Un weekend a Marrakech, la magica città rossa

Marrakech: alla scoperta dei colori, suoni e sapori della mitica città, la porta del deserto.
Scritto da: luxocchio
un weekend a marrakech, la magica città rossa

Si parte! Finalmente riusciamo a fare una breve vacanza tutti insieme per festeggiare i compleanni e la laurea di nostro figlio. Il viaggio è, come sempre, organizzato con largo anticipo e ciò porta a innumerevoli vantaggi, anche economici, il che non guasta mai.

All’arrivo all’aereoporto, come avevamo più volte letto anche su altri reportages di Turisti per Caso, abbiamo ritirato negli appositi spazi il modulo da compilare con generalità, numero passaporto, indirizzo dell’hotel a Marrakech, persino il lavoro svolto, poi consegnato ad uno dei tre, forse quattro punti di controllo. Un consiglio: ritiratene anche uno per il ritorno, serve di nuovo!

All’uscita dell’aereoporto, troviamo l’amico dell’amico, qui funziona così, che ci ha accompagnato al taxi prenotato dall’hotel. Ci ha portato vicino a piazza Jemaa el Fna, dove ci attendeva una gentile signora che ci ha accompagnato a piedi, nei vicoletti a due passi dalla piazza, presso il riad Dar Marhaba. Ci permettiamo di consigliarlo: oltre alla pulizia, l’immancabile thè di benvenuto, la colazione abbondante e buona, la suite all’ultimo piano del riad, in perfetto stile marocchino con terrazza sui tetti della medina e l’ottimo rapporto qualità/prezzo, l’hotel dista davvero pochissimi minuti a piedi dalla piazza, crocevia e punto di partenza per la visita alla città.

Piazza Jemaa El Fna

Piazza Jemaa El Fna è immensa, ci si trova di tutto a qualsiasi ora del giorno: cibo, souvenir, gente locale che lavora, turisti che si divertono, danzatori berberi nei loro abiti tradizionali, animali come scimmiette al guinzaglio, cobra ipnotizzati dai flauti degli incantatori di serpenti, combattimenti tra galli e cavalli che trascinano carrozze: queste immagini ci lasciano alquanto sconcertati, ma questa è la tradizione marocchina.

Si può mangiare di tutto: dagli hamburger, a buonissimi panini con vari ripieni, soprattutto carne, patatine, ma anche i tipici tajin: si tratta di una pietanza di carne e verdure, che prende il nome dal caratteristico piatto di terra cotta in cui viene cucinato. Da assaggiare assolutamente!

I souk di Marrakech

Mattinata dedicata alla visita dei souk, i caratteristici mercati che sono posizionati in un labirinto di vicoli stracolmi di negozi di ogni genere, alcuni originali e molto interessanti dove vendono i prodotti artigianali locali, come lanterne, tessuti, bellissimi abiti decorati, babouches carinissime, profumatissimi frutti e spezie e non ben definiti ed a volte poco invitanti alimenti.

Perdersi nei souk è una cosa da provare, si è immersi nel caos, odori, rumori, vecchi motorini che sfrecciano tra i passanti, senza curarsi di limiti, precedenze né di inquinamento: a volte si respira puro smog! E ahimè i poveri asinelli che trascinano carretti stracolmi.

Accompagnati dal solito amico dell’amico dell’amico (non è difficile fare conoscenza…sono tutti molto socievoli e interessati), abbiamo visitato i luoghi dove conciano e trattano le pelli di mucca e cammello con l’antico metodo dei Berberi che scendono periodicamente dalle montagne vicine. Si tratta di una serie di vasche dall’odore nauseabondo, in cui le pelli vengono trattate in modo assolutamente unico, tra cui guano di piccione. All’ingresso ci hanno dato un rametto di profumatissima menta che rendeva l’odore meno sgradevole.

Nei souk si può comprare di tutto: basta contrattare. La cosa più strana acquistata? Mio figlio, chitarrista e musicologo, non ha resistito allo “gunibri”, una sorta di chitarrina a tre corde, tipica del Marocco, di quelle che suonano nenie autoipnotiche.

Il nostro pomeriggio prosegue nella zona dei Palazzi della Kasbah, il quartiere fortificato dove risiedeva la famiglia reale, circondato da bastioni rossastri, come quasi tutta l’architettura della città, da qui il nome città rossa, fatti erigere dagli Almoravi a partire dal 1126 per iniziativa del sovrano Ali Ben Youssef.

Le Tombe Saadiane

Il sultano della dinastia saadita Ahmed al-Mansour ed-Dahbi non badò a spese per fare erigere la sua tomba, importando marmo di Carrara dall’Italia per le la sala delle 12 colonne, raffinati stucchi decorativi e stalattiti di cedro intagliato con decorazioni in oro. Nel giardino si trovano circa 170 tombe di cortigiani, servitori e mogli e il mausoleo dedicato alla madre, Lalla. Le tombe Saadiane sono uno dei pochi vestigia della dinastia Saadian che regnava nell’età d’oro di Marrakech tra il 1524 al 1659. Nei primi anni del 18° secolo, il sultano Moulay Ismail aveva infatti deciso di rimuovere tutte le tracce della magnificenza di questa dinastia ma non distrusse le tombe e ordinò che fossero murate. Il segreto rimase ben conservato fino al 1917, data della riscoperta del sito delle tombe Saadiane. Sono visibili dall’esterno solo due stanze, ma sono spettacolari.

Gli spostamenti da un luogo all’altro sono fattibili a piedi, meglio un google maps che la tradizionale cartina: bisogna adattarsi ai tempi moderni!

Palazzo Bahia, il palazzo della bella, la favorita

Questo vasto palazzo di 8000 m² venne costruito a sud-est della medina tra il 1866 e 1867 vicino al ghetto ebraico, su commissione di Si Mussa, un ex schiavo diventato vizir del sultano alawita Ḥasan I e ampliato dal figlio Aḥmad Ba Mūssā per la sua preferita tra le quattro mogli ufficiali e per il suo harem di 24 concubine. Innumerevoli sono le stanze riccamente decorate con marmi, legno di faggio e cedro e stucchi. Il palazzo è organizzato intorno a diversi cortili e giardini lussureggianti, con alberi di aranci carichi di frutti. Splendidi sono i colori delle vetrate che, illuminate dal sole, emettono luci magiche. Il re Ba Moussa, che pare fosse obeso, fece collocare le circa 150 stanze tutte al pian terreno per facilitare i suoi movimenti; queste erano distribuite secondo uno schema quasi disordinato, tale da non facilitare l’incontro casuale tra le sue innumerevoli concubine.

Concludiamo la visita passando velocemente nella Mellah, il quartiere ebraico della città e uno sguardo al Miaâra, il bianco cimitero ebraico. Cena in terrazza presso uno dei ristoranti che si affacciano sulla grande piazza.

Koutoubia, la moschea più importante di Marrakech

Mattinata dedicata ai rigeneranti parchi della città. Uno tra i più caratteristici si trova presso la Koutoubia, la moschea più importante di Marrakech, che risale alla metà del 1100. L’edificazione della moschea fu iniziata nel 1141 dal califfo almohade Abd al Mu-min. Si distingue per il suo minareto alto 65 m (che ricorda quello della Giralda di Siviglia che avevamo visitato qualche anno fa) e per il suo colore dovuto alla pietra arenaria rosata, tipica della città. Il suo nome, che significa “moschea dei librai”, si deve alle numerose bancarelle di libri. Come nel resto delle moschee della città, l’ingresso è vietato ai non musulmani. A qualche centinaio di metri si trova il parco di Lalla Hasna e il Cyber Park, tutti curatissimi, ricchi di aranceti con un singolare e ingegnoso sistema di irrigazione, fatto di piccoli canali collegati per un utilizzo intelligente dell’acqua.

Nel pomeriggio, nonostante il gran caldo, ci avventuriamo nella zona nord della città, fuori dalla medina, dove si trova il palmerario, le Palmeraie, il polmone verde di Marrakech che secondo la leggenda nacque grazie ai noccioli di dattero sputati dai berberi all’epoca in cui fondarono la città. Raggiungiamo la zona con il bus n.2 da piazza Jemaa El Fna, proprio dove posteggiano moltissimi di quei poveri cavalli costretti a trascinare carrozze, ma il toppo caldo e la poca voglia di camminare, ci costringe a passare al piano B: taxi! Basta guardarsi intorno e il solito amico dell’amico ci procura in 5 minuti un’auto privata, concordando sempre il prezzo, che ci porta in una delle numerose oasi lungo la stara del palmeto, dove incontriamo altri amici, guardiani di dolcissimi e mansueti cammelli. Io per la mia solita convinzione animalista, rinuncio, ma marito e figli non resistono: un giro tra quelle meravigliose palme in groppa ai cammelli è comunque un’esperienza fantastica. Io me ne rimango con i cammellieri nel piccolo riparo creato dalle piante: mi offrono thè verde caldo e, forse in mio onore lanciano dai cellulari un “lasciatemi cantare…” che mi fa tanto sorridere. Al rientro i miei sono entusiasti!

Rientriamo nel caos della medina per concludere in bellezza l’ultima serata.

Consigli utili per organizzare un weekend low cost a Marrakech

La città di Marrakech offre tante sensazioni nuove, colori e suoni del tutto inaspettati, come il canto dei muezzin più volte al giorno che si sente da tutti gli altoparlanti dei minareti, come se parlassero tra loro.

Affascinante l’antica storia delle dinastie degli Almoravidi, degli Almohadi o la dinastia Saadiana.

La città è un connubio di tradizione e modernità, donne velate e donne moderne con abiti coloratissimi, bambini che vanno a scuola con zainetti minuscoli e grembiulini bianchi o azzurri, asinelli che trasportano personaggi che sembrano giungere dal medioevo e giovanotti con tagli di capelli modernissimi. Tutto in questa magica città rossa.

Volo Ryanair da Bergamo. Volo andata e ritorno a 60 euro totali a persona, prenotato 6 mesi prima.

Sistemazione a Marrakech riad Dar Marhaba prenotato tramite booking, per 3 notti per 4 persone 60 euro al giorno. Ingresso palazzi 70 Dirham (circa 7 euro) a persona

Pranzi / cene, circa 3-4 euro a persona.

Tutto sommato con una spesa modesta abbiamo passato un’indimenticabile fine settimana in Marocco.

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