L’integrazione culturale inizia viaggiando a occhi aperti

Patrizio e Syusy commentano l'attentato a Charlie Hebdo.
Patrizio Roversi, 08 Gen 2015
l'integrazione culturale inizia viaggiando a occhi aperti
Sulla strage al giornale satirico parigino Charlie Hebdo noi, tutti, in quanto “turisti”, dobbiamo fare mente locale, e cercare di dire la nostra, se è vero che abbiamo un punto di vista speciale e quindi abbiamo la responsabilità di contribuire. Il turista infatti, per definizione, in questi anni ha viaggiato. Se è curioso ha visto coi suoi occhi, ha avuto delle relazioni dirette con culture altre, con persone in carne ed ossa. Dovremmo poterci affrancare dall’altissimo rumore di fondo che si leva oggi dai media (che pure naturalmente ci danno notizie e anche commenti interessanti) per raccogliere viceversa qualche dato esperienziale diretto, vissuto. Noi turisti che siamo stati in Medio Oriente, in Tunisia, in Marocco, in Egitto, in Libia, in Siria, in Turchia, in Marocco, Mali, Niger e magari in Yemen o negli Emirati o anche alle Maldive, nei Mercati o nelle Moschee e che quindi l’Islam l’abbiamo visto “a casa sua”, salvo poi incontrare (come tutti) tanti islamici a casa nostra, in fabbrica o nella bottega dei Pakistani, forse abbiamo qualche elemento in più per uscire da questo cortocircuito culturale in cui siamo finiti. Le immagini delle decapitazioni, le immagini dell’attentato a Parigi sollevano (naturalmente) un polverone in cui attecchisce – lo stiamo vedendo in TV – un impazzimento opinionistico in cui si sente di tutto. Ma noi – noi che ci siamo tolti le scarpe o coperti la testa per entrare in un luogo sacro islamico, noi che abbiamo festeggiato il Ramadam durante un viaggio, noi che abbiamo chiacchierato anche di religione e di filosofia spicciola con giovani mussulmani o anche con mercanti di tappeti, noi che abbiamo mangiato il cous cous con le mani assieme a tanti amici nel deserto oppure accolti nel “diwan” (salotto) di una casa mussulmana – noi forse qualche cosa in più la possiamo aggiungere su questo tema dell’integrazione culturale. E anche il tema della satira (che a noi che abbiamo fatto Cuore o Satyricon riguarda da vicino) rientra in quel grande tema della convivenza culturale e della libertà-di-relatività religiosa, linguistica, comportamentale che ogni fede assoluta tende a reprimere, anche a casa nostra. Noi turisti, se abbiamo viaggiato con gli occhi aperti, qualche cosa da dire, o almeno qualche domanda da fare, dovremmo averla. Noi ci proveremo nei prossimi giorni a raccogliere le idee, ma soprattutto voi potete farlo sulla nostra Agorà-turistica, Turistipercaso, che è sempre aperta e che è lì apposta.

Grazie!

Patrizio

Il problema non è solo l’Islam, il problema è che ci vogliono portare in guerra. A chi giova? Bisognerebbe sempre chiederselo. I giornalisti colpiti da questi assassini (nome coniato dalla “Setta degli assassini” legati al signore della montagna, l’ho imparato andando in Siria 5 anni fa a Crack de Chevalier) da chi sono armati?! A chi fa gioco questa strage e a chi giova il conflitto in Ucraina?

Chiediamocelo.

Syusy