Focacce che parlano d’amore

Viaggio a Mele, tra Acquasanta e la Castagnina
Scritto da: Francesca Bertha
focacce che parlano d'amore
Partenza il: 14/07/2010
Ritorno il: 14/07/2010
Viaggiatori: 5
Spesa: 500 €
Oltre allo splendore delle sue riviere e l’infinito azzurro del suo mare, la Liguria ha anche un altro volto, meno conosciuto, ma che forse ne rivela ancor meglio l’anima. Le strade tortuose che passano attraverso i paesaggi mozzafiato dei suoi Appennini costeggiando i torrenti che corrono verso il mare, l’interminabile verde scuro dei boschi, la consapevolezza del viaggiatore che il mare è lì vicino, ma per raggiungerlo bisogna scavalcare qualche altro monte, stupirsi della profondità di qualche altro viadotto, ripensare ai secoli di storia durante i quali qui non esisteva l’autostrada e passare dalla costa all’Oltregiogo, regione storica che oggi in sostanza coincide con l’Alto Monferrato, era impresa ardua. Se il mare è un amore da conquistare, la strada che ci porta è ricchissima di emozioni, senza le quali forse il mare non avrebbe nemmeno lo stesso fascino. Un modo come un altro per dire a tutti: se dal Piemonte o dalla Lombardia volete andare nel Ponente ligure, prendetevi il tempo e assaporate il viaggio dimenticando per una volta l’autostrada: prendete la Statale del Turchino, che da Ovada porta a Voltri, e scoprirete un mondo straordinario, esattamente come abbiamo fatto noi, durante la nostra gita a Mele. Il nome di Mele, comune a pochi chilometri da Genova, immerso nel verde delle pendici dell’Appenino ligure della Val Leira, viene dal miele: lo testimonia addirittura il suo stemma, in cui è raffigurata un’arnia circondata da sette api d’oro e sormontata da una lista d’argento con su scritto “Ex melle mihi nomen”, ovvero “Dal miele il mio nome”. L’associazione che ogni anno organizza, nel mese di Maggio, il Festival degli Artisti di Strada, si chiama proprio Ex Melle. Mele è ricchissima di storia e di luoghi da vedere, così ci procuriamo un depliant e andiamo alla scoperta del paese del miele. Accompagnati dal canto piacevolmente assordante delle cicale facciamo un giro in centro, visitando per prima la Chiesa Parrocchiale Sant’Antonio Abate, e il settecentesco Oratorio Sant’Antonio Abate. Dopo il giretto in centro, ci spostiamo ad Acquasanta Terme, frazione del Comune di Mele, dove sorge un importantissimo luogo di culto: il Santuario Nostra Signora dell’Acquasanta. Destinazione mistica di numerosi pellegrini sin dal Seicento, ma forse già da prima, il Santuario, stando alle leggende, potrebbe essere sorto a seguito di un evento miracoloso legato alla Vergine. Secondo una tradizione popolare medievale, questo sarebbe diventato luogo di pellegrinaggio dopo che una notte alcuni pastori furono sorpresi da una gran luce sorgente dalle acque del torrente Leira. Scesi a riva, i pastori trovarono una statua della Madonna, evento che avrebbe dato inizio alla costruzione di una prima cappella dove custodire la statua. La statua uscì prodigiosamente intatta perfino da una piena del torrente che distrusse la cappella. Nel punto preciso dove i pastori trovarono la statua, e dove sgorga una fonte di acqua sulfurea, sorge la Cappelletta, che accoglie l’antica statua lignea della Vergine. Al Santuario si sono sposati nel 1832 il re di Napoli, Ferdinando II di Borbone e la principessa Maria Cristina di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele I e di Maria Teresa d’Asburgo, amata dal popolo e da tutti chiamata “santa” per la sua generosità verso i poveri. Dopo questa lunga passeggiata, non ci rimane altro che rilassarci a tavola: riprendiamo l’auto, e tornando sulla strada del Turchino, poche curve dopo il centro di Mele, entriamo nella pizzeria e focacceria La Castagnina di Matteo, il cui invitante dehor l’avevamo adocchiato mentre stavamo arrivando a Mele. Ci accomodiamo proprio lì, nel dehor immerso nei fiori, e mentre ci accompagna la visione del bosco mozzafiato sull’altro lato della strada, ci coglie l’imbarazzo della scelta davanti al menù. Due di noi decidono di prendere delle focacce stile Recco, preparate con fantasia: alla Contadina, con doppia sfoglia di stracchino e verdure grigliate, e alla Castagnina, con grana e crudo. Una nostra amica prende una pizza con impasto integrale con assenza di lievito, mentre i due ragazzi decidono di andare al sodo: ravioli di ragù e tagliata di taglio scozzese. Per concludere, ci scateniamo con i dolci: zuccotto con ripieno di gelato, bacio semifreddo e bavarese alla fragola. Il tutto annaffiato da vini liguri bianchi, Vermentino in particolare, oltre a dei rossi del vicino Monferrato, Dolcetto d’Ovada e Barbera. Torneremo presto qui, anche per visitare altre attrazioni curiose: le neviere, ovvero gli antichi “frigoriferi”, dei pozzi che servivano per raccogliere la neve d’inverno che poi veniva rivenduta durante l’estate alle famiglie borghesi, il Centro di Testimonianza dell’Arte Cartaria e la Pietra Issel, ovvero delle rocce istoriate, risalenti forse addirittura al secondo millennio avanti Cristo e tuttora oggetto di studio da parte dei ricercatori.


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