Un weekend lungo a Madrid

Consigli per un itinerario (prevalentemente) a piedi tra il centro, il parco e i musei
Scritto da: Silvia
un weekend lungo a madrid
Partenza il: 10/08/2018
Ritorno il: 13/08/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: Fino a €250 €

Sfogliando varie guide e diari di viaggio ricorre spesso l’idea che Madrid non rimanga impressa nei ricordi dei visitatori per qualche luogo o monumento specifico, ma per un’atmosfera generale. L’eleganza dei palazzi e del suo centro diffuso, il via-vai continuo mai frenetico, l’atteggiamento dei madrileni – accogliente sì, ma diversamente spagnolo -. In parte sono d’accordo, non c’è una Sagrada Familia o una Alhambra a Madrid, ma a dire il vero qualche posto incredibilmente bello a me è rimasto eccome impresso nella mente: il Palazzo di Cristallo nel parco del Buen Retiro, ad esempio. Ma anche Plaza Mayor, densa di insospettabili dettagli. Madrid è una città a misura di turista, relativamente facile e piena di spunti. Un weekend lungo non basta a visitarla approfonditamente, ma proprio per questo è un lasso di tempo giusto per disfrutar al meglio ciò che più incontra il vostro gusto. Nel mio caso se il tempo è bello e con pochi giorni a disposizione, preferisco ridurre un po’ i posti chiusi da visitare, a favore di lunghe passeggiate, pranzi e cene all’aperto.

 

informazioni ‘pratiche’

Quando dal divano di casa ho prenotato l’hostel Central Palace su Booking, tutte quelle recensioni positive che ne declamavano la vista strabiliante sul Palazzo Reale mi sembravano un po’ ridondanti. A fine vacanza non ho potuto evitare di lasciarne una anch’io, perché aprendo la porta-finestra del balconcino in camera il panorama mi ha lasciata davvero senza parole! Quella del Palazzo Reale è una zona molto tattica dove alloggiare, ben servita dalla metro, molto vicina anche a piedi da Puerta del Sol e Gran Via, con ben due fermate del bus turistico on/off a disposizione (che un giorno abbiamo utilizzato direttamente al posto dei mezzi pubblici). Il valore aggiunto è la possibilità di svegliarsi al mattino e fare colazione seduti nel bar di Plaza de Oriente, guardando i giardini reali. Dettaglio importante: quando in Spagna sentite parlare di hostel non figuratevi camerate spartane con bagni in comune… Non è la traduzione di ostello, ma una tipologia di alloggio prettamente spagnola a metà tra un hotel e un appartamento. Praticamente degli affittacamere, di solito a conduzione famigliare e in palazzi residenziali spesso molto belli – come è capitato a me -.

Pur non avendo fatto chissà che pianificazione, ho organizzato i giorni a disposizione in modo da dedicare un po’ di tempo alla visita del centro città, ai musei che ci interessavano, al parco (su cui avevo altissime aspettative) e alle fondamentali parentesi gastronomiche – che spesso orientano le mie decisioni in materia di itinerario! -. Di seguito qualche consiglio su ciascuno di questi aspetti.

Centro città

Per visitare grandi città che non conosco trovo sempre molto utile fare un giro sui sopracitati bus turistici hop on/hop off. Di solito subito il primo giorno, per prendere meglio coscienza della disposizione di zone e monumenti, delle distanze, dell’atmosfera generale. Già che ci sono, ascolto anche quello che hanno da dire le audio-guide, ma soprattutto mi sembra un buon modo per spostarsi di tappa in tappa prendendo confidenza con la città. Il fatto di poter scendere e risalire a piacimento personalizza molto l’uso (se avete una fermata vicino all’albergo, come nel mio caso, possono anche sostituirsi ai mezzi pubblici per quel giorno). Madrid in effetti ha un centro diffuso, anche se la Gran Via e Puerta del Sol ne rappresentano sicuramente lo snodo più vitale… Al punto che vi sfido a tornare a casa senza una foto della grande insegna di Tio Pepe o del Metrópolis. Girando con il naso all’insù si incontrano moltissimi palazzi davvero belli, i miei preferiti la Biblioteca nazionale di Spagna e il Palazzo di Cibele, sede del Comune. L’abbraccio di Plaza Mayor che ti accerchia con i suoi colori caldi e le facciate affrescate da mille dettagli, è un po’ rovinato dal frastuono che c’è a qualsiasi ora del giorno e della notte tra i dehors dei ristoranti, i venditori ambulanti, i turisti che fanno maldestre piroette per scattare foto panoramiche… Ma nel complesso è comunque un bell’effetto: ho un debole per le cose che non si svelano del tutto a una prima occhiata e Plaza Mayor è un po’ così. Ti accorgi davvero della cura e della varietà degli affreschi e dei colori solo se ti fermi un attimo e guardi meglio. Dalla Cattedrale dell’Almudena cercate di passare la sera, l’illuminazione è molto suggestiva. Mentre su Plaza de España si affacciano dei gran palazzoni, andateci solo se vi sentite un po’ Don Chisciotte e volete portare omaggio alla statua di Cervantes.

I musei

Come tutte le grandi capitali europee, Madrid è ricchissima di tesori artistici e musei, spesso molto belli anche architettonicamente, visti dall’esterno. I tre più famosi – situati per altro lungo la stessa via, che ovviamente prende il nome di zona dei musei – sono il Prado, il Reina Sofia e il Museo Thyssen-Bornemisza. Inutile dire che ciascuno richiede del tempo per una visita degna di questo nome, ma prevedono tutti e tre anche degli ingressi gratuiti fissi durante la settimana che incoraggiano visite ripetute o – perché no – parziali: al Prado e al Reina Sofia si entra gratis tutti i giorni le ultime due ore di apertura (al Prado dalle 18 alle 20 nei feriali, dalle 17 alle 19 nei festivi; al Reina Sofia dalle 19 alle 21 e la domenica pomeriggio), mentre l’accesso al Thyssen-Bornemisza è libero ogni lunedì dalle 12 alle 16. Tra le poche certezze che avevo in partenza per Madrid, c’era il fatto di volermi trovare di fronte alla Guernica, dunque la mia bilancia fra tempo a disposizione e musei ha peso subito verso il Reina Sofia a cui abbiamo dedicato quasi un giorno intero. Merita tutto il tempo che serve, e non solo per il capolavoro struggente di Picasso. La collezione è bellissima, l’allestimento molto chiaro, gli spazi ampi. Consiglio di arrivare al mattino e pranzare lì, anche portandovi un panino da mangiare sulle panchine del giardino interno (noi abbiamo optato per il bistrot al piano terra). Non perdetevi il quarto piano, è quello delle installazioni e delle mostre temporanee, ma anche della bellissima terrazza sul giardino. A questo punto il dubbio amletico era: Prado o non Prado? La comodità degli ingressi gratuiti ci ha tolto dall’imbarazzo: non avendo il tempo di dedicare una giornata intera anche a questo enorme museo, abbiamo approfittato dell’ingresso libero di fine giornata per vedere comunque, senza troppo tergiversare, i capolavori emblematici che ci interessavano di più… La Maja vestida e la Maja desnuda di Goya, Las Meninas di Velázquez e Davide e Golia di Caravaggio. Non male come passeggiata!

Quando vi trovate da queste parti, fate in modo di arrivare con la metro alla Stazione di Atocha, dove partono anche molti treni che portano fuori città se avete in programma gite o spostamenti interni al paese. Dentro alla stazione c’è una vera e propria serra con alberi e piante rigogliose e altissime, una cosa da non credere, vi sembrerà di essere in un giardino tropicale invece che alla fermata del treno.

Il Parco

Se dico Parque del Retiro la prima immagine che vi viene in mente, lo so, sono le barchette a remi nel lago con sullo sfondo la schiera di colonne e di sculture del Monumento ad Alfonso XII. Vi capisco, anch’io nutrivo l’idea romantica di andare al parco solo per pagaiare nel laghetto, finché non sono arrivata lì a mezzogiorno con il sole allo zenit, 40 gradi all’ombra e più barchette in acqua che pesci. Non voglio fare la disfattista, basta aspettare il tramonto! Ma la verità è che fuori dagli stereotipi questa parte del Retiro è di gran lunga la meno affascinante… ci credereste? Prendetevi il tempo necessario a percorrerlo nella sua lunghezza e mi darete ragione. Ad esempio c’è il Palazzo di Cristallo che sembra uscito da una fiaba, né più né meno, e che oltre tutto fa parte della fondazione del Reina Sofia ed è spesso sede di mostre e installazioni artistiche. C’è La Rosaleda, un enorme roseto capolavoro di arte topiaria e giardinaggio artistico (che ovviamente dà il meglio di sé quando fioriscono le rose). C’è la Fontana dell’Angelo Caduto, che rappresenta Lucifero nell’atto di cadere dal cielo ed è praticamente l’unica statua al mondo dedicata al diavolo. Ma soprattutto ci sono loro: i pavoni reali! Non potete andare via senza aver passato un po’ di tempo nel Pabellón de los Jardines de Cecilio Rodríguez, ovvero il padiglione agli antipodi dell’ingresso, venendo dalla fermata della metro Retiro. Cosa c’è di così particolare? Decine di pavoni che scorrazzano liberi nel giardino, mai visti così tanti! In giro fra le fontanelle, sopra le siepi, a prendere l’ombra degli alberi. Maschi, femmine e piccoli, tutti assolutamente liberi di andare e venire, senza recinti, senza voliere. Il mio consiglio è di passare una giornata più o meno intera al parco, magari portandovi l’occorrente per un picnic oppure fermandovi in uno dei tantissimi chioschi o baretti. Magari quando si fa l’ora dell’aperitivo potreste andare al Tartan Roof, un locale sul tetto del Cìrculo de Bellas Artes, oltre la Puerta de Alcalà, per una delle migliori viste panoramiche della città.

Gastronomia e altri consigli

Veniamo alla parentesi gastronomica. Prima regola: non andate in giro cercando la paella! Sicuramente la troverete, ma… vedete forse il mare?! La paella è sì un simbolo della cucina spagnola, ma delle zone costiere, qui siamo più sul Cocido madrileño (uno stufato di carne e verdure) e sui piatti a base di Jamon Serrano (ad esempio le uova fritte con il prosciutto). E poi altre cose “continentali” tipo interiora, trippa, lumache – caracoles in spagnolo -. In realtà Madrid viene definita spesso “il porto più alto del mondo”, perché vi si trova sempre ottimo pesce fresco nonostante la posizione, per cui se proprio avete voglia di paella non sentitevi del tutto fuori luogo! Altrimenti potreste provare il polpo, il besugo (che non c’entra con il Gabibbo, ma è l’orata) oppure il mitico bocadillo de calamares (un panino ripieno di calamari fritti, assaggiate quello del bar El brillante, a due passi dal Reina Sofia).

La formula delle Tapas ovviamente va per la maggiore anche qui, tra patatas bravas, tortillas, croquetas e via dicendo. Sicuramente vale la pena fare un giro al Mercato di San Miguel, sebbene parecchio turistico – soprattutto nei prezzi – è una bella esperienza per un pranzo un po’ itinerante, saltabeccando di stand in stand. Io ho assaggiato diversi tipi di olive “conce” con chorizos e con le acciughe, davvero gustose, empanadas con moltissime varianti di ripieno e spiedini da passeggio. Ho anche un indirizzo da darvi, il mio “consiglio definitivo” per quanto riguarda il cibo a Madrid: un locale che abbiamo scoperto per caso seguendo le recensioni di Google e che si è rivelato semplicemente eccezionale! Si chiama “El Minibar” (Calle del Meson de Panos 1, un vicoletto non lontano dal Mercato) e potete andarci sia per cena che per bere qualcosa. Un successo garantito: per la varietà del menu, la qualità del cibo e dei cocktail, i prezzi abbordabilissimi, la cura nell’arredamento, l’atmosfera… tutto anche molto instagrammabile, per chi ci tiene! Solo passate a prenotare anche un giorno per l’altro, altrimenti difficilmente troverete un tavolo.

Tra le cose interessanti che non ho fatto, le visite allo stadio del Real Madrid, il Santiago Bernabéu, e alla Plaza de Toros de Las Ventas, la terza arena più grande di Spagna. Non necessariamente per mancanza di tempo, diciamo che né il calcio, né le corride mi appassionano granché. Non quanto le serie TV di culto, per lo meno! Ebbene sì, avrei voluto raggiungere il piazzale della Fábrica Nacional de la Moneda y Timbre – ovvero la Zecca di stato spagnola – per calpestare i set de “La casa de papel”, ma ho scoperto che si trova in una posizione alquanto dislocata rispetto ai giri classici del centro, quindi sarà per la prossima volta. Ho perso anche il famoso El Rastro, il mercato delle pulci della domenica mattina, sempre molto consigliato dalle guide turistiche.

Doverose note pratiche: l’aeroporto Barajas è collegato al centro città con una metro che ci mette poco più di mezz’ora, veloce e comodissima. Conviene fare direttamente in aeroporto la tessera dei trasporti: dovete prima acquistare (o chiedere in prestito, se conoscete qualcuno che da poco è stato a Madrid!) la Tarjeta Multi, una card plastificata rossa che funziona un po’ come la Oyster Card londinese, da ricaricare nelle macchinette automatiche. Sulla card potete caricare del credito per obliterare singoli viaggi, abbonamenti turistici a tempo come il giornaliero, il trasferimento a/r dall’aeroporto. Ne basta una anche per più persone, è impersonale e trasferibile.

Per lo shopping sarete subissati in ogni dove dai classici souvenir-made-in-spain ovvero ventagli, nacchere, statuine a forma di toro, vestiti da flamenco, etc. Non scartate a priori l’opzione dei ventagli che in alcuni casi sono anche molto belli e artistici! A Madrid i cartelli stradali che indicano le vie e le piazze hanno uno stile particolare che a volte viene ripreso come tema dei souvenir, un’altra idea che ho trovato molto carina, se non altro per forza locale (i tori e le nacchere li trovate identici a Barcellona, a Siviglia o anche al Lidl nella settimana dedicata alla Spagna!). Entrate poi in uno dei mille negozi di Ale Hop che vi si parano di fronte ad ogni angolo con le loro statue a forma di mucca gigante sulla porta: è un marchio spagnolo che al momento esiste solo entro i loro confini, dove si trovano gadget coloratissimi molto simpatici che risolvono velocemente la questione “pensierini per amici e parenti”.

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