Madagascar settentrionale e isole

Un fantastico tour con tappe nelle isole minori
Scritto da: GiottoMolly
madagascar settentrionale e isole
Partenza il: 09/08/2014
Ritorno il: 29/08/2014
Viaggiatori: 4
Spesa: 2000 €
Il nostro viaggio in Madagascar inizia a febbraio 2014 con la progettazione dell’itinerario e la richiesta dei preventivi. Viaggeremo in 2 coppie nel periodo 9 agosto/29 agosto 2014.

Abbiamo fin da subito deciso di appoggiarci ad agenzie locali malgasce (italiane o parlanti italiano) perché i prezzi risultavano molto competitivi e convenienti rispetto ai classici T.O. internazionali. Inoltre davano l’opportunità di costruire il viaggio come lo desideravamo, senza soggiacere a programmi prestabiliti e molto turistici. Il nostro tour si è svolto meravigliosamente, addirittura oltre le aspettative. Il referente locale ci ha sempre fatto alloggiare (dove possibile in riferimento alle disponibilità dei lodge) in posti confortevoli e molte volte ci ha stupito ottenendo per noi l’upgrade delle stanze. Inoltre ci ha affiancato due guide veramente preparate, nonché gentilissime e capaci. Ci siamo sentiti veramente coccolati. Purtroppo però al ritorno dalla nostra (fortunata) esperienza abbiamo saputo che diversi turisti partiti poco dopo il nostro ritorno con il referente che avevamo noi hanno vissuto brutte (davvero brutte) esperienze. Comunque esistono in loco altre agenzie affidabili, anche italiane, a cui potersi rivolgere per l’organizzazione del viaggio.

La ricerca del volo intercontinentale non è stata semplice, soprattutto per il costo elevatissimo della tratta. Avevamo infatti deciso di visitare il nord del Paese per cui sarebbe stato molto più comodo acquistare un volo su Nosy Be. Il volo diretto dall’Italia (Milano o Roma) della Neos è l’unico che fa scalo sull’isola ed è tutto completamente bloccato dai T.O. che vendono il soggiorno all’Andilana Resort (comprandolo più avanti nel tempo forse sarebbe stato possibile ottenere qualche disponibilità ma non abbiamo voluto rischiare). Abbiamo scoperto in seguito che c’è un operatore di nome Air Austral che arriva a Nosy Be con scalo a Réunion, sembra anche con prezzi accettabili. L’alternativa è la tratta Parigi/Antananarivo operata da Air France e Air Madagascar. Noi abbiamo optato per Air France che è certamente più affidabile di Air Madagascar (attualmente in black list) e che al momento della prenotazione offriva anche prezzi migliori (ma pur sempre altissimi).

Ecco il dettaglio delle tappe

09.08.2014 – Firenze/Antananarivo

Siamo partiti da Firenze con il volo per Parigi delle 7.05 AM per raggiungere l’imbarco del volo Air France delle ore 11.50 Am. L’intervallo del connecting flight è risultato giusto per arrivare in tempo al gate d’imbarco, anche se un po’ troppo breve in caso di imprevisti. Il volo diurno (di 10 ore di durata) è di una noia impressionante ma l’idea di arrivare ad Antananarivo in tempo per una comoda dormita in hotel ci ha rinfrancato durante il tragitto. In volo è possibile usare le utilities a disposizione tramite il monitor, di cui è dotato ogni singolo posto, con film (molti in lingua), giochi e musica. I pasti offerti, pranzo e cena, lasciano molto a desiderare, ma nel complesso il volo è un’ottima soluzione. Il consiglio migliore è quello di scegliere un posto in testa o in coda all’aereo in modo da poter essere tra i primi a scendere all’arrivo, che può sembrare banale, ma non è un dettaglio secondario. L’arrivo all’aeroporto, infatti, è scioccante: 500 persone distrutte che si accalcano in uno spazio limitato, storditi e senza nessuna indicazione. Importante è farsi consegnare in aereo il foglio da compilare per lo sbarco in modo da partire avvantaggiati nelle fasi di sdoganamento. Si tratta di tre paginette con dati anagrafici e sanitari. La prima barriera in cui si imbatte la folla è per l’appunto il controllo sanitario: ritirano esclusivamente il foglio con i dati sanitari precompilati. Poi inizia il calvario. Tutti i passeggeri del volo vengono stipati in attesa del controllo passaporti. La coda corretta é quella “senza visa”. Al proprio turno una guardia dà l’accesso al banco delle autorità che (in 5, ciascuno con un compito minimale) provvedono nel giro dei successivi quaranta minuti a fare l’impossibile per farvi perdere la pazienza e i documenti. Superata l’empasse è possibile andare al rullo a recuperare i bagagli, ma nel frattempo probabilmente saranno già arrivati. Di lì si procede alla dogana dove, rispetto a quanto letto su molte recensioni, a noi non hanno chiesto mance e non hanno aperto le valige.

All’uscita sembra di essere in piazza del mercato. C’è una folla di persone che tentano di ottenere monete o regali… tenete tutto stretto e dirigetevi senza indugio dai vostri accompagnatori.

La strada per Antananarivo è breve, circa mezz’ora. Di notte tra l’altro è deserta e non ci sono i problemi di traffico che invece si manifestano rigorosamente di giorno. Noi abbiamo pernottato a Les Tres Metis. L’hotel è davvero molto carino e curato, gentilissima l’accoglienza e il personale. Pulito e con un rapporto qualità prezzo eccezionale. Forse un po’ rumoroso e dislocato in un quartiere non tra i migliori. La mattina è servita un’apprezzabile colazione continentale con pane e marmellata succo e caffè. Non troveremo mai una colazione a buffet comunque degna di nota.

10.08.2014 – Antananarivo/Andasibe

Considerato lo scalo nella capitale abbiamo deciso di sostare qualche giorno in arrivo nel centro del paese, scegliendo di visitare il parco nazionale Andasibe Perinet. Siamo quindi partiti per il parco Andasibe-Perinét di prima mattina, percorrendo un tragitto di circa 3 ore su strada asfaltata. Abbiamo a disposizione un furgoncino “nuovo del 2000”, l’autista Tucto che parla qualche parola di italiano e Albert, la guida assegnata per il tour del centro. Il panorama è contornato da risaie, terra rossa e piantagioni di eucalipto. Per scelta non abbiamo voluto visitare né la Camaleon Farm a Marozevo né la Riserva di Vakona perché gli animali ci piacciono in libertà; forse visitare l’isolotto del Vakona poteva essere un’alternativa, ma abbiamo deciso diversamente. Ci siamo fermati a Morondava per il pranzo, in un posto “per noi” consigliato dalla guida. Abbiamo mangiato bene (pollo arrosto e patate al forno) e pur offrendo anche il pasto alla guida abbiamo speso 5 euro a testa. Poi siamo ripartiti per Andasibe dove, appena arrivati, abbiamo deciso di visitare il parco Mahai Mitsio Ala, percorrendo un circuito di 2 ore nel bosco. Pioveva. Portare scarpe adeguate al fango è una buona idea poiché molti dei percorsi nei parchi, soprattutto esterni a quello principale, sono sterrati, umidi, scivolosi e piuttosto fangosi. Durante la passeggiata siamo riusciti ad avvistare la nostra prima famiglia di Indri che dormicchiavano su un albero e un geco mimetico. In serata abbiamo chiesto alla nostra guida di poter fare l’escursione notturna, che consigliamo vivamente. In particolare, la migliore è quella offerta dal parco Mitsinjo “Ballade notturna” di 1h e 30 di durata (18.30 alle 20.00) ad un prezzo di 15.000 Ar per persona. Il percorso è un breve tratto all’interno del parco, di facile percorribilità. E’ fondamentale una torcia di potenza elevata: 100 lumen sono sufficienti. Nel tragitto siamo riusciti ad avvistare 3 specie di camaleonti e rane (davvero simpatici) e il tenerissimo microcebo pigmeo. Per dormire abbiamo scelto l’Andasibe hotel: il lodge è molto confortevole, con camere ampie e pulite, il personale è cordiale. La cucina del ristorante invece non è delle migliori ed è qui che capiamo che lo zebù non è tra i nostri piatti preferiti (se non quando cucinato da europei), non tanto per il gusto quanto per la consistenza durissima della fibra che, scopriremo, non frollano mai.

11.08.2014 – Parco Andasibe/Perinét

Partenza alle 8.00 per il trekking nel parco Andasibe – Mantadia (ex Perinét). Decidiamo di percorrere il circuito giornaliero (il più lungo) di circa 7 km con rientro alle 15.30. Albert è una guida ufficiale del Parco ed è veramente eccezionale nell’individuare animali impossibili da avvistare ai nostri occhi. Ci ha fatto vedere il lemure fulvo, il lemure dorato o ballerino e star del giorno l’indri, il cui grido riecheggia nella foresta durante tutto l’arco della giornata. Abbiamo visto anche diversi uccelli tra cui l’uccello del paradiso maschio e femmina, il cua blue e due fantastici uccelli notturni accovacciati a dormire. Il lemure fulvo, curiosissimo, è addirittura sceso dagli alberi e si è avvicinato ai nostri piedi per studiarci da vicino. Siamo poi riusciti a vedere un lemure notturno mentre sonnecchiava e un camaleonte. Alle 15.30 siamo usciti dal parco e la guida ci ha portato a visitare la sua casa e il villaggio di Andasibe. Il villaggio è piuttosto pittoresco. Conta circa 8.000 persone. I bambini giocano ai lati della strada, ovviamente sterrata e umida, molti dei quali a piedi nudi. Sono vestiti abbastanza dignitosamente, ma con abiti consunti e sporchi. La pulizia generale non è una priorità. Nel villaggio c’è la corrente elettrica, ma non l’acqua corrente in casa. Le case sono piccole e in legno, con terrazzini ai piani superiori, colorati dai panni stesi ad asciugare. Lungo la strada ci sono molti negozi che vendono di tutto, dai generi alimentari come frutta, verdura e carne, all’abbigliamento. C’é anche l’hotel orchidea che ricalca esattamente lo stesso stile degli altri edifici. I negozi presentano la merce in maniera impeccabile, impilando con cura i prodotti: sono davvero belli da vedere, ad esclusione forse delle “macellerie”. Insieme alla nostra guida abbiamo fatto un giro a piedi, distribuendo penne e pennarelli ai bambini. Portare qualcosa da regalare ci è sembrata un’iniziativa apprezzata. Abbiamo anche lasciato alcune magliette ad Alberto che ha accettato con piacere, ma sarebbero stati utili anche zainetti per le guide, scarpe per grandi e piccini… in realtà tutto sarebbe utile… anche giacchetti impermeabili, cappellini, coperte… e molto richiesti anche dizionari o frasari Italiano/Francese.

12.08.2014 – Andasibe/Antananarivo

Partenza alle ore 8.00 per la visita del Parco Mitsinjo. Abbiamo scelto il percorso più lungo ossia quello di 3 ore. Pioveva, tanto per cambiare. Per questa visita la nostra guida ci ha lasciato con una guida locale. Il parco infatti è privato e gestito direttamente dalla gente del posto. È molto meno frequentato del Parco nazionale e questo è veramente un peccato perché ha molto da offrire e lo consiglio assolutamente. Il parco inoltre sta attuando un importante progetto per il ripristino della foresta originaria che è indispensabile per la conservazione dei lemuri. Francis, la nostra nuova guida, ci ha raccontato che purtroppo il numero di visitatori del Mitsinjo non è elevato e le guide riescono a lavorare in alta stagione solo un paio di volte a settimana ciascuna. Per noi la nostra nuova guida ha fatto un buon lavoro. Siamo riusciti a vedere diverse specie di lemuri, di cui uno notturno e quello fulvo. Siamo riusciti anche a vedere, grazie al suo occhio acuto, il camaleonte di Parson, piuttosto raro e bellissimo, uno dei simboli del Madagascar (tra l’altro difficilissimo da avvistare nel parco nazionale a causa dell’estensione del perimetro). Anche qui però la star del giorno è l’Indri. In questo parco, meno visitato, l’Indri si riesce ad avvistare molto da vicino: gli esemplari più giovani scendono giù dagli alberi per studiare i turisti. In realtà, le guide, e solo loro, hanno con sé delle foglie molto succulente, le preferite dell’Indri, e l’animale si avvicina per sgranocchiarle. In genere non condividiamo la strategia di sfamare gli animali per far piacere ai turisti, ma in questo caso il fatto che il cibo consistesse in foglie, tra l’altro le stesse che il lemure può trovare in natura, ci è sembrato abbastanza ecosostenibile e di fatto per noi molto piacevole. L’Indri infatti, in quei 5 minuti di vicinanza, ci ha regalato emozioni indimenticabili: è un animale davvero particolarmente simpatico. Alle 12.00 siamo usciti dal parco e siamo andati a mangiare al nostro hotel. Abbiamo offerto il pranzo anche ad Albert e a Tucto. Non sappiamo cosa pensassero poiché abbiamo speso 125.000 Ar (poco più di 30 euro in 6) che corrisponde ad una paga mensile media di un malgascio del centro. Salutiamo Albert che non costringiamo a riaccompagnarci fino ad Antananarivo per poi rientrare in taxi borusse, e alle 14.00 siamo ripartiti con Tucto per la capitale, arrivando in città alle 17.00. Vista l’ora abbiamo avuto la brillante idea di fare un giro in auto in centro: traffico inimmaginabile – 1 ora e 30 di coda! Siamo arrivati all’hotel Au Bois Verte alle 19.00. L’hotel è a 10’ dall’aeroporto, in posizione strategica per l’imbarco aereo previsto per la mattina successiva per Diego Suarez. Tra l’altro è un hotel molto bello, le camere sono spaziose e curate nei minimi dettagli, con una doccia di design davvero favolosa. La cucina invece non è una specialità.

13.08.2014 – Antananarivo/Diego Suarez

Partenza alle 9.00 in direzione aeroporto. Abbiamo il volo alle 11.50 ma visto il traffico incontrato la sera precedente decidiamo di anticiparci per non rischiare di perdere l’aereo. In realtà l’albergo è sufficientemente vicino da permettere la partenza anche una mezz’ora dopo. Il disbrigo delle formalità doganali è piuttosto veloce e, benché anche i bagagli a mano passino il controllo del peso, di fatto non sono particolarmente fiscali nel rispetto dei requisiti di imbarco. Il volo da Antananarivo per Diego Suarez dura in genere un’ora, il nostro però fa scalo a Sambava per cui per arrivare a destinazione ne occorrono due. All’arrivo ci aspetta Fortunét, la guida che Mana ha scelto per accompagnarci al nord, insieme all’autista Faceal. Ci accompagnano subito all’hotel Allamanda dove ci assegnano due enormi e curatissime suite con vista mare. Vista l’ora non è più possibile pranzare al ristorante, per cui chiediamo dei sandwich e li mangiamo in terrazza. Alle 15.30 Fortunét ci viene a prendere per il giro della cittadina. Fin da subito si nota la sostanziale differenza economica del nord rispetto alla zona di Andasibe; Diego Suarez infatti è considerato un distretto molto ricco (ovviamente in relazione agli altri distretti del Paese). Qui la guida ci dice che siamo liberi di girovagare liberamente, anche se, alla richiesta di scattare qualche foto al pittoresco mercato alimentare del paese, ci dice che in quella particolare zona non può garantirci sicurezza per cui la foto è preferibile scattarla restando in auto. In effetti non si vede un europeo girovagare per la città. Ci concede però un breve giro a piedi del centro e la vista del tramonto da un punto non troppo panoramico, dopodiché ci riaccompagna in hotel dove restiamo per la cena. Il ristorante dell’Allamanda hotel (Le Melville) è buono e non troppo caro rispetto ai prezzi generalmente applicati ai turisti. L’aragosta costa 39.000Ar a porzione (mangiata in un locale molto meno raffinato circa 30.000Ar). Ci deliziamo anche con un buon piatto di vermicelli al granchio, che in realtà sono noodles, ma sono comunque buoni.

14.08.2014: partenza alle ore 8.30 per l’escursione alle Tre Baie

La nostra guida ci consiglia di percorrere a piedi il tratto tra la Baia di Sakalava e il Cap Miné. Sono circa 6 km di percorso su spiaggia di facile percorribilità. La presenza costante del vento rende più accettabile il caldo, ma sono comunque indispensabili: cappellino, occhiali da sole, scarpe da trekking e infradito, pantaloni lunghi, l’immancabile antizanzara, costume, asciugamano e indumenti di ricambio. Il percorso a piedi, a differenza di quello in Quad o in 4×4, consente di vedere cinque baie, due delle quali “innominate”. Ci siamo goduti questa passeggiata indisturbati. Infatti pochi turisti decidono di intraprendere il percorso a piedi, perdendosi però degli scorci favolosi che invece consigliamo. Abbiamo fatto il bagno in una delle baie innominate, isolatissima, dove il vento e la corrente erano un po’ più clementi. L’acqua ha una temperatura piacevole e il panorama è bellissimo. A Cap Miné l’autista è venuto a riprenderci e per l’ora di pranzo la nostra guida ci ha consigliato Chez Janette, ristorante situato a Ramena frequentato anche da turisti, ma un po’ lontano rispetto al mare. Abbiamo mangiato nuovamente aragosta, addirittura più buona di quella del Melville, peccato che le porzioni fossero un po’ limitate. Al ristorante abbiamo anche acquistato le nostre prime bacche di vaniglia da un venditore locale (500 gr al prezzo di 50.000Ar). Dopo pranzo siamo tornati a Orangea, una baia bellissima situata poco prima di Ramena, purtroppo fortemente caratterizzata dalla presenza delle vecchie e decadenti strutture dell’avamposto francese, dove ci siamo goduti uno splendido bagno in una delle acque migliori della zona (ovviamente tutta per noi). Alle 16.30 abbiamo fatto ritorno a Diego Suarez, facendo un pit-stop improvviso perché Fortunét è riuscito ad avvistare, dalla macchina in corsa, un camaleonte su un albero. Siamo scesi a goderci l’animaletto e la guida ce lo ha fatto conoscere molto da vicino, insegnandoci a maneggiarlo con la dovuta cura e facendocelo camminare sulle braccia. Arrivati a Diego abbiamo fatto un breve giro di shopping (i negozi appetibili sono veramente pochi) e prenotato al ristorante Tsara Be per la cena. Il ristorante è su Rue Colbert, molto caratteristico e frequentato da turisti. Il livello è veramente alto, migliore addirittura del Melville, i prezzi però sono completamente fuori mercato per il Madagascar: abbiamo speso il doppio di quanto pagato in media negli altri ristoranti.

15.08.2014: partenza alle 8.00 per il trekking nella Montagna d’Ambre

Il trasferimento dura circa 1h e 30 su strada asfaltata abbastanza dissestata. La stessa escursione può essere fatta anche in taxi da Diego Suarez, infatti abbiamo incontrato molte Renault 4 gialle lungo il percorso. Per la visita del Parco abbiamo deciso di partire dall’ingresso principale per arrivare a piedi fino al lago vulcanico. Sono circa 4/5 ore di percorso che varia dal facile al molto impegnativo. Per raggiungere la Pétit Cascade il sentiero è relativamente facile mentre gli altri 4 km per arrivare al lago sono piuttosto difficoltosi e pesanti, soprattutto per fisici poco allenati come il mio. A togliere il fiato infatti non è solo lo spettacolo della foresta che si affaccia sull’antico cratere vulcanico ma anche la ripidissima salita che accompagna il percorso sia in andata sia e soprattutto al ritorno. Il clima particolarmente umido della zona consente il proliferare delle sanguisughe per cui pantaloni e calze lunghe possono davvero essere utili.

Durante la camminata abbiamo visto diversi camaleonti “orecchi di elefante”, coloratissimi, vari camaleonti di quelli piccolissimi, quello dal naso blu e altre due specie similari. Per pranzo la nostra guida ha provveduto a prenotare in anticipo un pasto al Relais della Montagne d’Ambre, consigliato anche dalla Lonely Planet come miglior rapporto qualità prezzo della zona. Il luogo è spartano. Ha dei bungalow con bagno piuttosto semplici, uno dei quali costruito su un immenso albero di Lichi che lo rende molto caratteristico. Relativamente al pasto diciamo che lo abbiamo mangiato senza conseguenze di rilievo, ad ogni modo di meglio non c’è. In alternativa è possibile optare per il Nature Lodge ma i prezzi sono assai elevati. Al momento di ripartire ci siamo accorti di aver bucato due gomme del fuoristrada, con estrema gioia dell’autista che con pazienza, velocità e l’aiuto di alcuni colleghi ha risolto il problema. Siamo rientrati a Diego Suarez verso le 16.30 e su mia insistenza la guida ci ha concesso un giro nel mercato alimentare cittadino, facendoci lasciare tutto ciò che avevamo in macchina ad esclusione della macchina fotografica (che però abbiamo potuto utilizzare solo su sua richiesta e con la disponibilità dei commercianti (quasi nessuno ha concesso la foto)). In realtà durante la breve visita non ho avvertito particolari situazioni di pericolo o disagio, ma sicuramente è opportuno andare almeno accompagnati. Dopo qualche foto rubata siamo risaliti in auto e abbiamo raggiunto l’hotel, dove abbiamo deciso di cenare visto che per il giorno successivo è prevista la sveglia alle 5.00 am.

16.04.2014: Partenza ore 06.00 per il parco dell’Ankarana

La tratta dura 5 ore su strada asfaltata in terribili condizioni e la velocità oscilla tra i 15km/h ai 30km/h. Abbiamo fatto tappa agli Tsingy Rouge, per raggiungere i quali occorre abbandonare la strada principale per percorrere un tracciato su pista ancora più dissestato (durata percorso circa 40’ andata e 40’ ritorno). Di fatto però la visita è consigliatissima. Il fenomeno erosivo ha creato queste splendide forme rocciose di un caldissimo colore rosso arancio. La luce migliore probabilmente è quella del mattino presto (7.00-8.00 am). Noi siamo arrivati alle 9.00 ed era già caldissimo e i colori molto accesi. Prima di arrivare al punto panoramico più spettacolare, per raggiungere il quale ci sono 100 mt di ripida discesa sotto il sole cocente (che si trasforma in salita al ritorno), ci sono diversi altri view points. La visita a piedi è breve, è possibile sostare quanto si vuole ma comunque in 45’ si riesce a fare foto e godersi il posto a pieno. Dagli Tsingy Rouge ci siamo diretti al lago sacro, la cui visita invece non ci è sembrata indispensabile. Dagli Tsingy Rouge al lago ci sono ulteriori 40’ sulla strada principale semi asfaltata e circa 1 km di pista. L’unica attrazione del posto sono i coccodrilli che si riescono a vedere molto da vicino. Questi animali infatti vengono attratti a riva dagli abitanti del luogo che fanno loro offerte credendo siano la reincarnazione degli antenati. Tra l’altro, durante la visita, ci siamo imbattuti in un rito Famadihana, ossia la cerimonia del disseppellimento del defunto, assolutamente da non fotografare per rispetto al culto. La religione animista è davvero molto particolare, ma non sempre siamo riusciti ad apprezzarne gli aneddoti e le ritualità. Ritornando in strada, incontriamo tra il lago sacro e il parco Ankarana il villaggio di Ambondromifehy, dove erano storicamente localizzate miniere di pietre preziose, in particolare zaffiri. I locali si accalcano sulla strada per venderle (sia tagliate che non) ai passanti e ci siamo fermati a vederne alcune, ma senza scendere di macchina, contrattando direttamente dal finestrino. Giusto per spirito di avventura abbiamo comprato due zaffiri a circa 25 euro. Alle 14.00 siamo arrivati al parco dell’Ankarana. La nostra guida aveva per tempo prenotato il pic-nic da consumare nel parco. Abbiamo mangiato nell’area campeggio, davvero molto piacevole, dove una famiglia di golosi lemuri coronati si è avvicina curiosa per rubare qualche frutto abbandonato. Essendo il nostro tempo a disposizione per la visita del parco abbastanza breve, su consiglio della guida abbiamo fatto il percorso per gli Tsingy Rary, continuando poi per il Ponte sospeso. Non fosse per l’estremo caldo umido, il percorso nel bosco è piacevole. Dalla deviazione per gli Tsingy Rary il percorso per raggiungerli non è difficile ma neanche facilissimo, soprattutto lungo il breve tratto di percorso su roccia. Arrivare invece al ponte sospeso è veramente molto difficile. Dalla zona pic-nic ci vogliono circa 2 ore per raggiungere il bivio. Dal bivio al ponte c’è un ulteriore chilometro di percorso direttamente sugli Tsingy appuntiti, assolutamente non facile da affrontare. E’ indispensabile non arrivare per il caldo perché il percorso è tutto sotto il sole ed evitare di giungere in prossimità del tramonto perché affrontare quel tratto al buio non è fattibile. Sottolineo che il percorso non è per tutti. Andata e ritorno sono circa 60’ dalla deviazione. Il ponte sospeso è molto caratteristico, non facile se si soffre di vertigini e problemi di stabilità, poiché dondola. La sicurezza però è assicurata. Abbiamo affrontato il percorso nel tardo pomeriggio, cercando di accelerare il passo per non imbatterci nel buio al ritorno e alle 17.30 eravamo al bivio. Fortunét aveva organizzato di rientrare all’area campeggio per le 19.00, approfittando di un trekking notturno alla ricerca del microcebo rosso (che però non siamo riusciti ad avvistare). Alle 19.00 siamo arrivati al nostro lodge Chez Aurelien. Purtroppo quello che avevamo scelto originariamente per questa tappa (il Relais dell’Ankarana) non aveva più disponibilità, per cui abbiamo dovuto ripiegare su un arrangiamento “di fortuna”. Siamo perciò partiti preparati al peggio e questo ci ha salvato dalla delusione. Chez Aurelien è una “struttura” alla buona, composta da pochi bungalows, alcuni in paglia altri in muratura. Inutile sperare (come abbiamo fatto noi) che quelli in muratura siano migliori. In entrambi ci sono animali di ogni genere (abbiamo trovato anche uno scorpione), i servizi igienici sono maltenuti e riversano acqua al suolo, la pulizia non è certo impeccabile e c’è un caldo estremo. La doccia è solo fredda. Il letto è uno strumento di tortura. Abbiamo dormito sigillati dentro la zanzariera, dopo aver spruzzato un po’ di insetticida in giro. L’idea è stata ottima perché al mattino la stanza era stracolma di zanzare (in quantità mai vista nelle altre zone del paese visitate). Cena e colazione ricalcano lo stesso livello del resto della struttura. La cortesia del personale però è impeccabile, sono molto gentili e disponibili. L’unico consiglio da dare è quello di cercare di prenotare in tempo utile per trovare posto altrove, ma sottolineo che Chez Aurelien, Chez Laurent e Chez Goulam sono praticamente equivalenti. Secondo la nostra guida per fare tappa al parco è impossibile pernottare in Ambilobe, che dista 30’ a ovest e dove comunque a suo dire il caldo durante la notte è insopportabile. Una nota positiva della maldestra nottata è stato il fantastico cielo stellato ben visibile nel buio assoluto del luogo.

17.08.2014

Con l’obiettivo di far terminare al più presto l’avventura notturna ci siamo svegliati alle 7.00 e subito dopo colazione abbiamo affrontato un’ultima camminata nel parco. La guida ci ha proposto la visita della grotta dei pipistrelli, che è in termini di distanza piuttosto vicina all’ingresso. Il tragitto dalla zona pic-nic è breve, dista circa 500 metri, ma per farli a/r ci vogliono circa 2 ore. Si tratta infatti di una discesa con pendenza 80% lungo la dorsale della grotta che ad ogni modo vale la pena vedere, almeno dall’esterno. All’interno ci sono due brevi percorsi: uno facile, che porta alle volpi volanti e l’altro più complesso e completamente al buio che porta ai pipistrelli. Noi li abbiamo percorsi entrambi, ma se non siete appassionati di questi animali potete anche non inoltrarvi nel percorso buio. La colonia è davvero molto molto popolosa, e si sente sia in termini uditivi che di olfatto. Indispensabile una torcia. Al contrario di quanto credevo nella grotta non c’è un caldo terribile. La salita del ritorno è piuttosto faticosa. In caso di carenza di tempo comunque meglio optare per l’imperdibile spettacolo degli Tsingy Rary. Dopo un breve saluto alla nostra famiglia di lemuri coronati, alle 10.00 siamo ripartiti con destinazione Ankify. Durante il tragitto abbiamo fatto sosta per il pranzo ad Ambilobe, presso Chez Mama, ristorante “turistico” dove abbiamo mangiato gamberetti al pomodoro e riso. Nella cittadina ci siamo concessi anche un breve giro alle bancarelle del mercato, senza particolari restrizioni da parte di Fortunét, che ci ha scortati ma lasciati “liberi”. Alle 14.00 eravamo già in viaggio. Nei pressi di Ambanja abbiamo fatto visita ad una piantagione di vaniglia e cacao e comprato un po’ di prodotti locali, come bacche di vaniglia e polvere di cacao. Su consiglio della guida non siamo andati alla piantagione Millot, sponsorizzata da Lonely Planet, ma ci siamo diretti ad una che prevede ingresso e visita gratis. Non ho dubbi che i prodotti si siano pagati molto meno (a parità di qualità che è davvero elevata), ma penso che la visita alla piantagione Millot sarebbe stata molto più completa. Alle 16.00 siamo arrivati ad Ankify dove abbiamo pernottato al lodge Le Baobab. Il posto è direttamente sul mare, composto da bungalow accoglienti (chiedetene uno sulla spiaggia e non sulla terrazza). Aperitivo a base di rum e succo di ananas ottimo e ottima cena a base di pesce. Colazione nella media.

18.08.2014: Direzione Nosy Komba

Alle 9.00 una barca prenotata solo per noi ci è venuta a prendere direttamente sulla spiaggia. A bordo incontriamo Hubert, il proprietario del Komba Forever Resort (spin off del più famoso Remo & Berenice) dove pernotteremo per i prossimi 4 gg. Il tragitto per l’isola è breve (20’) e il mare fortunatamente calmo. All’arrivo sulla spiaggia del lodge siamo rimasti senza parole: il paradiso terrestre. La spiaggia è riparata e rilassante. Isolata. È in condivisione con lo Tsara Komba Lodge, disposto sul lato opposto della spiaggia. Ci sono 3 palme caratteristiche e un fantastico albero di mango per un’ombra ristoratrice. Sotto ci aspettano 4 sdraio. La guida è sempre con noi, ma visto che qui non ci sono pericoli o animali da presentarci, ad esclusione del dolcissimo Pippo, il cane dei proprietari, dopo un cocco di benvenuto e l’assegnazione dei due graziosi bungalow lo mandiamo a riposare. Noi invece ci tuffiamo in mare per una splendida giornata di relax. Alle 12.00 ci servono il pranzo: una superlativa spaghettata al granchio delle mangrovie, talmente buona che il nostro amico chef va a complimentarsi con il cuoco. Il resto della giornata la passiamo tra un pisolino in riva al mare e una partite di bocce, arrangiata con cocchi e manghi caduti. Alle 16.30 il sole abbandona la spiaggia quindi facciamo una doccia e attendiamo la cena osservando lo splendido panorama al tramonto e gustando un ottimo aperitivo. La cena sarà squisita, a base di pesce fresco e con rum arrangé servito per digestivo.

19.08.2014

Ci svegliamo all’alba e ne approfittiamo per una passeggiata sulla spiaggia. Dopo colazione una barca ci viene a prendere per il giro dell’isola. Dal mare percorriamo tutta la costa scorgendo i vari lodge affacciati sulle spiaggette e i villaggi. Tsara Komba e Komba Forever godono di una posizione migliore rispetto a molte delle altre strutture, tranne forse quello posizionato ai margini di Ampagorina, il villaggio principale dell’isola. Lì, al porticciolo, scendiamo sulla spiaggia dove c’è un mercatino molto ben fornito di oggetti artigianali. I prezzi sono abbordabili e si può contrattare un po’. Le tovaglie al vento riempiono l’atmosfera ed è impossibile non portarne a casa almeno una. Qui di fatto ci sono le più belle che incontreremo. Lì abbiamo indossato pantaloni lunghi e scarpe da trekking e proseguito lungo un breve percorso per il parco dei lemuri, accompagnati dall’omnipresente guida e da una giovanissima guida locale che ci ha spiegato fauna e flora. I soldi del biglietto d’ingresso servono al finanziamento dell’ospedale locale per cui se anche il parco di certo non eguaglia quelli visitati nei giorni scorsi, né per dimensioni né per attrazioni, può comunque essere un’iniziativa utile visitarlo. Di fatto il parco è un po’ uno zoo. I lemuri (una sola famiglia – gli altri vivono liberi sull’isola allo stato brado) sono addomesticati per i turisti, ai quali salgono sulla spalla per mangiare le banane. Questa razza di lemure macaco è davvero molto simpatica. Le tartarughe e il boa invece vivono dentro recinti di pietra e sicuramente non è proprio quello che ci aspettavamo di vedere. Al ritorno all’imbarco, dopo una breve tappa di shopping (consiglio di non fermarsi ai primi banchetti e di pagare in Ariary perché è più conveniente) abbiamo fatto rotta verso un isolotto dalle acque cristalline per un bagno ristoratore, durante il quale abbiamo anche fatto incetta di vongole da proporre al cuoco per la cena. Verso le 13.00 siamo ripartiti per raggiungere una scuola dell’isola per distribuire penne e quaderni ai bambini: i loro occhioni e la cortesia sono indescrivibili. Ci hanno ringraziato con un grande inchino, ciascuno senza accalcarsi e sgomitare, e poi ci hanno concesso una foto tutti insieme. Alle 14.00 Hubert ci aspettava per il pranzo al lodge, con pesce e verdure. Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato ad oziare tra sole, piroga e partita di calcetto improvvisata con i ragazzi del luogo. Aperitivo coco punch servito sulla spiaggia davanti al fuoco e ottima cena a base di grigliata di pesce.

20.08.2014

Partenza alle 8.30 per lo snorkeling nell’isola di Tanikely, Parco naturale protetto. Ci vogliono circa 40′ a raggiungere il luogo, per cui forse la partenza poteva essere un po’ anticipata o la scelta della barca poteva essere diversa. Durante il tragitto ci fermiamo da Remo & Berenice e Berenice ci saluta amichevolmente, concedendoci un giro del posto. È davvero un luogo molto accogliente, ma noi ci sentiamo comunque privilegiati ad aver potuto villeggiare al Komba Forever che gode di una spiaggia migliore e completamente a nostra disposizione. Arrivati su Tanikely siamo rimasti colpiti dall’afflusso di turisti sulla spiaggia, in prevalenza italiani. La spiaggia è molto frequentata soprattutto da gruppi provenienti dal villaggio Bravo Club di Nosy Be, quindi piuttosto rumorosa. È possibile vederci passeggiare goffamente qualche curioso lemure Makako, sono buffissimi sulla spiaggia, sembrano alieni. Per ovviare al caos ci siamo concessi subito un bel bagno. Maschera e boccaglio li avevamo portati da casa, le pinne invece le abbiamo noleggiare da Hubert al prezzo di 10.000 Ar al giorno. Di fatto le pinne non sono indispensabili perché l’area snorkeling è vicina alla riva, fatto sta che non usandole io sono riuscita a tagliarmi ben bene sotto un piede. Potrebbero essere utili le scarpine morbide da scoglio. Durante lo snorkeling abbiamo avvistato moltissimi pesci di differenti forme e colori, ma la barriera non è niente di speciale. La cosa più bella è la possibilità di incontrare e nuotare insieme alle tartarughe marine giganti. Siamo stati sull’isola fino alle 12.00 dopo di che la nostra guida, che ormai ci seguiva solo per esaudire ogni nostro più recondito desiderio, si è messo ad inseguire i pescatori in piroga alla ricerca di aragoste da comprare per la cena. Non riuscendo a trovare nessun bottino in mare ha deciso di chiedere al comandare una deviazione verso Hell Ville. Arrivati al porto la guida, i mariti e il capitano salgono su un tuctuc in direzione del mercato centrale, lasciando noi due femminucce in piroga all’imbarcadero sorvegliate dal secondo marinaio. In attesa del loro ritorno curiosiamo nella vita dei locali. Molti sono lì in attesa di salire su un taxi borusse acquatico, alcuni bambini giocano con quello che trovano e un giovane malgascio chiede se può scattarci una foto da mostrare agli amici e vantarsi di aver avvicinato due “vasa”. Dopo circa 20′ gli uomini tornano con un lauto bottino: 5 km di aragoste per 10 euro a testa. Riprendiamo il largo verso Komba Forever e arriviamo per le 15.00 dove ci aspettano dei magnifici spaghetti cucinati con le vongole portate da noi il giorno precedente e una granchio delle mangrovie ripieno.

Nel pomeriggio ci restano le ultime ore di luce per goderci un po’ di relax in spiaggia. Purtroppo dalle 16.30 la spiaggia resta in ombra per cui decidiamo di rilassarci sul lettino sotto l’immenso albero di mango. Mentre prendiamo posto iniziano ad arrivare piroghe cariche di gente. Si formano due squadre dotate addirittura di divisa colorata, si montano le porte e inizia il derby Maki Maki contro Mora Mora, con tifoserie annesse, guardalinee con bandierina (di busta) di plastica e arbitro. Noi restiamo a goderci lo spettacolo. I ragazzi del posto sfruttano l’ospitalità di Hubert per giocare a calcio sulla spiaggia quando, calando il sole, i vasa lasciano libero il campo. Il gioco scorre sereno per i primi 45’ poi l’arbitro fischia un rigore e allora inizia la diatriba. Si affollano tutti per discutere animatamente con l’arbitro. Si uniscono le tifoserie, le moglie e i bambini piccoli. Fuori dal campo siamo rimasti solo noi 4 che assistiamo divertitissimi alla scena. Trascorrono i minuti finché non cala la sera e le barche se ne vanno. Non sapremo mai come sarebbe finita la partita. Ci affrettiamo a cena per degustare le aragoste di Hell Ville.

21.08.2014

Questo sarebbe stato un giorno di relax nel nostro programma di viaggio ma la nostra guida, che ormai legge nei nostri pensieri, ha organizzato, dopo lunga ed estenuante trattativa sul prezzo, l’escursione di whale watching con sosta pranzo e snorkeling a Nosy Sakatia. Il tragitto è lunghissimo per raggiungere il mare aperto alla ricerca delle balene. Siamo partiti alle 8.00 e fino alle 10.00 abbiamo viaggiato su questa piroga “ultimo modello” con motore 15 cavalli fino a che, quando avevamo quasi perso le speranze, le abbiamo avvistate: una famiglia di 3/4 individui che nuotavano liberamente. Siamo stato circa 2 ore con loro ma siamo riusciti a scorgere solo le pinne dorsali e non ci hanno regalato nessun salto spettacolare tipico di questa razza. Ci siamo poi diretti verso Nosy Sakatia, avvistando nel tragitto immensi banchi di tonni e perfino la pinna di un pesce spada. All’arrivo a Sakatia ci attende un bel pranzetto presso la “Casa di flop” con pesce, granchio e spiedini di gambero. Dopo pranzo ci siamo concessi un bagnetto e un po’ di relax sulla grande spiaggia dell’isola, con acqua turchese e caldissima. Abbiamo distribuito anche qualche regalino ai bambini che giovano sulla riva. Verso le 15.00 siamo risaliti in piroga e abbiamo perlustrato dall’alto gli scogli intorno all’isolotto a caccia di tartarughe. Appena avvistate (e ce ne sono molte) ci siamo lanciati in un breve snorkeling insieme a loro. Risaliti in barca ci aspetta un rientro intenso. Il tragitto dura 2h e 30 min. Nel frattempo si sono alzati gli alisei e le onde si sono fatte lunghe. Rispetto alla calma della mattina il panorama è molto trasformato. La barca imbarca acqua e beccheggia. Ripariamo gli zaini sotto un nylon e mettiamo il giubbetto. Non è pericoloso ma non è consigliabile per chi soffre il mal di mare. A quanto abbiamo capito gli elisei qui sono frequenti, per cui meglio organizzarsi in caso di mal di mare. Dopo un viaggio di 3h solcando le onde e bagnati fradici ci godiamo il tramonto e arriviamo a buio da Hubert, in tempo per un ultimo tuffo al calare del sole. Ci riuniamo intorno al fuoco per l’ultimo aperitivo a base di choco punch e dopo la cena andiamo a letto consapevoli che è l’ultima notte nel nostro paradiso privato.

22.08.2014

Al mattino ci svegliamo presto. È il giorno del trasferimento a Nosy Be per l’ultima settimana di Madagascar. Hubert ci offre di rimanere li per il pranzo che ci sarà servito alle 12.00. Per questo decidiamo di sfruttare tutto il tempo a disposizione per goderci le ultime ore sulla spiaggia del Komba Forever. Dopo il pranzo arriva la barca per il trasferimento. Foto di rito con lo staff che ha reso il nostro soggiorno un sogno e partiamo. Questa volta saliamo su una barca veloce con motore 115 cavalli (la piroga del giorno prima ne aveva 15 e andava lentissima) e inizia a sfrecciare ad una velocità impressionante, sbattendoci spesso qua e là. Si spacca anche il tendalino. Siamo allibiti, bagnati e doloranti. Arriviamo ad Hell Ville in 20’ (il giorno prima c’è ne sono voluti 60’). Scendiamo storditi al porto dove ci aspettano due auto che ci condurranno all’Arc en Ciel. Durante il tragitto percorriamo le strade (dissestate) del capoluogo, caratterizzato da bei palazzi coloniali ormai decadenti. Arrivati all’hotel scopriamo che Mana ci ha fatto riservare 2 suite. Sono delle belle e spaziosissime camere con vista mare (e tramonto) al secondo piano. L’hotel è situato in una buona posizione, molto curato e pulito. La spiaggia, come nel resto dell’isola grande, è bruttina e rimpiangeremo spesso il nostro angolo di paradiso a Nosy Komba. L’hotel dispone comunque di una bella piscina a sfioro dove godersi momenti di relax al ritorno dalle escursioni. Il gestore (Mirko, italiano) è cortese ma un po’ glaciale, molto diverso dallo stile familiare ed amichevole a cui ci eravamo abituati piacevolmente nei giorni precedenti. Di fatto lo stile dell’hotel è del tutto diverso e comunque sempre di ottimo livello. Decidiamo di trascorrere il restante pomeriggio in piscina, con bagno e aperitivo. La cena è buona anche se la selezione del menù non troppo in linea con la tradizione del Paese. Dopo cena andiamo a dormire anche se il gestore ci spiega che da qui sono facilmente raggiungibili i centri di svago, tra cui Ambatoloaka.

23.08.2014

Partiamo alle 8.00 per l’escursione a Nosy Iranja. Ci viene a prendere una macchina in hotel con a bordo una nuova guida locale: Fulvio. Fortunét, che rimarrà comunque con noi fino all’imbarco aereo per Antananarivo, come un angelo custode, ci aspetta all’imbarco di Ambatoloaka. Lo raggiungiamo in mezz’ora ma la barca non è puntuale e attendiamo fino alle 9.00 curiosando tra le bancarelle allestite sul posto. Arriva di nuovo la barca con motore potente e decolliamo. Per nostra sfortuna soffia già l’aliseo, il mare è mosso e iniziamo a saltare sul seggiolino. Di sicuro i malgasci non sono ottimi marinai. A bordo ci sono, oltre al capitano, due signore che sbucciato carote e immaginiamo si tratti del nostro pranzo. Durante il tragitto vediamo la costa della terra ferma che scende verso sud ovest ed è bellissima. Ci sono lunghissime spiagge dorate completamente vergini e un unico lodge raggiungibile sono in barca da Ankify. Potrebbe essere una valida alternativa a Nosy Be che invece è molto turistica. Dopo 1h e 30’ di tortura (e 500 carote sbucciate) scorgiamo Nosy Iranja, un angolo di paradiso: due isolotti ricoperti di verde, collegati da una lunga lingua di spiaggia bianchissima. Siamo tra i primi ad arrivare. Ci sono già 5 ombrelloni dell’Andilana Beach, un bel sole cocente e ci chiediamo come faremo a resistere fino all’ora della partenza senza scottare (la protezione solare altissima è super necessaria). Scendiamo e ci dirigiamo verso l’isolotto più grande dove c’è un villagetto ed alcuni banchi di artigianato locale, con tovaglie molto belle (forse tra le più belle dopo quelle di Ampagorina a Nosy Komba). I prezzi sono ovviamente più alti. Mentre ci avviciniamo al villaggio scorgiamo sulla spiaggia due ombrelloni bianchi con 4 lettini davvero allettanti. Chiediamo se sono prenotati da qualcuno ma in realtà sono a noleggio (gli unici due) a 20.000 Ar l’uno. Li prendiamo subito, stupiti dell’incredibile colpo di fortuna, e decidiamo di salire al faro per raggiungere il quale godiamo dall’alto di un fantastico panorama sulla lingua di sabbia. Il farò invece di per se non è un granché e non lo è neanche la passeggiata seppur breve per raggiungere la spiaggia secondaria dell’isola (bella ma non altrettanto suggestiva rispetto alla principale). Su questa spiaggia alternativa sorge anche un lodge abbastanza spartano ma non brutto. Da qui decidiamo di tornare ai nostri meritati lettini e facciamo un bel bagno in quest’acqua trasparente color acquamarina. Alle 13.00 mangiamo nel villaggio, in una zona appositamente allestita con tavoli e panche. Il menù è a base di pesce, granchio e … (500) carote. Dopo un breve shopping tra le bancarelle, torniamo sulla spiaggia a prendere il sole, coccolati da un delicato venticello. I bambini dell’isola ricevono spesso doni dai turisti e alcuni più intraprendenti giocano con i noi, cosicché ho una nuova amica Cinzia, una bambina che mi ha scelto come compagna di giochi. Non avevo portato niente da offrire, per cui abbiamo regalato quello che avevamo con noi, tra cui acqua, caramelle e fazzoletti. Alle 15.30 siamo ripartiti per il ritorno a Nosy Be (tutti rientrano a quell’ora). Il viaggio in termini di comodità è stato più o meno equivalente all’andata. Cena ottima in hotel anche se con porzioni un po’ limitate (per i nostri gusti da buone forchette).

24.08.2014

Partenza ore 8.30 per l’escursione alla Riserva di Lokobe. Sia partiti in costume, maglietta e ciabatte, ma attrezzati con pantaloni lunghi, scarpe da trekking, cappellino, occhiali e immancabilmente, spray per insetti. Dopo circa 30’ di auto arriviamo al molo di imbarco. A quest’ora c’é bassa marea e, per imbarcarci, siamo costretti a fare un bel po’ di strada in mezzo alla fanghiglia lasciata dal mare. È una sensazione abbastanza spiacevole. Saliamo in piroga a remi e ci accingiamo a percorrere un lungo tratto di mare pagaiando a perdifiato per mezz’ora sotto il sole. Una fatica sinceramente inattesa, che ci ha lasciato un po’ spiazzati. Arriviamo sulla spiaggia dove si affaccia il villaggio di locali che gestisce la riserva e dopo esserci cambiati ci incamminiamo per il parco. Il percorso, fatto di salite e discese né facili né difficili, non è di straordinario interesse per chi come noi proviene da Andasibe, Montagne d’Ambre e Ankarana, ma per chi non si è già imbattuto negli animali tipici del Paese può essere un’ottima alternativa. Qui infatti gli animali vivono liberi rispetto ad esempio al Parco dei Lemuri di Nosy Komba. Durante il percorso abbiamo visto il pitone, molti lemuri Makako e molti lepilemuri notturni. Il tragitto è stato di circa 1h e 40’, dopodiché siamo andati a pranzo nel villaggio (granchi, aragoste e pesce). Alle 14.30 siamo ripartiti – sempre in piroga – sempre più stanchi. Il tragitto sembrava non finire più. Il resto del pomeriggio lo abbiamo passato sulla spiaggia di Ambatoloaka, ma essendo domenica il relax è sfumato perché era davvero affollatissima di malgasci, adulti e bambini, che si godevano il giorno di festa, giocando e urlando. Abbiamo comunque trovato due ombrelloni con lettino, affittandoli al Royal Beach Hotel grazie al simpaticissimo guardaspiaggia. Da lì per rientrare in hotel Fortunét ci ha contrattato il tuk tuk e alle 18.00 siamo rientrati.

25.08.2014

Su nostra richiesta (che si rivelerà sensata) alle 7.30 partiamo per il giro dell’isola. Prima tappa Petit Cascade. Per chi come noi ha già girato un po’ il nord questa tappa potrebbe tranquillamente essere saltata. La cosa più interessante è la piantagione di ylang ylang che si incontra vicino al parcheggio. Gli operai avevano appena raccolto un cesto di fiori disteso ad essiccare e c’era un profumo fantastico. Seconda tappa Albero Sacro. Questo albero è particolare da visitare. Le donne del luogo fanno indossare l’abito tipico e a piedi nudi fanno percorrere un breve cammino all’interno di questo immenso ficus, davvero suggestivo. C’è poi un piccolo museo a fianco. Da qui ci siamo spostati a Hell Ville dove avevamo la necessità di acquistare un po’ di oggetti da portare a casa. Per le spezie, di cui volevamo fare incetta, il posto migliore è il mercato centrale: decisamente fantastico. C’è di tutto, colori e odori. La merce è ordinata per colore e dimensione, in un puzzle di banchetti pittoreschi. In alto sono appese migliaia delle tipiche borse di paglia con cui si fa la spesa. È tutto molto divertente. Le spezie sono disposte con cura e si trova di tutto, anche le famigerate bacche di cioccolato che non avevamo trovato da altre parti (anche se tutt’ora ne ignoriamo l’impiego). I prezzi non sono assolutamente più alti che altrove. I banchi più belli sono quelli della vaniglia dove sono presentate le stecche in modo molto originale, ma i banchi più folcloristici restano sempre quelli di pesce e carne. Siamo poi andati al negozio Société de Rum Arrangé a comprare qualche bottiglia (dimensione mignon) da portare a casa e poi siamo passati da Le Crèin, a curiosare tra le pietre preziose. Di lì diretti alla distilleria di ylang ylang, tappa che è presente nel tour tradizionale dell’isola grande e non sarebbe nemmeno male se la spiegazione fosse più curata e magari fosse possibile acquistare i prodotti del posto. Invece la visita dura 10’ (ci vuole più tempo ad arrivare) e, mentre lavorano, uno degli operai dedica 2 minuti alla descrizione del processo produttivo. Purtroppo sull’isola non esiste più la più famosa distilleria di rum del Madagascar che è fallita da tempo. A seguire ci hanno portato ad Ambatoloaka per il pranzo, servito in una tipica baracca sempre a base di pesce, granchio e riso (in seguito a questo pasto, i nostri due compagni di viaggio e lo stesso Fortunét accuseranno una nottata di dissenteria). Nel pomeriggio ci facciamo portare alla spiaggia di Andilana. La parte migliore della spiaggia è occupata dal villaggio vacanze ed è vietato l’accesso ai non ospiti. Sul lato opposto, vicino ai ristoranti Chez Loulou e Chez Eugenie, l’Andilana si prolunga su un lungo tratto di costa piuttosto piacevole, coperto di sabbia bianca e palme di cocco. Inoltre ci sono molte bancarelle per i souvenir anche se con prezzi nettamente superiori alla media. Verso le 16.30 partiamo da lì per raggiungere Mont Passot. La serata è coperta e addirittura piovetta, per cui dopo esserci fermati a due dei laghi sacri presenti sul tragitto arriviamo alla vetta senza poterci godere il tramonto (tra l’altro dal 4 maggio 2014 l’ingresso al punto panoramico è a pagamento e costa 10.000 Ar pp). Il panorama però è (sarebbe) veramente eccezionale per cui decidiamo di ritentare la sorte il giorno successivo, sperando in una serata serena, che tra l’altro, sarà l’ultima a Nosy Be. In hotel ci attende la serata a base di buffet malgascio che sinceramente non abbiamo particolarmente apprezzato.

26.07.2014

Il nostro programma per l’ultima giornata sull’isola prevedeva l’escursione a Nosy Sakatia, già visitata durante l’escursione a caccia di balene. Dopo varie proposte alternative di Fortunét, tra cui anche quella per un’isola vergine dell’arcipelago Mitsio (3 ore di barca andata e 3 di ritorno), abbiamo deciso di tornare comunque a Sakatia, chiedendo però una spiaggia alternativa rispetto a quella visitata. Siamo perciò partiti alle 8.00 con una barchetta a motore 15 cc e ci sono voluti 40’ per raggiungere la costa. La spiaggia scelta per noi era favolosa. Posizionata sul lato opposto alla prima e deserta. Lunghissima e piena di palme è oggetto di nuove costruzioni turistiche, ma al momento era ancora a nostra completa disposizione. Abbiamo vissuto un’ultima fantastica giornata di mare e pranzato con pesce e spiedini di totani. La vicina barriera corallina ci ha permesso anche un po’ di snorkeling. Alle 15.30 siamo salpati per Nosy Be, dove ci attendeva l’auto per portarci nuovamente a Mont Passot (rivedendoci ci hanno fatto lo sconto del 50% sul biglietto d’ingresso). La serata non è limpidissima, ma ci godiamo comunque il tramonto per poi tornare in hotel a tentare di chiudere i bagagli.

27.08.2014

Ci svegliamo tutti quanti pieni di punture di Mosquitos (attenzione perché a Sakatia ce ne sono davvero moltissimi e le loro punture iniziano a prudere solo dopo diverse ore. Lì per lì non ce ne siamo praticamente accorti, ma le conseguenze ci hanno accompagnato anche per diversi giorni successivi al rientro in Italia. I normali spray antipuntura non sono efficaci, sull’isola usano tradizionalmente l’olio di cocco ma visto che noi non l’abbiamo testato non so dire se è una soluzione valida per prevenire i morsi). Alle 10.00 arriva Fortunét per accompagnarci all’aeroporto. Saldiamo il conto all’Arc en Ciel (decisamente onesto) e scopriamo che il servizio lavanderia è incluso nel servizio. Salutiamo Mirko e Perline (la gatta del lodge che allatta i suoi 4 gattini nati da 5 giorni) e partiamo. Abbiamo il volo alle 14.30 per Antananarivo, ma abbiamo chiesto a Fortunét di fare un ultimo salto ad Hell Ville per l’acquisto del tipico bracciale Vango Vango e per il pranzo. Andiamo a mangiare alle 12.00 al Papillon, ristorante davvero ottimo, il cui proprietario (Gianni – italiano) ha sapientemente fuso la cucina italiana con la tradizione locale. Il posto è molto curato e si trova in un caratteristico palazzo coloniale che affaccia su una delle piazze principali della città. Qui ho mangiato il primo vero gelato alla vaniglia del Madagascar. Il prezzo è assolutamente in media con quanto speso fin ora. Alle 13.00 siamo all’aeroporto. Salutiamo il nostro angelo custode (la nostra guida), che ci mancherà moltissimo. Ha svolto un ottimo e diligente lavoro e ci riteniamo molto fortunati che Mana ce lo abbia affiancato. Ci dà le ultime dritte e via sulla strada del ritorno. Il check-in è in perfetto stile malgascio. Al desk ritirano i bagagli per l’imbarco e emettono i biglietti. Pesano anche i bagagli a mano: non sono fiscalissimi con il peso, ma se il surplus supera di diversi chili il peso previsto può diventare un problema. Il metal detector invece è spiazzante. Il bagaglio a mano viene semplicemente appoggiato su una panchina, nel frattempo si passa sotto il metal detector e al di là si recupera il bagaglio sulla stessa panchina che non ha subito nessun genere di controllo sui contenuti. In sala d’attesa non c’è né bagno né bar. In caso di bisogno è possibile riuscire dall’area imbarco e usare la toilette nell’atrio dell’aeroporto (!!!). Sempre nell’atrio è possibile comprare l’acqua. L’aereo è (fortunatamente, visto cosa abbiamo letto spesso) perfettamente puntuale. Il volo dura 1 ora precisa e non è di certo il migliore mai fatto, a partire dal fatto che i posti non sono preassegnati ma liberi e questo ingenera una certa confusione. Arriviamo a Tana e l’attesa per i bagagli è breve. Raccogliamo tutto e cerchiamo Mana che è venuto a prenderci. Saliamo sull’auto e decidiamo di visitare il mercatino di La Digue. Il mercatino è disposto su una strada nella periferia di Antananarivo, che si estende sullo sfondo, ed è lunghissimo. Ci sono tantissime bancarelle: si va dagli oggetti in rafia a quelli in legno, alle pietre preziose, alle spezie. La scelta è molto più vasta che altrove, anche se con riguardo a spezie e vaniglia il posto migliore per l’acquisto resta sempre il mercato di Hell Ville. Per i souvenir in genere però La Digue è una validissima alternativa e secondo me anche un luogo pittoresco a cui dedicare un paio di ore al rientro dal viaggio. Noi avevamo poco tempo perché i banchi alle 17.30 iniziano a chiudere. Non c’è folla, si gira in sicurezza, i mercanti non assalgono i clienti e, importantissimo, occorre contrattare. Alle 18.00 siamo andati in hotel (da calcolare che le strade di tana sono sempre molto trafficate). Abbiamo pernottato al Tana hotel, nella zona affari della città. L’hotel non è dotato di cucina per cui abbiamo cenato in un posto vicino, ma che sconsiglio vivamente (Le buffet du Jardin). Ad ogni modo è sempre bene farsi accompagnare, girare in taxi e non farsi vedere troppo in giro. Aggirarsi sia di giorno sia di notte soli (ma anche accompagnati, come preciserà anche Mana) non è consigliabile. Torniamo velocemente in hotel.

28.08.2014

Alle 10.00, dopo colazione, viene a prenderci Mana per un breve tour della capitale. Ci accoglie con una brutta notizia: i voli di AirFrance sono tutti cancellati fino a data da destinarsi. Qualche giorno prima infatti un volo in atterraggio su Antananarivo della compagnia francese è stato dirottato su Réunion non avendo ottenuto l’autorizzazione all’atterraggio nella capitale. Da allora nessun volo AirFrance è stato fatto ripartire o atterrare. Oltre 500 passeggeri attendono da giorni di poter tornare a casa, tra cui noi. La nostra visita di Antananarivo inizia quindi dall’ufficio di AirFrance, superaffollato di turisti arrabbiati e affranti, alcuni in cerca di informazioni, altri lì nel tentativo di ripianificare il volo di rientro. Dopo diverse ore di attesa, mentre attendiamo il nostro turno, AirFrance organizza una conferenza stampa nella quale fa presente che a partire dalla mattina del 29.08 dovrebbe essere riaperta la tratta. Il primo volo in partenza è quindi il nostro e per loro politica aziendale faranno ripartire i turisti con regolare biglietto per quel volo (e non quelli in attesa da giorni). Anche se ci dispiace per coloro che dovranno ancora attendere, rinfrancati dalla news, procediamo per quello che resta del nostro breve tour della capitale. Decidiamo di arrivare al punto panoramico di Antananarivo, vicino al Palazzo Imperiale, per scattare le ultime foto. Da lì, in lontananza, vediamo aleggiare sulla città una strana macchia di quello che pensiamo essere smog ma che ben presto scopriamo essere uno sciame infinito di cavallette. Iniziano a propagarsi ovunque e sono miliardi. Le persone del luogo, che nella capitale non le hanno mai viste, le raccolgono divertite e le stipano in bottiglie. Noi, inquietati, torniamo in hotel e ci chiudiamo dentro. Approfittando del fatto che proprio sotto l’hotel c’è lo shop di uno dei più famosi negozi di cioccolato malgascio, Robèrt, colgo l’occasione per acquistare qualche stecca di cioccolato di vari gusti (e ne consiglio l’acquisto perché davvero buona e i negozi della catena sono sparsi un po’ ovunque in città). Sfruttiamo poi le ultime ore di attesa del volo in notturna per sistemare i bagagli, cenare velocemente in un ristorante vicino (Il giardino delle Rose, niente di eccezionale, ma commestibile e fa anche pizza) e alle 21.00 ci facciamo portare in aeroporto. Il disbrigo delle formalità di imbarco è lento, siamo in molti in attesa e anche piuttosto preoccupati degli eventi. Ad ogni modo riusciamo a superare biglietteria, imbarco bagagli e check-in. Il volo è previsto in partenza alle 01.00AM ma fin da subito gli attribuiscono un ritardo di 2 ore. Ci mettiamo quindi comodi in sala di attesa e sonnecchiamo. Il volo in arrivo da Parigi viene fatto atterrare alla presenza delle forze dell’ordine; per farci salire ci ricontrollano uno ad uno tutti i bagagli, ci scansionano e ci perquisiscono, tanto che non comprendiamo cosa sta accadendo. Saliamo un po’ seccati in aereo, prendiamo posto e attendiamo che concedano il decollo. Alla fine partiamo con 5 ore di ritardo. Arriveremo in Italia nel giorno previsto, seppur con molte ore di ritardo (fortunatamente avevamo considerato un tempo di connecting fly molto lungo a Parigi – 7h – per cui non abbiamo avuto bisogno di riprogrammare il volo).

Ad esclusione di questo contrattempo il nostro viaggio è stato favoloso. Un Paese bellissimo, con molte sfumature da scoprire ed ammirare. La popolazione è davvero ospitale, almeno al nord, e noi abbiamo apprezzato di questo viaggio ogni minuto con estremo entusiasmo.

Purtroppo non possiamo consigliare il nostro organizzatore, ma nonostante ciò non possiamo né vogliamo sconsigliare di rivolgersi ad agenzie locali per il viaggio. Questo infatti ci ha dato l’opportunità di entrare in diretto contatto con i locali e di apprezzarne le qualità e le usanze.

Costi sostenuti per persona:

Prezzo tour: € 1.900,00 (compresi i voli interni)

Assicurazioni (medica e annullamento+bagaglio): 150,00

Prezzo del volo A/R: € 1.400,00



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