Lione, una metropoli tutta da gustare

La gastronomia elevata al rango di arte, nella città francese che ama prendere i turisti per la gola
Syusy Blady, 11 Dic 2012
lione, una metropoli tutta da gustare
Capitale gourmande: è questo il titolo che può vantare la città di Lione. Numerosi i ristoranti stellati che punteggiano l’intero tessuto cittadino e che si affiancano ai bouchon, locali tipici dai soffitti bassi, tovaglie a quadri, vino, e l’aria da osteria un po’ retro. Il nome deriverebbe dalle antiche insegne poste sopra la soglia delle locande: un fascio (bouchon, appunto) di paglia e fieno che avvertiva il passante che lì avrebbe trovato di che rifocillarsi, non solo per lui ma anche per il suo cavallo, ovvero paglia per “bouchonner”. Un tempo il bouchon apriva molto presto al mattino e allo scoccare delle 8, i canuts – gli operai della seta alla Croix Rousse, che si erano alzati alle 4 del mattino – venivano a fare uno spuntino. Insalata di clapotons (piedini d’agnello), lenticchie, cervellata, salumi e vino in pot, ovvero senza etichetta (46 cl, invece di 50, per deroga speciale). Dopo il pranzo, il locale chiudeva fino al giorno dopo.

Oggi le abitudini sono cambiate e anche la formula originaria è stata rivista, ma ciò nonostante si possono gustare i piatti tradizionali, uno su tutti le famose quenelles, simili a salsicce ma di pasta e bagnate in una salsa cremosa. Oppure scegliere uno dei tanti golosi dolci, dal “cuscino di Lione” alle svariate tarte au chocolat. E come un buon piatto da gustare, Lione (che, contando l’area metropolitana, rappresenta la seconda città di Francia, con 1,2 milioni di abitanti) va scoperta con calma, per goderne ogni aspetto. Soprattutto verso ovest, nel cuore della città antica, “Vieux Lyon”, un quartiere medievale e rinascimentale (dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco), sulle rive del Saone, con l’eleganza delle sue ville, le stradine acciottolate e i vicoli coperti.

VITA TRA DUE FIUMI

Sempre nel vecchio quartiere si possono scoprire i traboules, stretti viottoli di passaggio da un palazzo all’altro che conducono nei cortili dalle scale a chiocciola di pietra, evitando le strade principali, da attraversare in silenzio per entrare quasi nell’anima della popolazione (al civico 54 della rue St-Jean si apre la traboule più lunga, che attraversa cinque cortili e termina al n. 27 di rue du Boeuf). La zona si trasforma spesso in un set cinematografico: vi hanno girato grandi attori come Sophia Loren, Alain Delon, Catherine Deneuve, Carole Bouquet. Da vedere la gotica cattedrale di St-Jean, curiosa per l’orologio astronomico con gli automi (rappresentano l’Annunciazione) che entra in funzione a mezzogiorno e batte le ore solamente dalle 14 alle 16. E vale la pena andare a piedi e lasciarsi trasportare dalla “marea umana” che si sposta dal centro ai due fiumi (il Rodano e il suo affluente, la Saona) percorsi da numerosi battelli, e attraversare i ponti antichi fino all’affollata ed elegante Presqu’île – una sorta di vera e propria penisola creata grazie alla posizione eccezionale, alla confluenza dei due corsi d’acqua – cuore pulsante della città, con i negozi più alla moda, la Place des Terreaux, l’Opéra sormontata da un’immensa vetrata semi-cilindrica, opera dell’architetto Jean Nouvel. Oppure si arriva fino alla chiesa Notre Dame de Fourvière, posta su una collina, dalle quale si domina tutto il territorio. All’interno uno sfarzo d’oro, tessere policrome, vetrate, mosaici, una miscela di stili, arte romanica, bizantina, moresca. Poi ci si può “arrampicare” sulle montées della Croix-Rousse, lo storico quartiere residenziale, dove, un tempo, era concentrato il maggior numero degli atelier di produzione della seta (alla fine del regno di Francesco I si contavano 18 mila macchine da tessitura), la cui leggerezza era famosa persino in Cina.

IL CENTRAL PARK LIONESE

Altra tappa imperdibile è una passeggiata nel Parco della Tête d’Or, soprannominato il “central park lionese”, perché è uno dei più grandi parchi europei in centro città, con oltre 1.800 specie inventariate di piante alpine. E, infine, una visita al museo del cinema, l’Institut Lumière, dove si apprende la storia di una delle più grandi invenzioni del secolo scorso, ad opera dei fratelli Lumière. Lionesi anche loro, naturalmente.