Il Marocco visto da un marocchino

Un tour tra le città imperiali del Marocco del Nord, cercando di "mimetizzarsi" tra la popolazione locale, evitando itinerari turistici tradizionali e affidandosi all'improvvisazione
Scritto da: Anto..xD
il marocco visto da un marocchino
Partenza il: 08/02/2014
Ritorno il: 13/02/2014
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
Dopo una rovente estate passata sui libri ed una laurea sudata decido di ricompensarmi auto-regalandomi un viaggio. Ma dove? L’idea è qualcosa di nuovo, di esotico, uscendo dai canoni delle mie rotte tradizionali. Dopo aver trascorso, poi, l’inverno duemilatredici in Norvegia (per il progetto Erasmus) decido di non aver più voglia di vedere la neve e soffrire il freddo, almeno in vacanza. Le circostanze mi portano in Marocco, trovando un biglietto Bergamo-Fés a meno di 30 euro e un altro da Tangeri per il rientro in Italia a meno di 20.

Giorni frenetici prima della partenza, cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili sui posti da visitare, affidandomi a due guide: la Lonely Planet e la Mondadori. La prima, al solito, insostituibile. La guida Mondadori, trovata a metà prezzo presso un Outlet l’ho trovata valida per quanto riguarda le informazioni storiche e sulle mederse, assolutamente in difetto dei consigli della Lonely e delle informazioni sui trasporti locali. Superato il grande ostacolo del rinnovo del passaporto ove la questura è riuscita quasi a farmi disinnamorare del viaggio, riesco a partire con relativa tranquillità: volo in orario, controlli rapidi, viaggio aereo piacevole.

Arrivo a Fés qualche ora dopo il tramonto. C’è una temperatura che mi ricorda la mia Sicilia a maggio, si sta quindi decisamente bene. Dopo aver trovato l’ATM per prelevare i miei 1500 dirham che dovrebbero bastarmi per questi cinque giorni in terra magrebina, mi dirigo all’esterno dell’aerostazione per attendere il bus. Ma del bus numero 16 per la Ville Nouvelle nemmeno l’ombra. Mi scoccio e prendo un taxi, che riesce a fregarmi circa 10 euro (non sono ancora abituato a contrattare) ma in compenso mi porta direttamente alla Bab Boujloud, la porta d’ingresso della medina di Fés. La strada dall’aeroporto al centro sembra una grande Salerno-Reggio Calabria: lavori in corso ovunque, prevalente assenza di marciapiedi e gente che si butta letteralmente in strada per attraversare. Ironia della sorte, nel tragitto incontro il bus 16 che si dirige verso l’aeroporto. Arrivo a destinazione, iniziando la ricerca del riad prenotato circa una settimana prima su Hostelworld.com: il Dar El-Yasmine, sito in una traversa di Tala Seghira, la parallela della ben più vivace e famosa Tala Kebira, l’arteria principale della medina. Dopo circa dieci minuti di ricerca, evitando di incrociare lo sguardo con i marocchini pronti ad accompagnarmi in cambio di qualche dirham, arrivo al riad. Ma, colpo di scena, dopo il classico tè alla menta, Muhammad mi dice che mi sposterà in un riad vicino causa mancanza di posto. Inspiegabile ma vengo così sballottato al “vicino” Dar Zohor, molto più bello esteticamente e praticamente a due minuti a piedi dal Bab Boujloud, non tutti i mali vengono per nuocere, insomma. Nordin è veramente simpatico e parla tre lingue perfettamente, mi fa letteralmente sentire a casa e mi “droga” di tè alla menta, che adesso ho imparato a riprodurre in Italia! Nel riad c’è una terrazza con una vista spettacolare sui tetti della medina, in cui è possibile scambiare due chiacchiere con gli altri ospiti del riad in qualunque momento.

Domenica 9 Febbraio

La giornata inizia alle 5 e 30 con il richiamo alla preghiera mattutina dalla Grande Moschea. Una sola parola: emozionante, di una sacralità che sembra anacronistica. La colazione, servita a partire dalle 9, è abbondante e ti sazia praticamente fino a metà giornata. Ci sono delle crépes arrotolate da intingere nel miele caldo, dei dolcetti tipici, dello yogurt, del pane e dello smen, il burro fermentato tipico marocchino, ovviamente l’unica bevanda possibile è il té alla menta.Inizio il mio giro dal palazzo reale, costeggiando prima le mura della Kasbah e riposandomi nel frattempo nei giardini tra la medina e la città nuova. Fés ha una costruzione muraria davvero imponente, che ricorda più le città del Mali o della Mauritania, senza entrare nella medina ci si rende subito conto di quanto sia vero che probabilmente questa è la città più architettonicamente interessante del mondo arabo. Ad un certo punto prendo il petit taxi con destinazione Gare de Fés. I petit taxi a Fés sono rossi e difficilmente chiedono più di 10 MAD per portarvi dalla medina alla ville nouvelle. La stazione di Fés è degna di una grande città, le biglietterie self-service funzionano perfettamente e il treno delle 10:50 per Meknes parte puntuale. Meknes ha due stazioni, la Al-Amir è quella più vicina alla medina. Armatevi di pazienza se avete intenzione di raggiungerla a piedi, ci vorrà almeno mezz’ora di strada in salita. Tuttavia, appena arriverete davanti al Bab-Mansour rimarrete esterrefatti. A ragione è una delle porte più belle non solo del Marocco ma dell’intero mondo musulmano. Di fronte, l’animata piazza Lalla Aouda. A questo punto immancabile la visita al Museo Dar Jamai, una visita che vale la pena per le stanze al piano terra ma soprattutto per l’incantevole ricostruzione della camera tradizionale marocchina. Il prezzo è irrisorio, come tutti i musei da queste parti e una cosa che mi è molto piaciuta è che vieni lasciato libero di visitare tutti i musei senza che ci sia un guardiano che ti venga dietro.Sulla destra, uscendo dal Dar Jamai, si viene trascinati dai colori e delle grida dei venditori nei vari souk cittadini. Meknes è un ottimo posto per fare affari, troverete tutto ciò che vi serve a prezzi relativamente ridotti rispetto ad altre città imperiali e i venditori non saranno per nulla aggressivi, anzi, spesso mi è capitato di dover chiedere io il prezzo di un prodotto, quasi nella totale indifferenza. Insomma, come avrete capito è molto autentica, a me la Medina di Meknes è entrata davvero nel cuore e ne custodisco gelosamente un ottimo ricordo. Lì ho fatto quasi tutti i miei acquisti: dei datteri enormi e succosi, carrube che ormai in Italia sono diventate una rarità, quattro tipi di spezie marocchine e ho anche pranzato presso i baracchini dove ti grigliano carne di agnello in pochi minuti. Nel panino, per meno di 10 MAD, vi ritroverete di tutto, interiora incluse. Attenzione alla salsa piccante, può rendere il panino immangiabile. Sempre a Meknes, la domenica, per chi è interessato si svolge una popolare asta di tappeti, da vedere anche solo per assistere al tripudio di voci e gesta. Troverete anche dei mercati coperti, affianco alla Grande Moschea, che vendono prevalentemente vestiario. La medina di Meknes è abbastanza pulita rispetto a Fés ma molto meno curata: è davvero un peccato vedere abbeveratoi e fontane abbandonate all’usura. Irrinunciabile la visita alla medersa Bou-Inania dove a differenza delle altre mederse di Fés potete salire alle camere del primo piano e fin sulla terrazza, per delle belle foto sulla medina con primo piano il minareto verde della Grande Moschea. Tornando verso la piazza, attraverso la porta, entrerete nella città imperiale. La cinta muraria, lunga in totale quasi 40 km, è impressionante e davvero impossibile da vedere tutta a piedi. Io mi sono limitato a visitare il Mausoleo di Moulay Ismail e ad un giro attorno alle mura, sorvegliate a vista d’occhio dalle guardie. Un modo alternativo per spostarvi a Meknes è il calesse. Con i petit taxi, che qui sono azzurri, tornerete in stazione. Un altro must è raggiungere la città santa di Moulay Idriss. A parte l’economico bus n.7 che parte della stazione degli autobus ogni mezz’ora, è più utile negoziare un’escursione con un gran taxi, che vi farà risparmiare tempo. A Moulay Idriss si va sopratutto per scattare delle foto da cartolina, essendo una cittadina arroccata sui monti vi regalerà degli squarci interessanti. E’ una città santa nei cui santuari non è possibile accedere se non musulmani. Da questa città è possibile raggiungere in circa 30 minuti a piedi la vicina Volubilis, dove si trovano le rovine romane Patrimonio dell’ Unesco. Personalmente ho evitato visto che, essendo siciliano, sono abituato a resti di ben più pregiata fattura.. oltretutto gli scavi sono incompleti e versano in uno stato di abbandono, non sono neppur lontanamente paragonabili a quelli cartaginesi in Tunisia. La visita rimane valida soprattutto per i mosaici, quelli sì, degni di nota e per il panorama sulla vallata. Non essendo raggiunta da mezzi pubblici, i grand taxi lucrano sulla tratta per portarvi fin lassù. In alternativa è possibile contrattare un grand taxi da Meknes alla città degli scavi, con sosta a Moulay Idriss. Tornato a Fés, la sera ho cenato in un “ristorantino” frequentato da altri marocchini su Tala Kebira. Non chiedetemi il nome, parlo pochissimo arabo ma mi orientavo col francese, quindi l’ho rimosso. Ho semplicemente scelto di seguire la folla e sono entrato. Mi hanno servito un animale grigliato, credo fosse dromedario, davvero delizioso. Del pane con delle salsine e un immancabile té alla menta. Il tutto per 20 MAD, meno di 2€. Prima di rientrare in riad assaggiate i dolci dai venditori ambulanti, uno costa circa 1 dirham, i miei preferiti sono i halva shebakia, consumati prevalentemente durante il ramadan, cosparsi di miele caldo e sesamo: una leccornia.

Lunedì 10 Febbraio

Il tempo è molto variabile, con nuvoloni in avvicinamento. Seguendo l’afflusso dei turisti inizio il giro nella medina di Fés. Tala Kebira, con piccole deviazioni di tanto in tanto sulla sinistra per i vari fondouk. I miei preferiti quelli del legno e delle ceramiche, i prezzi (comunque contrattabili) sono di partenza molto superiori alla norma. Visito la medersa Bou-Inania, davvero pregiati gli stucchi e gli ornamenti, nonché la sala di preghiera e poi la medersa Seffarine. Anche qui non si può accedere alle moschee ma quasi sempre la porta della Grande Moschea è aperta e si può scattare qualche foto: bellissimo anche solo l’ingresso. Evitate di fare i turisti che pensano solo a fotografare tutto ciò che c’è davanti e concentratevi sugli oggetti, sulla storia che c’è dietro, sui suoni, sui colori, sugli odori. A proposito di odori, da piazza Seffarine sulla sinistra si arriva al quartiere dei conciatori. Pazienza se vi chiederanno di pagare per accedere alla terrazza: è lo scotto che bisogna approntare. Da questo momento io ho proseguito verso il quartiere andaluso, al di là del fiume, passando per il mercato alimentare che c’è nei dintorni dove ho acquistato dei mandarini succosi e delle fragolone che ho letteralmente divorato. Il quartiere andaluso non è vivace come la medina, molto più residenziale. Questa parte della medina però è molto sporca, troppi a mio parere i gatti randagi e se piove può diventare un vero e proprio inferno di fango. Decido così di risalire la medina, stavolta senza un piano preciso, perdendomi nei vicoli. E’ stata la parte più bella, ho scoperto angoli bellissimi, scorci indimenticabili e souk nascosti. Per pranzo mi sono fermato nel chiosco della zuppa di lumache. Inizialmente ero scettico poi le ho trovate gustose, tenerissime e la zuppa una delle più buone mai assaggiate. Nel pomeriggio decido di concedermi una visita al quartiere ebraico, il Mellah. Niente di speciale, al di sotto delle aspettative. Poi, all’ora del tramonto, la pazzia: decido di risalire il Borj Nord fino alle tombe dei merinidi. La vista toglie il fiato, la medina sembra immensa, il grande problema è la grandinata che si abbatte appena arrivato. La strada, se così può definirsi, diventa quasi impraticabile. Scendo e mi rilasso ai piedi della Kasbah, sempre più imponente… ti verrebbe voglia di fotografarla all’infinito perché ogni angolo ha una sua specifica bellezza. Ultima serata nella medina di Fés dove assaggio, tra le altre cose, il pane all’aglio. Ottimo, mi ha ricordato i sapori del Sud Italia. Finalmente ho mangiato anche la famosa pastilla, troppo dolce per i miei gusti, non uno dei miei pranzi preferiti. Una serata tranquilla sulla terrazza del riad conclude la mia esperienza a Fés, estremamente positiva, molto deluso dalla pulizia e dalla scarsa accuratezza di alcuni angoli della medina. Non è un modo di tenere una città tra le più importanti del mondo arabo con un richiamo turistico di tale portata. Dubbioso sul sistema utilizzato dai commercianti della città, è come se il turista venga visto quasi come qualcuno da “fregare” o da “sfruttare” invece che una risorsa come in altre città marocchine. Da riflettere dunque su certi aspetti ma è indubbio che Fés sia un tesoro che non può non essere visitato se si è da queste parti.

Martedì 10 Febbraio

Colazione, ultima a malincuore, e partenza per Rabat. Il treno ancora una volta è puntuale e pulitissimo. Il panorama merita. Si alternano gallerie su cui poggiano aspre vette, mandorli in fiore e boschetti di eucalipti. Poi, pastori che portano a pascolare il gregge, campi verdissimi. Arrivato a Rabat è come essere catapultati in un altro mondo. Ma siamo sempre in Marocco? Si respira un’aria di modernità che sembra di girare per il centro di una città italiana: gli studenti universitari, i banchieri, i centri commerciali, una pulizia maniacale. Il governo punta molto sulla capitale e si vede. La medina di Rabat si raggiunge in dieci minuti ed è stata una bella sorpresa. Pur non essendo la punta di diamante di questa città (lo è, invece, la Kasbah) l’ho trovata interessante. I prezzi dei negozi di pelleria e gioielleria in Rue des Consuls sono più bassi e il mercato alimentare è tutto fuorché turistico, anzi, sono forse l’unico “straniero” in giro. Da non perdere il mercato del pesce con il baracchino delle sardine. Per 40 MAD mangerete un panino con sarde, pesce azzurro, uova, melanzane, patate. Una vera bomba. La Kasbah di Rabat è bellissima. Attenzione solo a chi all’ingresso tenterà di fermarvi per storcervi qualche dirham guidandovi all’interno. Si può benissimo visitare a piedi, da soli. Il giardino andaluso merita, c’è un museo carino all’interno ma sono le terrazze panoramiche sull’Atlantico che mi hanno lasciato senza fiato. Ai piedi dei bastioni, un cimitero musulmano a cielo aperto, quasi vicino alla spiaggia. Il mare era molto mosso e dei giovani surfavano. Nonostante fosse febbraio il sole era molto forte e ho patito il caldo. Uscendo dalla Kasbah vi si aprirà sulla sinistra il lungomare cittadino. Una meraviglia. Alcune città italiane se lo sognano un lungomare così. Pulito, con una lunga pista ciclabile e con vista sulla vicina Salè. In pochi minuti si giunge alla Torre Hassan e al Mausoleo di Maometto V.Io non sono riuscito a visitarlo perché avevo pochissimo tempo e in quel momento le visite erano interdette.

Da lì avete due scelte: continuando verso Nord in trenta minuti di cammino arriverete a Chellah, la necropoli famosa per i nidi delle cicogne sui minareti. Altrimenti, verso destra, sempre dritto e siete in stazione. Alla Gare de Rabat ho gustato l’unico caffé del viaggio, speziato, molto buono. Il viaggio serale per Tangeri è stato interminabile quanto interessante. Sono salite a metà strada delle vecchiette berbere con cui ho scambiato un po’ di chiacchiere in francese. Il treno si fermerà in paesini che sembrano abbandonati dalla provvidenza, alcuni con discariche a cielo aperto, impressionante il contrasto tra le lamiere e le parabole. Arrivato a Tangeri diluvia. L’odore del mare è pungente. L’autista del petit taxi, pagato circa 50 MAD perché, a suo dire, era sera e non sono riuscito a smuoverlo pur contrattando, mi ha portato al parcheggio dell’Hotel Continental dove qui ho raggiunto a piedi il Melting Pot, un ostello arredato in stile marocchino, con una terrazza superlativa con vista sui tetti della medina e sullo stretto di Gibilterra.

Mercoledì 11 Febbraio

Piove, ma nemmeno la pioggia mi fermerà dal mio progetto giornaliero. Una breve escursione a Tetouan nel mattino, preferendo il grand taxi al bus, i cui orari della CTM sono molto scomodi. La medina della città berbera è molto caratteristica, la cosa unica è il mellah che convive con le costruzioni andaluse e i souk arabi. Non a caso è patrimonio Unesco anch’essa. L’ho trovata molto autentica come cittadina, la gente umile e gentile. Merita una visita. Il resto della giornata l’ho passata a Tangeri. Le vie della medina sono più pulite di Fés, qui è possibile fare degli acquisti a buon mercato. Io ho comprato due piatti e due bicchieri decorati.

Cosa è imperdibile a Tangeri:

Il mercato del pesce coperto, i cui prezzi sono molto bassi rispetto al nostro standard.

– Una frittura di pesce nei ristoranti in piazza 9 Aprile, nel cuore del grand socco. Pagata solo 50 MAD ma in una porzione ci mangiavano benissimo due persone, compresa insalata immensa e té alla menta. In realtà l’idea originale era gustare la tajine di pesce ma tenete in mente che per prepararle ci vuole un bel po’ di tempo.

– La visita alla Kasbah, da cui è possibile godere di un panorama unico sullo Stretto.

– Le pasticcerie sparse per la città, eccellenti. Io ho preso un po’ di dolcini di cui non ricordo i nomi, ho apprezzato soprattutto delle ciambelline alla cannella. Piacevole un giro nella ville Nouvelle, molto più “europea” rispetto alle altre visitate. Qui si trova l’American Legation e alcune istituzioni cittadine, come il cinema Rif. Occhi aperti nella medina dopo il tramonto, probabilmente quella di Tangeri è l’unica in cui ci sia preoccuparsi un po’ di più ma niente di così terribile, ho visto facce che vedrei anche nella periferia di una grande città italiana. Tangeri ha un fascino particolare, non a caso ha suscitato interesse in tanti scrittori e artisti in passato. La “Porta d’Africa” non passa inosservata: o si ama o si odia.

Giovedì 12 Febbraio

Anche oggi il tempo non è buono. Evito quindi il viaggio in bus fino a Chefchaouen che avevo programmato e passo una mattinata tranquilla a Tangeri in giro per i mercati per gli ultimi acquisti comprando anche la menta essiccata e il famoso sapone nero. Mi dirigo al porto per cercare un gran taxi (sono color crema qui) per l’aeroporto. Non so come ma qui i taxi si fermano già per il solo fatto di vederti con uno zaino in spalla. Se ne ferma uno così, da solo e mi fa salire. Molto onesto, mi offre 100 Mad. Accetto perché non mi va di contrattare e perché so che ad altri ne hanno chiesto talvolta anche 200. Nonostante una guida terribile arrivo sano e salvo. I controlli alla dogana sono veramente minimi, mi aspettavo di peggio. Il duty free è ben assortito, nonostante l’aeroporto non sia granché e il wi-fi non vada. Partenza in orario e arrivo a destinazione in anticipo. Shukran, Marocco! Grazie per questa avventura. Tornerò sicuramente per visitare il Sud e il deserto di questo paese dai mille volti, così controverso quanto intrigante, da scoprire.

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Kasbah di Rabat

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Medina di Tangeri

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Medina di Fez di sera

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Fés dall'alto



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