Au Mali y a pas de problème

"Au Mali y a pas de problème" "In giro per il mali e il Senegal" Perché L’Africa ? E’ una domanda che in tanti mi hanno fatto dopo anni di viaggi in Asia… E perché il Mali ? Una serie di circostanze, un film, un amico maliano che non smette mai di parlare del suo Paese e soprattutto la voglia di conoscere l’Africa nera, quella dei...
Scritto da: patpat133
au mali y a pas de problème
Partenza il: 07/12/2006
Ritorno il: 31/12/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 1000 €
“Au Mali y a pas de problème” “In giro per il mali e il Senegal” Perché L’Africa ? E’ una domanda che in tanti mi hanno fatto dopo anni di viaggi in Asia… E perché il Mali ? Una serie di circostanze, un film, un amico maliano che non smette mai di parlare del suo Paese e soprattutto la voglia di conoscere l’Africa nera, quella dei mercati, della gente, delle attività commerciali che si svolgono giornalmente sul Niger…

Dopo una lunga sosta a Casablanca che ci ha permesso di visitare un po’ la città e soprattutto la sua meravigliosa moschea, arriviamo a Bamako, capitale del Mali, in piena notte.

Che strana sensazione! Niente a che vedere con l’India… Le strade sono vuote, non c’è nessuno che dorme per strada, non vedo animali… tutto sembra cosi’ tranquillo e ordinato… Il primo mattino in Africa si rivela caldissimo: cielo blu e clima torrido. Dopo aver cambiato un po’ di soldi usciamo dall’albergo per andare a scoprire la città. Bamako è una città caotica, senza alcun tipo di urbanizzazione, dove tutte le attività (come ovunque, in Africa) si svolgono all’aria aperta. Andiamo a visitare il Museo nazionale e rimaniamo estasiati di fronte all’esposizione di tessuti (Bogolan e Indigo) che durante il viaggio avremo modo di vedere esattamente come vengono confezionati.

La giornata passa velocemente, camminiamo, esploriamo, e la sera cerchiamo una maquis dove ascoltare un po’ di buona musica maliana ( che sarà la compagna dei nostri lunghi viaggi in bus sui taxi brousse…Ovvero ali farka touré…) e consumare qualcosa di commestibile! Il giorno dopo decidiamo di partire per Mopti, situata al centro del Paese. La distanza è di 600 chilometri e ci vorranno dieci ore di bus.

Un bus, ovviamente, senza aria condizionata e pieno di tuareg che da Mopti raggiungeranno poi Gao e Toumbouctou.

Il viaggio è veramente bello: chiaccheriamo con la gente, ci fermiamo sempre all’ora della preghiera, e, come capita sempre, ci ritroviamo per piu’ di un’ora fermi nella brousse per cambiare una gomma. Quanto sono calmi e tolleranti i muslmani qui in Mali. Le donne non sono coperte e sono veramente liberali e rispettosi della tua religione.

Il paesaggio è affascinante: terra rossa, arida, i baobab che spuntano ovunque e una lunga strada diritta che sembra infinita. Passiamo attraverso i villaggi e il quadro é sempre lo stesso… Gli uomini a chiccherare e le donne con i bambini sulle spalle che lavorano , camminano con legna, o acqua o altro sulla testa.

La sera prima di arrivare a Mopti, nel corso di una sosta, mi rendero’ conto per la prima volta di quanto è bello il cielo stellato africano… Le stelle sono talmente vicine che quasi le tocchi.

Arriviamo all’hotel che si chiama “Y a pas de problème”… Nome veramente azzeccato visto che in Africa le due cose che ti vengono sempre dette sono: “ça va Toubab?” (Come stai, bianco?) e “Y a pas de problème” ( Non c’è nessun problema).

L’hotel è carino, c’è una meravigliosa terrazza e la sera crolliamo addormentati al riparo della zanzariera! Il giorno dopo, dopo esserci fatti consigliare da due coppie franco maliane, incontriamo la nostra guida per il trekking nel paese Dogon. Si chiama Amidou ed è originario di Nombori, un bellissimo villaggio che visiteremo qualche giorno dopo.

Decidiamo di unirci a altri tre turisti: due belgi, partiti per un anno per un giro da compiere tra Africa e Sud America, ed un francese, in giro tra Mali e Senegal da piu’ di tre mesi. Dopo aver finito di mettere a punto l’organizzazione del trekking usciamo alla scoperta di Mopti. La chiamano la “Venise du Mali”: si trova infatti sul Niger e sul suo affluente, il Bani. C’è una moschea bellissima e l’attività fluviale è molto sviluppata. Ci sono piroghe e pinasses (barconi in legno con il fondo piatto, generalmente ricoperti da un tetto di stuoie) che partono verso il nord cariche di gente e di animali, c’è un grande mercato di pesce essiccato ed una grande moschea.

E’ difficile camminare da soli: tutti si fermano per proporci servizi o proporsi come guide: inutile rispondere che vogliamo stare per nostro conto o che non abbiamo bisogno di loro… è una cosa che impareremo ad accettare nel corso del viaggio.

Durante la passeggiata lungo il Niger assistiamo al lavaggio di auto, di vestiti e dei montoni (altra costante del viaggio.. I montoni…Che verranno poi sacrificati per la festa della Tabaski) e aspettiamo il momento di uno splendido tramonto circondati da bambini bellissimi.

Il giorno dopo ci alziamo all’alba per andare alla stazione dei taxi brousse e aspettarne uno per andare a Djenné per il grande mercato del lunedi’.

Djenné e’ una delle città più antiche e pittoresche dell’Africa occidentale. Ha una spettacolare moschea di terra, decine di scuole coraniche, migliaia di case, il tutto sotto la protezione dall’Unesco.

L’attesa non è lunghissima, ma, non essendoci piu’ taxi brousse, siamo costretti a prendere un furgoncino che riempiremo stipati in venti persone! Il viaggio è veramente duro, non riesco quasi a muovere le gambe e mi chiedo come fanno queste mamme con i loro bimbi in braccio ad affrontare questi lunghi viaggi… Dopo quasi 4 ore arriviamo a Djenné, con le gambe a pezzi, ma rimaniamo estasiati davanti alla piu’ grande moschea di terra dell’Africa occidentale. Inoltre, davanti alla moschea c’è il meraviglioso e piu’ grande mercato: ci sono mille colori e puoi trovare di tutto. Ovviamente veniamo circondati da improvvisate guide che si propongono di farci visitare la città e alla fine esausti decidiamo di prenderne una per qualche ora. La scelta non è poi cosi’ sbagliata: la guida ci porta nel quartiere sudanese e marocchino e infine ci fa salire sul tetto di una casa per ammirare il panorama! Camminiamo sotto il sole e facciamo il giro esterno della moschea che, in quanto luogo religioso, non possiamo visitare al suo interno, dirigendoci poi alla stazione dei taxi brousse per aspettare la prossima partenza per Mopti. Ci attendono altre 5 ore di viaggio, stretti come all’andata. Sul furgoncino incontriamo due svizzeri che lavorano per una ONG in burkina e le ore passano velocichiaccherando della loro esperienza.

Arriviamo tardi a Mopti, prepariamo un solo zaino (l’altro lo lasceremo in albergo) e ci riposiamo in vista del trekking del giorno successivo.

Visitare il “pays Dogon” era veramente il nostro sogno… E non siamo rimasti delusi! Il paese Dogon, ovvero le case antropomorfe, i villaggi fortificati, le grotte sepolcrali di Ireli, gli insediamenti abbarbicati alla falesia, i villaggi della piana con i loro Toguna dai sostegni di legno scolpito.

Il paese Dogon, situato in questa zona impervia di pietre e di sabbia, è abitato da secoli con una ricca tradizione culturale e artistica famosa in tutto il mondo. Ogni gesto della vita quotidiana è qui regolato da un codice che emana direttamente da Amma, divinità unica e forza creatrice suprema, fin dall’origine della creazione del mondo.

Questi quattro giorni ci hanno dato delle emozioni fantastiche.

Quattro giorni di marcia, sulla falesia e ai piedi della falesia ( dove sono arroccati i villaggi dei Dogon).

Quattro giorni fuori dal mondo, senza elettricità, né acqua corrente, né auto… Abbiamo vissuto seguendo la luce del sole, dormendo sui tetti sotto le magnifiche stelle del cielo africano, giocando con i bambini, visitando i villaggi e le scuole, stando a contatto con questo popolo ancorato a riti e credenze antiche. Le scuole del paese dogon sono fantastiche: in una classe ci sono una 60 di bambini che a volte fanno chilometri a piedi per raggiungerela (questo spiega perché nel paese dogon, come d’altronde in tutto il Mali, ci sono pochissimi bambini che vanno a scuola, (senza sbagliarmi mi pare di ricordare che sia solo il 30%) . Tutte le lezioni sono in francese e i bambini cercano di imparare a parlare una lingua assoltamente sconosciuta a loro. In un momento bellissimo una classe di bimbi ha cominciato a cantare una canzone in francese… Erano fantastici… É stato un momento emozionante… Avevo gli occhi pieni di lacrime! Abbiamo visto le donne (il pilastro della società africana) camminare sotto il sole a piedi scalzi con chili di legna sulla testa e i bambini sulla schiena… Queste donne che ho tanto ammirato durante questo viaggio, che ho paragonato a delle regine per il loro magnifico portamento, per i loro boubou (abiti africani) coloratissimi. Quanto rispetto! E pensare quanto é difficile essere donna in Africa! Al di là delle mutilizioni alle quali ancora la maggior parte delle donne maliane viene sottoposta,( nonostante un legge recente sia entrata in vigore interdica le mutilizioni) bisogna pensare che in Mali sono poligami. Dunque le famiglie sono allargate e la vita per le donne non é certo facile visto che spesso si ritrovano a vivere con la seconda o la terza moglie! Ho giocato a girotondo con bambini sempre sorridenti, abbiamo chiacchierato con Amidou, mi sono fatta intrecciare i capelli da alcune bambine che mi chiedevano come mai fossero cosi’ lisci. Sono stata in cucina con due donne ( cucina per modo di dire.. Il cortile con un fuoco e una pentola) spose dello stesso marito a cercare di scambiare qualche frase mentre loro cucinavano gli spaghetti… E io cercavo di farglieli scolare il prima possibile!!( eh si.. In mali mangiano riso, cucus e spaghetti… Incredibile, no????) Abbiamo spiegato ad alcuni ragazzini che l’uomo è andato sulla luna o ancora che in Europa per passare da una parte all’altra delle montagne si costruiscono le gallerie. Era incredibile vedere le loro espressioni incredule! Siamo rimasti senza parole alla vista della falesia e del deserto… Abbiamo camminato per quindici chilometri al giorno. E’ stata veramente una esperienza fantastica.

I piani prevedevano il ritono a Mopti e la partenza per Timbouctou in fuoristrada per poi ridiscendere a Mopti in pinasse per tre giorni, ma purtroppo a causa di una zanzara maligna e di una salmonellosi (presa nonostante l’antitifica), i piani sono saltati. Per due giorni sono dovuta stare a letto.

Non posso che riconoscere che i medici africani sono stati competenti e mi hanno curata perfettamente.( raccomando a tutti di fare profilassi antimalarica, che devo dire mi ha salvata da un crisi di malaria).

E Amidou mi ha portato le medicine e la colazione nei giorni in cui ero a letto! Due giorni dopo abbiamo potuto fare un giro bellissimo in piroga per visitare i villaggi Bozo (i pescatori) sul fiume Niger. E assistere a un ennesimo tramonto spettacolare! Nonostante la debolezza dovuta agli antibiotici e alle medicine antimalariche, il viaggio è continuato.

Abbiamo deciso di riscendere verso Bamako fermandoci a Segou, in compagnia dei nostri amici belgi. Segou, città che si estende sulle rive del fiume Niger, fu chiamata “la bianca” poiché i francesi, dopo la sua occupazione, costruirono innumerevoli abitazioni dipingendole di bianco, per distinguerle dalle sontuose abitazioni rosse dei possidenti locali e sottolineare così il passaggio di potere. E’ una citta calma, molto bella e ricca di storia. Famosa anche per le sue terracotte! A segou abbiamo dormito “chez l’habitant” a casa si Ibrahim! Quante chiaccherate la sera nel piccolo patio… Momenti veramente ricchi di emozioni! Purtroppo la nostra amica belga si ammala di malaria e, nonostante l’intenzione di fare ancora un po’ di strada insieme con loro, dopo tre giorni siamo costretti a separarci.

Scendiamo così di nuovo a Bamako, dove, prima di volare in Senegal, approfitteremo degli ultimi due giorni per scoprire un po’ meglio questa grande città africana che all’inizio non avevamo molto apprezzato e dalla quale eravamo subito partiti.

I due giorni passano tra giri nei mercati, chiacchere con i maliani e l’incontro con lo zio del nostro amico maliano, che si occupa di noi come fossimo dei principi.

Passiamo l’ultimo giorno in un grande mercato maliano…Tra un po’ di compere (tessuti) e tanta tristezza.

Guardo tutti questi colori e mi domando come farò a riabituarmi al grigiume del cielo e della vita in Europa.

Passare dal Mali al Senegal non è stato facile neanche in aereo!( all’inizio l’idea era di farlo via terra, ma la mancanza di tempo e l’imprevisto della malattia ci hanno fatto scegliere questa soluzione piu’ comoda). Abbiamo 6 ore di ritardo e arriviamo a Dakar alle 4 del mattino.

Eravamo al corrente del fatto che i senegalesi sono opprimenti e che soprattutto all’aereoporto ed a Dakar occorre fare moltissima attenzione perché sono frequenti gli scippi e tutti cercano di fregarti.

Dopo varie discussioni troviamo un tassista che ci porta all’auberge che avevamo già prenotato a N’gor, villaggio di pescatori distante dieci chilometri da Dakar, e affacciato sul mare.

Ci risvegliamo il 24 dicembre mattina sul tardi, c’è il sole e decidiamo di andare a scoprire il villaggio, l’isola di fronte e di farci finalmente una vera mangiata di pesce! Prendiamo la piroga e passeggiamo sull’isola di N’gor… Macchie di buganville, ville bellissime e soprattutto possibilità di mangiare pesce alla griglia a piedi scalzi sulla sabbia, a prezzi irrisori.

Così inizia il nostro week-end di Natale che trascorriamo tra spiaggia, ricche cene a base di pesce e passeggiate tra il villaggio e la punta des almadies, il punto piu’ ad ovest dell’Africa, e chiaccherate con la proprietaria della nostra dimora, una signora senegalese che vive da piu’ di 30 anni in Francia! E’ bello poter comunicare con la gente, ed a volte, nel corso dei viaggi non èsempre facile… Qui in Senegal, a differenza del Mali, la gente parla il francese molto bene ed allora è assai più semplice instaurare un vero rapporto! Inoltre, ci sembra quasi di essere in Svizzera. Il senegal é molto piu’ sviluppato, ci sono negozi, molte piu’ macchine, c’é una urbanizzazione, c’é una vera rete fognaria ( certo se ci si allontana dalle grandi città la situazione é ben differente e piu’ simile al Mali).

Andiamo a vistare Dakar e l’isola di Gorée, un’ isola fantastica, meta oggi della jet set senegalese, ma famosa purtroppo per il suo Museo des esclaves ovvero la prigione da dove gli schiavi venivano imbarcati in direzione del continente americano. Un momento molto triste quello della visita al museo, improvvidamente interrotto da un chiassoso gruppo di italiani che, parlando a squarciagola al telefonino, vengono malamente ripresi dal custode del museo. Ci dobbiamo sempre distinguere! Il giorno dopo partiamo per Saint Louis, l’antica capitale situata al nord del Senegal, una città coloniale bellissima, ricca di fascino e di una calma inaspettata.

La città è situata presso l’imboccatura del fiume Senegal, tra il continente e la Langue de Barbarie, una stretta striscia di terra che si slancia nell’oceano Atlantico, Il viaggio in taxi brousse è una specie di incubo.

Seduta su una panca, dopo quattro ore non riesco più a muovere le gambe… E pensare che i due bambini seduti dietro di noi in braccio ai genitori non hanno fiatato durante per tutta la durata del viaggio! Ovviamente sul tetto, come in occasione di tutti i nostri viaggi, (a volte anche nelle stive dei bus) ci sono i montoni.. Che, poveretti, verranno sacrificati il 31 Dicembre per la grande festa musulmana della tabaski!! Affittiamo due bici e facciamo un giro per Saint Louis, organizziamo poi l’escursione al Djoudj, la riserva naturale protetta dall’UNESCO che si trova a nord della città decidendo infine di andare a dormire sulla “langue de barbarie”.Un vero paradiso!!! L’oceano è bellissimo.. Anche se l’acqua è troppo fredda per me. L’oceano ci offre dei tramonti infuocati cui assistiamo ammutoliti e non perdiamo un’alba magnifica dall’altro lato sul fiume Senegal.

Andiamo a un concerto di alcuni ragazzi guineani: l’atmosfera è bella, la musica anche e la gente qui è meno petulante che a Dakar.

L’escursione nella riserva naturale di Djoudj è splendida: il parco nazionale del Djoudj rigurgita di colonie intere di pellicani e di fenicotteri. Vi si ritrovano altre specie di uccelli, come aironi purpurei, garzette, jacana, spatole, cormorani, marabù… Tra novembre e maggio, gli uccelli migratori che fuggono il freddo europeo, i trampolieri e diverse specie d’anatre vi giungono per nidificare.

Avvistiamo anche un enorme coccodrillo!! Il giorno dopo prendiamo di nuovo un taxi brousse che ci riporta a N’gor.

E’ l’ultimo giorno… Ci dedichiamo agli ultimi acquisti e prendiamo gli ultimi raggi di sole prima di imbarcarci di nuovo per l’Europa! Siamo tornati da tre settimane e le emozioni che questo viaggio ci ha dato sono ancora ben presenti.

Abbiamo potuto vedere veramente il cuore dell’Africa nera, abbiamo vissuto al ritmo del sole, ci siamo calati il piu’ possibile nella realtà di quei posti, abbiamo comunicato con la gente per relazionarci con loro, per integrarci il più possibile, anche se per poco tempo, con le loro abitudini, con il loro stile di vita.

E’ stato veramente un viaggio emozionante.

L’Africa mi manca!



    Commenti

    Lascia un commento

    Leggi anche