Vigevano e la Lomellina

Una terra fatta di storia, arte, cultura contadina e soprattutto di indimenticabili sapori
Scritto da: Pixina
vigevano e la lomellina
Partenza il: 26/09/2015
Ritorno il: 27/09/2015
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Mi ritrovo a Vigevano per “i casi della vita” e scopro una terra fatta di castelli, abbazie, cascine, canali e risaie, dove la tradizione contadina si intreccia con gli sfarzi delle residenze dei Visconti e degli Sforza. Buon vino, ottima birra, risotti favolosi e il mitico salame d’oca. Ma andiamo per ordine.

Il mio percorso alla scoperta della Lomellina parte appunto da Vigevano, la principale cittadina di questa terra. A onor del vero come località di per sé non avrebbe particolare fascino, nonostante la sua importanza a livello mondiale nel campo della calzatura, di cui è stata per anni capitale indiscussa. Può però vantare una delle più belle piazze d’Italia, perla del Rinascimento italiano, davvero meravigliosa, lastricata di pietre di fiume (credo il Ticino, data la vicinanza), con i suoi portici, i suoi palazzi dalle facciate affrescate, dominata dal Castello Sforzesco di origine medievale – in posizione rialzata rispetto alla piazza – e dalla Torre del Bramante. Un vero spettacolare gioiello.

Mi ritrovo a percorrere i portici della splendida Piazza Ducale voluta da Ludovico il “Moro” e a curiosare le varie prospettive che si scorgono tra una colonna e l’altra. Mi ritrovo a camminare col naso all’insù per ammirare i bei palazzi che le fanno da cornice. Mi ritrovo a percorrere il livello superiore della Cavallerizza, una galleria ottocentesca che porta dalla città direttamente al vasto cortile del castello, un tempo utilizzata come maneggio. Mi ritrovo a girare su me stessa per cogliere lo splendore del complesso fortificato, uno dei più grandi d’Europa, iniziato da Luchino Visconti e terminato da Ludovico Sforza, detto il “Moro”. Il maschio medievale, la falconiera, le scuderie con il loro favoloso colonnato, la Torre quattrocentesca. Sotto la Torre, una scalinata riporta alla piazza, vero cuore della cittadina. Uscendo dal cortile del castello dal lato opposto alla Torre, sulla sinistra mi ritrovo ad ammirare la splendida chiesa di San Pietro Martire.

Attraverso enormi risaie, ci accingiamo a scoprire la Lomellina. E’ periodo di raccolta quindi alcune risaie sono già state mietute, altre invece sono meravigliose distese dorate. Il riso è una pianta che mi affascina da subito, con le sue sottili e fragili pannocchie che sembrano cascate di grani d’oro. Eh sì, quella del riso si chiama pannocchia e non spiga, come erroneamente l’avrei chiamata io.

La nostra prima tappa è l’Abbazia di Sant’Albino nei pressi di Mortara. Purtroppo la troviamo chiusa ma notiamo subito il cartello sul viottolo che costeggiando una risaia e un canale pieno di ranocchie porta alla chiesetta, su cui è indicato che ci troviamo sulla famosa Via Francigena, antico percorso spirituale recentemente riscoperto. Mortara è famosa per il suo delizioso salame d’oca, fiore all’occhiello di questa cittadina: in questi giorni c’è proprio la festa di questo salume tipico e noi ne approfitteremo per assaggiare la piacevole delicatezza dell’ennesimo prodotto d’eccellenza italiano. E ne sono davvero felice perché per me è una cosa nuova, che non conoscevo e mi piace molto!

Ci dirigiamo quindi verso una località che si chiama Castello d’Agogna, dove ci fermiamo fugacemente a curiosare il Castello Isimbardi. Ha l’aria di un antico cascinale, col suo cortile interno ora abitato. Non ci fermiamo ad ammirare i suoi splendidi affreschi interni perché il tempo a nostra disposizione non ce lo consente e proseguiamo quindi il nostro percorso verso Breme, famosa anch’essa per un altro prodotto della nostra terra che pare abbia dell’incredibile per la sua dolcezza e la sua bontà: la cipolla di Breme. Ma noi non siamo qua per questo, bensì per scoprire i complessi religiosi della parrocchiale di Santa Maria Assunta prima – con il suo bellissimo battistero romanico – e dell’abbazia benedettina di San Pietro dopo. L’abbazia è ora sede del municipio di Breme. Noi visitiamo la cucina benedettina e la minuscola ma graziosissima cripta medievale.

La nostra tappa successiva è Sartirana Lomellina, nota per il suo castello, anch’esso edificato per volere del Visconti ma poi fortificato dallo Sforza. E’ davvero molto bello con le sue torri, il fossato, il cortile interno che ahimè non possiamo visitare perché vi si sta svolgendo un matrimonio. La fame comincia a farsi sentire anche perché è l’una e mezza passata, quindi inizia la nostra ricerca ad una locanda che ci ispiri e finiamo a Mede, dove all’Hostaria San Roc veniamo accolti dal padrone di casa Roberto e le sue due barboncine bianche, in un’atmosfera rusticamente elegante, dove mangeremo un delicatissimo salame d’oca (il primo per me) servito con un particolarissimo purè, seguito da un delizioso risotto di zucca. Siamo stati bene sia per il buon cibo, sia per la chiacchierata con l’eccentrica simpatia dell’oste, che non ha esitato a raccontarci originali aneddoti sulla sua vita e a darci consigli utili sulle nostre successive tappe.

Proseguiamo quindi per Lomello, il posto che per me è valso l’intero percorso. Qui, superato il castello della cittadina, ci si trova dinanzi al meraviglioso complesso della basilica di Santa Maria Maggiore, con il suo battistero e il suo campanile, splendido esempio di arte romanico-longobarda, mi riempie gli occhi di stupore per la bellezza ed il fascino che emana potente. Che spettacolo!

Prima di rientrare a Vigevano, facciamo tappa alla Pieve di Velezzo che però non si può visitare poiché all’interno di un’inferriata chiusa a chiave, così ci divertiamo a raccogliere le noci da un paio di alberi posti all’esterno, diversivo in realtà a noi utile per vincere lo stato di torpore e sonnolenza in cui il lauto pasto ci aveva sprofondato.

Gita di due giorni in Lomellina terminata degnamente alla fiera del salame d’oca di Mortara – dove abbiamo mangiato diversi salumi a base d’oca ed un buonissimo risotto salsiccia e bonarda – e a Rice Italy, evento interamente dedicato al riso nel cortile del Castello Sforzesco di Vigevano, dove abbiamo assaporato la Panissa (tipico risotto vercellese davvero ottimo), un risotto alla zucca ed uno bonarda e salsiccia. E dove, nella splendida cornice delle scuderie, abbiamo approfondito la nostra cultura sulla produzione italiana del riso, prodotto di altissima qualità a livello mondiale, un mondo vastissimo e di enorme interesse. Sempre nelle scuderie, abbiamo preso parte ad una mini rappresentazione teatrale multimediale e multisensoriale, nella quale abbiamo assaggiato un’ottima bonarda insieme all’ormai immancabile salame d’oca, mentre il narratore ci spiegava l’origine di tale vino a partire dalla vigna per poi farci sentire anche il profumo della terra nella quale tale vigna cresce, fino alla degustazione del vino stesso che era davvero molto buono. Prima di tornare a casa, innamorata ormai del riso, mi sono fatta regalare dai vari stand ormai in smantellamento, degli elegantissimi fasci di riso che userò a scopo ornamentale.

Bella Lomellina, terra di storia, arte, cultura contadina e soprattutto di indimenticabili sapori.



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