Doha, Kuala Lumpur, Bali e Singapore

Doha... dall’alto sabbia e grattacieli, Kuala Lumpur umida, caotica ma con le torri Petronas, Bali mistica con templi nella jungla, Singapore etnica e “firmata”. Itinerari, hotel, ristoranti, attrazioni...
Scritto da: Enrico 9
doha, kuala lumpur, bali e singapore
Partenza il: 02/07/2012
Ritorno il: 17/07/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 4000 €
Partiamo i primi di Luglio per Bali, sostando qualche giorno in Malesia e a Singapore, da Bologna per Doha via Roma, a Doha cambiamo per Kuala Lumpur. Gli aerei hanno spaccato il minuto, ma a Roma abbiamo dovuto fare la carta d’imbarco poiché il primo vettore era Alitalia, il secondo la Qatar. Quaranta minuti per arrivare al banco della Qatar che si appoggia ad Alitalia, percorrendo chilometri a Fiumicino e prendendo pure lo shuttle per giungere all’imbarco G. Che corsa, ma almeno con la Qatar si risparmia e leggiamo che viene considerata la miglior compagnia aerea al mondo, tenendo conto di diversi criteri di valutazione. A Doha sperimentiamo una fantastica longe, il cuoco prepara molte prelibatezze, la sala è immensa, la pulizia massima, tutt’altra cosa rispetto la longe Giotto dell’Alitalia. Siamo in transito nel Qatar, vediamo il paesaggio dall’alto ed è sufficiente capire che predominano sabbia e grattacieli, il petrolio non si vede ma c’è, in continua espansione la città e l’aeroporto. Tantissimi aerei sulla pista ed altri 250 acquistati in previsione dei campionati mondiali di calcio che si terranno in Qatar.

KUALA LUMPUR, Malesia, che umidità! Imperano le torri Petronas illuminate

Alle 22 giungiamo a Kuala Lumpur dove l’autista dell’agenzia ci attende per portarci al Renaissance, 4 stelle, ottimo rapporto qualità prezzo, camera con vista sulle Petronas nell’ala est. Queste torri (compagnia petrolifera Menara Petronas) si intravvedono da lontano, sono il simbolo di Kuala Lumpur e sono veramente impressionanti, soprattutto da sotto e quando sono illuminate; grande opera ingegneristica di 88 piani, sono alte 450 metri e sono unite da un ponte. Verso mezzanotte non resistiamo alla tentazione di uscire e fotografarle.

La mattina seguente dopo breve incontro con ragazza Kuoni ritorniamo alle Petronas, le visitiamo internamente dove vediamo negozi di lusso e notiamo che per prenotare una visita al piano alto occorre presentarsi molto presto, i turni di visita del mattino sono tutti occupati ma il più gettonato è quello delle 18,30 circa in quanto poco dopo c’è il tramonto. Passeggiamo nei giardini circostanti con relativi laghetti e statue, nell’aria moltissima umidità, si suda a stare fermi, ne approfittiamo per cambiare un po’ di euro: rientriamo in albergo. Alle 14,30, con ritardo visitiamo la città in gruppo con i corrispondenti della Kuoni, e vediamo principalmente finte fabbrichette di Batik e un negozio di ottima cioccolata (ma checce frega?), per la città resta circa un’ora traffico compreso: che delusione! Anche qui come nei seguenti paesi si circola a sinistra. Dovremo rivedere bene alcuni luoghi il giorno dopo da soli. Consigliamo a chi può di cercarsi le agenzie del posto su internet ed accordarsi per i tour, oppure chiedere gite individuali. Per ora diciamo che il museo nazionale è discreto, biglietto un euro, bella e bianca la moresca stazione centrale, raffinato esempio di architettura coloniale, insignificante per noi il monumento nazionale situato all’interno dei Lake gardens su una collinetta rappresentante 7 soldati. Interessante, ma visto solo esternamente, il palazzo reale di cui spicca la cupola dorata, mentre è godibile soffermarsi nell’ampia Merdeka square, a fianco il lungo palazzo del sultano Samad, la cattedrale, il club Royal Selangor e un campo dove si effettuavano partite di cricket: è qui che fu ammainata la bandiera britannica e posta quella malese per decretare l’indipendenza. Chiediamo di lasciarci nei pressi del Pavillon shopping mall, alcuni piani di negozi eleganti e molti ambienti etnici per cenare in una buona pulizia e ad ottimi prezzi. In un localino giapponese ottimo il pollo le verdure ed il riso, preceduto da una zuppa ed accompagnato dal tè verde: il tutto 5 euro a persona. Ma si può trovare cucina cinese, malese, pizza e tanto altro: consigliatissimo. Al ritorno passiamo per le Petronas a cui giungiamo percorrendo un bel tunnel vetrato con aria condizionata e ancora rimaniamo impressionati da queste torri illuminate.

Il giorno seguente andiamo in taxi alla moschea Masjid Jameck, la più vecchia della città, molto bella, con tre grandi cupole due minareti, colonne ed arcate: alle donne viene consegnato un camicione viola. Diamo una veloce occhiata a Little India con i suoi banchi colorati e merci a basso prezzo, anche il cibo costa molto poco. Quindi giungiamo al Central market, edificio art decò, con negozi d’arte e artigianato, comprato un batik ed altri souvenir, i prezzi non sono bassissimi, si può contrattare con limite: lo definirei un luogo dove fare sicuramente qualche acquisto. Proseguiamo per Petailing street in China town, regno del tarocco, borse di firma che da 100 euro le vendono poi a 20, Rolex ed altre patacche, ci si immerge nelle cianfrusaglie, ci rimaniamo poco, ma visitiamo il tempio Mariamman, il principale tempio indù di K.L.: rilevante il portale di 20 metri con statue intagliate. Ma quanto si suda, umidità a mille, ed alle 14 in taxi (costano poco) ritorniamo all’hotel dove ci concediamo un bagno in piscina. Verso sera ritorniamo al Pavillon shopping mall dove al sesto livello ceniamo presso Din Tai Fung (famosa catena di ristorazione) luogo estremamente igienico e pulito, in vetrina i cuochi che preparano i ravioli. Mangiamo ravioli in brodo, maiale con riso cantonese ed una cola, euro 8. Rientriamo nel parco del centro commerciale dove una bella fontana offre getti colorati a suon di musica. Nel pomeriggio un bell’acquazzone, il tempo a K.L. non è prevedibile. Questa città non merita una visita mirata, ma se è sulla vostra rotta, due giorni è giusto dedicarglieli. Consigli? Portatevi un deumidificatore, comunque sempre un golfino con voi per gli sbalzi di temperatura, in queste città non risparmiano sull’aria condizionata!

BALI: Induista, tranquilla e mistica

Regolare la partenza per Bali, viaggiamo molto bene con Malaysian. L’aeroporto di Bali è insufficiente a ricevere i tanti turisti, è in ampliamento. Paghiamo 25 dollari per il visto, fila per il controllo passaporti e coda per il controllo ulteriore dei bagagli, ce la caviamo in quasi un’oretta. Ci attende “Luna” la nostra guida (è uomo), parla italiano e nel tragitto verso l’hotel ci dà utili indicazioni. L’hotel scelto da noi è il Nikko, distante 20 minuti da Nusa Dua e dal centro commerciale di Bali Collection (prezzi fissi) alle quali si giunge con navetta gratuita in 15 minuti (nei dintorni anche un mercato dove si contratta) e a 40 minuti da Kuta, città principale e caotica dell’isola. L’hotel giapponese è bellissimo, situato su di una scogliera offre angoli molto scenografici e straordinari panorami, quasi ogni giorno un matrimonio, ma abbiamo trovato il rapporto qualità-prezzo davvero ottimo. Mattina: alle 5,45 video-riprendiamo l’alba quindi dopo abbondante colazione facciamo conoscenza dei bellissimi scorci che offre questo resort; anche i dintorni della spiaggia sono carini, con scogli, grotte e le barche dei pescatori pronte a salpare: il mare non sempre liscio, attenti alle correnti, ma il guardaspiaggia dà indicazioni: sarà comunque un bel rifugio quando non saremo in giro per Bali. Il pomeriggio andiamo a Nusa Dua al centro commerciale Bali collection, controlli all’entrata, molti negozi di vario genere ma con merci anche firmate; interessanti alcuni centri massaggio che hanno vasche ove immergere i piedi, con piccoli pesci per il “fish pedicure” circa 8 euro per 20 minuti, sconto per coppie. Tanti anche i ristoranti, noi abbiamo scelto il MaI-Mai, serviti dal gentilissimo Eka ed abbiamo assaggiato un Nasi goring: riso con verdure, pollo ed un uovo accompagnato da salsine e un Sambal pork, tenero spezzatino di maiale in delicata salsa di cocco con riso, il tutto ben presentato e di ottima qualità e digeribilità, con 2 cole abbiamo speso 9 euro in 2, siamo tornati sempre in questo locale incontrando spesso gli stessi clienti, assaggiando “fried slice chicken”,” bebek me panggang” (anatra) e sempre siamo usciti soddisfatti non spendendo mai più di 13/15 euro in 2, anche gustosi piatti di pesce: spesso pure un antipastino gratuito a sorpresa. Il Bali collection è il luogo giusto dove cenare a buon prezzo ed igienicamente in regola, per acquistare souvenir oltre che abbigliamento. A letto presto, domani si gira parte dell’isola.

Il tour durerà 11 ore a causa anche del traffico a tratti insopportabile soprattutto al sud. Inizialmente il tempio del Goa Gaja (9° secolo), divinità della pace o tempio dell’elefante in ambientazione jungla come spesso ci capiterà di vedere, se avete pantaloni corti vi presteranno un Sarong. Il sito non è molto grande, ma interessante, con l’entrata della caverna scolpita, e la “piscina” con statue a fontana: ci ha colpito l’ambientazione. Quindi raggiungiamo Klungkung per vedere l’antica corte di giustizia, 1800, all’ingresso ci offrono i pareo causa pantaloni corti, due padiglioni, di cui uno in lago artificiale con i fior di loto, molto verde, interessante e da fotografare. Poi raggiungiamo le pendici del vulcano Agung, il più alto di Bali, (arriveremo a 1200 metri) ed a Kintamani ci fermiamo al ristorante Mahagiri, con bellissima vista sulle risaie a terrazza. Proseguiamo verso il tempio di Besakin, il più grande di Bali, sul monte Agung a 1000 metri, chiamato anche tempio madre poiché ospita centinaia di antiche cappelle ed un complesso di 24 templi, peccato la pioggerella. Scendendo a valle giungiamo al tempio Gunung-Kawi sul fiume Pakrisan, quello che ci ha maggiormente colpito poiché si scendono numerosi scalini, si attraversa il fiume e si entra in ambientazione jungla e propone sculture nella roccia. Presso questi luoghi sono sempre presenti numerosi venditori di souvenir. Ricordiamo che in questo giro si attraversano numerosi villaggi ognuno con la sua specialità manifatturiera, oro e argento o vasi e statue in pietra, Batik o bambù; noi ci siamo fermati dove si intaglia il legno, abbiamo visto bellissime statue, ma ci siamo accontentato di comprare un quadro intagliato a mano: prima richiesta 190, pagato 60 dollari.

Domani si riparte, visitiamo la parte ovest dell’isola. Dopo 2 ore d’auto, complice l’attraversamento di Kuta (qui non ci sono tangenziali e l’attraversamento di centri abitati è un’impresa, e quanti motorini!), giungiamo al tempio Pura Taman, del 17° secolo, con 3 livelli ascendenti e cortili spaziosi che ospitano cappelle e padiglioni ed è circondato da un fossato artificiale: gradevole. La seconda meta, non molto distante, è Alas Kedatoh, tempio non entusiasmante in cui vivono le scimmie sacre; presenti anche grandi pipistrelli con cui potrete fotografarvi a pagamento. Accompagna all’interno una guida che gestisce uno dei tanti negozietti all’ingresso del tempio, e quindi al termine della breve visita ci si sente obbligati a comprare da lei qualche souvenir. A pochi chilometri vi è il Tanah Lot, uno dei templi più importanti, famoso anche perché molto bello al tramonto. In effetti questo tempio è su di una scogliera e si staglia nel cielo, così come un altro tempietto nelle vicinanze, scenograficamente molto bello, ma non andate solo per vedere il tramonto poiché la visita vale almeno un paio d’ore per girare all’interno del sito ed ammirare i panorami da varie angolazioni. All’entrata centinaia di venditori di prodotti artigianali: è certamente una meta obbligata. Quindi, ancora tanta auto per il ritorno. I paesaggi sono a tratti esuberanti, con risaie e palme e folta vegetazione, peccato per le tante ore d’auto. Come avevamo deciso, ora ci aspettano 3 giorni di mare, che non è il forte di Bali essendo piuttosto mosso, curiosando i dintorni del Nikko resort, che come scritto in precedenza sono molto scenografici: anche dromedari a servizio dei clienti. Ogni giorno una “scappata” al centro commerciale Bali Collection ove cenare e fare shopping. Periodo migliore per Bali da Maggio a Ottobre, mese migliore in assoluto è Settembre: rilassante se non si affonda nel traffico.

SINGAPORE, città dello shopping, città etnica, città pulita

A Singapore ci accoglie la pioggia. Enorme l’aeroporto, siamo sottoposti a controllo bagagli: pare che non si possa entrare con molte sigarette. Dopo aver percorso un ombreggiante viale giungiamo all’hotel York, 4 stelle, sito vicino al centro ed a due passi da Orkard road; questa è la strada più importante della città, le firme ci sono proprio tutte, negozi e shopping mall non si contano, anche per attraversare ci si infila in sottopassi che portano a grandi magazzini, non illudetevi, anche voi vi perderete, le scritte sempre in inglese, la più vista “more shops” ad indicare che in quel tunnel o rientranza vi sono altri negozi, sono veramente migliaia. Finalmente ha smesso di piovere quindi ci infiliamo al Paragon mall dove al piano sotto ritroviamo il ristorante cinese Din Tai Fung (trovato a K.Lumpur), c’è la coda, uno spettacolo vedere il metodo di prenotazione ed ancora i cuochi che fanno i ravioli in vetrina. Due zuppe di ravioli ed una cola 14 euro in 2, qui è un po’ più caro, ma sempre consigliato: la cameriera prende solo l’ordinazione e pulisce i tavoli, serve al tavolo l’addetto di cucina con guanti e mascherina. Seguendo l’idea della guida che ci ha ricevuto all’aeroporto, prendiamo la metro (quanta gente! Ma è così ovunque, ma quanti sono?) ed andiamo a Bugin street, affollatissima, praticamente un mercato con prezzi molto bassi dove comprare abbigliamento di basso livello e soprattutto souvenir, ma era una curiosità e non lo consigliamo. La sera giretto per Orkard road, la via è illuminata a giorno ed alle 22 ancora affollata di gente che fà acquisti, mai vista una cosa simile, Manhattan a confronto sembra zona di periferia: qui siamo in una capitale della finanza e gli acquisti lussuosi si sprecano. Il giorno dopo alle 9 partiamo in visita alla città, solo noi con guida. Saranno 3 ore intense e finalmente di conoscenza. La nostra guida, Ivi, di origine cinese e sposata ad un genovese, ci porta prima a visitare l’Orchid garden ( 30 minuti per 12.000 specie di orchidee), di cui vanno molto orgogliosi, da sottolineare oltre alle orchidee vari angoli rilassanti. Quindi brevemente in una fabbrica di pietre dove abbiamo visto cose fantastiche costruite in lapislatzuli, occhio di tigre, ametista etc., quindi rapidamente raggiungiamo China town, e poiché l’Honk Keng temple è in restauro, visitiamo l’altrettanto bello e colorato “tempio del dente di Buddah” con all’interno la sala dei 100 dragoni con maestosa statua d’oro del Buddah; tutt’intorno una miriade di banchi vendono a prezzi stracciati ogni tipo di abbigliamento e oggettistica e finalmente siamo in una China town pulita ed abbastanza ordinata: da vedere! Nei pressi un tempio Mariamman, simile a quello di Kuala Lumpur. Andiamo quindi al centro, al Colonial district, dove vediamo la City hall, la chiesa di Sant’Andrea, il vecchio parlamento, la sala concerti Vittoria, l’Anderson bridge, la statua simbolo di Singapore, il Merlion, statua dal corpo di pesce e la testa di leone (Sing pura significa città del leone) in lontananza una costruzione a forma di lunga barca posta su tre grattacieli: in realtà è un giardino, fantastico! Quindi Little India, da Serangon road, e siamo in un’altra Asia, con i suoi colori e profumi di spezie ed essenza al gelsomino, consigliato assaggiare un tè indiano. Intorno a questi quartieri etnici con case coloniali e caratteristiche, sempre alti grattacieli a contrasto. Davvero una bella visita di 3 ore sotto un bel sole.

Dopo un riposo in hotel, avendo visto in mattinata a grandi linee le zone nevralgiche di Singapore, decidiamo di ritornare al Colonial district usando la metro (undergrownd), veloce ed organizzata con info in inglese (lo parlano tutti), facendoci aiutare la prima volta per il biglietto dai gentilissimi abitanti locali, per la verità appartenenti a diverse razze asiatiche. Rivediamo con calma ed entriamo nella deliziosa e candida chiesa di Sant’Andrea dove è in corso una funzione (oggi è domenica), passeggiamo su Cavenagh bridge ed approfittiamo di una “dritta” della guida: entrare al Suisse hotel che si trova nei pressi della metro, e poiché è altissimo, cercare l’ascensore che porta al ristorante del 70° piano (è permesso se con discrezione), da cui si gode una spettacolare vista sulla città. Ritorniamo, ed alle 18 approfittiamo del solito non ancora affollato ristorante cinese al Paragon, per mangiare ancora i ravioli cucinati in modi diversi, digeribili, che sono riempiti con verdure o carni o pesce. All’uscita, ai lati della grande via, si tiene un festival musicale e gruppi di ragazzini in costumi tradizionali si alternano sul palco: molto pittoresco. In hotel a riordinare le valigie: abbiamo visto città pulite col culto dell’ospitalità, molto interessanti, un po’ umide, dove tutti parlano inglese ed hanno considerazione per il nostro paese. Per mangiare approfittate delle “food court” nei grandi shopping mall. Il clima: buono in questo periodo, ma sempre imprevedibile. Il ritorno con Qatar è piacevole, da Roma Alitalia parte per Bologna con un’ora di ritardo: sì, siamo tornati in Italia.

Foto su questo sito o nostro blog personale http://poneloya25.weebly.com oppure foto-video con musica su youtube http://youtu.be/prrGICeepLs



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