Londra Babilonia

La capitale in quattro giorni con la mia famiglia
Scritto da: dodi62
londra babilonia
Partenza il: 28/04/2013
Ritorno il: 01/05/2013
Viaggiatori: 4
Spesa: 500 €
Mi sono recata a Londra con mio marito e i miei due figli adolescenti, un maschio e una femmina, esattamente come fa il turista italiano medio, secondo quanto sostiene Franceschini nel suo libro “Londra Babilonia” (interessante lettura da fare prima di visitare questa città).

Siamo partiti da Milano Malpensa, sotto la ormai perenne pioggerellina, alle 14 con la Easyjet e siamo arrivati a Londra dopo un’ora e mezzo di volo.

Sull’aereo è possibile acquistare i biglietti per il Gatwick Express a 19,90 sterline, ma non li prendiamo, perché in base alle informazioni trovate in internet prima di partire, preferiamo andare dall’aeroporto alla stazione Vittoria di Londra con il treno della linea nazionale, la Southernrailway, che con 7,20 sterline ci porta a destinazione in 40 minuti di viaggio, con soli 10 minuti in più rispetto al treno espresso Gatwick.

Giunti alla stazione Vittoria raggiungiamo il nostro Hotel, il Comfort Inn Buckingham Palace Road, che si trova a 5 minuti di strada. Piacevole sorpresa! Contrariamente ai nostri timori dovuti alla cattiva fama degli alberghi di Londra, la stanza è pulita, funzionale e dall’arredamento moderno.

Soddisfatti lasciamo i bagagli e partiamo alla scoperta della città approfittando della vicinanza dei principali luoghi d’interesse raggiungibili a piedi.

Andiamo subito a Buckingham Palace, passeggiamo lungo il Mall che, essendo domenica, è chiuso al traffico e quindi è tutto per noi, entriamo nel parco di St James’s, curatissimo come tutti i parchi di Londra e con la piacevole sorpresa degli scoiattolini che gironzolano da un’aiuola all’altra facendosi amabilmente fotografare dai miei figli, che ovviamente ne restano incantati. Passiamo davanti al palazzo delle Horse Guards e, superato l’Admiralty Arch e Waterloo Place, giungiamo a Trafalgar Square dal Pall Mall, non senza aver già fatto una breve sosta ai primi negozietti di souvenir.

Dalla piazza, dominata dalla famosa colonna dell’ammiraglio Nelson, guardando verso sud percorrendo con la vista il Whitehall scorgiamo il Big Ben. Nella zona prospiciente il neoclassico edificio della National Gallery musicisti e ballerini si esibiscono per i turisti.

Continuiamo il nostro giretto dirigendoci verso Piccadilly Circus che, personalmente, ritrovo non così effervescente come nei miei ricordi di gioventù. Mi salta all’occhio un negozio di calzature sportive, Lillywhite, di cui avevo letto riguardo agli ottimi prezzi, entriamo e constatiamo che si tratta di una corretta informazione, anche se purtroppo fatte alcune ricerche non troviamo le misure che ci interessano, così usciamo a mani vuote (o forse meglio, a piedi nudi!).

A questo punto corrompo i miei e li trascino in Piccadilly road, che in realtà credo fosse, forse inconsapevolmente, la “mia” meta, perché proprio in quella famosa strada si trovava la scuola che da diciannovenne avevo frequentato per un corso d’inglese.

Superato il Ritz, percorriamo la via alla ricerca del palazzo vittoriano in cui era ubicata la scuola, passiamo davanti l’ingresso di un altro bel parco di Londra, il Green Park, dove io e la mia amica trascorrevamo allora le pause pranzo dalle lezioni assaporando un po’ di autentica vita londinese (i lettori che sono genitori potranno immaginare il leggero sarcasmo dei miei figli per i ricordi di gioventù della loro madre!).

Percorrendo l’altro lato della strada ritorniamo indietro a Piccadilly Circus per passeggiare in Regent Street, dove i bei negozi sono purtroppo chiusi. Ci addentriamo allora in Soho e ci ritroviamo in una bella piazza pedonale piena di vita, che scopriamo essere Leicester Square. Poiché il vento sferzante e gelido ci sta dando tanto fastidio mangiamo qualcosa al Burger King per poter godere un po’ dell’allegria della piazza dal calduccio del locale. Appena fuori, di nuovo sulla piazza, il freddo ci fa scappare alla ricerca della stazione della metro per rientrare in albergo.

In metropolitana cerchiamo un’edicola che esponga il simbolo della Oyster per comprare la Oyster card, che ci permetterà di usufruire di prezzi ridotti per l’utilizzo di metro e bus nelle zone 1-2, le più centrali della città. Essendo dei “buoni camminatori” e restando solo 3 giorni in città abbiamo preferito la oyster pay as you go che ci costa 5 sterline di deposito e il credito che si preferisce caricare. Ogni corsa di metro ci scalerà 2,10 sterline dalla carta, che potrà comunque essere ricaricata senza alcuna commissione in qualsiasi momento. A fine soggiorno l’eventuale credito e le 5 sterline di cauzione sono rimborsabili dietro consegna della card e presentazione degli scontrini delle cariche effettuate.

SECONDO GIORNO

L’indomani mattina poco dopo le 8 siamo in strada e ci troviamo a camminare tra un fiume di persone, uomini in abito grigio e cartella e donne con tacchi alti e tazza di Starbucks in mano, che procede a passo veloce, frenetico, educatamente superandoti se ti attardi o invadi l’ideale corsia di transito. Si ha la netta sensazione di essere sul set di un film! Tutto, comunque, è anche abbastanza rasserenante: non ci sono schiamazzi, spintoni o atteggiamenti alterati.

Su Buckingham Palace Road, nostro percorso obbligato per la Victoria Station, svicoliamo dentro un Caffè Nero. Il cappuccino non ha nulla da invidiare a quello italiano con il vantaggio che già nella misura “regular” è servito in un tazzone, mentre ormai in Italia viene servito in una tazza a misura di caffè. I variegati muffins sono sofficissimi e digeribili, i divanetti sono comodi e tutto contribuisce ad un buon inizio di giornata.

Ci dirigiamo a piedi all’abbazia di Westminster, in anticipo sull’orario di apertura come ci eravamo prefissati di fare per evitare le impossibili code. All’apertura delle ore 9,30 siamo tra i primi ad entrare. Paghiamo 36 sterline per il biglietto famiglia che comprende 2 adulti e un figlio e altre 8 sterline per il figlio supplementare. All’interno un addetto ci fornisce l’audioguida gratuita e dovendo impostare la lingua sorridendo mi dice che ha già capito che siamo italiani. Gli chiedo da cosa e risponde “ io capisco voi italiani perché tutti giubbotto”. Effettivamente, come verificherò nel corso del soggiorno, se vedo un giubbino, chi lo indossa parla italiano (non che gli altri girino in t-shirt, comunque).

Nel corso del nostro soggiorno scoprirò che un altro modo per identificare un italiano è dato dal modello di scarpe, le colorate blazer della Nike. Inizialmente i miei figli cercheranno di sostenere che si tratta di una mia errata convinzione, ma l’evidenza dei fatti scioccherà anche loro e li costringerà ad ammettere che così fanno tutti i giovani italiani, anche quelli non di passaggio a Londra (come ci capiterà di scoprire!).

L’interno dell’abbazia è molto bello. Dopo un’oretta siamo fuori e mia figlia ci comunica che è sicura di avere la febbre! Cerchiamo le toilette della chiesa che troveremo, almeno a quell’ora, ottime e lì, per contrastare i brividi, lei prende una tachipirina e indossa un maglioncino supplementare, non senza due risatine grati del fatto che la guida non possa vedere questa ultima operazione!

Attraversiamo il Westminster Bridge, facciamo delle belle foto, e io che non amo farmi fotografare richiedo una foto con la London Eye, la gigantesca ruota che ai tempi del mio soggiorno non esisteva. Invece compro una cartolina del ponte di Westminster in bianco e nero, che fa tanto “ricordi ancora?” e con quella frase, in inglese, la invio anonima alla mia amica vecchia compagna di viaggio.

Con passo lento e qualche sosta a causa dello stato di mia figlia camminiamo lungo il lato destro del Tamigi, alla scoperta della zona di Southbank, passando sotto la lentissima e grandissima ruota panoramica, curiosando per il Gabriel Wharf, informandoci sui prezzi delle crociere sul Tamigi, giungendo infine al Tate Modern che abbiamo in programma di visitare. Il museo è gratuito, ad offerta libera. Al prezzo famiglia di 10 sterline usufruiamo di spiegazioni su alcune opere selezionate tramite il samsung galaxy che ci viene fornito come audiogiuda e che di tanto in tanto va in palla. Fino al 27 maggio il museo ospita una mostra di Lichtenstein, che mi incuriosisce, ma purtroppo non visiterò, anche se dall’ingresso sbirciando nella prima sala “intuisco” 2 quadri dalle grandi dimensioni con le tipiche strisce a fumetto. Poiché mia figlia continua a star male facciamo una sosta al bar panoramico, dove ci rifocilliamo con ottime piadine ai falafel e gustosi frullati, riposando sui divanetti con la vista del Millenium Bridge con lo sfondo della cattedrale di St. Paul. La sosta è consigliabile per la spettacolare vista e, se si hanno dei bimbi, anche per la possibilità che gli viene proposta di interagire tramite pc con le opere in mostra.

Uscendo facciamo un salto al vicino Globe, il circolare teatro shakespeariano che è stato ricostruito come ai tempi di Shakespeare in legno di quercia e utilizzando paglia per il tetto.

Quindi saliamo sul ponte di Norman Foster, il Millenium, il più recente ponte sul Tamigi, per andare a visitare la cattedrale di St. Paul.

Dopo percorriamo l’elegante Fleet Street che diventa poi The Strand, la famosa arteria che collega la City al West End finendo in Trafalgar Square. Mentre ammiriamo gli eleganti edifici tra i quali di tanto in tanto sbuca un vecchio caratteristico pub da fotografare, cerchiamo qualcosa da mangiare. Mia figlia sceglie la catena “EAT.” che propone cibi salutari, mentre mio figlio preferisce “Subway” che dà la possibilità agli schizzinosi come lui di creare il proprio panino.

Fuori dalla stazione di Charing Cross ci viene offerto l’Evening Standard, buon quotidiano locale fornito gratuitamente in città al pomeriggio, una buona opportunità per tenersi informati leggendo in lingua. Oltre al classico gratuito Metro da prendere dagli espositori.

Rientriamo in albergo per una Tachipirina e un po’ di riposo ,poi alle 19,30 di nuovo fuori.

Adesso che mia figlia sta un po’ meglio non ce la sentiamo di rifiutarle di fare un giro per compere. Prendiamo la metro per Oxford Street e da lì il percorso prevede di giungere al mitico Primark dove le amiche hanno riferito di aver fatto acquisti a prezzi stracciati. Varcata la soglia del negozio veniamo accolti da un’aria polverosa che si rivelerà essere dovuta al disordine ed allo sporco del negozio che ha roba abbandonata dappertutto e anche a terra. I prezzi sono effettivamente bassi, la merce viene prodotta, come scopro l’indomani leggendo il giornale, nella fabbrica di Dacca polverizzatasi pochi giorni prima, “la ditta risarcirà le famiglie dei lavoratori”.

Facciamo shopping fino alle 22 quando anche gli ultimi negozi chiudono. Quindi, preso qualcosa di etnico per strada e dei buoni super panini da Pret-à-manger andiamo a prendere la metro a Piccadilly Circus e ci troviamo nel bel mezzo della presa d’assalto di coloro che escono dallo spettacolo teatrale. Nella piazza si fa musica e si respira una bella aria.

TERZO GIORNO

L’indomani mattina quando ci rechiamo alla stazione della metropolitana troviamo i cancelli di accesso chiusi. Noto comunque che fra la gente che in pochi secondi si accumula nessuno sembra preoccupato o stupito, nonostante l’orario sia di punta. Pertanto deduco che si tratti di una situazione normale e ipotizzo che nel caso di eccessivo afflusso per motivi di sicurezza si preferisca impedire l’accesso alla zona sotterranea fino alla normalizzazione della situazione. O forse questo è solo un assaggio di stoicismo inglese.

Noi, comunque, dopo pochi minuti decidiamo di raggiungere a piedi Westminster, da cui percorrendo Whitehall diamo un’occhiata al 10 di Downing Street attraverso la cancellata che purtroppo è stata apposta all’inizio della via. Poco prima di arrivare a Trafalgar Square tagliamo a destra per andare all’ Embankment Pier da cui intendiamo prendere il battello per una minicrociera sul Tamigi che ci porterà fino a Greenwich.

Optiamo per la compagnia che applica lo sconto con la Oyster Card, ma scopriamo che non è sufficiente esibire la carta perché occorre avere su di essa il credito sufficiente a pagare la tariffa. Quindi rinunciamo perché ci costerebbe circa 50 sterline. Proseguiamo fino ad un imbarco immediatamente successivo da cui partono i battelli di una compagnia di cui avevamo ritagliato, dalla rivista trovata sull’aereo, un coupon che dà diritto ad uno sconto del 50% per più persone. Effettivamente esibendolo pagheremo 23,80 sterline tutti e quattro per un giro che ci consentirà di fare una fermata alla torre di Londra per proseguire fino a Greenwich, da cui fino alle 17,30 ogni 20 minuti si potrà partire per il ritorno che sarà a Westminster Pier, ma con la possibilità di salire su un altro battello se si preferisce scendere a Embankment.

Nell’attesa dell’orario di partenza faremo un giro in una libreria Foyles dove acquisterò un libro di John Lanchester “Capital”, che si rivelerà piacevolissimo da leggere di ritorno da Londra. In Italia il libro è pubblicato col titolo “Pepys Road”, una strada di Londra che dà l’opportunità all’autore di tratteggiare non senza humour la vita della multietnica società dei suoi concittadini, con riferimenti anche al mondo finanziario della City.

La minicrociera ci permetterà di vedere la parte orientale della città che negli ultimi anni è stata oggetto di interventi architettonici di notevole impatto ad opera di architetti di fama internazionale. Fotografiamo il Gherkin, “il cetriolino”, il grattacielo ecologico di Norman Foster, lo Shard “la scheggia” di Renzo Piano, che è al momento l’edificio più alto d’Europa. Osserviamo i vari Wharf , e passiamo accanto alla nave “del mondo”, al momento ormeggiata a Londra nel suo giro intorno al mondo a beneficio dei proprietari dei suoi lussuosi appartamenti.

Giunti a Greenwich andiamo subito al mercato coperto dove troviamo ampia scelta per il nostro pranzo e poi, ammirando la regalità e al tempo stesso la dimensione di villaggio di questo luogo, attraversando il parco saliamo all’Old Royal Observatory, nel cui cortile ci mettiamo in coda per fare la foto a cavallo del meridiano zero, quello che divide la terra in emisfero est e ovest. Beviamo una birra in un pub, i miei figli qualcosa in uno Starbucks (a Londra ne trovi anche uno a 50 metri da un altro!), passiamo accanto al Cutty Sark e di nuovo all’imbarco per il viaggio di ritorno.

Dall’Embankment Pier a piedi in due minuti siamo alla National Gallery, dato che non ce la sentiamo di sprecare l’opportunità di vedere tutti quei capolavori della pittura europea gratuitamente! All’ingresso abbiamo la sorpresa di scoprire che la Central Hall è dedicata ai pittori del Rinascimento italiano proprio della nostra città, Brescia, assieme a Bergamo. Questo museo si rivelerà di notevole interesse anche per i ragazzi che a scuola hanno studiato molti di quei capolavori, tra cui il cartone-studio della “Vergine e il Bambino con S. Anna e S.Giovanni” di Leonardo da Vinci, giungendo agli artisti generalmente più amati, tra cui Van Gogh, di cui purtroppo mancano “ i girasoli” perché attualmente in prestito. Qualche minuto prima delle 18 cominciano ad essere trasmessi gli avvisi per la chiusura del museo, quindi corro alla ricerca dei Vermeer, dato che mi sono persa la mostra a Roma. Poi approfittiamo assieme ad altri turisti dei divani fino al momento in cui con fare autoritario veniamo fatti uscire.

Siamo di nuovo fuori nell’allegria di Trafalgar Square, ma poiché il mal di schiena dilaga in famiglia programmiamo di andare in albergo, anche se vedendo St Martin-in-the-Fields ancora aperta entriamo. La chiesa è insieme classica e barocca. L’interno, molto particolare, ha più l’aria di un teatro in realtà. Anche da lì siamo sollecitati ad uscire perché devono preparare per uno dei famosi concerti di musica classica che tra poco, come d’abitudine, vi si terrà.

La sera con la metropolitana scendiamo (per l’esattezza saliamo in ascensore perché questa stazione si trova molto in profondità) a Covent Garden, e fatto un giretto ci dirigiamo verso Chinatown, passando sotto le sue porte orientaleggianti. Giriamo in lungo e in largo incontrando ogni cento metri un teatro, il che ci fa rimpiangere di non aver preso i biglietti. Assaggiamo degli ottimi scones alla pasticceria Valerie, qualcosa dai cinesi e giungiamo infine ancora una volta in Leicester Square, dove non resistiamo alla tentazione di fare un giretto al fantastico e multicolore negozio dedicato agli M&M’s. Acquistiamo ancora qualche souvenir, quindi facciamo rientro in albergo.

QUARTO GIORNO

L’ultimo giorno, lasciati i bagagli alla reception dell’hotel, ci dirigiamo al nostro caro Caffè Nero per approfittare del cappuccino omaggio che oggi ci tocca per aver completato la tesserina. Mio figlio nota che i bicchieri d’asporto recano la pubblicità della mostra di Lichtenstein e così ne approfitto. Sono davvero contenta! Torno a casa senza aver visto le sue opere, ma con un suo ricordo.

A piedi ci muoviamo verso Hyde Park che data l’ora è tranquillo, anche se nella zona adibita al nuoto c’è già gente che si allena. Dobbiamo decidere se aspettare l’apertura di Harrod’s fino alle 10. Dopo un consulto scegliamo di prendere la metro per Camden Town, per andare a visitare questo mercato di cui abbiamo letto che è assolutamente consigliabile se si hanno figli adolescenti.

Arriviamo proprio all’apertura (h 10) e, appena fuori dalla stazione, iniziamo a scatenarci con le foto, perché la Camden Town road è un susseguirsi di negozi dalle facciate molto originali. Per di più, cosa che non guasta, il mercato è ancora tranquillo e si lascia proprio godere in questa bella giornata dal cielo sereno. Fotografando, poi, lo Starbucks sulla sinistra scorgiamo dei bei canali e passando sul ponticiattolo ci ritroviamo nella zona “pranzo” dove a quest’ora si inizia a cucinare e si offrono gli assaggi di cucine delle più svariate nazionalità. Mmhh! E che profumini! Da lì si accede alle caratteristiche stalle adibite a mercato coperto, dove mia figlia si perde! Quando sarà rientrata in sé, ci dedicheremo a soddisfare lo stomaco.

Si sono fatte le ore 13 e alla 16 dovremmo muoverci per la partenza: dobbiamo decidere se andare al British Museum. Valutando che, data la vastità del museo, anche selezionando le cose da vedere, il tempo a disposizione potrebbe essere poco e considerato che la giornata è splendida, un po’ a malincuore rinunciamo e optiamo per goderci qualche parco.

Nelle vicinanze c’è il Regent’s Park e per raggiungerlo facciamo la piacevole conoscenza di Primrose Hill, il quartiere famoso per alcune celebrità che hanno scelto di viverci e che ci sembra un’oasi di pace con le sue bianche case, i pub coi tavolinetti al sole e il parco sulla collina verdissimo da cui si godono panorami favolosi della città fino allo Shard e al London Eye.

Vorremmo godercelo, ma il tempo stringe e ci trasferiamo al Regent’s, passando accanto allo Zoo. Un po’ di relax e poi andiamo alla fermata metro di Baker Street, quella piastrellata con i profili di Sherlock Holmes.

Vogliamo dare un ultimo sguardo a Buckingham Palace, ma stavolta arrivando da nord, pertanto usciamo dalla stazione di Green Park e attraversandolo arriviamo al palazzo reale attratti dallo splendore del dorato Queen Victoria Memorial. Facciamo qualche ultima foto approfittando della luminosità di questa bella giornata che così ci dà l’ultimo saluto.

Passiamo dalla stazione Vittoria per recuperare il credito rimasto sulla Oyster card e troviamo una lunga coda, e intanto il tempo stringe. Fatto tutto e recuperate anche le valigie in albergo, andiamo a prendere il treno della Southern per Gatwick, da cui voleremo verso la pioggerellina di casa!



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