Giorni di mare e di gastronomia a Marina di Bibbona

Alla scoperta di un angolo di Toscana di grande bellezza e dove alta è la qualità della vita
Scritto da: Andrea Misuri
giorni di mare e di gastronomia a marina di bibbona
Partenza il: 31/07/2014
Ritorno il: 31/08/2014
Viaggiatori: 6
Spesa: 500 €
Appassionato di viaggi, ho trascorso agosto alla scoperta di Marina di Bibbona, rivalutando la bellezza paesaggistica, culturale e gastronomica di quest’angolo della Toscana. L’origine del nome è etrusco e la prima traccia risale all’inizio del XII sec. Il castello che domina il paese arrampicato sulla collina, con le ripide strade lastricate in pietra da percorrere rigorosamente a piedi, è di quasi un secolo prima. Costruito da una potente famiglia lucchese, i Farolfi. Passò in seguito ai Conti della Gherardesca, che a lungo imposero il loro dominio su queste terre. Paludose e malsane, invero, finché – sul finire del 1700 – furono bonificate da Pietro Leopoldo, che nel 1780 fece costruire un Forte lungo la costa, avamposto militare del Granducato. Lo stesso Forte – una costruzione a pianta quadrata con una terrazza di avvistamento – che oggi, più che testimoniare l’antica grandezza dei Lorena, circondato da hotel, ristoranti e bar, quasi scompare alla vista dei vacanzieri che a frotte gli passano accanto, incuranti di tanto blasone. Uno statuto della comunità bibbonese del XV sec. obbligava i capofamiglia a piantare ogni anno un olivo e un albero da frutto. Era una società basata sull’agricoltura. La terra coltivabile da contendere alle paludi, seguendo il corso ciclico delle stagioni. Terra di emigrazione. Tant’è che La California – un pugno di case allineate lungo la vecchia Aurelia – deve il nome a un emigrante che nell’Ottocento, fatta fortuna in America, tornò al suo paese. La California si è fatta conoscere nell’ultimo decennio perché qui è cresciuto Paolo Bettini, vincitore di due Mondiali, un’Olimpiade e innumerevoli classiche, fino all’anno scorso CT della nazionale azzurra. Un campione della bicicletta amato per il coraggio e la sfrontatezza con la quale gareggiava. Questa, si sa, è una terra profondamente legata al ciclismo.

Fino a pochi decenni fa l’agricoltura ha continuato ad essere la principale fonte di reddito. Ne è testimonianza la Fiera della Zootecnia, giunta quest’anno all’84° edizione, ancora oggi vetrina per l’intero settore agricolo. Si svolge proprio a La California, alla fine d’agosto. Il programma è davvero unico. Carosello di trattori d’epoca, spettacolo di sheepdog, ossia conduzione del gregge da parte di cani pastore. Spettacoli di falconeria e con butteri d’alta Maremma. Qui l’espansione turistica non ha più di trenta anni. Eppure la località non è più una qualsiasi Bibbona beach. Oggi – prendendo a prestito il nome del Parco giochi che si estende sul viale principale – si è trasformata in una vera Bibbolandia, e non teme il confronto con i centri balneari che si susseguono scendendo verso la Maremma. Uno sviluppo legato all’industria vacanziera in crescita costante in questo tratto di costa sabbiosa, costeggiata da una rigogliosa macchia mediterranea e da una pineta tra le più belle della penisola. La Costa degli Etruschi. Etruschi come quel tale Bibius, che ha dato il nome alla nostra località.

Il camping Free Beach, via Cavalleggeri Nord 88, è vasto ed attrezzato. Piscina con l’acqua gym e le tante iniziative degli animatori per i bambini, tra nuoto e gags. Dopo cena, per i più piccoli, appuntamento fisso in piazzetta con la Baby dance, per loro il divertimento è assicurato. Più tardi, animazione per i bambini ai laghetti e musica con d.j. per i grandi. Il clou della stagione è stata la sera del 17 agosto, concerto live e serata danzante con Edoardo Vianello, che tutti ricordiamo per i suoi Vatussi “alti almeno due metri”. Il mercoledì pomeriggio, passeggiata con i pony di Claudio del maneggio Cavallo Natura di Marina di Grosseto (esperienza davvero elettrizzante per i ragazzi). Il bar, gestito da Serena e Tania, con uno staff tutto al femminile, va alla grande. Come Zenzero, il ristorante del campeggio diretto da Andrea, con Francesco da par suo ai fornelli. Per il pranzo di Ferragosto, abbiamo scelto il menu promozionale. Insalata di mare al vapore, gnocchi al branzino, frittura e sorbetto a 25 euro! La pasta, ovviamente, rigorosamente tirata a mano. Nell’occasione abbiamo bevuto un Aulo bianco IGT dai profumi intensi dello Chardonnay, di Collemezzano, Cecina. Aulo, senatore Romano di nobile famiglia locale, faceva correre la sua quadriga al circo Massimo. Da Zenzero c’è la possibilità, tutti i giorni, del menu da asporto e del pacchetto pic nic. Un camping per famiglie, quindi, frequentato da tanti giovani. Che avrebbe bisogno, comunque, di un restyling per attenuare, qua e là, i segni dell’età. E poi, la questione del Wi-Fi. A pagamento, 3 euro al giorno o 15 euro alla settimana, usufruibile soltanto nello spazio bar. Quando è possibile connettersi, cosa buona e rara. Perché l’intero territorio comunale risulta avere una copertura Wi-Fi assai limitata, tanto che non c’è commerciante – pur fornito di Pos – che dopo reiterati tentativi, il più delle volte non chieda il pagamento in contanti. Un limite non da poco per un territorio comunale che nei mesi estivi, ad occhio, decuplica i suoi abitanti. Una realtà della quale dovrebbero farsi maggiormente carico le Istituzioni locali e le categorie economiche interessate. Come l’altro problema, dovuto ai cambiamenti meteorologici in atto negli ultimi anni, che ormai sempre più spesso si verifica nei campeggi di Marina di Bibbona. Le bombe d’acqua che arrivano improvvise e trasformano vialetti e piazzole in tracimanti corsi d’acqua, tali da seppellire in un batter d’occhio vestiti, stoviglie, borse e quant’altro i malcapitati campeggiatori hanno nelle tende. E’ evidente che si impone, ove è possibile, l’intervento dell’uomo perché questi eventi naturali non si trasformino – più volte ogni estate – in disastri economici per ignari turisti.

Il nome della pineta è Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Cecina. Una dorsale che segue la linea del mare, fino a Marina di Cecina e Vada. Qui prevalgono il pino domestico (per intenderci quello dei pinoli) che raggiunge i 25 m. di altezza e il pino d’aleppo – non molto alto e dal legno resistente, tanto che era usato per la costruzione delle navi romane – il cipresso, il corbezzolo e il ginepro. Nella macchia mediterranea troviamo il leccio e il cerro, il cisto e il viburno. La pista forestale è il paradiso mattutino di podisti (come me) e ciclisti. Paradiso invero molto mattutino. Alle 7,00 siamo a correre già in tanti. Con la possibilità di vedere di sfuggita, su un albero, un picchio verde o una ghiandaia, o incrociare per un attimo, magari, uno scoiattolo. Verso le 8,00, quando il sole scivola fra le fronde e accende il sottobosco con sciabolate di luce, il frinire delle cicale diviene quasi assordante. Sarà invece impossibile osservare da vicino un altro abitante di questi luoghi. La natrice dal collare, comunemente conosciuta come biscia d’acqua, che – come dice il nome – troviamo sempre in prossimità dei punti d’acqua. La pista forestale è infatti attraversata da fossi che proprio qui finiscono in mare. Il Fosso dei Prati e il Nuovo. Il Fosso della Madonna e quello delle Tane. Quest’ultimi due, in particolare, ancora nel XVIII sec. segnavano il confine del territorio destinato alle bonifiche leopoldine. Ogni cinquecento metri la pista è segnalata da cartelli con l’indicazione della distanza percorsa. Altri cartelli (semplici e ben fatti) riportano indicazioni salutistiche. Consigli pratici per una corretta alimentazione, come calcolare l’Indice di Massa Corporea o gestire lo stress.

Oltre che per il mare, Marina di Bibbona è il luogo giusto per i cultori della buona tavola. Per chi cucina da sé – magari in campeggio come noi – c’è il Centro Commerciale H. Nome decisamente orwelliano. Più da Grande Fratello che da località marina. Detto questo, le attività commerciali al suo interno sono tutte di qualità. Siamo in Via dei Melograni, vicino al Forte lorenese. Alla pescheria Alta Marea di Martina il pesce è fresco e i prezzi sono contenuti. La tartare di tonno è assolutamente da provare! La macelleria di Saverio Baldacci è un altro luogo da visitare. I pronto-cuoci di sua produzione – polpette, tramezzini, tacos, straccetti – sono imbattibili, così come le salsicce di manzo! L’ortolano Mario è “The King of the popons made in La California”, come recita un cartello giallo all’entrata. La sua vena ironica si ritrova in altri cartelli sparsi sulle pareti all’interno. Uno di colore rosso, proprio alle spalle del banco, ricorda “Chi ha furia ha un bel cavallo”. Alla Dispensa di Marta della sig.ra Rosy, salumi, formaggi e vini locali doc. Da provare la pasta fresca: tagliatelle, tortelli di ricotta e fiori di zucca, alle erbette e di pesce (quest’ultimi da prenotare il giorno prima). La Panetteria Geppo è gestita dai figli di Rosy, Marta e Francesco. Pizzette, schiacciate e, ovviamente, il tipico “pane cavallo” locale. Gasperini è enoteca (e tante altre cose, caffetteria, pasticceria, gelateria…). Nella parete dedicata alle bottiglie, ciascuno può trovare quella che fa al caso suo. Notevole la scelta di etichette del territorio di assoluto prestigio. Il locale è rinomato per le colazioni, anche se la distanza dal campeggio mi impedisce di provarlo in tali circostanze.

Frutta, verdura e ortaggi a km. 0 che di più non si può. Prendiamo la Vecchia Aurelia. Superata la stazione ferroviaria di Bolgheri, arriviamo all’Azienda agricola Castelli, via Campigliese 18. La sig.ra Elena vi accoglierà a qualsiasi ora con il sorriso, davanti a cassette di pomodori, zucchine, peperoni, melanzane, pesche, mele, uova, mazzi di basilico dal profumo intenso… Se quello che cercate è già stato venduto, Elena andrà a raccoglierlo nel campo sul momento.

Quando si decide di mangiare fuori – detto di Zenzero e della sua cucina di pesce – la scelta non manca. Dietro il bancone della rosticceria Mille Voglie in piazza delle Felci, anno dopo anno, Tommasa (da tutti chiamata Tommy) mette a tavola, con poca spesa, vacanzieri e residenti. Si sceglie tra un gran numero di proposte di terra e di mare. Ci si serve apparecchiando da noi con piatti e posate di plastica, sotto il dehor sulla piazza. Il vino locale è buono e i prezzi sono decisamente per tutte le tasche.

Tra la spiaggia e l’avamposto lorenese, il Jolly Beach, piazza del Forte 5, si trova davvero in un bel punto. Stefano ha rilevato il locale quattro anni fa. L’ambiente moderno, caldo e colorato invita alla sosta. Cucina di mare tradizionale. In cucina, Nada. Ai tavoli e al bar, Giovanni, Simonetta e Ilenia. Davvero professionali nonostante la giovane età.

Ospiti di amici, per arrivare al ristorante La Pineta via Cavalleggeri Nord 27, prendiamo la strada bianca tutta gibbosità che taglia la riserva dei Tomboli, fino alla spiaggia di Marina. Il locale è considerato forse il migliore della Toscana per gli amanti del pesce. La baracchina di legno è praticamente sulla spiaggia, con i bagnanti in costume che ci passano accanto. Menu giornaliero in base al pesce pescato. Il prezzo, ancora più di questi tempi, non è accessibile a tutti. A cena d’estate, la lista di attesa è di un paio di mesi.

Il CSA è stata una scoperta piacevole. L’acronimo sta per Centro Salvador Allende, via del Forte 2, ed è una storia tutta da raccontare. All’inizio degli Anni Settanta, Giuseppe Carrà sindaco di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia, decide di acquistare un vasto terreno acquitrinoso vicino al Forte lorenese, a ridosso della spiaggia. E’ un’area quasi selvaggia, l’agglomerato urbano di là da venire. Dopo lunghe trattative, il terreno viene comprato per 260 milioni di lire. Si vuole costruire una colonia per bambini di famiglie di immigrati dal Sud. E’ un’Italia in pieno boom economico. Un Paese che in campo sociale va ancora a velocità troppo diverse. Le quattro torri circolari – la scala interna centrale che sale a spirale, con un progetto architettonico d’avanguardia – costruite in punti diversi del terreno recuperato e destinato a pineta, diventano la colonia sestese in terra toscana. L’inaugurazione avviene alla fine del 1973. L’opinione pubblica è ancora scossa dal tragico epilogo della democrazia cilena. La scelta del nome è quella del Presidente ucciso nella difesa de La Moneda. Nei primi Anni Novanta le trasformazioni sociali in atto e, tra queste, la chiusura delle fabbriche, comportano la trasformazione del CSA in Casa per ferie. Da allora, la gestione è dell’omonima Cooperativa di Brescia. Le camerate si trasformano in camere. La finalità sociale si amplifica ai portatori di handicap e agli anziani. Oggi, a distanza di tanti anni, un’ottantina di camere e quasi duecento posti letto destinati a fasce socialmente fragili, il CSA è ancora una bella realtà, che resiste alla tentazione di possibili speculazioni. La Cooperativa è gestita da Bruno. Settantadue anni ben portati, la voce bassa che trasmette tranquillità, la passione intatta. Insieme a lui, Roberta, Inelda, Cesira e Rosaria la cuoca. La stessa passione e la voglia ancora di fare qualcosa per il prossimo.

Le settimane a Marina di Bibbona. Un viaggio all’interno di un territorio ben delimitato. Un “viaggio immobile”, lo chiamerebbe Paolo Rumiz. Dal quale torniamo arricchiti. Per la qualità della vita nelle piccole cose di ogni giorno, per gli incontri con tante persone, l’amore e la passione per il proprio lavoro. Che sia l’impegno per chi ha bisogno, cucinare con sapienza il pesce appena pescato o la ricerca di un equilibrio naturale nelle varie fasi della lavorazione dei campi e delle vigne. Un felice incontro tra il mantenimento delle culture e tradizioni locali e il bisogno di innovazione che la moderna utenza richiede.



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