Libano: quale turismo?

Notizie e consigli per un viaggio a Beirut e dintorni
Scritto da: gfcly
libano: quale turismo?
Partenza il: 22/03/2009
Ritorno il: 29/03/2009
Viaggiatori: da solo
Spesa: 2000 €
Rientrato a fine marzo da un viaggio di lavoro in Libano che mi ha portato addentro al Paese e fino a pochissimi metri dal suo confine con lo stato d’Israele, la lettura delle impressioni di viaggio riportate da Roccorocco mi ha indotto ad esporre alcune “ diverse” personali riflessioni di carattere generale sulla realtà di Paesi complessi quali il Libano vista o filtrata in analoghi contesti di viaggio di lavoro dove il lato turistico spesso ne rappresentata solo una parte occasionale , quasi un “optional “ del viaggio stesso. Ne espongo alcune a solo titolo di confronto.

Il primo dato sul turismo nel Libano che mi viene subito fatto osservare da chi risedendovi ne e più addentro i suoi vari aspetti e che, contrariamente al fatto che questo come di primo acchito può effettivamente apparire ( i dati sulle presenze degli occidentale italiani inclusi indicano il contrario con un numero complessivo superiore al milione all’anno), e che ciò non significa che questo non esista,anzi il turismo rappresenta una delle prime realtà economiche libanesi, che con una crescita media di oltre il 50% negli ultimi anni . A breve inizierà la realizzazione di una isola artificiale di fronte a Beyrout sul tipo di Dubai per ospitare nuovi complessi e alberghi , mentre a fine anno sarà ultimato il primo albergo della prestigiosa rete Four Seasons . Parimenti non mancano le informazioni su come e dove andare (vedere sito locale ministero del turismo) e neppure si deve ritenere che le uniche possibilità di visitare il Paese liberamente siano , sempre per noi occidentali, relegate all’occasione di particolari circostanze , come i viaggi d’affari e similari. Le vie di Beyrout mi hanno subito confermato una vivace presenza di offerte da parte di molte agenzie turistiche, controparte di altrettanti primari T.O. Internazionali in grado di soddisfare qualsiasi esigenza turistica, dal viaggio archeologico, alla settimana sciistica, speologica, di trekking, di shopping, di beauty farms,ecc . Quello in Libano è infatti un turismo particolare, silente, poco percettibile almeno e sempre secondo i nostri comuni criteri di visibilità configurandosi quest’ultimo come essenzialmente di lusso e dove il visitatore per farsene un’idea più consona ed essere in grado di poter distinguere fra la caotica folla presente ad ogni ora e giorno quali siano i turisti e quali non lo siano più che girare per le vie deve bazzicare soprattutto alberghi e club di lusso, discoteche, centri di bellezza, shopping center, marine malls, ecc. Non è come nella vicina Siria è Giordania dove il turista occidentale o meno è riconoscibile dalla T.Shits e dal borsello alla cintola. Beyrout , da come mi è stata offerta l’opportunità di conoscerla la si vive soprattutto di notte, (un po’ sul tipo di Las Vegas per capirci) e, basta trascorrerne una sola in compagnia di libanesi per capire chi siano e dove siano i turisti e cosa cerchino per stupirsi di quanta sfrenatezza e lusso la città sia loro capace di offrire senza dare particolarmente all’occhio. Non a caso la principale presenza turistica in Libano è costituita da cittadini arabi ,sauditi, emiratini, e dei paesi limitrofi e statunitensi , per quelli occidentali, anche facoltosi, le tasche si svuoterebbero subito. Questo spiega, almeno in piccola parte, perché il Libano da noi non fa molta notizia;il suo infatti non è un turismo inteso in senso convenzionale ,da noi pesa molto il fatto che il Paese è ancora ritenuto ad alto rischio. Certo come ben riporta Roccorocco, vi sono si alcune tematiche e località un po’ critiche da tenere sempre d’occhio, ma non è certamente quel Paese dove viene addirittura consigliato di non noleggiare veicoli 4×4 al fine di non correre il rischio di saltare su una mina. Simili strampalate castronerie lette mentre ero alla ricerca in rete di notizie per preparare il viaggio addirittura in un sito di viaggiatori dalla vantata esperienza di viaggi in aree difficili come il deserto del Sahara e altre zone a rischio, danno una misura dell’approccio “culturale” con cui alcuni viaggiatori( vi è una differenza notevole con i turisti) affrontino simili destinazioni rendendone esplicita testimonianza e del perché continuino ad sussistere simili pregiudizi su questo martoriata regione che può essere invece oggi visitata tranquillamente e semplicemente appoggiandosi ad un buon T.O. Locale in grado di mostrare a chiunque le sue svariate offerte e peculiarità . Un budget indicativo di € 1400 viaggio dall’Italia incluso è sufficiente, ad esempio, per partecipare ad un LMT, (Lebanon mountain Trail ) 5 giorni di trekking in piena natura su un circuito di 440 km che da Qbayat nel nord del Libano attraversando circa 70 villaggi arriva a Marjayoum nel sud passando da m 600 a 2200 di livello o alla visita in 4×4 ai 24 villaggi dello Shouf, il parco riserva della biosfera Unesco , a una permanenza a Faraya località sciistica . Ma i nostri T.O non lo sanno o non sono interessati dato i bassi ricavi che ne avrebbero. Non sono quindi le mine o il pericolo di finirci sopra in 4×4, veicoli che ,per riportare una strana curiosità del posto non possono essere importati neppure temporaneamente se motorizzati a gasolio, quanto invece il perdurare di notizie sparate gratuitamente e senza fondamento, di preconcetti e di una “certa “ incapacità da parte di molti visitatori occidentali nel vedere appena oltre quello chi si aspettano o che desiderano vedere : per alcuni il viaggio in Libano è affrontato come una pericolosa avventura si da poter dire di aver visto soprattutto un posto ancora elusivo e riservato per pochi coraggiosi. (pare che questa sia una delle principali molle che muove non pochi dei suoi turisti occidentali ) per altri resta un paese che offre poco perché visitato spesso superficialmente o occasionalmente.

Molto corretto mi pare quindi il resoconto di Roccorocco che giustamente di questo paese così frainteso e affascinante e dove le valutazioni devono necessariamente andare oltre le impressioni per poterci meravigliarci dell’ inaspettato, ci dice semplicemente “ io ho visto questo.” Una mia testimonianza può confermare e rendere meglio l’idea. Un missile kassam era esploso poche ore prima della mia presenza a sud del fiume Litani in territorio libanese. Attorno la vita continuava come se nulla fosse , inclusi i monotoni pattugliamenti dei mezzi dell’Unfil mentre all’estero, tutte le testate già riempivano pagine di quotidiani e siti web su una questa notizia che non so quanti avranno letto. Tralascio la descrizione delle località visitate (piuttosto abbandonate quelle archeologiche), o del traffico che non è meno folcloristico o pericoloso di quello di Damasco, del Cairo o di Algeri per aggiungere solo un flash sul suo famoso clima che in tempi migliori lo aveva reso noto come la Svizzera del Medioriente . Nel viaggio che da Beyrout mi ha portato a Damasco in macchina sono passato dalle luminose spiagge della capitale libanese agli innevati chalets e piste di sci del passo di Masnaa fino al caldo di una Damasco già estiva. Tutto questo in appena 4 ore circa dalle nove alle dodici di una stessa mattinata ( circa 200 km) e senza dover scendere dalla macchina per presentare il passaporto al confine! I turisti ( purtroppo quelli che pagano) sono trattati con i guanti. Decisamente il Libano non fa per turisti fai da te o dal portafoglio magro.

Questi alcuni lati poco noti della vera anima turistica del Libano difficile da percepire se qualcuno non ve la illustra , se non vi spieghi che il centro di Beyrout con i suoi lampioni tirati a lucido ogni mattina è stato ricostruito come era prima con la stessa la tipica pietra gialla locale al quale il tempo non ha ancora conferito la patina di atmosfera ( si spera lo abbi) ma proprio per ritrovare il suo aspetto passato, ma anche quello recente spiegandovi così cosa siano, ad esempoi, quelle strane orme di piedi incastonate sul selciato di una via del centro ( sono gli ultimi passi percorsi da Hariri prima di salire sul SUV esploso appena superato il Phoenicia, l’albergo più lussuoso e sempre affollato di turisti, che vi mostri la vecchia sinagoga in attesa di restauro perenne, che vi dica che è utile limitare le riprese cine/fotografiche alle sole zone turistiche e ai siti archeologici (Sono per altro ben visibili i segnali di divieto di fotografare come ad esempio nel centro di Beyrout) e di ricordarvi di avere il permesso per filmare, richiesto d’obbligo anche se si può avere l’impressione che non ci siano problemi a riprendere. Il problema vero è che i militari hanno pochi mezzi e denaro per operare i controlli e lasciano correre quelli sugli occidentali, ma non è una regola fissa. Non deve stupire quindi la richiesta delle locali autorità, oggi peraltro obbligatoria quasi ovunque, di indicare fedelmente nel modulo il recapito che anzi va prudentemente comunicato alle nostre autorità consolari che da poco hanno avviato in Siria e a breve in Libano un sistema di messaggistica che da il benvenuto ai possessori di cellulari nazionali non appena questi entrano nel Paese fornendo i numeri telefonici di prima necessità . Può sembrare un servizio strano ma non ai libanesi che più che vivere da militarizzati ( cosa per altro impropria) hanno sviluppato un specie di immunità a questo status , reagendo prontamente ad ogni sorta di difficoltà a cui vengono sottoposti dagli eventi organizzandosi. Così ogni volta e non appena si dirada il fumo dei bombardamenti, riprendono a ricostruire. La loro e una continua sfida , il turismo è il loro passato e il loro futuro. Il Libano, un Paese che va ben oltre le sue attuali apparenze fatte di estrema misera e di sfrenato lusso dove è ragionevole pensare che presto tornerà ai fasti del passato. Dobbiamo solo imparare a consideralo con occhi diversi questo è l’immagine con la qual l’ho lasciato .



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