LIBIA – Emozioni e scoperte

Decidiamo di andare in Libia, spinti dai racconti del nonno che narrava di un paese dai colori accesi: il blu del mare, il giallo del deserto, il verde della Cirenaica, il grigio delle pietre, che popoli antichi avevano provveduto a scolpire e modellare nelle forme più belle, e delle quali era impossibile non subire il fascino. Arriviamo a...
Scritto da: R S 1
libia - emozioni e scoperte
Partenza il: 07/08/1999
Ritorno il: 16/08/1999
Viaggiatori: in gruppo
Spesa: 3500 €
Decidiamo di andare in Libia, spinti dai racconti del nonno che narrava di un paese dai colori accesi: il blu del mare, il giallo del deserto, il verde della Cirenaica, il grigio delle pietre, che popoli antichi avevano provveduto a scolpire e modellare nelle forme più belle, e delle quali era impossibile non subire il fascino.

Arriviamo a Tripoli in un aeroporto deserto: un anziano signore vestito del giard, il tradizionale mantello, ci saluta con cordialità.

Tripoli è una moderna città, dove quà e la rimangono tracce della sua storia: l’Arco di Marco Aurelio, le colonne romane del Al-Arba Asath, la Moschea Al Naqah, il castello, le vie del centro dove più forti sono le influenze dell’architettura italiana, e la Piazza Verde simbolo della Libia di oggi, dove si affacciano i palazzi del potere.

Assolutamente da non perdere è il Museo della Jamahiriya. Recentemente riorganizzato, con la consulenza dell’Unesco, consente al visitatore un viaggio nella storia della Libia, dalla preistoria, dalla storia tribale, al periodo greco-romano con una pregevole collezione di statue e mosaici, fino alla colonizzazione italiana ed alla rivoluzione.

A pochi chilometri da Tripoli visitiamo Sabratha. Del sito archeologico ci colpisce il teatro, splendido esempio dell’architettura romana, dal fondale formato da innumerevoli colonne corinzie su tre ordini, e da elementi decorativi marmorei quali figure mitologiche, teatrali ed animali. Fa molto caldo e stemperiamo la delusione di non poter visitare il museo sorseggiando bibite all’ombra, ai margini del sito. Quando si visita la Libia bisogna essere pronti agli imprevisti: i musei possono essere improvvisamente chiusi, oppure incredibilmente aperti ad orari assurdi, i voli interni hanno orari indicativi e partenze in forse fino all’ultimo minuto. Se si prendono con filosofia certi aspetti, la vacanza in Libia è un’esperienza indimenticabile.

Prendiamo al volo l’aereo per Bengasi (che quella sera aveva deciso di partire in orario) e ci dirigiamo verso la Cirenaica. Bengasi, pur non vantando monumenti storici particolari, merita comunque una visita seppur breve alla zona più vecchia della città, dall’influenza architettonica italiana. Proseguiamo per Tocra, antica cittadina greca, dove dalle rovine di un forte Turco si gode la vista di un mare dai colori intensi, e poi per Tolemaide. Ci accompagna alla scoperta di Tolemaide una guida che ha lavorato con le missioni archeologiche straniere che si sono succedute in questo sito. Ecco un’altra piacevole scoperta: le guide, spesso persone di una certa età, che si vantano di aver imparato l’italiano a scuola, sono operai che hanno partecipato agli scavi, che li sentono “loro” e si commuovono accarezzando una statua che hanno visto estrarre dalla terra o al pensiero che purtroppo sono pochi i fondi per proseguire i lavori.

Si parte poi alla volta di Gasr Libia, dove all’interno di un forte turco sono conservati 42 mosaici su pannelli quadrati, risalenti all’epoca bizantina, uno dei quali raffigura il Faro di Alessandria, una delle sette meraviglie del mondo antico. Ci ha lasciato perplessi la sistemazione dei pannelli, facenti parte del pavimento di una basilica, che forse meritavano di essere ricollocati nella loro posizione iniziale.

Il giorno dopo visitiamo Cirene ed Apollonia. Cirene ci colpisce per l’atmosfera romantica ed un po’ decadente che vi si respira: le erbacce ed i rampicanti che infestano le vestigia antiche, che in qualsiasi altro posto del mondo ci avrebbero fatto inorridire, quì contribuiscono a darci la sensazione del lento ma inesorabile trascorrere del tempo. Sono senzazioni forti che abbiamo la fortuna di vivere in solitudine. Ci ha fatto immenso piacere incontrare la missione archeologica italiana, che stà continuando gli scavi: il loro entusiasmo ci ha contagiato. E’ impossibile descrivere tutto ciò che si può vedere a Cirene: merita di essere segnalato l’Agorà ed il Gymnasium, più in basso il Tempio di Apollo e la Fontana Sacra ed il Tempio di Zeus.

Apollonia, porto di Cirene, si trova in un angolo di costa molto suggestivo. Il, teatro, scavato nella roccia, degrada dolcemente verso il mare, e ci fa immaginare gli antichi spettatori di una tragedia greca, in una sera d’estate, accarezzati dalla brezza marina. Il resto del sito offre i resti di chiese e palazzi bizantini.

Dopo una giornata di trasferimento lungo la litoranea che costeggia il Golfo della Sirte, visitiamo Leptis Magna. Ci aspettiamo molto da quello che è definito il più bel sito romano del Mediterraneo, e la visita non ci delude. Siamo accompagnati da una simpatica guida che ha lavorato per anni a fianco delle missioni archeologiche e si vanta delle sue conoscenze acquisite sul campo e non sui libri. La città ci accoglie deserta ed abbiamo la sensazione che sia stata appena abbandonata dai suoi abitanti. Conserva innumerevoli templi, fori, terme, l’arco di Settimio Severo, uno spendido teatro volto verso il mare e l’area del mercato, dove ci siamo concessi una pausa all’ombra delle colonne e dove riuscivamo ad immaginarci le voci, i suoni, i movimenti dei mercanti e degli avventori. Anche il museo di Leptis Magna vale la pena di essere visitato. Ci aspetta il Sahara e la cittadina carovaniera di Ghadames, perla del deserto.

La vecchia Ghadames, costruita con mattoni di fango ed imbiancata di calce è un labirinto di vicoli, viuzze e piazzette per lo più coperte che offrono un rifugio fresco dal sole del deserto. E’ facile incontrarvi uomini con il tradizionale costume Tuareg che conversano all’ombra, o bambini che giocano.

In serata siamo andati sulle dune, per ammirare il tramonto sul deserto. Il nostro viaggio stava ormai finendo: sulla strada verso Tripoli visitiamo Nalut ed il suo antico granaio fortificato. Ci siamo stupiti per le dimensioni, per il sistema di immagazzinamento dell’olio e del grano, per gli odori ancora così presenti e così intensi.

Termina così il nostro tour: prima di partire avevamo tanti dubbi ed incertezze; siamo tornati entusiasti di un’esperienza così diversa. Non avremmo mai immaginato di “vivere” in ogni posto che visitavamo emozioni così forti, di sentire le vibrazioni che ogni sito archeologico ci dava, di conoscere persone così semplici e straordinarie al tempo stesso. Quanto sopra ha ampiamente prevalso sui disagi che possono avere in un paese ancora poco attrezzato dal punto di vista turistico (e forse è questa la sua vera forza) e che vanno affrontati con la giusta filosofia. Un grazie a coloro che hanno reso indimenticabile questa esperienza e con i quali abbiamo condiviso un’altra bella vacanza: Giovanni, mitico accompagnatore, Adele, Claudia, Ettore, Ezio, Fabio, Francesca, Giulia, Itzke, Paolo e Piera.

Rita e Michele



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