La nostra Lisbon story

Cinque giorni fra electricos ed elevadores, pasteis e ginginha
Scritto da: letisutpc
la nostra lisbon story
Partenza il: 27/01/2016
Ritorno il: 01/02/2016
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Era da un po’ di tempo che pensavamo a Lisbona come meta della nostra vacanza invernale e finalmente siamo riusciti a realizzare il nostro sogno. Innanzitutto un po’ di informazioni pratiche:

VOLO: da Bologna con Tap Portugal abbiamo speso 150 € a testa ma abbiamo viaggiato comodi e senza le tante restrizioni imposte dalla Ryanair. Volendo, oltre al bagaglio a mano da 8 kg potevamo imbarcare anche un’ulteriore valigia in stiva.

HOTEL: PRINCIPE DI LISBONA, zona AVENIDA NOVAS a nord della città: scelto appositamente perché sulla linea di confluenza fra la metro VERMELHA (da e per l’aeroporto) e AZUL (da e per il centro). Prezzo per 5 notti (comprensivo di abbondante colazione a buffet) 259 €

TRASPORTI: per viaggiare su qualsiasi mezzo a Lisbona è necessario acquistare la CARTA VIAGEM sulla quale si caricano poi tutti i titoli di viaggio. Se come noi volete girare la città in lungo ed in largo è consigliabile l’abbonamento 24 h che vi permette, al costo di 6 €, di utilizzare qualsiasi mezzo (elevatori e tram compresi). Ricordatevi di obliterare sempre la vostra carta. Se volete andare a Sintra dovete però acquistare un’altra VIAGEM, in quanto utilizzate il trasporto suburbano: le modalità però non cambiano.

GUIDE TURISTICHE: noi abbiamo utilizzato la LONELY PLANET POCKET, integrata da tante informazioni prese in rete e sui DIARI DI VIAGGIO di TURISTI PER CASO e da Lisbona : quello che il turista deve vedere di Fernando Pessoa (ed. Einaudi).

FUSO ORARIO: -1 ora rispetto all’Italia

1° giorno: guardarsi intorno

Arriviamo verso le 16 e dopo un veloce check in in albergo siamo subito pronti per partire a piedi in direzione del centro. Raggiungiamo il Parque Eduardo VII e vediamo la statua della maternità di Botero: dalla terrazza lo sguardo abbraccia un paesaggio che va dalla Avenida da Libertade, alla Baixa e giù giù fino al Tejo, ed è proprio lì che vogliamo andare! Lungo il bellissimo marciapiede di Avenida da Libertade, dove si susseguono da una parte alberghi, dall’altra negozi eleganti, raggiungiamo Praca Restauradores e da qui la famosa stazione di Rossio, con i suoi 2 portali a conchiglia in stile manuelino. Eccoci in centro, passeggiamo per vie affollate di gente e piene di negozi dei marchi arcinoti presenti anche in Italia, HM, Zara ecc. ecc. Finalmente arriviamo alla Praca do Comercio, peccato che una grande pista di pattinaggio sulla sinistra ne riduca un po’ la grandezza (ed anche la bellezza). Fa abbastanza freddo, quindi decidiamo di andare a cena, tanto avremo modo chissà quante volte di ripassare di qui!

Attraverso il maestoso arco da Vitoria ci immettiamo in Rua Augusta, dove proliferano decine di ristoranti acchiappa turisti, noi proseguiamo per Rua I Decembre ed entriamo sparati al Leon d’ouro, dove ceniamo ottimamente con una ventina di €. La nostra autonomia per oggi è agli sgoccioli, ci trasciniamo verso la metro e poi in hotel, dove cadiamo stecchiti in un sonno profondo.

2° giorno: la Lisbona del futuro

Dopo un’abbondante colazione, durante la quale con le deliziose pasteis de nata è amore a prima vista, dato che pioviggina decidiamo di visitare il museo Gulbenkian, situato a poca distanza dal nostro albergo, all’interno di un bel parco silenzioso ed ordinato. Frutto dei viaggi del magnate armeno Calouste Gulbenkian, il museo custodisce una straordinaria collezione di arte occidentale ed orientale, che spazia dai tappeti, vasi, porcellane, quadri, ai raffinatissimi gioielli di Lalique. Per deformazione professionale non posso non dare un’occhiata anche alla biblioteca d’arte, piccola ma ben organizzata. All’uscita splende il sole, quindi dopo un veloce passaggio in albergo per sbarazzarci dell’ombrello e prendere gli occhiali da sole, un’occhiata alla elegante Pasteilaria Versailles (anni 30’), poi a Sodanha acquistiamo l’abbonamento giornaliero e prendiamo la metro che ci porterà alla Gare do Oriente, progettata da Santiago Calatrava: con le sue vele spiegate è un’ideale porta d’ingresso al Parque das Nacoes, sede dell’Expo 1998.

Attraversiamo il centro commerciale Vasco da Gama e ci troviamo immersi nella Lisbona del presente/futuro: grattacieli, architettura ultramoderna, arte urbana en plein air, fra tutte le famose sculture Rhizome e Homem-Sol. Passeggiamo sul lungo Tejo, dominato dalla torre Vasco da Gama e dall’omonimo ponte che sembra non finire mai. Prendiamo il Teleferico, dal quale la skyline del Parque è veramente notevole. Davanti all’Oceanario una folla multicolor di piccoli studenti in visita a queste attrazioni. Raggiungiamo il centro commerciale alla ricerca di un posto in cui pranzare: la scelta è pressochè illimitata, dal cinese/ giapponese, all’italiano, al portoghese, ovviamente. Noi che siamo salutisti (forse!) optiamo per un pranzo light con insalate di salmone e centrifugati. Dopo un giro fra i negozi, presi da un senso di soffocamento, decidiamo di riprendere la metro (rossa poi blu), questa volta destinazione Colegio Militar/Luz per andare a dare un’occhiata allo stadio del Benfica. Ebbene sì, siamo tifosi di calcio ed anche all’estero abbiamo la curiosità di visitare gli stadi, tanto più se gloriosi come quello di Lisbona.

Nel frattempo si è alzato un vento freddissimo, ma lo stesso costeggiamo l’esterno dello stadio, di un bellissimo rosso smagliante, e riusciamo a raggiungere lo store del Benfica, aggirandoci fra gli scaffali pieni di ogni tipo di gadget. Sulla via del ritorno ci imbattiamo nel grandioso centro commerciale Colombo, ma proprio non se ne parla di visitare anche questo! Riprendiamo la metro azzurra poi verde in direzione Martin Muniz capolinea del famosissimo tram 28: dopo una decina di minuti d’attesa eccola arrivare, la star di Lisbona! Riusciamo a trovare posto a sedere e cominciamo a salire verso l’Alfama. Le prime luci della sera aggiungono ancora più fascino a questo percorso emozionale ed emozionante fra i vicoli di quello che per noi è il barrio più bello della città. Il nostro viaggio termina a Chiado, davanti alla fermata Chiado/Baixa della metro, a pochi passi dal caffè A brasileira, dove una foto al tavolo con Pessoa è d’obbligo.

In Rua Garrett visitiamo la libreria Bertrand “a livraria mais antiga do mundo” poi la fame ha il sopravvento e decidiamo di cenare in uno dei tanti ristoranti del Barrio Alto. Su una guida turistica francese di Lisbona ho trovato una simpatica divisione di questo barrio in zone, a seconda della tipologia di frequentatori: giovani, turisti, amanti del fado, gay ecc ecc… ognuno sa dove andare in questo intrico di viuzze. Noi, affamatissimi, ci fiondiamo da Artis, in Rua do Diario de Noticias: locale piccolo ma carino. Mangiamo pollo ed un tris di dolci uno più buono dell’altro. Sarà stata la sosta dopo parecchie ore di camminate o il caldo del locale, fatto sta che quando usciamo siamo stanchissimi. Sulle note malinconiche del fado che aleggiano per i vicoli raggiungiamo la metropolitana e poi l’albergo.

3° giorno: Centro-> elevadores, electricos & co.

La giornata di oggi è dedicata ai quartieri del centro, quindi partiamo di buon’ora per sfruttare il più possibile il nostro abbonamento giornaliero e ci dirigiamo verso l’elevador di Santa Justa: purtroppo è chiuso per ristrutturazione, che peccato! Ripieghiamo allora sull’elevador da Gloria, che prendiamo all’angolo di Praca dos Restauradores: si tratta di un trenino giallo a cremagliera che in qualche minuto ci conduce al Miradouro de Alcantara, dal quale si gode una affascinante vista sulla città. Visitiamo poi la chiesa di San Roque quindi, lento pede, raggiungiamo gli splendidi resti della Igreja do Carmo, crollata nel disastroso terremoto del 1755 e mai restaurata, oggi sede del museo archeologico. Inoltre, fu proprio in questa incantevole piazzetta che ebbe inizio una pagina importante della storia portoghese, ovvero la Rivoluzione dei Garofani del 1974.

È metà mattina ed un caffè a quest’ora ci sta, dove se non al bar lisbonese per antonomasia, ovvero A Brasileira? Reduci da una ricca colazione in hotel non assaggiamo né i pasteis né gli altri dolcetti che fanno bella mostra di sè nella vetrinetta del bar, peccato! A questo punto siamo pronti per il nostro secondo tour sull’electrico 28, questa volta in direzione Estrela. Al capolinea abbiamo modo di visitare la basilica da Estrela ed i giardini di fronte, con belle piante esotiche già rigogliose nonostante la stagione. Riprendiamo poi il 28 in direzione Alfama e ci godiamo la vita quotidiana di questo bellissimo barrio: sulla terrazza di Portas do Sol, oltre agli immancabili venditori di stick per selfie e cianfrusaglie varie un cantante di fado strimpella malinconico, guidatori di Tuk tuk propongono gite a bordo delle loro mini vetture ed electricos sferragliano in continuazione in entrambe le direzioni, con all’interno stipatissimi turisti che scattano come matti foto di questi incantevoli paesaggi. Decidiamo di salire al Miradouro da Graca, dal quale abbiamo una visione più ravvicinata del Castelo de Sao Jorge, che forse raggiungeremo più tardi.

Ritornando in pianura (rassegnatevi, a Lisbona di strade piane ce ne sono davvero poche!) ci fermiamo a mangiare bacalau al Petit café, poi ci inoltriamo ancora tra i vicoli ed arriviamo al teatro romano: sepolto dal devastante terremoto del 1755, solo negli anni 60’ fu riportato alla luce. Il museo del teatro è ultra-moderno e spiega la storia del sito dal suo periodo di maggior splendore ai giorni nostri. Dalla terrazza la vista sul fiume è fantastica. Giriamo ancora per i vicoli, scoprendo scorci veramente romantici: ovunque verrebbe voglia di fermarsi al sole per una, due, tre ore di ozio totale ma da bravi turisti fai da te proseguiamo verso la nostra prossima meta, ovvero la Sé Patriarcal, cattedrale di Lisbona. Da qui, scendendo per un ripido vicolo arriviamo poi alla Casa dos Bicos, dimora del 500 che ricorda, in piccolo, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, oggi sede della Fondazione Josè Seramago: sotto un ulivo, le ceneri dello scrittore premio Nobel per la letteratura.

Davanti a noi la zona portuale, proseguendo sulla destra arriviamo invece alla Praca do Comercio, che possiamo così ammirare di giorno in tutto il suo splendore. Compriamo in un chiosco 2 bicchierini di ginginha ed andiamo a berceli in riva al Tejo: romanticoni! I gabbiani svolazzano a bassa quota, il sole sta tramontando e sulla sponda opposta del fiume il Cristo Rei benedice questo paesaggio idilliaco. Attraversiamo Rua Augusta piena come sempre di gente e gironzoliamo per l’Armazens do Chiado, centro Commerciale a più livelli dove posso finalmente sedermi a leggere la mia guida mentre Francesco è immerso nelle sue ricerche di libri alla FNAC. Sono soddisfatta, il nostro programma di visita sta procedendo alla grande, mi sa che ce la faremo a vedere tutto quello che ci eravamo prefissati prima di partire! All’ora di cena ci dirigiamo verso Rua dos Sapateiros, una parallela di Rua Augusta, piena di ristoranti segnalati da vari turisti per caso: la nostra scelta cade sulla Marisqueria Uma e mai fu più disastrosa! Entriamo ed il locale, piccolissimo e con arredamento anni 60/70, è occupato solo da turisti giapponesi. Poi ecco arrivare l’oste, un vecchietto molto oltre l’età della pensione che ci fa sedere ad un tavolo e ci fornisce il menù. Benissimo, io scelgo l’arroz de mariscos per il quale pare che questo locale abbia anche vinto numerosi premi, Francesco una bistecca. Arriva l’omino, che peraltro parla solo portoghese e dice (dice?) che l’arroz è solo per 2 persone (sebbene nel menù ci sia anche la porzione singola). Inutile discutere, la scelta è alquanto limitata quindi opto anch’io per una bistecca, anche questa non c’è più (da notare che sono le 8 di sera, non le 11, quindi le cose che indichi sul menù le dovresti avere…).

Alla fine chiedo una bistecca ai funghi e amen. Quello che mi arriva è una bistecca con accanto 4/5 funghetti sottaceto, mentre quella di Francesco è corredata di pallide patatine fritte assolutamente insapori. Al tutto si aggiunge il fare scorbutico del vecchietto, mai un sorriso, un gesto gentile, niente! Su tutti gli altri tavoli spopola il famoso arroz per due, servito in pentolacce malridotte, ma la cosa più assurda è che quando usciamo, abbastanza sconvolti (fra parentesi questo è il ristorante dove abbiamo speso di più in assoluto), fuori dal locale c’è la fila! Per tirarmi su di morale chiamo mio fratello e parlo con la mia adorata nipotina, et voilà, come per magia la disavventura culinaria è già dimenticata! All’inizio di Rua Garrett un gruppo di musicisti e ballerini si esibisce davanti ad un Pessoa come sempre impassibile.

4° giorno: Sintra e la Lisbona del passato

Oggi è la grande giornata della gita fuori porta a Sintra: siamo un po’ perplessi, i posti troppo turistici a volte ci hanno molto deluso, comunque è una bellissima giornata di sole ed andiamo lo stesso. A Rossio compriamo una nuova VIAGEM (per arrivare a Sintra si usano i treni suburbani, nulla a che vedere con i trasporti cittadini, quindi una nuova carta è d’obbligo) e qui commettiamo un grande errore: compriamo una sola VIAGEM su cui carichiamo 2 viaggi a/r! Mille volte avevo letto che la VIAGEM è strettamente personale ma che dire, errare è umano! Dato che di sabato i treni partono ad ogni ora, per ingannare l’attesa andiamo a vedere una piazza che ancora era rimasta fuori dalle nostre scorribande e di cui ci innamoreremo perdutamente: Praca da Figueira, un vero gioiello. Le case che la circondano, in stile pombalino, hanno abbaini che ricordano tanto Parigi, e che dire dei negozi? Come ho letto in una guida “sono i negozi in cui avresti accompagnato tua nonna a fare la spesa”. Fra tutti la Confitairia Nacional che ci ripromettiamo di visitare nel pomeriggio o domani. Al centro della piazza il grande tendone del Mercado da Baixa, dal quale provengono odori di cibo super allettanti. Girato l’angolo della piazza su Largo dos Domingos un monumento commemorativo della strage di ebrei avvenuta nel 1506 ed il muro su cui campeggia la scritta “Lisbona città della tolleranza” in tutte le lingue. Siccome questa zona ci sembra molto interessante vogliamo visitarla con calma nel pomeriggio, adesso è meglio affrettarsi, il treno per Sintra è in partenza! Muniti della nostra unica VIAGEM ci presentiamo al tornello della stazione e questo fa passare Francesco ma si abbatte sul mio fianco, che dolor! Subito si materializza un vigilante a cui spieghiamo l’accaduto e mostriamo la Viagem e relativa ricevuta e lui ci dice quello che come un flash ci era già venuto in mente… che figura, abbiamo fatto i portoghesi in Portogallo! A parte questo ci godiamo il viaggio verso Sintra, incrociamo l’ Aqueducto das aguas livres, magnifico esempio di architettura che con le sue arcate sovrasta il fiume Alcantara. Nella guida di Lisbona di Pessoa c’è scritto che un tempo il transito sull’acquedotto era libero, poi fu vietato a causa dei tanti suicidi e crimini occorsi. Francesco mi ha raccontato di un certo Diogo Alves, un serial killer che nella prima parte del 19° secolo derubò ed uccise una settantina di persone gettandole dall’acquedotto, mascherando i suoi efferati delitti come suicidi. Scoperto, venne condannato all’impiccagione: se siete amanti del macabro, la sua testa è conservata in formalina presso il museo della facoltà di medicina dell’Università di Lisbona.

All’arrivo a Sintra di nuovo l’incubo del tornello: per fortuna nessun vigilante è presente e con nonchalance bypasso il tornello, al ritorno però farò il biglietto.

All’ufficio turistico della stazione acquistiamo i ticket d’ entrata per il solo Palazzo da Pena + giardini poi aspettiamo il bus 434 della Scotthub che ci porterà a destinazione. Attraversando il centro storico intravediamo il Palacio Nacional con i suoi caratteristici camini bianchi, poi cominciamo a salire per le Sierre di Sintra, vediamo i resti del Castelo dos Mouros e poi finalmente entriamo in questa dimora in stile eclettico che definire fiabesca è riduttivo. Per chi non se la sente di affrontare la salita che conduce al castello con 3 € una comoda navetta vi toglie questo pensiero: rossi, gialli, blu, i colori del castello vi sorprenderanno, così come gli interni sontuosi di questo convento trasformato in residenza reale per volontà del Re Ferdinando II. Foto e selfie si sprecano. Anche la vista dell’oceano e delle spiagge di Cascais è grandiosa. Mangiamo 2 zuppe e tramezzini sulla terrazza panoramica poi proseguiamo nel nostro giro che ci porterà a vedere anche una parte dell’immenso parco. Bellissimo il giardino delle camelie, chissà che profumi quando fioriranno tutte! Con la vista dei laghetti termina il nostro tour, all’uscita adocchiamo la fermata del bus e ci accodiamo ad altri 4 turisti, peccato però che l’autista decida di non fermarsi, quindi a piedi dobbiamo affrontare 5 minuti di salita fino all’entrata principale del castello… pazienza.

La visita di questo posto ci suscita alcune riflessioni: qui ed anche in prossimità di altri luoghi molto turistici i parcheggi sono assolutamente gratuiti, niente righe blu con tariffe esorbitanti né parcheggiatori abusivi, né file di machine impazienti alla ricerca di un posto libero, ma grandi e comodi parcheggi per tutti… Italia, impara!

Col bus di ritorno scendiamo nel centro storico di Sintra: mio fratello, tramite sms ci dà una meravigliosa notizia, la nostra squadra del cuore, il Cesena, ha vinto 3-0, olè, quindi per festeggiare facciamo merenda con 2 buonissimi travesseiros della pasticceria Piriquita. Compriamo anche qualche regalino nei negozietti del borgo poi ce ne torniamo alla stazione. Il treno è in partenza e una simpaticissima vecchietta mi aiuta a fare la benedetta VIAGEM + biglietto che mi aprono senza problemi le porte del tornello, finalmente! Sulla VIAGEM di Francesco rimangono così 2 corse inutilizzate, chi è interessato si faccia sotto! Appena usciti dal retro della stazione di Rossio ci imbattiamo in un ristorante che ci ispira, il Restaurante da Calcada, così entriamo e prenotiamo: potrà essere peggio di quello di ieri sera? Speriamo di no…

Ancora gasati per la vittoria della nostra squadra proseguiamo i festeggiamenti con 2 bicchieri di sangria al porto (bianca e rossa) del Mercado da Baixa: come 2 lisbonesi ci sediamo al tavolino cercando di cogliere momenti di vita di questa città. La gente, tutta molto tranquilla e rilassata, gira per il mercatino, ride, scherza, fa acquisti, socializza ai tavoli con conoscenti ed anche sconosciuti. Anche qui ci scappa qualche considerazione sulla capacità organizzativa della giunta comunale della nostra città, ma ce la teniamo per noi! Gli odori provenienti dalle bancarelle sono fantastici e saremmo tentati di cenare qui, visto che non fa neanche freddo, però ormai abbiamo prenotato al ristorante…

Dopo la sosta alcoolica ci dirigiamo verso la Chiesa de Sao Domingos, che stamattina avevamo visto solo dall’esterno e che per me è un’assoluta rivelazione: sarà per il colore rosso, o per il fatto che è illuminata quasi esclusivamente dalle tante candele accese, sarà la struttura maestosa da tempio romano senza fronzoli, beh, mi prende tantissimo. Si sta svolgendo la santa messa, ovviamente non capiamo niente ma alla recita del Credo le nostre parole in italiano si sovrappongono a quelle in portoghese a formare un unico suono. Oddio, questo improvviso misticismo mi preoccupa… saranno gli effetti della sangria, spero! All’uscita imbocchiamo Rua das Portas de Santo Antao, un’altra via molto caratteristica con all’angolo una antica ma ancora funzionante mescita di ginginja con l’insegna “ginja sem rival”. Noi però ci dirigiamo verso la Casa do Alentejo, circolo fondato dagli alentejani trasferiti in città. Ad accoglierci un patio meraviglioso alla sivigliana, con piante, una fontanella e decorazioni in stile mudejar. Saliamo le scale per dare un’occhiata agli altri ambienti: una sala da pranzo ricoperta da azulejos dove tante persone con un fazzoletto colorato al collo stanno mangiando, corridoi con grandi divani d’antan dove altre persone conversano, una bellissima biblioteca con tavoli verdi ottagonali. Al piano di sotto un altro gruppetto di persone sta guardando una partita di calcio in tv, se non fosse per questo sembrerebbe di essere tornati indietro nel tempo a 100 anni fa.

Proseguendo la nostra passeggiata per questa via così sorprendente arriviamo al delizioso teatro Politeama in stile liberty, dove un cartellone multicolor pubblicizza lo spettacolo del giorno, “Republica das Bananas” ed una musichetta anni ’40 invita ad entrare. Poco più avanti, sulla destra, l’elevador da Lavra, mentre sulla sinistra un bellissimo bar/pasticceria d’altri tempi. Questa è la Lisbona che preferiamo, quella più autentica, dei negozietti di una semplicità e bellezza commoventi, delle case apparentemente anonime che celano tesori inaspettati, degli elevadores che appaiono all’improvviso e chissà dove ti porteranno…

Dopo questo salto nel passato, Avenida da Liberdade ci accoglie con le note gradevoli di canzoni americane cantate da una ragazza all’interno di chioschetto-bar.

Arriviamo al ristorante molto rilassati e ben disposti: io ordino risotto e Francesco grigliata di carne. Rifiutiamo come sempre l’antipasto standard che viene portato automaticamente, perché?

5° giorno: Belèm

Oggi consumiamo la nostra ultima colazione in hotel, visto che domattina dovremo alzarci presto: oltre alle immancabili pasteis de nata assaggiamo una torta alle mandorle, deliziosa. Acquistiamo la carta giornaliera e in breve siamo in Praca da Figueira al capolinea del tram 15 che ci porterà a Belem: durante il percorso costeggiamo la zona portuale della città, un tempo malfamata ma ora risorta a nuova vita con la trasformazione dei docks in locali alla moda.

Il Mosteiro dos Jeronimos, nel suo prezioso stile manuelino è imponente. Riusciamo ad entrare prima dell’inizio della funzione domenicale e ci aggiriamo per le navate: bellissimo il soffitto di pietra tutto nervature. All’entrata le tombe di Vasco da Gama e Luis de Camoes. Ma il meglio deve ancora arrivare, ovvero il chiostro del convento, dove l’architettura manuelina fra archi, fregi e pinnacoli dà il meglio di sé. Molto caratteristico anche il refettorio, rivestito da azulejos. La tomba di Pessoa è invece di una semplicità assoluta. Usciamo sulla grande Praca do Imperio diretti al Padrao dos Descobrimentos, altro simbolo di Belem e della grandezza navale del Portogallo: come una caravella è proiettato sul Tejo, sul quale tante vele bianche stanno dando vita ad una regata, sotto le arcate del Ponte XXV de Abril. In lontananza vediamo già la sagoma inconfondibile della Torre di Belèm, dove arriviamo con una passeggiata di una decina scarsa di minuti. Avendo fatto il biglietto cumulativo Mosteiro+ Torre, saltiamo la fila alla cassa ma, dopo la visita alle prigioni sotterranee, al piano terra ed al 1° terrazzo, l’accesso ai piani successivi diventa complicato visto il numero di turisti e la stretta scala d’accesso. Ordinatamente ci mettiamo in fila, aspettando il via libera da un semaforino posto all’imbocco delle scale: in Italia i turisti locali dopo qualche minuto di attesa avrebbero cominciato a dare segni di insofferenza e a chiedere a gran voce di passare, qui chi non se la sente di aspettare lascia la fila e se ne va. Portogallo batte Italia 2-0! La visuale dall’ultimo piano è fantastica: Padrao dos Descobrimentos, Ponte xxv aprile, Lisbona sullo sfondo… non manca niente. A Belèm non si può dire che manchino i musei: oltre al Centro cultural de Belèm con il Museo Coleccao Berardo, il Museo de Marinha, il Museo Nacional de Arquelogia e il Museo Nacional dos Coches… noi li saltiamo tutti per fiondarci in quello che è il tempio della pasticceria, ovvero l’Antiga confeitaria de Belem, dove i pasteis hanno visto la luce nel lontano 1837. E’ proprio vero, uno non basta…dopo aver assaggiato una tortina ancora calda spolverata di zucchero a velo o cannella, ci si rimette disciplinatamente in fila per acquistarne un’altra, poi un’altra e un’altra ancora. Noi ne abbiamo mangiate solo 2 a testa, e per fortuna la fila non c’era!

Dopo questo dolce pranzetto riprendiamo il tram 15 e scendiamo alla fermata Calvario. Dalle mie ricerche pare che qui vicino ci sia la Lx Factory, vecchio complesso industriale riconvertito in officine di design, uffici di creativi, ristorantini, librerie, locali notturni e quant’altro. Inoltre alla domenica dovrebbe svolgersi l’Lx market, mercatino delle pulci e vendita di prodotti a km 0. Alla fermata dell’autobus, cartina alla mano, cerco di chiedere informazioni ad una anziana signora: il nostro dialogo è fantastico, lei parla solo portoghese, io spagnolo, alla fine ci indica un’altra fermata dove finalmente troviamo un’altra anziana che ci da l’informazione giusta e così arriviamo in questo posto originalissimo, proprio sotto le arcate del ponte XXV aprile. Dopo aver letto e condiviso il motto della factory ALEGRIA NO TRABALHO che campeggia su una vecchia cisterna, ci avviamo lungo il viale principale, dove tante bancarelle vendono gli oggetti più disparati, capi vintage, frutta e verdura, dolcetti, giocattoli. Su entrambi i lati si aprono le vetrine colorate delle attività ospitate negli edifici, una su tutte la libreria Ler devagar (leggere lentamente), in quella che fu una vecchia tipografia, i cui macchinari sono ancora in vista. Le facciate dei capannoni sono in gran parte abbellite con murales dai colori sgargianti, veramente belli. Contenti di aver visto questa parte di città fuori dai circuiti turistici, riprendiamo il tram 15 e scendiamo a Cais do Sodrè, per visitare un altro mercato, quello da Ribeira, ed il Time out market ad esso attiguo, molto simile al Mercato centrale di San Lorenzo a Firenze, con tante cose tipiche da mangiare a da bere, comunque carino. Le piantine della nostra guida dicono che da qui non dovrebbe essere molto lontano il punto di partenza dell’Elevador de Bica, quindi ci avviamo verso l’interno ma evidentemente sbagliamo qualcosa visto che dopo una bella salita arriviamo al Miradouro di Santa Catarina: assieme a tante altre persone ci sediamo ad ammirare la splendida vista sul Tejo e il Ponte del XXV abril, alle nostre spalle la roccia con il mostro Ademastor a presidiare il belvedere.

Scendendo da qui incrociamo strade con discese e salite vertiginose, poi, su Rua do Loreto, ecco apparire magicamente l’Elevador de Bica… Abbiamo tante cose da vedere ed a malincuore decidiamo di non prenderlo. Riprendiamo però l’electrico 28 e torniamo in Alfama, decisi ad esplorare finalmente la zona del Castello. All’inizio della salita finale abbastanza ripida ci viene in aiuto una mini navetta: sia benedetto l’abbonamento giornaliero! Girovaghiamo per le stradine attorno al castello che odorano di bucato appena steso, beviamo qualcosa in un baretto poi ci fermiamo in un punto panoramico a goderci il tramonto. Lisbona è veramente una città per romanticoni! Riprendiamo la navetta 737 che con notevoli sobbalzi ci riporta in Praca da Figueira, dove ci accoglie una moltitudine di persone di colore che ballano e cantano allegramente. Non ci sembra una manifestazione di protesta, lo stesso la Polizia presidia la zona. Guadagniamo l’entrata della Confeitaria Nacional, altro tempio delle nostre adorate pasteis: ne compriamo 2 da mangiare la mattina seguente, visto che per la levataccia dovremo saltare la colazione. Buona la scusa, vero?

Decidiamo di concludere il nostro soggiorno a Lisbona come lo abbiamo iniziato, con una cena al Leon d’ouro e poi, per salutare questa bellissima città, un bicchierino di porto al Mercado da Baixa. Nella strada verso la metro, come è successo ogni giorno della nostra vacanza, veniamo fermati da tizi che ci offrono marjuana… noi preferiamo le pasteis, glielo diciamo?

La mattina dopo di buonora ci avviamo alla metro, averla sotto l’albergo e sulla linea dell’aeroporto non ha prezzo. Questi 5 giorni di vacanza sono letteralmente volati, nonostante abbiamo visto parecchie cose, a tante altre abbiamo dovuto rinunciare, ma meglio, così avremo la scusa per ritornare!



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