da una cascata che s’ingrossa con le piogge. Dopo circa un’ora tra foto e ammirazione del posto, sempre sotto al sole rovente, siamo tornati alla jeep molto soddisfatti di quest’escursione, il viaggio di ritorno è andato bene, nessun inconveniente tecnico. Tornati a N’beyka abbiamo girato per il villaggio, fatto qualche acquisto per i nostri pasti, non ci sono ristoranti, e poi in stanza a programmare il nostro viaggio per Tidjikja. La mattina seguente con un taxi brousse a 1500 UM cadauno siamo partiti per Tidjikja, viaggio tranquillo, comodo, poiché i passeggeri si alternavano e dopo 2 ore circa siamo arrivati a destinazione. Qui abbiamo pernottato all’Auberge des Caravanes deTidjikja, in un confortevole tikit, peccato che tutta la struttura sia in uno stato di abbandono. Il proprietario ci ha spiegato che qui il turismo non esiste più, infatti ci siamo solo noi, pertanto non è stimolato a sistemarla e non ha la disponibilità economica per farlo. Siamo andati a fare un giro al mercato, abbiamo acquistato del cibo poiché quei pochi ristoranti che ci sono, sono chiusi. Mentre facevamo i nostri giri, tutti ci guardavano incuriositi e ci salutavano, sulla strada del ritorno verso l’albergo siamo stati avvicinati da un poliziotto che ci ha chiesto di seguirlo in stazione per la registrazione della nostra presenza. Qui abbiamo conosciuto il capo della sicurezza di tutto il Tagant, che ci ha invitati a prendere un tè in serata nella boutique di stoffe vicino al nostro albergo. Abbiamo trascorso una serata piacevole in buona compagnia, noi, la proprietaria della boutique, il capo della polizia e altri 2 amici, sorseggiando i 3 bicchierini di tè, rispondendo alle domande riguardo al nostro giro in Mauritania, ma soprattutto volevano sapere il nostro pensiero sulla gente del posto.

Il giorno seguente siamo andati a visitare le moschee e di nuovo un giro al mercato, qui ci ha raggiunti un poliziotto che ci ha detto che il suo capo ci voleva come suoi ospiti a pranzo; beh, pranzetto in caserma con pollo, verdure, pane caldo e il tutto accompagnato dal tè. Dopo averlo ringraziato, ci ha fatto riaccompagnare con l’auto di servizio in albergo mentre lui è tornato in caserma, qui sono tutti agitati per la campagna elettorale che sta volgendo al termine e finalmente ci saranno queste votazioni; arrivati in albergo ci siamo rilassati un po’, il caldo si fa sentire.

Il giorno seguente siamo andati ad informarci sugli orari di partenza del minibus per tornare a Nouakchott, giro al mercato e siamo passati in caserma a salutare e a ringraziare il capo per la sua ospitalità, lui naturalmente ci ha voluto salutare la sera presso la boutique offrendoci il tè.

La mattina seguente alle 6:00, con i nostri zaini abbiamo lasciato l’albergo e ci siamo recati alla stazione dell’autobus, era ancora buio, alcuni passeggeri dormivano fuori della stazione sotto lo sguardo incuriosito delle caprette. All’apertura della stazione, abbiamo scoperto che i biglietti andavano prenotati e a noi non lo avevano detto, per fortuna con l’aiuto di un passeggero, e qualche bugia del tipo domani parte l’aereo, siamo riusciti a impietosire il bigliettaio e trovare posto sul minibus. Verso le 8:00 dopo aver caricato bagagli, sacchi, caprette e passeggeri siamo partiti, percorrendo la lunga striscia asfaltata, la Route de l’Espoir. Durante il nostro viaggio l’autista doveva fermarsi spesso per aggiungere acqua al radiatore e poiché le soste erano troppo frequenti, ha richiesto un altro minibus in buone condizioni, sostituendo il precedente, e dopo aver trasbordato tutti i bagagli, siamo ripartiti di nuovo, fermandoci ogni tanto per bisogni fisici, posti di blocco, fino ad arrivare al punto di ristoro. I nostri compagni di viaggio per prima cosa hanno praticato l’abluzione, poi hanno pregato, hanno mangiato l’agnello cotto alla brace, bevuto il tè e dopo esserci rilassati siamo ripartiti. Il viaggio è stato lungo, circa 10 ore, arrivati al garage abbiamo preso un taxi brousse e siamo tornati all’Auberge Menata, cena al ristorante libanese, passeggiata e poi rientro in stanza, eravamo un po’ stanchi.

Il giorno seguente, festa dell’Indipendenza: Nouakchott è tutta addobbata con bandiere, vi sono varie manifestazioni e gli abitanti sono tutti euforici. Noi abbiamo trascorso tutta la giornata fuori, sopportando il sole bollente del giorno, fino a goderci l’aria fresca della sera.

La mattinata successiva siamo andati al mercato per comprare dei datteri, arachidi, teiera, tè, insomma tutto quello che ci piaceva portare in Italia. Dopo aver lasciato i nostri acquisti in albergo, ci siamo avviati a piedi verso la parte nuova della città, qui vi sono parecchi uffici governativi, dell’esercito, l’università, la sede della radio mauritana, l’aeroporto e la Moschea del Venerdì. Questa moschea si fa notare per la sua facciata di un bianco abbagliante e le sue cupole azzurre, molto bella, ma non abbiamo potuto visitarla poiché era chiusa. Al rientro in albergo abbiamo incontrato di nuovo Baba che era tornato da un giro ad Atar, ha voluto sapere come era andato il nostro tour e le nostre impressioni sulla Mauritania, un po’ di rilassamento in giardino e poi di nuovo fuori a goderci la nostra ultima serata in questo fantastico paese.

Il giorno seguente dopo aver sistemato gli zaini e aver fatto uno spuntino veloce ci siamo recati a prendere un taxi brousse per andare all’aeroporto, dove non si può entrare fino a 3 ore prima dell’orario del proprio volo, quindi abbiamo atteso fuori osservando il via vai dei viaggiatori e ricordandoci tutti gli eventi di questa avventura. La Mauritania è un paese molto bello da visitare: il parco, il treno e il deserto con i suoi villaggi hanno il loro fascino, facile da visitare con il proprio mezzo, ma come abbiamo fatto noi con zaino in spalla, è un po’ più complesso, ma ci siamo riusciti e siamo molto soddisfatti. Peccato che le graziose strutture ricettive per accogliere i turisti che ricordano quelle dei caravanserragli del deserto, sono in decadenza, d’ altra parte il turismo in questi ultimi anni è sparito, grazie alla pubblicità negativa dei governi occidentali che invitano a non andare in questo paese pericoloso (non abbiamo capito quali pericoli!); se intendono Al-Quaeda o altro, vero, l’aria più calda è verso il confine col Mali, ma qui in Mauritania non c’è né guerra né sequestri, può succedere qualsiasi evento terroristico al pari di ogni altro paese occidentale, anzi, la Mauritania è meno rischiosa. A malincuore abbiamo ripreso l’aereo che ci avrebbe riportato a Tunisi, un altra fantastica terra, dove abbiamo soggiornato per 2 giorni (ma questa è un’ altra storia) e poi rientro a Roma.

Una riflessione sulla Mauritania? Tutto rispecchia il famoso rito del tè… con calma!

Antonietta e Giovanni

cholita@email.it

skanda@email.it

Foto di Giovanni Camici

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Adrar- da Chinguetti a Ouadane attraverso il deserto

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Rifornimento di acqua

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Adrar- da Chinguetti a Ouadane attraverso il deserto - si parte!!!

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Ouadane,lo Ksar

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Ouadane,lo Ksar

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Villaggio di pastori nomadi

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