7 stati in 12 giorni

Le vacanze in Agosto per la maggior parte degli italiani significano sole e mare, ma anche affollamento, code e spese elevate. In controtendenza ho elaborato un itinerario europeo che ci portasse a scoprire alcuni stati europei spesso sottovalutati nell’immaginario collettivo. Il tempo a disposizione era poco, 12 giorni, ma con una buona...
Scritto da: Gianni Mezzadri
7 stati in 12 giorni
Partenza il: 16/08/2004
Ritorno il: 27/08/2004
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 500 €
Le vacanze in Agosto per la maggior parte degli italiani significano sole e mare, ma anche affollamento, code e spese elevate. In controtendenza ho elaborato un itinerario europeo che ci portasse a scoprire alcuni stati europei spesso sottovalutati nell’immaginario collettivo. Il tempo a disposizione era poco, 12 giorni, ma con una buona organizzazione e accelerando i tempi, tralasciando generalmente i musei, il risultato è stato ottimo. Visto che il budget era limitato per la maggior parte dei sette partecipanti è stata una benedizione quella di trovare un pulmino a noleggio a metà del prezzo di listino (grazie Matteo). Mi sono armato delle mie care Lonely Planet, non infallibili ma decisamente molto utili e ho pianificato un percorso di massima che avrebbe toccato sette stati.

Partiamo da Fiorenzuola (PC) il 16 Agosto, non troppo presto causa ritardi vari, e arriviamo a Lucerna (Luzern) per l’ora di pranzo, contenti di risparmiare il bollino da 30 euro delle autostrade svizzere, riciclato da un viaggio di un mio amico. Vistiamo il Kappelbrücke, un lungo ponte coperto in legno, la Museggmauer, la cinta muraria medievale su cui si può passeggiare e ammirare un bel panorama sulla città e sul lago dei quattro cantoni, il Löwendenkmal, un leone scolpito nella roccia che Mark Twain ha descritto come “il più triste ed emozionante pezzo di roccia del mondo”. Anche la chiesa gesuita con i suoi interni decorati in tonalità rosa merita un’occhiata come pure le belle facciate dipinte di molti edifici quattrocenteschi. Seconda tappa della giornata è Colmar, città francese veramente molto bella. Vie lastricate, palazzi in stile alsaziano con travi in legno a vista e tinteggiate in vari toni pastello, l’incantevole Petite Venise e il bel quartiere dei conciatori ne fanno un piccolo gioiello. Colmar è anche la città natale di Auguste Bartholdi, creatore della statua della libertà di New York e questo lo si può ritrovare un po’ dappertutto, dalla piccola riproduzione della statua all’ingresso della città ai manifesti dentro l’ostello in cui ci fermiamo a dormire. Per cena sperimentiamo un ristorante indiano dove assaggio l’acqua peggiore mai provata (del rubinetto – in Francia è normale chiedere la caraffe d’eau), ma il cibo è buono.

Il secondo giorno ci portiamo nella vicina Strasburgo (Strasbourg), sede del Parlamento Europeo e ricca di begli edifici. Su tutti torreggia la gigantesca cattedrale gotica con le sue guglie gotiche e le vetrate istoriate, davvero impressionante. Anche se l’architettura assomiglia a quella di Colmar è sempre piacevole passeggiare per la Petite France quartiere veramente grazioso. Da segnalare anche il Barrage Vauban, una diga costruita per contenere le piene del fiume e che ora offre una bella vista dalla sua sommità ricoperta d’erba.

Ancora verso nord, verso il Lussemburgo (Luxembourg) e la sua capitale omonima. Grandi problemi a trovare parcheggio con il nostro pulmino tanto che arriviamo in ritardo per il pranzo nel locale segnalato dalla guida. Addio ai cibi lussemburghesi, ci accontentiamo di una birra e della città. Nonostante non ne abbia mai sentito parlare (forse perché nessuno c’è mai stato), merita decisamente la visita. Apprezzo soprattutto il cosiddetto Chemin de la corniche, una passeggiata veramente spettacolare che dalla parte alta della città offre magnifici scorci.

In serata arriviamo a Liegi (Liège), città famosa per aver dato i natali a Geroge Simenon, il più famoso scrittore belga, creatore dell’Ispettore Maigret. Fu un personaggio di tutto rispetto, più incredibile dei suoi romanzi: scrisse più di 300 romanzi a una media di 1 ogni 11 giorni che hanno venduto 500 milioni di copie in tutto il mondo, visse in tutte le parti del mondo cambiando casa 33 volte, si vantava di aver fatto sesso con 10.000 donne benché la sua seconda moglie affermò che fossero solo 1.200 (!?!). Non rimaniamo molto ben impressionati dalla città anche perché ci diamo un’occhiata veloce in serata mentre cerchiamo un ristorante aperto. Ne troviamo uno di cucina vallone che mi porta a prendere un tipico stufato con pezzi di carne di cui ancora ignoro la provenienza, ma tutto sommato apprezzabile. Dormiamo in uno stayokay, catena di ostelli che offre ottima qualità a buon prezzo. E che colazioni! La mattina dopo ci aspetta Maastricht, che la Lonely Planet ci consiglia caldamente di visitare. In effetti è piuttosto carino, ma non certo imperdibile. Probabilmente l’autore si è divertito molto e ne conserva un ottimo ricordo… Comunque le sue viuzze lastricate e le sue antiche fortificazioni sono piacevoli da visitare. Passiamo alla città successiva, Aquisgrana (Aachen), città di origine romana, famosa per la sua cattedrale costruita per volontà di Carlo Magno e dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Questo è il suo ovvio fiore all’occhiello, ma tutto il centro città è piuttosto piacevole a partire dal trecentesco Rathaus (il municipio). Pranzo in una panetteria, veloce ma gustoso e ripartenza veloce di nuovo verso il Belgio. Destinazione Ghent, la più grande città medievale europeo dopo Parigi. L’impressione iniziale è ottima, rimaniamo impressionati dalla St Baafskathedraal, dalla St Niklaaskerk, dalla bella piazza ricchissima di begli edifici con la caratteristica sommità a gradini. Purtroppo appena finito il nostro Waffle, tipico dolce belga, comincia a piovere e così decidiamo di trasferirci per la notte a Bruges (Brugge). Dopo aver fatto estrema fatica a trovare l’ostello a causa della viabilità davvero ostica ci dedichiamo alla visita della città che per molti versi ricorda Ghent. Stessa architettura, stesso fascino. Bella la piazza centrale, carina la passeggiata segnalata dalla guida, molto graziosi certi angolini affacciati sui canali. Abbiamo notato che in questa zona quasi tutte le città si autodefiniscono piccole Venezia, o hanno una parte chiamata in questo modo. La mattina successiva visitiamo anche una fabbrica di birra, la De Halve Maan ma in realtà la visita non è particolarmente interessante perché la fabbrica è inattiva, comunque qualcosa impariamo. Il Belgio è famoso oltre che per i cioccolatini artigianali (assaggiati: molto buoni!) per le birre trappiste, prodotte nei monasteri, che io adoro. Al pub De Garre ne facciamo una degustazione che mi convince a portarne a casa varie bottiglie. Curiosamente le ho pagate di più nel negozio, il Bottle Shop, veramente fornitissimo, che nel pub. Ho letto questo commento: “dopo che hai provato Westmalle Double non berrai mai più una Heineken”. Sarei in linea di principio d’accordo, peccato che una bottiglia della prima costi quattro volte una della seconda. La notte a Bruges al Passage, un ostello albergo che però non ci entusiasma più di tanto, soprattutto per la posizione della doccia, tre piani più in basso rispetto alla camera. Fortunatamente la cena in un ristorante segnalato dalla Routard mi ha permesso di assaggiare il waterzooi, uno stufato di pesce piuttosto buono.

Dopo aver tentato di prendere un traghetto per Middelburg, in Olanda, che scopriamo essere solo per pedoni e biciclette, imbocchiamo un nuovo tunnel che passa sotto un largo canale, che ci fa risparmiare un bel po’ di chilometri. Arriviamo nella zona del Progetto Delta, 3 km di barriere mobili che permettono di controllare i flussi d’acqua ed evitare inondazioni come quella del 1953 che sommerse gran parte della Zelanda. Attraverso paesaggi molto particolari, arriviamo a Rotterdam dove prendiamo posto allo Sleep-In De Mafkees per soli 10 € in una stanza da 190 posti! Siamo un po’ dubbiosi, ma l’ambiente è tranquillo e di notte c’è molto silenzio, se si esclude un nostro compagno di viaggio che tutto agitato continua a rigirarsi nel letto. Dopo un giro tra gli incredibili palazzi della città ci concediamo una buona cena cajun al Jazz Café Dizzy’s. L’indomani completiamo la visita della città tra le invenzioni di architetti davvero originali, tra le quali spiccano le case cubiche e il KPN Telecom dalla forma trapezoidale. Per l’ora di pranzo siamo a Gouda, città famosa per il suo formaggio, che naturalmente assaggiamo. Anche i Syroop Waffels, biscottini con sciroppo al burro meritano l’acquisto. Ma le specialità culinarie non devono far dimenticare la bella piazza con lo splendido municipio del XV secolo, con le imposte bianche e rosse che fanno da contrappunto alla muratura in pietra a vista. La pioggia non ci abbandona nemmeno a Kinderdijk, la migliore località dell’Olanda per ammirare i mulini. Inserita dall’UNESCO nell’elenco dei siti Patrimonio dell’umanità, conserva 19 mulini a vento disposti ai lati di un canale. Molto carino, peccato solo per il tempo. Passiamo poi a Delft, cittadina davvero graziosa, famosa per le sue ceramiche bianche e blu e per essere stata la residenza del pittore Johannes Vermeer, che infatti ha dipinto la celebre Veduta di Delft. In serata arriviamo a L’Aia (Den Haag) dove, dopo molti giri a vuoto, troviamo lo splendido ostello Stayokay dove abbiamo prenotato. La breve visita della città, a cui possiamo concedere solo la serata, è allietata da una ottima e abbondante cena indonesiana al ristorante Istana. Un rijstafel (lunga serie di gustosi piatti serviti con riso bianco) con i fiocchi! Dirigendoci in centro, proprio vicino all’ostello, ci imbattiamo nella zona a luci rosse, un paio di vie con le ragazze in vetrina. Un nostro amico, che non credeva all’esistenza di questa tradizione olandese rimane esterrefatto e decide che deve assolutamente provarne una! Dopo una laboriosa scelta riesce a spendere 50 € per 7 minuti di “piacere”. Ma almeno è soddisfatto! Per il resto la città è abbastanza graziosa, merita una speciale menzione il palazzo del parlamento che con il suo lago offre un bel colpo d’occhio. Ridicole invece le statue dei giganti in plexiglass (e infatti facciamo una serie di foto ridicole in loro compagnia.

I successivi due giorni sono dedicati ad Amsterdam, ma metà del primo se ne va alla ricerca di una sistemazione. Tutti gli ostelli sono pieni e così siamo costretti a sistemarci in un campeggio in cui soffro decisamente per il freddo anche se è Agosto. Ovviamente il campeggio è pieno di gente venuta nella capitale olandese solo per provare la famosa tolleranza verso le droghe leggere. Si tratta infatti solo di tolleranza verso il consumo personale, in realtà la canapa indiana sarebbe illegale e se si può di conseguenza essere arrestati per spaccio (eccezion fatta per i Koffieshop). Inoltre per quanto riguarda le altre droghe i tossicodipendenti vengono schedati considerandoli però alla stregua di casi medici. In ogni caso nell’immaginario collettivo Amsterdam è la città dove si va per fumare e questo chiarisce anche la faccia estremamente sorpresa di un tipo al campeggio che ci chiedeva del fumo quando gli abbiamo risposto che noi non fumiamo. Al di fuori di queste note folkloristiche la città merita una visita per il suo insieme di canali ed eleganti palazzi. Nella zona centrale l’acqua è praticamente dappertutto ed è piuttosto difficile orientarsi perché le varie zone si assomigliano tutte. Nella prima giornata riusciamo ad avere una panoramica generale facendo una lunga passeggiata così possiamo dedicare il secondo giorno all’Artis. Gli animali sono una mia fissa, molto più della pittura, così da portare a trascurare il museo Van Gogh e il Rijksmusumeum in favore di questo grande e interessante zoo. Ci trascorriamo praticamente tutta la giornata facendo solo una pausa per goderci un ottimo e abbondantissimo pranzo all’Albert Cuyp 67, economico ristorante specializzato nella cucina del Suriname. In serata replichiamo con la cucina assira dell’Eufraat, anche in questo caso scelta azzeccata. La Lonely Planet si rivela ancora una volta la nostra ancora di salvezza dopo la scelta casuale della sera prima, un ristorante argentino dove di argentino non c’era nulla, né la carne, né la sua cottura, né i camerieri (una cinese e un egiziano) e nemmeno il cuoco (un peruviano).

La giornata successiva prevede molte tappe a partire da Marken dove arriviamo consapevoli che le mucche sanno correre. Infatti mentre stavamo cercando di scattare una foto vicino a un campo con una mandria intenta a pascolare, le mucche, spaventate dalla nostra presenza, si sono messe a scappare al galoppo. Veramente ridicole. Il paesino, rimasto isolato per tanti anni ( solo nel 1957 hanno costruito una strada isolata che la toglie dalla condizione di isola), è una paesino molto grazioso, una sorta di villaggio-museo. Passiamo velocemente davanti a Volendam e ci fermiamo invece a Edam, un’altra cittadina decisamente carina. Peccato per la pioggia che accelera la nostra visita e ci spinge più a nord a Enkhuizen, la città preferita da uno dei due autori della guida. La città è graziosa ma mi lascia un po’ deluso viste le aspettative. Anche se bisogna considerare che non abbiamo visitato lo Zuiderseemuseum, che mostra com’era la vita prima che fosse costruita l’Afsluitdijk. Questa è una enorme diga lunga 30 km e larga 90 metri che collega la provincia del Noord Holland con la Frisia, costruita per proteggere le coste dello Zuiderzee dalle inondazioni. Ci passiamo sopra e ci fermiamo sopra a pensare a quante opere riusciva a fare l’uomo già all’inizio del secolo scorso (la diga è del 1927). Prima di sera visitiamo anche Hindeloopen, villaggio veramente carino dove assistiamo all’uscita di una barca in mare passando per una chiusa e vediamo le prime donne in costume tradizionale. Siamo in Frisia, famosa per le celebri mucche frisone bianche e nere che punteggiano questa regione verde e pianeggiante. Notiamo che l’architettura delle case di campagna è veramente particolare con enormi tetti spioventi che ci fanno domandare cosa di sia sotto. Mi è rimasta la curiosità. Prendiamo posto per la notte a Soest piccolo paese residenziale ricco di graziose abitazioni e visitiamo velocemente Heeg, che però ci rimane impresso più che per un gruppo di giovani teppistelli che per altro.

L’indomani apriamo la giornata con Giethoorn un paesino davvero incantevole. Tutto costruito sui canali, ma questa non è una novità, è ricco di graziosissime case, di una tranquillità fuori dal tempo, grazie anche all’assenza delle auto, e di una generale atmosfera bucolica. Mi è piaciuto davvero molto. Nel pomeriggio visitiamo il principale parco nazionale dell’Olanda, l’Hoge Veluwe. Sono disponibili delle biciclette con cui facciamo un percorso alla scoperta dei vari tipi di paesaggio presenti al suo interno. Dai boschi ai fiori viola, dagli acquitrini fino ad arrivare alle dune di sabbia punteggiate di scheletri di vecchi alberi, è tutto uno scorrere di piacevoli paesaggi. E’ uno scorrere che verso la fine accelera notevolmente a causa di una potente pioggia che ci coglie impreparati. Fuga fino al primo posto riparato, ma chi più chi meno, l’acqua l’abbiamo presa tutti. In serata, su consiglio di una ragazzo conosciuto su una panchina ad Amsterdam ci dirigiamo a Utrecht. Purtroppo la serata presenta ancora cattive condizioni meteorologiche e perciò la visita alla città è molto veloce. Ancora canali, ma in questo caso con costruzioni alla loro base, un carattere diverso dal solito. Bello il duomo e la sua torre davanti alla quale assistiamo a una scena di violenza tra un piccolo gruppo di ragazzi e ragazze con tanto di urla e botte. Il ragazzo di Utrecht ci aveva consigliato da tifoso anche lo stadio della squadra di calcio locale, uno dei più belli d’Europa a suo parere, ma non c’è tempo. Ci ripariamo dalla pioggia presso il ristorante Ouadaen, ospitato in una trecentesca sala da pranzo ristrutturata molto bene, dove mi gusto un’abbondante porzione di moules frites (cozze e patate fritte), piatto nazionale… belga! Il giorno successivo ci aspetta un lungo viaggio verso Colonia (Köln), importante città tedesca famosa per il suo duomo, patrimonio dell’umanità per l’UNESCO. In effetti la costruzione è veramente impressionante, le sue guglie merlettate arrivano fino a 157 metri d’altezza! Saliamo i 509 gradini della torre meridionale e la fatica è decisamente ricompensata. Panorami mozzafiato sulla città e meraviglia per le capacità costruttive dell’uomo anche in epoca medievale. In questa torre vi è custodita anche la più grande campana funzionante del mondo che raggiunge le 24 tonnellate di peso. Dopo la fatica della salita il pranzo presso la birreria Brauhaus Sion è più che meritato: un wurst lungo mezzo metro che ci dividiamo in 2 più crauti, patate e birra. Molto classico e molto gustoso! Nel pomeriggio costeggiamo il tratto del Reno compreso tra Coblenza (Koblenz) e Magonza (Mainz), conosciuto come il Reno romantico. Incontriamo paesaggi spettacolari con vigneti sui fianchi delle colline, numerosi castelli e graziosi villaggi. Da segnalare il castello del topo e quello del gatto (Burg Maus e Burg Katz) nei pressi di St Goarhausen, due costruzioni volute dall’arcivescovo il primo e dal conte il secondo, più grande e più elevato, per mostrare la sua superiorità. Inoltre merita sicuramente una visita Bacharach, piccolo paese che nasconde le proprie bellezze dietro una cinta muraria su cui passa una ferrovia. Il pezzo forte sono le numerose case in legno e muratura veramente belle.

Raggiungiamo lo Jugendgästehaus, ottimo ostello di Magonza e ci dedichiamo al basket nello splendido parco adiacente. In serata rapida visita della città, dalla geometria veramente complicata, e valida cena presso l’Eisgrub Bräu, fabbrica di birra dal soffitto a volta. Magonza è famosa per aver dato i natali a Johannes Gutemberg, inventore dei caratteri mobili per la stampa.

L’indomani visita alle due gigantesche cattedrali imperiali di Worms e Speyer, due tra le più grandi opere architettoniche medievali che impressionano davvero per le loro dimensioni. Personalmente ho preferito la prima, che si segnala per alcuni bassorilievi veramente belli. Arriviamo nella città universitaria di Heidelberg, segnalatami da una mia amica tedesca come una delle più belle della Germania, e in effetti il suo Schloss ne fa una meta imperdibile. Si tratta di un grande castello in rovina in cima a una collina che ha un aspetto molto romantico. Ha avuto una storia molto travagliata e giace ormai semidistrutto da più di 300 anni. Veramente impressionante il confronto il Kleines Fass (piccola botte) e la Grosses Fass (grande botte), capace di contenere 220.000 litri! Carina anche la visita al Deutsches Apothekenmuseum, museo che raccoglie reperti legati alle arti curative e ricostruisce un paio di antiche farmacie.

In serata arriviamo a Costanza (Konstanz), situata sull’omonimo lago e prendiamo posto in uno strano ostello a torre situato vicino a un cimitero e frequentato da ragazzi adolescenti. Cerchiamo una televisione che trasmetta la partita dei quarti di finale del basket olimpico (Italia-Portorico) e la troviamo in un locale che poi scopriamo avere una clientela principalmente gay. Dopo 2 minuti che siamo seduti passano la linea a tutti gli altri sport, compreso l’hockey femminile, ma del basket nessun altro segno di vita. In compenso il mastodontico cameriere baffuto era uno spettacolo! Cena con pizza turca al Sedir e solita pioggia che non ci permette di vedere bene la città.

L’ultimo giorno, dopo una rapida visita all’isola di Reichenau che non presenta niente di particolarmente interessante, è dedicato alla Svizzera. Attraversiamo paesaggi splendidi, verdissimi, bucolici, arrivando alla bella città di San Gallo (St Gallen). Presenta un bel centro pedonale con belle costruzioni dalle pareti dipinte, una cattedrale dai magnifici interni, con begli affreschi e originali decorazioni a stucco celeste. Notevole anche un tipo con la barba lunga che sembrava il sosia del santo del dipinto a cui stava davanti! Assaggiamo la bianca salsiccia di San Gallo e ci dirigiamo verso la nostra ultima tappa, Vaduz, la capitale del Liechtenstein. Questo piccolo stato è di fatto una regione della svizzera, non esiste un vero e proprio confine o un cartello “benvenuti in Liechtenstein”. Beh, la capitale è veramente minuscola (5.200 abitanti) e piuttosto insignificante, solo il castello dove vive la famiglia reale che domina la città è degno di nota. E’ sempre bello però telefonare e dire: “Ti chiamo dal Liechtenstein!”.

Ripartiamo velocemente perché vogliamo essere a casa per vedere Italia-Lituania di basket, ma quando ci avvisano che è stata posticipata di un paio d’ore decidiamo di fermarci a Lugano, nel Canton Ticino. Percorrendo il passo del San Bernardino ammiriamo altri panorami spettacolari, davvero una strada piacevole da percorrere. Il giro per Lugano è breve ma ci permette di notare che questa non è altro che un pezzo di Italia trasferita in Svizzera a partire dalla lingua fino ad arrivare all’architettura, al clima, ai gelati e alla pizza. Facciamo una passeggiata sul lungolago finalmente sotto un sole caldo, è il primo giorno in cui la pioggia ci dà tregua. Il centro è molto frequentato ed è abbastanza piacevole farci un giro, ma il tempo stringe e dobbiamo ripartire.

Arriviamo a casa soddisfatti per la soddisfatti per le tante belle cose viste, ma soprattutto per la splendida partita che ci regala l’Italia! 🙂



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